Una prova inconfutabile
Hirador non aveva chiuso occhio tutta la notte: doveva presentarsi al re con la prova inconfutabile che una certa Drusilla cospirava contro la corona e non era riuscito ancora a trovarla, anzi le cose si erano messe male per lui ancor più. L'incombenza gli era stata affidata in quanto il re aveva obbligato il principe ereditario a convolare a nozze con una principessa per rimpinguare le casse del Regno e il figlio, invece, non ne voleva sapere perché si era innamorato proprio di Drusilla. Ma quella donna era una arruffapopoli. Professava in ogni angolo delle strade ideali di libertà e uguaglianza a minare le radici dell'Aristocrazia e doveva essere fermata a tutti i costi. Inoltre era amata dal popolo di Anthares e se il re voleva darla in pasto al suo drago doveva provarlo con fatti concreti che fosse una sobillatrice della peggior specie.
Il motivo per cui Hirador due giorni prima l'aveva seguita e sarebbe filato tutto liscio, se Drusilla non fosse stata risucchiata da una luce abbagliante e con lei anche il principe Galador: il ragazzo l'aveva seguita e a quel punto aveva firmato la sua condanna a morte: saputa la notizia della scomparsa del figlio, il re avrebbe messo la sua testa su una picca. Quindi per evitarlo si era precipitato a soccorrere il ragazzo, speranzoso di salvarlo. Però, giunto davanti al portale luminoso, si era chiuso sulla sua faccia.
Preoccupato come non lo era mai stato, Hirador rifletteva su cosa poteva essere successo, quando gli venne in mente una storia sentita tempo addietro alla taverna del drago dorato. Un cantastorie narrava dell'esistenza di alcuni scrigni di cristallo al cui interno vi erano custoditi dei Talismani con il potere magico di aprire portali per altri mondi. Pertanto Drusilla doveva esserne entrata in possesso ed era quello il motivo della sua sparizione. Ma questo non era il vero problema per lui, anzi, alla notizia della scomparsa di Drusilla il re si sarebbe complimentato con il dargli una pacca sulla spalla per poi elargirgli pure qualche moneta d'oro. Però non avrebbe fatto altrettanto saputa la notizia che il figlio l'aveva seguita a ruota.
Il motivo per cui Hirador se ne stava ancora disteso sul giaciglio a riflettere su cosa era meglio dire per non diventare l'antipasto del drago. Ma non poteva continuare a procrastinare l'inevitabile e, alzatosi con il porre attenzione a non svegliare la sua amata compagna, si vestì e, una volta pronto, prima di uscire baciò le labbra di lei per poi aprire la porta con delicatezza e richiuderla con la stessa accortezza e scendere i ventisette gradini che lo separavano dal piano.
Arrivato in basso, Hirador si recò dritto verso la stalla e una volta giunto accarezzò un magnifico esemplare di Grifone femmina. La creatura ricambiò il gesto con lo strofinare il suo grosso becco adunco sulla guancia destra di Hirador, che la sellò e montato sul suo dorso le sussurrò in un orecchio. «Buongiorno, Berenice. Scusa, ma il re mi aspetta e sono pure in ritardo. Quindi devo chiederti di volare come mai hai fatto prima.»
Berenice non poteva parlare, però capiva ogni parola ed emise uno stridio acuto rivolto al cielo per poi buttarsi giù dalla rupe e, fatte un paio di virate a gomito e alcune impennate improvvise, che procurarono a Hirador un vuoto allo stomaco, lanciò un altro grido stridulo per poi planare leggera come l'aria sopra un'Anthares ancora addormentata.
Berenice era stata velocissima, poco dopo discese sul piazzale antistante il palazzo Reale e quando chiuse le ali Hirador saltò giù e prese a correre lungo il lungo viale alberato che lo avrebbe portato dritto davanti all'ingresso principale. Però lui era fuori forma e prese ad ansimare quasi subito: da quando aveva conosciuto Alchiria, non c'era stata una sola notte che non avessero fatto all'amore. Tuttavia non era nella posizione da potersi permettere di far attendere il re e riprese a correre per arrivare dinanzi all'enorme porta della sala del trono stremato.
Le guardie lo fecero passare senza ostacolarlo e Hirador pensò che sapessero che quella sarebbe stata per lui la sua ultima entrata. Forse per questo motivo non lo avevano fermato e il suo unico rimpianto, in quel momento, era non rivedere più la sua amata Alchiria e l'amica Berenice. Quindi aveva da scegliere: tornare sui suoi passi e portarle via con sé lontano, o affrontare a testa alta il re e subire le conseguenze della sua inefficienza. Ma se avesse scelto la prima opzione, avrebbe dovuto scappare per sempre, non c'era luogo sicuro in tutto il Regno dove le guardie del re non l'avrebbero scovato. Quindi varcò la soglia è sperò in bene.
Lunga novecento piedi e larga novanta, la sala del trono poteva essere definita la quintessenza della bellezza architettonica. In fondo alla sala vi era il trono e sopra di esso, appeso alla parete, un dipinto con il re e la regina raffigurati in piedi. Settantadue enormi pilastri scanalati e binati con capitelli scolpiti a regola d'arte reggevano il tutto e tra l'uno e l'altro si potevano ammirare i busti in marmo dei Regnanti succedutisi nel tempo.
