Turbamenti
Il cammino era stato lungo e faticoso, ma infine erano arrivati al cospetto del sacro Tasso ed Eriel ora doveva solo tirare fuori il Talismano per avere accesso al suo mondo: Allister. L'unico luogo dove riusciva a trovare il naturale equilibrio con se stessa e la natura tutta.
«Quello è il famoso albero sacro, Eriel? L'accesso per Allister?»
«Sì.»
«E scusa... ma una volta entrati, cosa troveremo ad attenderci?» Helias era preoccupato. Pensava ci fossero bestie e insetti giganti dall'altra parte e aveva un po' di fifa.
«Non devi temere alcunché, Allister è un luogo dove la pace regna sovrana e... scusa, non la senti anche tu nell'aria l'energia positiva di cui è pregno il sacro albero? Il cui unico scopo è quello di rigenerare le le forze di tutti noi. Dovresti ringraziarlo coll'inginocchiarti al suo cospetto.»
Helias fece spallucce, come al suo solito: «A dire il vero non la sento proprio questa energia. Niente di niente e anzi, a dirla tutta, mi sento una schifezza.»
«Lasciamo perdere, sei una causa persa. Però scusa, come puoi pensare che io possa far sì che vi accada< qualcosa di brutto? Perché se è questo che credi, allora torna pure alla Cittadella. Se invece ti fidi di me, e lo spero con tutto il cuore... sta' zitto e non dire più corbellerie.» E rivolta al resto del gruppo «per voi vale la stessa cosa, mettete da parte i dubbi e soprattutto i timori... sono del tutto ingiustificati.»
«Ho capito! Ma io non inten-»
Eriel doveva farlo tacere, altrimenti le sue divagazioni senza senso avrebbero portato gli altri a dubitare su quanto finora lei aveva assicurato. «Basta, Helias! Sei l'unico ad avere paura e non capisco poi di cosa. Piuttosto, guarda Lucylla e prendi esempio... lei freme dalla voglia di entrare e... su, un po' di dignità, cosa sarà mai.» E quando i muscoli facciali di Helias si rilassarono «ecco, così mi piaci, con quell'espressione forte e fiera. Molto bene, ora posso procedere con l'apertura del portale?»
«Perdonami, Eriel... e perdonatemi anche tutti voi, amici, miei. Io non so proprio come spiegarlo, mi sento come se-»
«Lo sappiamo tutti cosa ti turba, amico mio. Però io ti conosco e so che daresti la vita pur di salvare un compagno o una compagna.»
«Non so proprio cosa mi è preso, Silvius.» E rivolto a Eriel «procedi pure, principessa, io sono pronto.»
«Era ora.» Preso il Talismano, lo puntò verso l'enorme tronco del Tasso e subito dopo la corteccia prese a brillare di una luce intensa. Non riuscivano a tenere gli occhi aperti per il bagliore e solo quando la luce si affievolì, videro il varco dal quale si intravedeva il verde brillante di una foresta rigogliosa. A quel punto Eriel si voltò per accertarsi ci fossero tutti, non mancava nessuno e, alzata un mano, fece segno loro di seguirla. Anat passò per ultima e, una volta dall'altra parte, il varco si chiuse a sigillare tutti loro in quel nuovo mondo.
La prima cosa che fece Helias fu di guardarsi intorno con circospezione, ma di enorme erano solo gli alberi, di insetti o animali giganti niente. Eriel aveva ragione, pensò lui, che si voltò per far sapere a tutti di essersi sbagliato. Tuttavia, al vederli distratti ad ammirare le bellezze di quella nuova realtà, non volle rompere il silenzio.
Dal canto suo, Silvius prese a osservare tutti uno dopo l'altro per vedere se qualcosa in loro fosse cambiata. In buona sostanza se Alisei era sempre più alto di Helias, ma non di Rima; Bastet non avesse perso il suo fascino, come pure Drusilla, Amelia e Soffio; per poi posare il suo sguardo su Anat e niente, la leontigre incuteva sempre timore. Insomma, nulla era cambiato dopo il passaggio, come invece aveva temuto. Perciò spostò le sue attenzioni al luogo per avere un assaggio di cosa offriva di diverso Allister.
