Vicini alla meta

Dodici api l'attendevano, ma Eriel montò su quella con con la macchia bianca e, tirato a sé il ciuffo di peli che la distingueva, l'ape prese quota e le altre undici la seguirono.

Il volo di ritorno le parve più breve e la principessa Elfo si chiedeva il perché, senza però trovare una spiegazione logica; ma ormai era arrivata a destinazione e, scesa dal dorso dell'ape, s'incamminò sul sentiero che portava alle grandi sequoia: le api durante la sua assenza non si sarebbero mosse, almeno questo lei sperava.

Era quasi arrivata all'accampamento e strano, anche questa volta le parve di averci messo meno che all'andata. Per cui si era detta fosse dovuto al fatto che in questa occasione non c'era lo sputasentenze di Helias che non le aveva fatto perdere tempo. Il pensiero la fece sorridere, ma forse la verità era che all'andata la smania di arrivare portava a chiedersi quando e al ritorno, visto che quell'ansia spariva, si aveva come l'impressione che il tragitto fosse più breve. E nello speculare sull'ansia e le sue implicazioni, giunse nei pressi del rifugio senza rendersene conto.

Eriel non riuscì a fare loro una sorpresa, Silvius l'aveva vista, le veniva incontro raggiante e all'arrivò l'abbracciò per poi salutarla con enfasi: «Bentornata, qui come puoi ben vedere è andato tutto a meraviglia, nessun uccello gigante o quant'altro di pericoloso e... scusa, non vedo Helias, perché non è con te? No! Non dirmi che si è cacciato in qualche guaio. Non posso crederci si sia... Invece sì e dal tuo sguardo si intuisce. E, dimmi, cosa ha combinato questa volta? E ti prego, non dirmi che di mezzo c'è una donna.»

Lei rimase interdetta, non sapeva se dire a Silvius la verità, oppure mentirgli, come le aveva suggerito di fare Helias. E mentre lei rifletteva su quale bugia dire, Silvius iniziò a preoccuparsi.

«È molto peggio, vero? Eppure ti avevo avvisato di non portarlo con te, ma tu niente, hai voluto fare di testa tua. Sputa il rospo! Non lasciarmi sulle spine, cosa è capitato a quello scapestrato di un irresponsabile... e non nascondermi nulla.»

Eriel sorrise. Helias in realtà questa volta non ne aveva fatta una delle sue. Anzi, sotto certi punti di vista aveva messo a rischio la sua vita per dare a tutti loro un mezzo per proseguire il viaggio. Tuttavia non poteva dire a Silvius che lo aveva lasciato nelle grinfie di una donna ambigua e per di più bella da togliere il fiato, Lucylla si trovava dappresso e se avesse sentito ci sarebbe rimasta male. Quindi optò per omettere quel particolare.

«Helias sta bene, Silvius.» E per evitare che Lucylla intervenisse: «Ma non c'è tempo per le spiegazioni, dobbiamo preparare le nostre cose e partire subito... se il nostro mezzo di trasporto dovesse andar via, ci troveremmo costretti a farcela a piedi e non sarebbe un bene, soprattutto per il tuo amico.»

«Ma come? Prima hai detto che Helias stava bene. Voglio sapere la verità, Eriel, tu mi nascondi qualcosa e...» Anche se Lucylla era rientrata per preparare le sue cose e avvisare gli altri di fare altrettanto, prese per un braccio la principessa e si spostò con lei dove potessero ascoltare nel caso qualcuno fosse uscito: «Cos'è che non vuoi farmi sapere? E chi o cosa dovrebbe andare via? Parla, sono stufo di sapere le cose a singhiozzo.»

«Helias sta bene, quante volte devo dirtelo! Per quanto riguarda chi ci aspetta, beh, se ben ricordi, sono partita con l'intento di trovare un aiuto che ci permettesse di attraversare la foresta in tutta sicurezza e...» Eriel deglutì per poi continuare con una leggera euforia nel tono: «Silvius, ho trovato il mezzo di trasporto che fa al caso nostro, però è alquanto volubile e potrebbe di punto in bianco decidere di volatilizzarsi, e nel vero senso della parola... scusa se non aggiungo altro, il tempo in questo caso non è dalla nostra parte e dobbiamo muoverci. Davvero, le Api potrebbero decidere di volar via e sarebbe un bel problema raggiungere Helias per tempo.»

