Verso nuovi mondi
Prima di uscire allo scoperto, Vinicius spaziò con lo sguardo in ogni direzione e solo quando fu certo non ci fossero le guardie di Darius in giro, imboccò un vicolo con il mischiarsi tra le persone che lo percorrevano frettolose di raggiungere la propria meta; la stessa della sua: lo spazioporto.
Arrivato a destinazione, Vinicius si appostò dietro alcune casse per accertarsi non ci fosse in giro Demetrius. Non c'era e partì spedito verso il locale un cui intendeva entrare per farsi un'ultima bevuta prima di assentarsi per chissà quanto. Lì dentro avevano la Verdina migliore e oltre a berne un po' voleva farne scorta. Solo dopo sarebbe salito a bordo dell'Eternity con il mettersi a disposizione di Albert.
Una volta dentro, Vinicius ordinò al gestore tre bottiglie di Verdina e, nell'attesa che l'omone gliele portasse, si guardò intorno. Oltre al gestore, soltanto una ragazza con i capelli biondi e il volto tatuato presenziava. Tuttavia, ciò che lo attirava più di lei erano i suoi occhi di un bel viola acceso e d'istinto alzò la mano per salutarla, come se la conoscesse.
La biondina non ricambiò il saluto, come c'era da aspettarsi, infatti si alzò di scatto e stava per andare, quando il gestore del locale, uscito dalle cucine, la fermò: «Ehi, dico a lei, signorina. Va via senza pagare? Le ho preparato le verdure fresche da lei richieste e, anche se non le consuma, deve comunque saldare il conto.» Il gestore, un omone più largo che lungo, mentre aspettava una conferma si torceva il baffo destro con le grosse e grasse dita untuose.
La ragazza tatuata prima guardò Vinicius con attenzione e poi ribatté a tono verso il gestore: «Non si preoccupi! Le consumo, le porti pure al tavolo.» A primo acchito aveva creduto che Vinicius fosse uno dei tanti scagnozzi sguinzagliati da Donna Dorniana per catturarla, ma al guardarlo meglio, lui era troppo ben vestito per essere un mercenario e si era tranquillizzata un pochino. E poi aveva cambiato aspetto e nemmeno sua madre avrebbe potuto riconoscerla. Pertanto sfoderò un bel sorriso accattivante e ruppe l'indugio iniziale: «Le farebbe piacere fermarsi a bere qualcosa di forte con me, signore? Vorrei farmi perdonare per aver pensato a lei come a un malintenzionato... Offro io.»
Curioso di sapere cosa poteva aver spaventato la ragazza, che continuava a guardarsi intorno circospetta, come se si aspettasse da un momento all'altro di essere scoperta, Vinicius si alzò in piedi e si presentò: «Volentieri. Ah, io sono Vinicius.»
«Io mi chiamo Artemide, signore. »
«Via le formalità, dammi pure del tu, Artemide. Ah, offro io la bevuta. Ho appena ordinato tre bottiglie di Verdina e potremmo scolarcene una insieme. Che ne dici?
«Perfetto, Vinicius.» E rivolta al gestore «scusi, potrebbe portare due bicchieri?»
«Arrivano subito, signorina.»
Ottenuti i bicchieri, Vinicius aprì la bottiglia e, riempiti entrambi fino all'orlo del liquore di un bel colore verde intenso, ne passò uno alla ragazza, che mandò giù tutto d'un fiato e lui, per non sfigurare, la imitò.
«Ci voleva proprio. Sai, vado matto per questo liquore alle erbe e sono venuto di proposito per farne provvista prima di partire. Ma non sono il solo. Anche tu stai per imbarcarti, vero?» Lui la scrutò e la sua reazione era stata un misto di preoccupazione e allo stesso tempo liberazione. Pertanto la incalzò per non darle modo di ribattere. «E dimmi, sempre se non sono troppo invadente, dove vai di bello?» Vinicius versò un'altra cospicua dose di Verdina nei bicchieri e lei, bevuto il contenuto nel suo, serafica lo rese edotto: «Su Giovenale, Vinicius. Tu, invece, dove sei diretto?»
«Non lo so ancora di preciso. Una volta salito a bordo lo deciderò e... ehi, qualcosa non va? Sei sbiancata.»
Artemide guardava il monitor davanti a lei dove erano riportati gli arrivi e le partenze dei vari cargo del giorno. «Niente, hanno cancellato il volo per Giovenale e il prossimo ci sarà dopodomani. Maledizione... Questa non ci voleva proprio.»
«Beh, perché ti scaldi tanto, nell'attesa potresti scoprire le bellezze di Allibis... e sono tante, credimi.»
«Non ho tempo per le cose futili e comunque la città la conosco a menadito. Il problema è che ci sono alcune persone a cui ho fatto un torto e devo lasciare questo pianeta prima che loro mi trovino.» Artemide spaziò con lo sguardo per tutto il locale guardinga e pronta a ogni evenienza nel caso fosse entrato qualcuno di sua conoscenza. Ma nel locale c'erano soltanto loro due e il gestore e lei si rilassò per poi prendere la palla al balzo.