Profumi e colori erano più intensi di qualsiasi altro luogo da lui visitato e si sentì come rinato. Inoltre erano stati accolti dal rumore di una natura selvaggia a deliziare le loro orecchie e non poteva stare meglio. Poi un ruggito spaventoso zittì la foresta e tutti formarono un cerchio. Ognuno guardava un lato della foresta diverso, mentre Anat scrutava attenta in ogni anfratto con i denti in bella mostra. Eriel aveva visto di cosa si trattava, una Viverna, ma lo tenne per sé onde evitare di allarmare tutti senza ragione: gli uccelli avevano ripreso a cantare ed era un chiaro segno dello scampato pericolo. Quindi riprese il cammino e gli altri la seguirono senza dire nulla, distratti da una natura rigogliosa e allo stesso tempo attenti.
Silvius rammentava le parole di Eriel. Nello specifico sul capire la diversità quale unico mezzo per arrivare a comprendere la bellezza insita in tutte le cose visibili e invisibili. Dal più piccolo e tenero germoglio, al più grosso e spaventoso mostro, ogni essere vivente aveva in sé la propria bellezza e andava rispettata. Però le speculazioni riguardo all'unicità di tutte le cose vennero interrotte dal grido di meraviglia di Soffio e lui, al voltarsi e al vedere lei guardare in alto, e altrettanto tutti gli altri, e con la stessa meraviglia, alzò lo sguardo per rimanere strabiliato: nove Farfalle si dirigevano verso gli alberi sotto i quali sostavano ed erano gigantesche. Le quali avevano iniziato a volteggiare con leggiadria sopra le loro teste ed Helias, al guardarle, sorrise con una nota di rivincita stampata sul volto: ora avrebbero compreso tutti le ragioni delle sue preoccupazioni.
«Non lasciatevi sopraffare dal panico... tutti sotto la Sequoia, dove potremo osservarle senza essere visti.» Esortò loro Silvius e poi con dei gesti a fare in fretta. Una di quelle enormi farfalle si era posata proprio sopra l'albero sotto il quale avevano trovato riparo. Ma al guardare meglio, non si trattava del tronco dell'albero, ma dello stelo di un fiore e uscì fuori dal riparo per osservare meglio il tutto.
Quando lo videro farsi avanti, presero coraggio anche gli altri e ora si trovavano tutti con il naso all'insù a guardare quella meravigliosa creatura. Le trame delle ali formavano delle linee ondulate le quali poi si intersecavano a creare un caleidoscopio di tonalità mai viste prima. Bastet e Soffio erano rimaste imbambolate dalla bellezza dei loro colori, mentre Drusilla e Lucylla sembrava non fossero interessate, pur se continuavano a rimanere con naso all'insù. Helias e Alisei invece si preoccupavano di celare la loro presenza sotto l'albero fiore per paura di diventare cibo per farfalle, e il bardo si era unito ai due fifoni.
Poi una Farfalla planò leggiadra sull'erba e potevano ammirare ogni suo dettaglio. Il suo corpo lungo e sottile e le sei zampe robuste e pelose a sostenerlo. All'apice spiccavano la testa e due enormi occhi di un nero imperscrutabile e li teneva puntati verso di loro minacciosi.
«State calmi. Non è scesa giù per spaventarvi, tantomeno mangiarvi, ma per suggere i residui di sale rimasti sui massi dopo l'evaporazione dell'acqua piovana.» Per evitare il panico generale, Eriel ruppe il silenzio.
Infatti, dopo aver allungato la sua lunga proboscide, la Farfalla prese a suggerlo da sopra dei grossi macigni, mentre nel contempo chiudeva e apriva le meravigliose ali con una delicatezza disarmante, vista la sua stazza.
