Auckland
Dopo il terzo sbadiglio, si alzò svogliata dal divano, pronta ad andare a letto.
Aprì la porta della camera che condivideva con la sua amica da ormai due anni.
Erano stese, l'una accanto all'altra, e per Baylie era complicato non girarsi a guardare il suo dolce volto dormiente.
Avrebbe osservato la sua Renee per ore: aveva i capelli neri come la notte sparsi sul cuscino, in tutta la sua eterna lunghezza. La pelle, pallida e liscia, era illuminata dalla luna e la rendevano quasi una figura eterea, mistica, di fantasia.
Ma Renee era tutto tranne che un'invenzione: le cose che faceva e diceva, qualsiasi sciocchezza fosse, tutte fatte con il sorriso sulle labbra carnose. Era stata dura ammettere che l'amava. Eccome se l'amava.
Volse lo sguardo al soffitto: non avrebbe dormito molto nemmeno quella notte.
L'odore di caffè la tranquillizzò: nessuno poteva capirla, forse perché non aveva permesso a nessuno, oltre che a Renee, di scavare fino in fondo al suo cuore e al suo conscio.
Sorrise, pensando all'insistenza della ragazza nell'ospitare da loro alcune vecchie compagne di scuola.
«Ancora sveglia?» ed eccone una, Maiya Grace.
«Potrei farti la stessa domanda.» ribatté lei, poco convinta.
Erano entrambe sul balcone della cucina, rimirando il panorama notturno che Auckland mostrava loro.
«Non devi fingere con me.» disse semplicemente Maiya Grace.
«Fingere...» sorrise amara Baylie.
«Credi che glielo dirai?» insistette ancora la bionda.
«Scherzi, vero? A lei non interesso in quel senso, mi friendzonerebbe.» le confidò la castana, sistemandosi i capelli corti e rientrando in cucina.
«Che stupida, che sei.» sussurrò Maiya Grace, prima di seguirla.
Le luci dell'alba avevano svegliato Renee; era l'unica spiegazione che Baylie dava a sé stessa, mentre la vedeva armeggiare in cucina, così presto.
«Potrei quasi abituarmi alla tua cucina, Renee!» commentò Alexis, addentando il quarto pancake.
«Se non fosse che hai un fisico che te lo permette, ti direi di stare attenta a quanti pancake ti stai ingurgitando.» rise, fintamente acida, Camryn.
Le due si fecero la linguaccia.
«Dove stai andando?» chiese Maiya Grace ad una fuggitiva Baylie.
Questa s'infilò una giacca leggera: «Al parco... Voglio fare una passeggiata.»
Maiya sembrò insospettirsi: «Sei arrossita, sai?» disse, con uno strano sorrisetto.
«Be', io... Vieni con me, su. Ti racconto poi.» e si chiuse la porta alle spalle.
Diede un altro calcio allo stesso sassolino.
Maiya Grace sbuffò: «Mi vuoi dire perché sei fuggita o no?» esclamò, bloccandosi in mezzo al sentiero.
«E va bene! Per farla breve: stavo andando in bagno, solo che, cretina come sono, ho aperto senza bussare e c'era lei che, mezza nuda, profumata di ciliege dalla testa ai piedi, appena uscita dalla doccia.» e, arrossendo, si coprì il viso con le mani.
Maiya Grace rise: «Pensavo fosse grave, non divertente!» e riprese a ridere. Vedendo, però, l'amica in imbarazzo, riprese a parlare: «Hey, io credo dovresti... Dirglielo. Insomma, vivete insieme da due anni, qui, in questa bellissima città neozelandese chiamata Auckland, dormite perfino nello stesso letto! Cosa aspetti? Che si trovi qualcuno? Baylie, se solo tu...»
Maiya Grace sembrò mordersi la lingua.
«Cosa? Se solo io cosa?»
La bionda scosse la testa e la castana capì che, da quel momento fino al ritorno a casa, non si sarebbero più rivolte la parola.
Erano sedute in cerchio.
«Gira! Gira! Gira!» urlava incoraggiante il trio delle ospiti, mentre le due padrone di casa non osavano guardarsi negli occhi.
Renee girò la bottiglia vuota di Coca-Cola, ed uscì lei stessa.
Al seguente giro, uscì Baylie.
Le due alzarono di scatto lo sguardo e, di colpo, tutto intorno a loro sembrò fermarsi.
Baylie stava per definitivamente sprofondare negli occhi blu scuro dell'amata, quando il cellulare di quest'ultima prese a squillare.
«Se continui a fare così, lo capirà», sussurrò Alexis, seguita dalle risate di Camryn e di Maiya Grace.