Vista la sua corporatura esile e la statura bassa, tanto che avrebbe potuto essere scambiato per un nano, il nome dato al re dai suoi genitori non era proprio azzeccatissimo: Filippone a primo acchito portava a immaginare che fosse grande e grosso. Tuttavia il re aveva qualcos'altro di enorme ed era la ragione per cui litigava spesso con la regina consorte. Le cui urla di sdegno non sortivano alcun effetto, in quanto al re entravano da un orecchio per poi uscire dall'altro. Di norma i regnanti non litigavano in pubblico e se Hirador ne era venuto a conoscenza lo doveva alla sua compagna, Alchiria era la dama di compagnia della regina.
Il sovrano intanto si era fermato e osservava Hirador cupo in volto in attesa che aprisse bocca e, visto che non lo faceva, si avvicinò e gli urlò in faccia: «Sveglia! Lo so di averti buttato giù dal giaciglio insieme ai galli e avresti preferito poltrire, però noi due avevamo un accordo... dove si trova quella donnaccia e con chi. Ma soprattutto... hai qualche prova concreta che lei cospiri contro di me e l'aristocrazia tutta? Esigo buone notizie, oppure il drago farà scempio delle tue carni.»
«Non saprei proprio da dove iniziare, Vostra Maestà. Vede, quanto sto per dirle non le piacerà e io-»
«Non girarci intorno. Parla!»
«Sì... ecco... cioè, voglio dire no, Vostra Maestà! Scusi. Ebbene, come le dicevo poc'anzi, non le piacerà e su questo mi preme ricordarle che riporto solo i fatti, non ho alcuna colpa su quanto è avvenuto.»
«Sì, ho capito, va' avanti.»
«Dunque, la donna seguiva un sentiero e le stavo dietro senza perderla di vista, quando mi accorgo di non essere il solo, anche il principe Galador la ped-»
«Avrei dovuto tenerlo segregato nelle sue stanze fino al giorno delle nozze. Ma ormai è tardi, cosa fatta capo ha e... lasciamo stare, va' avanti.»
«Sì, Vostra Maestà. Lascio passare il principe e poi, senza farmi notare, seguo entrambi. Almeno fino a quando Drusilla non arriva ai piedi di un grosso albero, un Tasso, Sire, e lei, dopo aver preso qualcosa appesa al collo, lo alza innanzi al tronco e da esso scaturisce una luce intensa. Allora io mi faccio avanti e, quando la luce si attenua, vedo che si tratta di un portale dove lei è entrata e subito dopo lo attraversa anche suo figlio, Sire.»
«E tu non hai fatto nulla per impedirglielo?»
«Sì, Vostra Maestà. Dovete credermi, ho provato a raggiungere il principe per fermarlo, ma quando sono arrivato al tronco il portale si è chiuso. Ecco, vede, ho ancora il bernoccolo sulla fronte per la botta presa nel tentativo di attraversarlo.» Con un dito sulla parte lesa, Hirador sperava che il re credesse alla sua storia e lo lasciasse tornare dalla sua amata.
Il re però gli andò incontro cupo. «Ascolta, non mi interessa come farai e quali mezzi utilizzerai, però devi riportare indietro mio figlio se non vuoi diventare il prossimo pasto del drago.»
Hirador aveva bisogno di tempo per riflettere e l'unico modo doveva tergiversare senza manifestare la sua preoccupazione. «Vostra Maestà, il posto in cui si trova il suo ragazzo è un mondo protetto da un sacro Tasso e vi si può accedere solo con l'ausilio di un Talismano. Però solo i Custodi della parola possono aprirlo e quindi è impossibile per me entrare, come a chiunque altro qui ad Anthares.»
«Questo vuol dire che non rivedrò più mio figlio, mentecatto?»
«No! Vostra Altezza. Lo rivedrà prima di quanto pensa. Ma lasci che le spieghi meglio. Quella donna... Drusilla, non credo che resterà ancora per molto dall'altra parte. Se il suo fine è quello di spodestare lei dal trono, dovrà per forza tornare e troverà me ad attenderla. E se con lei non ci sarà suo figlio, allora la obbligherò a portarmi dall'altra parte e insieme andremo a cercare suo figlio. Abbia fiducia in me, Sire... troverò il principe Galador e lo riporterò a lei sano e salvo.»
Filippone non si fidava molto di Hirador e sul suo volto scarno e butterato si poteva vedere quanto. Però non aveva altri a cui affidare quel compito gravoso e decise di dargli un'altra occasione. «E va bene. Voglio darti un'altra occasione per riscattarti, ma è l'ultima, fallisci e di te non rimarrà nemmeno un capello.»
Con la testa china sul pavimento tirato a specchio, Hirador retrocesse fino ad arrivare dietro l'enorme porta e, voltatosi, l'aprì e una volta fuori si voltò verso le due guardie con un sorriso per poi mostrare loro, e con una certa soddisfazione, il dito medio alzato della mano destra.
Hirador scelse due guerrieri che avevano tenuto testa a Drusilla nell'arena: nel caso lei avesse fatto resistenza avrebbero avuto la meglio. Poi insieme a loro era andato nelle scuderie e scelte due femmine di Grifone, Berenice era in calore e sarebbe stato un problema avere maschi nel gruppo, insieme presero il volo per dirigersi verso il luogo dove Drusilla era sparita.
Dopo aver sorvolato l'intera città, i tre cavalieri giunsero a destinazione e Hirador, in previsione di una lunga permanenza, fece approntare un accampamento su una collina da cui potevano vedere la piana sottostante e il sacro Tasso. Ora lui doveva sperare che Drusilla tornasse indietro da lì, altrimenti la sua sorte sarebbe stata solo e soltanto una: morire tra le fauci di un enorme drago.
E con questo capitolo finisce il primo volume di questa saga. Grazie a tutti coloro che sono arrivati fin qui. :-)
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