Questa notizia diede ai tre fifoni coraggio e si fecero avanti quel tanto da riuscire a vedere i dettagli delle due enormi antenne a ornarle il capo. Ma la cosa più affascinante, mai vista prima così da vicino, era la sua lunga proboscide. La Farfalla aveva smesso di succhiare in quel punto, forse perché non c'era più sale, e la proboscide quindi si era arrotolata su se stessa come una molla. Però poi si era allungata con uno scatto repentino, fino a raggiungere un altro masso, e ora con la punta raschiava il sale intrappolato nelle crepe.
Finito, la proboscide tornò a riccio e la Farfalla si librò nell'aria, con quella sua grazia innata, per unirsi alle compagne con cui s'involò verso altri lidi.
Rimasero a contemplare per un po', in una sorta di ossequioso rispetto, una natura che, seppure si esprimeva in modi alquanto inusuali ai canoni a cui erano abituati, era sempre meravigliosa.
Sparite dalla loro vista le Farfalle, Eriel riprese il cammino per poi fermarsi di punto in bianco davanti a un fiore bellissimo alto quanto lei. Dopo averlo staccato dal suolo con delicatezza, la principessa Elfo li guardò uno dopo l'altro con uno strano sorrisino. «Lo so, penserete io lo abbia fatto soffrire ed è vero, le piante, tutte, soffrono quando vengono recise... Come il filo d'erba calpestato e la foglia caduta dal ramo. Non questo fiore, però, in quanto la sua peculiarità è quella di lasciarsi portare via dal vento per poi cadere delicato al suolo, dove poi rilascia i semi, i quali daranno vita ad altri fiori come lui.» E rivolta ad Alisei, le sembrava il più interessato «tieni stretto il gambo tra le ginocchia e poi va' giù di corsa per il declivio... fidati, non avrai a pentirtene.»
Dopo aver stretto lo stelo tra le gambe, Alisei iniziò a sollevarsi dal suolo e poi, con il fluttuare a mezz'aria, prima prese a salire in alto come una piuma, per poi venire giù leggero tale e quale a una Farfalla. Al vederlo salire su, rimasero dapprima esterrefatti. Alla stregua del diretto interessato. Però poi sul volto del marinaio apparve il disagio: aveva preso a scendere veloce e non sapeva come fermare la discesa. Però ebbe l'infelice idea di alzare le mani per farsi notare da Eriel e cadde con il rotolare fino a suoi piedi. L'erba alta aveva attutito il colpo e non si era fatto niente, anzi, lui se la rideva e la principessa Elfo tirò un sospiro di sollievo.
«È stato davvero fantastico e vorrei rifarlo, se possibile. Lassù sembrava come se avessi le ali ed è stato ancor più bello del lasciarmi trasportare dal vento sulla mia barca a vela.»
Dopo un'altra discesa, e questa volta senza cadere, a turno vollero provare tutti l'esperienza di volare, pur se per un brevissimo tratto. Ma quando arrivò il turno di Bastet, la principessa guerriera si rifiutò di provare, e non volle dare spiegazioni.
Curioso di saperlo, Silvius si voltò verso di lei per capire cosa la frenasse. Però la principessa lo guardò come a dirgli fatti gli affari tuoi e rinunciò. Tuttavia, Eriel voleva darle qualcosa di cui meravigliarsi e prese la parola: «Inspira l'essenza del fiore dinanzi a te, Bastet... Quello azzurro.»
Chinata la testa e odorata la sua fragranza, il profumo del fiore azzurro invase le sue narici e ne rimase presa e gli altri, al vedere quell'espressione serena sul suo volto, mai l'avevano vista in un tale stato di grazia, si misero in coda dietro Bastet per provare.
Non durò a lungo l'esperienza, ma ora lei si sentiva davvero bene e non mancò di farlo sapere a tutti. «Grazie, Eriel. Non avevo mai sentito prima una fragranza simile. Dapprima mi ha lasciata spiazzata per via del suo odore pungente, ma non appena l'essenza è entrata sempre più dentro di me, mi sono sentita in pace con me stessa e mai, prima d'ora, ho provato la stessa sensazione di leggerezza e libertà. Forse la stessa provata da Alisei e gli altri durante il breve volo fatto prima. Pertanto per me è stata un'esperienza davvero fuori dal comune e la rifarei volentieri.»