Silvius guardò stupito Eriel per poi esclamare, con una nota interrogativa sul volto: «Ho capito bene? Hai detto Api!?»

«Sì, hai sentito benissimo e attendono solo noi. Non ti preoccupare, si comporteranno bene finché ho questo con me» e mostrò a Silvius il cilindro dorato appeso al collo «fidati di me, vi divertirete un sacco. Scommetto il mio cappellino che dopo non vorrete più farne a meno. Helias ne è rimasto entusiasta... davvero! E se è piaciuto a lui, non vedo perché non debba piacere anche a voi.»

«Anche se hai convinto me... ma solo in parte. Voglio vederti a persuadere gli altri. Non sarà altrettanto facile.»

«Concordo, ma non ci proverò subito. Al momento non dirò loro nulla e stessa cosa farai tu! Li renderò partecipi una volta arrivati sul posto, dove ci aspettano dodici Api e... sì, lo so, ti chiederai perché ne ho portate più di quanti siamo. Ricordi cosa dicevo poc'anzi, sul fatto che le Api sono volubili? Ebbene, proprio per via di questa loro peculiarità, se al nostro arrivo ne mancasse qualcuna all'appello non avremmo problemi. A noi ne servono nove. Quindi dobbiamo sbrigarci. Corri a dire agli altri di fare in fretta e poi venite dove mi sono fermata la prima volta, voglio chiedere forza e sostegno alla grande Sequoia.»

«In realtà dovrebbero essere tutti già pronti, avevo detto loro di prepararsi e tra poco dovremmo vederli uscire. E poi Lucylla deve averli già avvisati del tuo arrivo.»

Giunta ai piedi della grande sequoia, Eriel si fermò a pensare. Aveva lasciato Helias nelle mani di Beruthiel e ora l'unica che poteva salvarlo era la maga Siria. Forse con il suo aiuto avrebbero potuto avere la meglio su quella strega malvagia e oltre a lui salvare anche gli uomini da lei trasformati in mostri orribili. Perciò si inginocchiò davanti alla grande Sequoia e iniziò a pregare nell'antica lingua degli Elfi: «Avurane sea bisha fe drestu iesa, costri adoverna id cos gelind, avenutu discipeta, daus eas vedruna senita id pedratiat et genuter ai malamenna sinic venzar des deux prosterbe.» E la ripeté nella lingua degli Umani: «Anche se non ne sono degna, donami comunque la tua luce, sacro albero, affinché io possa vedere la strada da percorrere per dare un nuovo mondo ai senza casa.»

Quando si alzò vide venirle incontro Soffio e dietro di lei Alisei e il resto del gruppo. Chiudevano la fila Silvius e Bastet: i due da un po' stavano spesso insieme ed Eriel, al vederli affiatati, ne rimase compiaciuta. Silvius meritava di essere felice e con Bastet facevano proprio una bella coppia, si era detta guardandoli con tenerezza. E stava per dire a tutti cosa fare, che Lucylla prese la parola.

«Perché Helias non è con te, Eriel? Gli è successo qualcosa, vero? E dimmi, in che guaio si è cacciato questa volta?»

Doveva dirle qualcosa, però non tutta la verità, Lucylla non l'avrebbe presa bene e la voleva attenta. Ma prima attese che il vocio cessasse e quando si zittirono narrò loro parte di quanto era accaduto. «Volete sapere che fine ha fatto Helias ed è comprensibile. Pertanto partiamo con la notizia buona, perché siamo stati fortunati, abbiamo il mezzo che ci consentirà di proseguire senza dover attraversare la foresta proibita a piedi. Adesso veniamo alla... diciamo cattiva, se così vogliamo chiamarla. Per far sì che avessimo questo mezzo di trasporto veloce, Helias ha scelto di restare. Questo perché chi ce lo ha concesso, per timore noi non tornassimo a ringraziarla, lo ha tenuto in ostaggio e lo lascerà libero al nostro ritorno. E non vi preoccupate, l'ho lasciato nelle mani di una mia amica e non se la passa tanto male, potete credermi.»

Lucylla era fuori di sé e avrebbe voluto sfogare la sua rabbia. Tuttavia la represse per sfogarla una volta che si fosse trovata faccia a faccia con Helias e, strano a dirsi, si era sacrificato per restare, guarda caso, con una donna.

