Capitolo 42.2

Era strano, gli scorrimenti in quella sala effondevano una potenza che portava un senso di accasciamento, avevano le chiavi per materializzare e plasmare universi nelle vite umane, e io mi tenevo ai suoi occhi.

Era la presenza di qualcuno che era stato in grado di cambiarmi, che pur cercando di proteggermi da sé e non coinvolgersi, non aveva saputo guidarmi abbastanza lontano da farmi restare come ero.

Il Myrio attraversava il Palazzo con un suono che richiamava come l'insieme di milioni di desideri, eppure non era accostabile a quello della melodia che mi aveva fatto ascoltare lui.

Non spezzò il contatto, e dal suo lasciarmi tenere, sembrò che anche io potessi avere una mia corrente per lui, al di sopra di quella delle Fonti, in cui una volta entrato non aveva alcun arbitrio.

Lo perdemmo, non appena si fece assimilare dall'aria, scomparendo in qualche istante, mettendo alla prova ciò che era vero da ciò che non lo poteva essere, e io iniziai a vederci sempre meno.

Lo riprendemmo, un mio braccio caricato sopra le sue spalle, di nuovo sagomate, e lui che mi bloccava il fianco, sventando la caduta per indebolimento a faccia in giù nelle acque del Palazzo.

Stavo ricevendo l'aiuto che serviva, ma la sua mano su di me era messaggera di nostalgia, e la sua vicinanza una matrice di indelicate sensazioni.

Era un codice che cercavamo di decifrare entrambi, l'uno nell'altra, e che portava ad accorgerci ancora di più della tortuosità dei nostri pensieri.

Ero sostenuta per intero da lui, la carica magica del Myrio tramortiva, e per quanto avesse una fattura esageratamente piacevole, senza Elias non avrei avuto alcuna ancora.

Era l'ultima persona a cui avrei dovuto permettere di tenermi, ma era anche il solo ospite foresto nella reggia di Orogemma, che avrebbe apprezzato davvero farlo.

«Non riesci più a stare dritta», commentò, con un tono che aveva un accenno di scuse per aver dovuto intervenire e violare gli spazi.

«Lo so», risposi, ma i miei occhi sulle linee inferiori del suo viso, prima di lasciarsi prendere ancora dai suoi, gli comunicarono inavvertitamente che poteva esserci più di una ragione.

La mia incapacità di badare a me stessa in quel frangente mi aveva creato già sufficiente imbarazzo, dipendere proprio da lui non lo migliorava.

«Come stai?»

Capii dall'intimità della sua voce, che la domanda non si riferiva a ciò che il Myrio al suo massimo tramestio mi stava facendo, o al mio equilibrio alterato dall'essermi ritrovata all'improvviso con lui nella sala dei desideri di una corte oltre il cielo terrestre.

«Non chiedermelo», mi ritrassi, cercando di recuperare la mia autonomia da Elias poco alla volta, senza riuscirci, finendo per portarlo ad assistermi con ancora più vigore. «Non chiedermelo così

Vi era troppa emotività nel modo in cui mi stava stringendo dalla schiena, e la mia bocca buttava fuori fiato sofferente, avevo necessità di chiedergli se aveva potuto essere davvero un assassino, se esisteva un fiore per la morte indotta da un Rih tra le stelle.

«Io dovrei essere da tutt'altra parte, e anche tu», ammise, le sue parole al mio orecchio giunsero come un eco turbolento della sua anima. «Non ai fiotti puri tra le pareti d'oro, non senza un invito.»

Era vero, non dovevo essere lì, la mia libertà era compromessa dalla gradevolezza della magia, era una circolazione di potere che ondeggiava, in ritiro e ripresa, e a ogni ritorno interferiva con le mie forze.

«Sei un intruso in questa sala?» domandai, rendendomi conto che il profumo sulla maglia di Elias era sempre lo stesso, sollecitante, ma lui aveva qualcosa di diverso, una nota caratteristica di indisciplina e caos.

Lui annuì, e proprio da quel gesto al posto delle parole, seguii il suo sguardo abbassarsi subito dopo, e notai che nella vasca ricolma stavano apparendo in successione cerchi concentrici, che si allontanavano e disperdevano, generando disegni in rilievo.

Affiorarono fili rossi, lunghi e districati, capelli a incorniciare di bellezza trascendente un viso bagnato, poi la scollatura, e le esili mani, con cui Ainel si tirò su, a mezzo busto, al bordo.

Il nostro.

Ci fissò, da così vicino che mi parve di essere stata presa dalle braccia di Elias per entrare nelle sue, ogni desiderio esistente toccava la sua pelle, e ogni getto di Myrio era anche lei.

«Mi sembrava di aver detto, quando hai fatto irruzione, che stavo per fare un bagno. Non volevo più avere un altro confronto con te», si rivolse a lui.


Buonasera torno tra voi con una parte in cui abbiamo iniziato a vedere  qualcosa dell'Elias dopo il rientro su Saiph (il capitolo è stato diviso in un'altra sezione, perchè piuttosto lungo),  e del suo re-incontro con Ester. Che cosa accadrà tra loro e Ainel? Spero che questi paragrafi vi siano piaciuti, se vi va vi aspetto nei commenti e/o messaggi privati. Riprendiamo presto con il nuovo aggiornamento

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