L'anello d'ambra
Quando i due esseri si fermarono e indicarono a Helias una porta come tante altre, lui la aprì e, varcata la soglia, prima di entrare alzò il dito medio della mano destra e sorrise. Però quando vide Beruthiel ad attenderlo in tutta la sua bellezza disarmante, sbiancò e si voltò per evitare il suo sguardo ammaliante. Come lei aveva asserito, sulla tavola, apparecchiata con cura maniacale, c'era cibo in abbondanza. Questa volta però non si sarebbe ubriacato, glielo avrebbe solo fatto credere, se aveva da cercare l'anello d'Ambra, doveva rimanere sobrio.
Beruthiel lo osservava senza dire nulla ed Helias ne approfittò per avvicinarsi alla tavola e servirsi della verdura cotta, però non aveva notato Quenja e quando lo vide ebbe un sussulto al cuore. Era certo lo fosse per via del braccialetto rosso al polso, se si poteva definire tale l'arto peloso al posto del braccio. Era lì per riempire il suo calice con dell'Ambrosia e quando lo fece Helias stava per ringraziare tramite il pensiero, per poi trattenersi: se la Strega lo avesse captato in qualche modo, sarebbero stati guai per lui e gli altri servitori. Per cui lo fece ad alta voce: «Grazie. Ah, deve scusarmi, non volevo colpirla, è stata la paura... Ho esagerato, lo ammetto, quindi spero lei voglia perdonare il mio gesto sconsiderato.»
La Strega si alzò e guardò Helias con dolcezza. Poi si voltò verso Quenja, scura in volto: «È solo colpa tua, essere spregevole! Avresti dovuto porre più attenzione con quelle tue stupide e lunghe dita da insetto. Hai spaventato il mio ospite e solo per questo avrei dovuto sopprimerti e, se finora non l'ho fatto, il merito è suo. Quindi ringrazia il mio ospite se respiri ancora. Detto questo, non abbiamo più bisogno di te. Puoi andare, ma prima mostra tutto il tuo rispetto.»
Se Quenja non avesse chinato il capo, e subito, la sua fine sarebbe stata immediata, perciò non se lo fece ripetere e addirittura si prostrò innanzi a Helias.
«Visto? Ecco come ci si deve comportare! Adesso puoi tornare alle tue faccende domestiche, e non tornare se non sarò io a chiamarti.»
Prima di sparire dalla loro vista, Quenja si voltò verso Helias con uno sguardo rassicurante, voleva dargli forza e fargli capire che non provava alcun risentimento verso di lui e lo avrebbe aiutato a uscire fuori dai guai. Ecco, forse non era proprio quello il significato, ma a Helias piaceva pensarla così e, una volta uscito il servitore, prese il piatto in cui lui aveva messo della verdura cotta e iniziò a mangiare con gusto.
Beruthiel si era si accomodata anche lei e lo osservava attenta mentre lui divorava soddisfatto la pietanza. Poi, con una nota divertita nel tono: «A quanto vedo vuoi restare leggero e questo mi lascia stupita e allo stesso tempo compiaciuta. Avevo pensato, visto come ti sei approcciato alla mia tavola in precedenza, preferissi magiare e soprattutto bere. Invece noto un cambiamento di rotta e questo mi rende oltremodo felice. Vuoi rimanere sobrio per il dopo, vero? Oh, sapessi quanto mi eccita questa prospettiva. Forza, bevi l'Ambrosia, dopo niente potrà fermare il tuo vigore.»
Allungata una mano, Helias prese il calice per poi alzarlo contro luce. Il liquido denso era di un colore giallo ambrato e pareva muoversi, come se avesse vita propria. Assumeva forme astratte e gli era parso addirittura di vedere volti di persone e per fortuna non somigliavano a nessuno da lui conosciuto. Ma non era finita, quando i volti sparirono e il liquido prese a vorticare a spirale, se non fosse intervenuta Beruthiel, esortandolo ancora una volta a bere, si sarebbe lasciato trascinare da quel vortice fino a perdere coscienza.
«Invece di guardare il calice, come un allocco, brindiamo alla nostra salute e alla nostra futura conoscenza... e quest'ultima spero di approfondirla sopra un caldo e morbido giaciglio.»