«Bene, avete provato tutti qualcosa di diverso dal solito... però non è finita qui, ci sono tante altre meraviglie da scoprire. Dunque cosa ne dite di metterci in cammino e scoprirle?»
Avevano fatto un bel pezzo di cammino e durante si erano scambiati le esperienze vissute. C'era chi diceva di aver preferito la discesa con il fiore, come Alisei, Soffio, Silvius, e Drusilla; e chi aveva preferito l'esperienza del fiore, in questo caso Bastet, Lucylla, Rima, Amelia e Anat... sì, aveva voluto provare anche lei e dopo, come Bastet, avevano notato in lei un portamento meno aggressivo.
Il Sole iniziava a calare e dovevano trovare al più presto un riparo per la notte. Eriel allora si inoltrò nel fitto della boscaglia su di un sentiero tracciato dal passaggio di una creatura gigante: dall'erba e dai rami calpestati dovevano essere state le Formiche, pensò lei, ma badò bene di non farne cenno. Doveva per forza passare di lì per arrivare in una radura riparata dagli alberi dove sapeva esserci un vecchio tronco che poteva fare al caso loro.
Però non era sfuggito a Helias e la raggiunse: «Ti prego, fermati! Solo un attimo.»
«Perché dovrei? Dobbiamo affrettarci, presto farà buio e se non troviamo un riparo per la notte dormiremo all'addiaccio. Non capisco, cosa ti turba questa volta?»
«Il sentiero, ecco cosa! Se gli esseri passati di qui prima di noi lo ripercorressero, ci troveremmo in guai molto seri. Perciò se vuoi tranquillizzarmi, devi dirmi, e sii sincera, quale animale è passato di qui.»
Stremata dalla sua diffidenza, Eriel tirò un profondo respiro e provò di nuovo a tranquillizzarlo. «Certo che altri sono passati da qui prima di noi... E allora? Si tratta di un sentiero come un altro e... va bene. Se proprio vuoi saperlo, sono state le Formiche e no, oggi non passeranno, e nemmeno domani e dopo, siamo in pieno inverno e si trovano nel sottosuolo al calduccio. Soddisfatto? Ora continua a camminare e non dire nulla agli altri. E poi siamo nel mio Regno e niente e nessuno potrà mai farvi del male se io non lo voglio.»
«Lo so, Eriel. Però non posso farci niente, è più forte di me... Scusa.»
«Va bene. Ho capito. Ma ricorda, se hai dei dubbi, vieni prima da me a chiedere delucidazioni, non allarmare gli altri senza un motivo apparente.»
«Lo farò.»
Arrivati nei pressi di un'ampia radura, procurata la legna accesero il fuoco per poi ritrovarsi tutti riuniti intorno a esso: il freddo al principio li aveva fatti tremare, ma poi, al prendere vita le fiamme, il calore prese a farsi sentire. Diviso il cibo, perlopiù frutta secca e qualche bacca, dopo averlo mandato giù, con dell'acqua, si distesero accanto al fuoco e si addormentarono.
Eriel faceva il primo turno di guardia quando vide Anat girare per l'accampamento come se cercasse qualcosa. Allora si incuriosì e la seguì con lo sguardo. Titubava, come se stesse decidendo se restare o andare e alla fine optò per allontanarsi. Forse la creatura era andata a procacciarsi del cibo e in cuor suo lei sperò non si allontanasse troppo e lo diventasse, cibo per altri. Pur se si trattava di una belva feroce, c'erano mostri davvero spaventosi là fuori e avrebbe fatto la stessa fine di un topo inseguito da un gatto.
Silvius si destò prima del Sole per darsi una rinfrescata. Lo fece con il recarsi al ruscello poco distante e adesso tornava sui suoi passi. Eriel sorseggiava una tisana calda e quando lo vide tornare lo salutò con cordialità, com'era solita: «Buongiorno, Silvius. Ancora un paio di giorni di cammino e potrai farlo con acqua calda e tra quattro mura.»