«Ascolta, Vinicius. Da quel che ho capito, sei in procinto di partire. Quindi mi chiedevo... potresti darmi tu uno strappo fino a Giovenale? Che ne dici? Durante il viaggio potrei cantare per allietarti. Sai, ho una bella voce. Oppure potrei raccontarti qualche storiella divertente, ne conosco un sacco. Insomma, qualsiasi cosa tu voglia in cambio, la otterrai. Nel lecito, sia ben chiaro... non sono quel tipo di ragazza.»
Vinicius rise di sottecchi. Non sapeva il perché, ma quella ragazza gli era entrata in simpatia e decise di volerla aiutare a priori. Sperava solo che, una volta portata a bordo, Albert non facesse storie. «E sia, ma non su Giovenale, non è il posto adatto per una ragazzina come te. Ti lascerò su di un avamposto dove gli abitanti si fanno gli affari propri e soprattutto sono brave persone. Vedrai che ti troverai molto bene.»
Non poteva capitarle di meglio, pensò Artemide e, abbozzato un sorriso sincero: «Grazie per il passaggio e il suggerimento... Però con cosa, ma soprattutto, quando partiamo?»
«Direi subito, non è forse questo che tu speravi?»
«Allora che aspettiamo, fammi strada! Io ti starò dietro come una falena attratta dalla luce.»
Pagato il conto, si inserirono nel flusso di persone che si spostavano in lungo e in largo per lo spazioporto. A fare strada Vinicius e Artemide lo tallonava con il voltarsi di tanto in tanto per vedere se ci fosse qualche inseguitore. Finché lui di punto in bianco si fermò davanti ai bagni pubblici.
«Seguimi... Non temere, ragazzina, non ho cattive intenzioni.»
Artemide sogghignò divertita, avrebbe potuto mettere fuori gioco Vinicius con una sola mossa se solo avesse allungato una mano su di lei. Per cui entrò sicura e lo guardò curiosa di sapere il motivo di quella scelta a dir poco assai stramba.
Vinicius però non proferì parola, con due dita della mano destra strinse un bracciale che portava al polso sinistro e poi rimase in attesa. Lei allora non poté fare a meno di pensare che fosse impazzito e quindi stava per voltarsi e tornare sui suoi passi, quando apparve un portale di luce là dove prima c'era una parete e si fermò allibita.
«Seguimi. Le spiegazioni a dopo.» Sentenziò lui lapidario per poi varcare la luce e svanire nel nulla.
Lei come avrebbe potuto dire qualcosa, era rimasta a bocca aperta e lo aveva seguito, senza non poca ritrosia, per ritrovarsi a bordo di un'astronave dove ad accoglierla c'era l'essere più singolare che avesse mai visto. Un uomo dalla testa glabra e dai lineamenti femminili che si era presentato a lei con modi assai garbati.
«Benvenuta a bordo, signorina. Io sono Albert, il capitano, come voi direste, di questa magnifica astronave. Ah, se si chiede dove si trovi ora il suo amico, non si preoccupi, è andato in cabina a rinfrescarsi. Pertanto, se ora vuole seguirmi, le ho preparato una cabina dove potrà farlo anche lei. Parleremo dopo riguardo alla sua permanenza a bordo e ai motivi che l'hanno spinta a lasciare il suo pianeta natio.»
Tenuto conto che al passaggio il tempo si dilatava per poi ritirarsi lento come un respiro, Vinicius aveva avuto modo di avvisare Albert circa la situazione in cui versava lei.
Quando la porta scorrevole si fece di lato, Artemide si trovò di fronte Vinicius, il quale la accompagnò in plancia e lì Albert la rese edotta circa il problema che lo assillava.
Dopo averli ascoltati entrambi con attenzione, Roxanne si era detta che quella poteva essere una grossa opportunità per lei. Se si fosse fermata a bordo ad aiutare Vinicius e di riflesso Albert, Katia non sarebbe mai arrivata a lei. Non che la temesse, voleva solo evitare di ucciderla: erano state amiche prima di diventare nemiche e le sarebbe dispiaciuto arrivare a quel triste epilogo.
Una scelta quasi obbligata e lei, da allora, insieme a Vinicius entravano e uscivano dal mondo creato così come lo aveva immaginato uno degli Alter Ego. Il tutto mentre i loro corpi sostavano su delle comode poltrone nella sala delle traslazioni: Vinicius si presentava con nome e aspetto diverso; lei invece aveva scelto di non cambiare nome e aspetto, non se l'era sentita di rifarlo ancora.
Così, sotto la supervisione di Albert, entravano e uscivano dalla realtà virtuale chiamata dagli Alter Ego la Cittadella. Vinicius in quel contesto era conosciuto come il grande saggio e lei come Artemide, la sua fidata assistente. LA traslazione di solito era istantanea e non provocava in loro alcun dolore o sensazione spiacevole.
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