Preso il suo calice, Beruthiel bevve tutto d'un fiato il dolce elisir per poi posare gli occhi su Helias e controllare se lui facesse altrettanto. E stava per berlo, quando Quenja in qualche modo era riuscito a entrare e si trovava dietro a una grossa pianta e da quella posizione con le sue lunghe dita gli faceva cenno di non bere.
Il servitore era convinto di essere stato trasformato in quello stato abominevole dall'Ambrosia e quindi cercava di dargli a intendere di svuotare il calice nella pianta con una delle sue lunghe dita. Helias di fargli sapere il contrario per evitare facesse qualcosa di avventato. E l'unico modo possibile, e nell'immediato, era tramite il pensiero e sperò non lo captasse Beruthiel. «Non è come credi, amico mio. L'ambrosia serve solo a dare vigore al corpo, non a trasformare in insetti.»
Quenja rimase impassibile e non rispose di rimando. Beruthiel aveva percepito qualcosa e se avesse risposto sarebbero stati scoperti di sicuro. Quindi ora sperava lui riuscisse a trovare una scusa.
Di fatto, la Strega rimirava Helias con una nota interrogativa a imbruttire il suo bel volto.
«Scusa, Helias, ma non ho capito, e soprattutto a chi era diretto il tuo pensiero? Siamo solo io te in questa stanza.»
«Niente. Mi convincevo di bere l'Ambrosia. D'altro canto se serve a dare forza e vigore, e se poi le formiche ne vanno matte, di certo non deve essere un veleno. Ecco cosa pensavo ad alta voce nella mia testa.»
«Ma come te lo devo dire... io non ti farei mai del male, mio caro. Su, non fare tante storie e bevi l'Ambrosia. Ti farà bene e, se la berrai tutti i giorni, tra non molto quelle piccole rughe intorno agli occhi spariranno.»
Prima di vuotare il calice, Helias lanciò uno sguardo distratto verso la pianta: Quenja non c'era e si rasserenò. Poi, alzato il calice, bevve il contenuto tutto d'un fiato e subito dopo rimase frastornato. Non aveva aggettivi per definire le sensazioni provate. Un'apoteosi di sapori gli deliziarono il palato e non riusciva a trovare un paragone. Però ora si sentiva una meraviglia e tanto gli bastava. Certo, c'erano state altre volte in cui si era sentito bene, ma mai come adesso. L'ambrosia aveva delle qualità curative incredibili ed Helias era su di giri, al punto da sentirsi di poter fare tutto. Quindi balzò in avanti per poi saltare e volteggiare raggruppato nell'aria tre volte e ricadere in piedi ritto come un bastone appena piantato.
Mentre gongolava all'idea di riuscire a fare tutto con quella nuova forza, l'effetto dell'Ambrosia passò a risvegliare le parti basse. Un leggero gonfiore alle brache a dire il vero, però non era sfuggito a Beruthiel e colse l'occasione al balzo: «Questo non è il luogo adatto per certe cose, mio caro. Seguimi, ti porterò in un posto dove potremo condividere le nostre passioni. Su, non farti pregare, si vede quanto mi desideri.» Preso Helias per mano, se lo tirò dietro e lui la seguì come un cagnolino.
Beruthiel l'aveva fatto entrare nelle sue stanze per poi andare a rinfrescarsi ed Helias ne approfittò per mettersi subito alla ricerca dell'anello d'ambra. Ma la stanza era enorme e piena di suppellettili dove lei poteva averlo nascosto e non aveva tempo a sufficienza per trovarlo. Perciò avrebbe atteso e, quando lei si sarebbe addormentata, avrebbe agito indisturbato. Quindi passò a dare una sbirciatina veloce per farsi un'idea di dove andare a cercare dopo.
Il colore predominante della stanza da notte era il blu cobalto e i suoi occhi ebbero un po' di pace. Beruthiel l'aveva arredata in modo sobrio e senza tanti sfarzi: un giaciglio prendeva tutta una parete - o meglio, un'alcova dove lei intendeva possederlo - e di lato due mobiletti su cui sostavano due sfere luminescenti. Altre tre sfere pendevano dal soffitto ed erano quelle a dare luce al tutto. Inoltre, lei aveva posto uno specchio di fronte al giaciglio e un altro si trovava attaccato al soffitto, proprio sopra e la scoperta lo preoccupò non poco. Per finire, un mobile con cassetti da una parte e un armadio con quattro ante dall'altra. Ma c'era un'altra porta, dava accesso a un'altra stanza e lui pensò dovesse trovarsi lì l'anello.