Soffio rimase impietrita. Alisei, Rima, Drusilla e Amelia non avevano fatto una piega. Bastet e Silvius, come anche Lucylla, attendevano di sentire il resto ed Eriel non li fece attendere. «Come ho detto, non dovete temere per la sua incolumità... Ma vi spiegherò più nei dettagli in un altro momento, adesso dobbiamo andare, non c'è tempo da perdere.» Aveva ancora da calmare Lucylla e prima di andare la prese in disparte: «Lui sta bene, mia cara e sai, mi ha detto di dirti che ti ama tanto e quando lo rivedrai sarà per te l'uomo che tu hai sempre desiderato.»

Lucylla sorrise ed Eriel a quel punto s'incamminò lungo un sentiero che tagliava a metà la foresta di sequoia giganti. Tutti gli altri la seguirono e con le teste rivolte verso l'alto per paura calasse su di loro qualche uccello gigante con brutte intenzioni.

Prima di arrivare in cima al promontorio, Eriel si fermò per evitare che alla vista delle api si spaventassero. «Scusate, prima di proseguire volevo avvisarvi sul fatto che chi incontreremo tra poco non ha alcuna intenzione di farvi del male, salvo non vogliate farlo a loro... a quel punto si difenderanno. E comunque spero non vogliate farne a loro, in quanto saranno il nostro mezzo di trasporto per arrivare da Siria la maga sani e salvi.»

Nessuno aprì bocca, lei proseguì e, arrivati in cima, a rimanere a bocca aperta non furono soltanto loro, ma pure Eriel e non per la meraviglia, ma perché le sue previsioni si erano avverate: il numero di Api era diminuito e ne contava solo otto. E mentre lei cercava una via d'uscita, arrivò l'idea vincente e sorrise. Poteva funzionare, si era detta. Se due salivano sulla stessa Ape era fatta. Poi, al pensarci su, non era attuabile, alla lunga l'Ape non avrebbe retto il peso e non restava che una cosa da fare, uno di loro avrebbe dovuto restare finché lei non sarebbe tornata a recuperarlo. E stava per proporlo, quando Bastet si fece avanti e le tolse la parola.

«Scusa se mi intrometto, Eriel. Ecco, se non ho capito male, quelle api dovrebbero essere il nostro mezzo di trasporto. Però ne vedo solo otto e noi siamo nove. Perciò, per evitare che uno di noi debba restare qui, io potrei volare sul dorso di Anat. Cosa ne dici?»

Eriel saltellò come un grillo per poi girare su stessa e gioire come mai prima l'avevano vista fare. «Ma sì! Come ho fatto a non pensarci io! Grazie, Bastet, mi hai liberato dal dover prendere una decisione discutibile.»

Le cose non erano poi così disperate, come invece aveva pensato fino a poco prima, rimuginò tra sé Eriel soddisfatta. Anat se la sarebbe cavata benissimo, tanto non dovevano salire molto in alto come l'ultima volta. Tuttavia le preoccupazioni non erano finite, ora doveva convincere tutti a salire sopra le Api e sarebbe stata dura.

Di fatto solo al principio, ma poi aveva detto loro che se non volevano attraversare la foresta proibita a piedi quello era l'unico modo e si erano convinti. Quindi era passata a mostrare loro come salire sopra le Api e tenersi stretti al suo pelo.

Con fatica ma ci era riuscita e adesso tutti sapevano come gestire un'Ape in volo. Quindi salì su quella con la macchia bianca, che per fortuna non era volata via, ma prima di darle il via attese che gli altri facessero altrettanto.

Il primo a salire fu Silvius e, trovata la posizione giusta, la guardò per poi con un cenno del capo darle a intendere di essere pronto. Poi fu la volta di Alisei e a seguire Soffio, Amelia, Drusilla e Lucylla. L'ultimo a salire era stato il Bardo, e quando il biondino afferrò il ciuffo di peli, lei si voltò per vedere se Bastet e Anat fossero pronte, lo erano e solo allora tirò il ciuffo bianco e sparì alla loro vista con un urlo che spaventò tutti.

Le altre api seguirono Eriel e seguirono le urla di tutti loro. Ma non erano dettate dall'euforia, bensì dal terrore: tenuto conto che le Api si erano buttate giù in picchiata e non erano preparati, non poterono esimersi dal non urlare a squarciagola.