«Io non sto facendo nulla.» controbatté lei.
«Sei gelosa di Deana, mi sembra ovvio e lecito. È una bella ragazza e hai paura ti porti via la tua dolce Renee.» disse asciutta Alexis, ancora, con le altre due che ridevano.
«Ma voi cosa ne sapete, eh?! Credete di sapere tutto solo perché guadate da fuori, huh?! Credete sia semplice?! No, per vostra informazione, non lo è affatto!» e, detto questo, si allontanò, sotto lo sguardo sbalordito di tutte, Renee compresa.
La notte calò silenziosa su Auckland.
Le luci della città sembravano una foto, da dietro il vetro cui stava appoggiata con la fronte lei.
Sentì un tocco leggero sulla spalla e si girò di scatto.
«Ah, Renee, sei tu.»
Lei le sorrise, come solo lei sa fare, pensò la castana: «Perché non mi dici tutto, Bay?»
Puntò i suoi occhi scuri in quelli verdi di Baylie, incatenando i loro sguardi.
La grande finestra della camera da letto iniziò ad appannarsi, segno che stava piovendo.
Mise una ciocca corta dietro l'orecchio: «Renee... Non so come dirtelo... Ho paura che tu mi allontani, sai, ho preso questo genere di paura da te.» cercò di sorridere alla fine, ma l'ansia le attanagliava lo stomaco.
Renee l'abbracciò.
Dopo un'ora abbracciate, sedute, sotto la finestra, la bruna le accarezzò una guancia, scoprendola in lacrime.
«Bay, tu...» voleva scappare.
«Non mi toccare! Non... Posso sopportarlo più a lungo... » mormorò, cercando di spostarsi velocemente.
Renee voleva avvicinarsi: «Bay...—
«Ti senti con lei, con Deana, vero? Perché lei? Perché ti piace tanto...? Perché non... » voleva continuare con "io" ma l'orgoglio e un singhiozzo la interruppero.
«Bay... A me Deana non piace. Affatto. Senti, se solo tu mi lasciassi spiegare e dire che—
«Non giocare con i miei sentimenti!» si alzò in piedi «Se davvero non vuoi ammettere la verità, allora possiamo anche chiuderla qua!» si chiuse la porta alle spalle, sbattendola.
Non le importava se avrebbe potuto prendere un malanno.
Non le avrebbe dato una chance di spiegarsi.
Ed eccola, che, sotto i lampioni del parco, la vedeva correre, disperata, alla sua ricerca.
Voleva sorridere, ma si trattenne.
La bruna la raggiunse: «Bay! Bay, ti prego! Torna a casa, su! Piove, anzi, diluvia, non voglio che tu stia male, non voglio...»
Una lacrima attraversò la guancia morbida di Renee, un pensiero attraversò la mente di Baylie, che abbracciò la sua piccola Renee.
«Sono stata una stupida, scusami.» continuò la castana, scostandosi i capelli.
«No, davvero. Basta che non lo fai più.»
Non poteva più resistere a quella ragazza ancora a lungo.
«Renee.» disse ferma il suo nome.
Lei si voltò, i capelli che erano un caos totale, ma le stavano bene lo stesso, gli occhi vispi ma stanchi e le labbra carnose. Bacerei ogni minuto quelle labbra, pensò frustrata Baylie.
«C'è una cosa che non sai, io...»
«Scusa se ti interrompo, Bay. È una vita che devo dirtelo e non ne posso più. Tu mi piaci, Baylie. Tipo, mi piaci, un botto, tanto, davvero.» disse, arrossendo e sembrando dieci volte più bella agli occhi di Baylie.
Baylie voleva morire, proprio tanto.
«E allora al Diavolo tutti!» le prese i lati del viso candido e la tirò a sé, baciandola, con tutti i sentimenti provati negli ultimi sette anni.
La pioggia aveva smesso di inzupparle da un pezzo, ma le due non potevano fregarsene meno.
Mano nella mano, salutarono le proprie amiche, vedendole andar via a bordo di un taxi.
Starnutì, mentre era abbracciata alla sua Renee.
«Baylie... Ti... Sei presa un bel raffreddore!» disse questa, abbandonandola fuori, mentre Baylie la prese a rincorrere.
Atterrarono sul divano, da dove, di sana pianta, Baylie decise di prendere in braccio, a mo' di sposa la sua Renee.
Una volta in camera, esistevano solo loro, persino la bellissima Auckland scompariva, attorno alle loro effusioni.
Presero a baciarsi e, tra sospiri, affetto e carezze, Baylie giurò a sé stessa di non poter fare a meno dello splendido profumo di ciliegia che la sua amata emanava.
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