Helias non ebbe il tempo di accedervi, Beruthiel entrò ed era nuda come madre natura l'aveva fatta. Quindi dalla gola di lui uscì solo un lieve singulto strozzato. Poi lei gli passò accanto e, al sentire il profumo della sua pelle, liscia e vellutata come una pesca matura, dentro di lui iniziò a ribollire la passione, la quale crebbe ancora di più quando lei si voltò di schiena.
Per evitare di perdere il lume della ragione, ripassò nella mente la brutta avventura avuta nei cieli con mamma Grifone, e per fortuna funzionò. Ma solo per un attimo e prese a immaginare il volto di una donna bruttissima, la quale aveva tentato di possederlo senza il suo volere, e aveva fatto centro, nulla più si muoveva sotto, come se si fosse tutto inaridito.
La Strega si era distesa sul giaciglio supina e guardava se stessa riflessa allo specchio posto sopra al giaciglio. E mentre si specchiava si toccava le parti intime, chiaro segno di cosa si aspettava da Helias. Il quale non sapeva come evitarlo senza per questo farla arrabbiare e lo trasformasse in chissà quale insetto. Doveva prendere tempo e iniziò a spogliarsi con una lentezza esagerata. Ma a Beruthiel piaceva e infine aveva pure goduto di piacere al guardarlo.
Helias non si spogliò del tutto, restò con indosso un solo indumento, quello a coprire le parti intime. Questo però non giocò a suo favore, Beruthiel interpretò l'atto come se lui si aspettasse qualcosa di più provocante e lei, dopo essersi messa carponi, iniziò a belare come una pecorella smarrita. Per fortuna, o miracolo, lui non lo sapeva con esattezza, l'eccitazione iniziale era passata. Il suo amico, una volta fidato, sembrava non volerne più sapere di alzare la china, nonostante le continue movenze sensuali di lei, e ce l'aveva messa davvero tutta per eccitarlo, addirittura con l'uso di alcuni vegetali la cui forma ricordava molto l'organo riproduttivo.
Anche se Helias era contento di questo suo stato di quiete, in cuor suo fosse solo passeggera l'indisposizione e, spogliatosi del tutto, mostrò a Beruthiel la sua situazione, da farle constatare di persona e aveva funzionato, lei ora lo guardava delusa e lui si sentì sollevato. Fino a quando sarebbe durata la testa china non lo sapeva e dunque doveva pensare a cosa inventarsi quando il tutto avrebbe ripreso vita.
Tuttavia era alquanto strano, altre volte si era trovato nella stessa situazione per colpa di un marito tornato troppo presto a casa, ma era durato poco. Ora era diverso, il suo attrezzo non voleva saperne di riprendersi. Qualcosa doveva aver influito e cercò di ricordare tutte le sue azioni precedenti: si era fatto un bagno, ma la causa non potevano essere le essenze profumate, e nemmeno gli abiti indossati dopo. Perciò tornò più indietro, all'arrivo e all'incontro con gli esseri venuti a prenderlo per scortarlo nella sala dove l'attendeva Beruthiel. Dove aveva rivisto Quenja, con cui si era scusato mente lui portava in tavola le pietanze. Ecco, forse la causa potevano essere le verdure, si era riempito il piatto di quelle dal colore blu come il mare. Potevano essere quelle la causa e, nel fare mente locale, Quenja gli aveva detto di non preoccuparsi e quindi non ebbe più dubbi. Cosa ci avesse messo dentro per ridurlo all'impotenza non lo sapeva e non gli importava visti gli effetti, sperava solo non fossero duraturi.
Seduta a gambe incrociate al centro del grande giaciglio, Beruthiel fissava, con aria afflitta, l'uomo di cui lei aveva pensato e creduto essere un grande amatore si dimostrava invece un rammollito senza spina dorsale e attributi. Lo aveva immaginato vivo e duro come il marmo e penzolava tutto flaccido come una cosa morta. Eppure lo aveva visto bere l'Ambrosia ed era alquanto improbabile avesse una reazione di quel tipo. Ragion per cui voleva scoprirne le cause.