Presa una ciotola, Silvius la riempì con la tisana fumante preparata dalla principessa Elfo e ora, oltre a scaldarsi le mani, rinfrancava pure lo stomaco. Finita, pose la ciotola ai piedi e la salutò a sua volta: «Buondì anche a te, Eriel... Ancora così tanto per arrivare ad Allister? Credevo fossimo più vicini... ma fa lo stesso, avremo più tempo per apprezzare le meraviglie di questo posto incantevole.»
Anat era tornata e sembrava soddisfatta dalla sortita notturna. Eriel però non si soffermò a pensare con quale bestia avesse riempito la pancia, doveva parlare con tutti prima di rimettersi in viaggio e, posta la ciotola vuota sull'erba, attese si avvicinassero per poi annunciare loro: «Prima di rimetterci in cammino ricordate di fare scorta d'acqua, non ne troveremo altra da bere lungo il percorso. Poi prendete tutte le vostre cose e soprattutto spegnete il fuoco per bene. Ah, non battete la fiacca... prima partiamo, prima arriviamo a destinazione.»
Nessuno ebbe da ridire, fecero quanto lei aveva detto loro ed Eriel s'incamminò lungo il sentiero battuto dalle formiche giganti, il quale era ammantato da una leggera nebbia e non si vedeva bene dove finiva. Ragion per cui Helias proseguiva con il guardarsi intorno timoroso.
Il terzo tramonto bussava alle porte e del sacro Tasso non si vedeva la cima. Soffio allora aumentò il passo, voleva portarsi in testa e chiedere a Eriel se si fossero persi, ma al vedere spuntare le cime di una catena montuosa all'orizzonte, e poi le cime degli alberi a preannunciare l'inizio di una foresta, tornò in coda accanto ad Alisei.
Giusto in tempo, la voce calda della principessa Elfo diede loro la conferma. «Siamo arrivati, amici miei. Ancora un ultimo sforzo e potrete riposare su dei comodi giacigli.»
«Speriamo solo che tuo padre non ci rimandi indietro.»
«Questo non accadrà mai, Silvius e anzi, a tal proposito, sarebbe opportuno ne parlassimo tra di noi. Giusto per non trovarvi in contraddizione quando vi interrogherà per capire se siete degni di ricevere lo scrigno.»
Amelia prese la parola per prima e si rivolse a tutti: «Per convincere re Uriel dobbiamo essere sinceri.»
Helias e Lucylla annuirono. Soffio non fece nessun cenno d'approvazione, stringeva la mano di Alisei. Silvius allora spostò le sue attenzioni su Rima, ma il bardo se ne stava in disparte e osservava tutti con sguardo disincantato e deviò su Drusilla, la quale stringeva tra le mani una strana pietra iridata appesa al collo. Somigliava tanto a quella di Eriel e lui, curioso di sapere se fossero simili, stava per andare da Drusilla a chiederle di mostrargliela, che Bastet si fece avanti per dire la sua. Atto inconsueto e lui, per non perdersi l'evento, a dir poco eccezionale, si fece di lato per farla passare.
«Lasciate che a parlare per tutti noi sia Silvius. Lui sa cosa è meglio dire e soprattutto come porsi... chiunque altro peggiorerebbe le cose, in special modo lui!» E puntò il dito verso Helias.
Offeso, Helias si voltò dall'altra parte stizzito, come lo aveva fatto lei in altri mille modi nei riguardi di Silvius.
Anat invece ruggì sommessa in segno di approvazione.
Silvius rimaneva a bocca aperta. L'intervento di Bastet aveva dell'incredibile e non solo lui era rimasto sorpreso, si guardavano tutti l'un l'altro, In quanto non poteva essere accaduto sul serio e pensavano si trattasse di un sogno. Tuttavia non aprirono bocca per non rovinare quel momento magico, almeno, per Silvius lo era.
Dal loro quietare, Bastet dedusse fossero tutti d'accordo e tornò nel Regno imperscrutabile in cui solo lei poteva entrare e restarci senza farsi male.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top