Quando la sua Ape si buttò giù dallo strapiombo, a Silvius sembrò che lo stomaco volesse uscirgli dalla bocca. Quindi se non avesse urlato di sicuro avrebbe imbrattato il pelo dell'insetto con il suo contenuto. Questo pensava con gli occhi che gli lacrimavano per la velocità con cui andava giù.

Finita la discesa, le Api avevano preso a sorvolare placide la foresta proibita. Dunque Eriel si voltò per assicurarsi che tutti ci fossero ancora e, al vedere sette Api che la seguivano e dietro di loro Anat con Bastet sul dorso, si era detta che tutto sommato era andata meglio di quanto sperasse. Perciò, se la fortuna continuava a sorriderle e ad assisterla come aveva fatto finora, soprattutto se considerava che non si era fatto male nessuno, a parte la piccola disavventura capitata a Helias, presto avrebbero trovato la maga tutti interi.

Volarono per un bel po' sopra la foresta quando il panorama cambiò e sotto di loro si potevano vedere ampie distese erbose e prati immensi ammantati di fiori coloratissimi. E mancava ancora un po' prima del tramonto, quando le Api decisero di scendere in una radura protetta da alcuni alberi, là dove li fecero scendere per poi appartarsi in gruppo e addormentarsi. Eriel non si preoccupò che le Api se ne andassero, al buio di solito non volavano.

Un fiume scorreva poco distante e il dolce scorrere delle sue acque portò Soffio ad allontanarsi. Gli altri invece preparavano il bivacco per la notte. All'orizzonte si potevano vedere delle montagne altissime a segnare il confine ultimo di quel posto incantevole. Poi si presentò una Lucciola, un'altra e un'altra ancora e Lucylla, al guardarle, si meravigliò, in quanto non erano enormi come le Api e, raggiunta Eriel: «Scusa, ma perché alcuni insetti sono grandi oltre misura e altri no?»

«Non lo so con certezza, però si dice che sia stata una strega.» Non disse loro che a farlo era stata Beruthiel.

«Allora meno male che non ha deciso di ingigantire le lucciole, altrimenti qui la notte ce la saremmo sognata.»

Eriel non ebbe il tempo di ridere, l'Ape con la macchia bianca si era alzata in volo e le altre l'avevano seguita con il lasciarli appiedati. Non avrebbero dovuto e capì che era stata Beruthiel, le aveva richiamate per farle perdere tempo e ritardare la sua venuta. Questo non volgeva a favore di Helias e sperava solo che lui non si lasciasse coinvolgere troppo da quella strega.

Solo quando le Api furono lontane, tanto da non vederle più, Eriel parlò a tutti loro: «Ascoltate, prego. Come avete visto anche voi, le Api sono andate. Questo perché hanno assolto il loro compito, quello di portarci al di là della foresta proibita e ora lo siamo. Pertanto dovremo proseguire a piedi, ma lo faremo domani, ora andate a cercare della legna secca da ardere e, dopo aver acceso un bel fuoco, ci riuniremo intorno a discutere sul da fare.»

Tutti si divisero i compiti e a Bastet e alla sua amica toccò cercare la legna. Anat però sembrava turbata e lei, curiosa di sapere cosa avesse, la fermò: «Cosa ti preoccupa tanto? Siamo fuori dalla foresta proibita e non dovremmo fare brutti incontri.»

«Non è questo a preoccuparmi, prima ho sentito qualcuno o qualcosa con il mio stesso potere di comunicare. È ancora molto lontano, non sento chiara la sua presenza per dirti chi o cosa sia, ma la percepisco.»

«Sei proprio sicura? Non potresti esserti sbagliata?»

«No! In queste cose non mi mi sbaglio mai... è come me, ti dico. Comunque rimarrò all'ascolto e, se dovesse mettersi in contatto, te lo farò sapere.»

«D'accordo. E ora che ne diresti di aiutami a trovare delle pigne?»

«Subito e... toh, eccone alcune laggiù, valle a prendere.»

Raccolte le pigne, Bastet e la sua amica tornarono e si riunirono agli altri: Silvius aveva acceso il fuoco grazie all'acciarino di Alisei ed erano tutti intorno a scaldarsi le membra.

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