«Cosa ti preoccupa, mio caro. Forse non ti piaccio? Perché se questo è il motivo, dillo pure, non mi offendo, ci sono tanti altri uomini a cui piaccio. Però credo non sia questo il vero motivo, altrimenti non ti saresti eccitato al vedermi nuda. Qualcos'altro ti frena... lo vedo, sei combattuto. Vorresti saltarmi addosso eppure ti trattieni. Deve trattarsi di una momentanea indisposizione e presto tornerai come prima. Ma forse potrebbe essere altro. Eriel mi ha parlato di una certa Lucylla e del fatto che tu l'ami e lei corrisponde. Quindi è questo il motivo del perché tu mi hai evitato finora?»
«Sì, è vero.»
«Capisco. E dimmi, è più bella di me? Ha un corpo fantastico quanto il mio? Inoltre... saprebbe comprenderti quanto me? Su, rispondi, non lasciarmi nel dubbio, odio quando lo fanno e mi arrabbio al punto da non rispondere più delle mie azioni e potrei arrivare a uccidere.»
«Eccomi. Ascolta... Tu sei bellissima e mi piaci molto, Beruthiel e... scusa, visto cosa vuoi da me, bando alle chiacchiere. Tu mi piaci e credo di avertelo dimostrato. Tutto il mio essere l'ha fatto e ne sei stata testimone. E ora questo dovrebbe portarti a riflettere, in quanto il problema non è Lucylla, ma qualche agente esterno e ti spiego a cosa alludo. Con Eriel venivamo da te e, durante il tragitto, mi sono imbattuto in un fiore di un azzurro intenso e non ho resistito, ho dovuto coglierlo. A quel punto la principessa Elfo mi dice che quel tipo di fiore si può mangiare. Quindi le chiedo come , cioè, se cotto o crudo, e lei aggiunge di avere pazienza, lo avremmo provato insieme al nostro ritorno. Poi, l'incontro con le Api, il viaggio sul loro dorso, le bellezze del luogo e gli strani esseri incontrati durante il cammino mi hanno fatto dimenticare di averlo nelle tasche. E avrei continuato a non pensarci, se non avessi preso della verdura dalla tua tavola e strano ma vero, dello stesso colore del fiore. In quella circostanza mi è tornato in mente e, dopo averlo preso, l'ho mangiato. Tuttavia non aveva lo stesso gusto della verdura e, se due più due fa sempre quattro, a ridurmi in questo stato infelice penso sia stato il fiore e sai, credo che Eriel lo sapesse e ha pensato bene di non rivelarmi i suoi effetti collaterali per evitare io mi concedessi a te.»
Beruthiel aveva ascoltato con un'espressione di distacco: la stessa di Lucylla quando lui le raccontava la solita scusa per giustificare i ritardi agli appuntamenti. «E dimmi, Helias... e qui fa molta attenzione a come rispondi. Il fiore azzurro che dici di aver trovato, quanti pallini rossi ha su ogni petalo?»
Lo aveva fregato, pensò Helias e per tale ragione iniziò a sudare freddo. Se ora lui non dava la risposta giusta, lei di sicuro lo avrebbe trasformato in mostro prima dell'arrivo di Eriel. La Strega conosceva quel fiore e questa non ci voleva proprio. Si era messo nei guai con le sue stesse mani e doveva riflettere per uscirne ancora una volta vittorioso.
Ma Beruthiel non amava aspettare. «Eppure non ci vuole molto a rispondere, Helias.»
Non poteva più tergiversare, doveva annunciare una cifra a caso e sperare fosse quella giusta. Tanto, se avesse sbagliato, sia in eccesso che in difetto, avrebbe potuto dare la colpa a un abbaglio. «Tre.» E attesa trepidante una conferma positiva da parte di lei.
«Ne sei proprio sicuro, Helias?»
Sapere quali fossero le vere intenzioni della Strega gli sfuggiva e titubava. Forse lei voleva solo metterlo alla prova e se avesse risposto di no sarebbe stato fottuto. La risposta giusta era tre e la ribadì senza tentennare: «Non mi sono sbagliato. Erano tre i puntini rossi. E poi quando l'ho raccolto ho pensato alle tre cose che reputo importanti nella mia vita in ordine d'importanza: amare le donne; bere con gli amici birra a volontà e l'ultima, a inglobare le prime due rendendole uniche, credere nell'amicizia a noi concessa e non tradirla mai, a costo della vita.»
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