Tute suadenti

Afferrato un libro tra i tanti posti in file ordinate sullo scaffale che occupava tutta una parete del suo studio, Vinicius prese posto su una poltrona dove iniziò a sfogliarlo per poi perdersi tra le fitte righe. Di fronte a lui c'era un'altra poltrona e di norma si accomodava la sua compagna di vita: una donna dai lunghi capelli neri e gli occhi color del cielo. 

Spostato lo sguardo, al vedere che sulla scrivania sostavano, in pile ordinate, un mucchio di scartoffie in attesa di essere evase e di cui non poteva più rimandare la disanima, pose il libro sul tavolino di fianco e, presa una bottiglia di Verdina, ne versò una generosa dose in un bicchiere. Buttato giù tutto d'un fiato il liquore, si alzò per andare a sedersi sulla poltrona dietro la scrivania.

Vinicius non ebbe modo di spulciare le carte, sullo schermo olografico apparve il volto di una guardia imperiale e con una nota infastidita nel tono lo assalì: «Cosa c'è di tanto urgente da non poter attendere fino a domani? Sono stanco e stavo giusto per andare a dormire, Demetrius.»

«Deve perdonare l'ora tarda, signore. Ma vede, un'astronave, come mai ne abbiamo viste prima, staziona in orbita stabile nei pressi di Antares... e non appartiene alla flotta horcobolana.»

«E come può esserne certo?»

«Dal fatto che un lato dei tre che la costituiscono misura novemila Satrap, signore. Dunque, se consideriamo che le nostre astronavi, come quelle degli horcobolani, non superano i novemila Trap, direi che ci troviamo di fronte a qualcosa di mai visto pima. Per cui le suggerirei di allertare il Consiglio al completo.»

Con quel tono liscio e manierato, atto a circuire e addolcire gli sprovveduti, Demetrius celava la sua vera essenza, nel perfetto stile di un viscido cortigiano affettato. Ma Vinicius sapeva che il suo dire lezioso di rado non celava altri fini e non lo prendeva troppo sul serio. 

«No! Le alte sfere si mobiliterebbero e non mi sembra il caso di allertare tutti finché non sapremo con chi e cosa abbiamo a che fare. Gli occupanti di quell'astronave potrebbero aver avuto un qualche guasto e, una volta riparato, andranno via come sono apparsi. Tuttavia non ce ne staremo con le mani in mano. Ascolti, Demetrius, innanzitutto tenga per  sé la notizia, almeno fino a quando non ne sapremo di più... Intesi?»

«Farò come desidera, signore. E non si preoccupi, come da lei richiesto, sul tenere celati gli avvistamenti di qualsiasi astronave si fosse avvicinata al nostro sistema planetario, ho modificato i dati che vengono trasmessi alle stazioni di controllo. Ma non reggerà a lungo l'inganno. Dobbiamo darci una mossa ad andare, signore.»

«Allora cosa aspetta? Corra a scaldare i motori della Essex, voglio vedere da vicino questa astronave dalle dimensioni di un pianeta.»

«Scusi la sfacciataggine, signore... si unirà a noi anche la sua signora?»

Vinicius avrebbe preferito andare da solo, ma non sapeva cosa avrebbe trovato lassù e Maya poteva fare la differenza: nel caso avessero incontrato una nuova specie, sarebbe stata un'ottima intermediaria. Sperava solo che tra lei e Demetrius filasse tutto liscio, non lo sopportava e non sarebbe stata un'esplorazione del tutto tranquilla. E non poteva evitare di portare lui, sarebbe corso a riferire tutto al Generale Artemius che, saputa la notizia di un'astronave gigantesca gravitare sulla sua testa, non avrebbe permesso a Maya, la figlia, di lasciare il pianeta. 

Vinicius non aveva scelta e gli diede la conferma che si aspettava: «Sì. Verrà con noi anche la mia compagna.»

«Scelta lungimirante, signore. Allora corro a preparare la Essex e sarà pronta a partire al vostro arrivo. Ah, ma fate in fretta signore. Come le dice-»

«Faremo quanto prima, vada.»

Spento lo schermo olografico, Vinicius uscì dallo studio per accedere nel vano accanto e, arrivato dinanzi al letto, dove Maya era assopita, si chinò e le sussurrò in un orecchio: «Scusami tanto, ma è necessario che tu venga con me e subito.»

Maya era sveglia da un bel pezzo. Lo studio si trovava accanto alla camera e lei aveva sentito la fastidiosa voce di quel Demetrius. Il motivo per il quale aveva più chiuso occhio. Ma non solo per questo, se quel viscido verme aveva disturbato Vinicius nel cuore della notte, voleva dire che qualcosa bolliva in pentola e voleva sapere cosa. 

Fatta leva sui gomiti e appoggiata la schiena alla testiera del letto, Maya tirò a sé Vinicius per il bavero della giacca e lo baciò con passione. Poi assestò il cuscino dietro la nuca e attese che lui le rivelasse i motivi di quella sveglia anzitempo.

Vinicius abbozzò un sorriso. «Un'astronave mai vista prima orbita sopra le nostre teste e devo andare fin lassù per capire se gli occupanti sono venuti in pace.»

Maya arricciò il naso per poi esclamare, con una nota interrogativa nel tono: «Beh, meno male che non appartiene agli horcobolani. Scusa, ma a cosa potrei mai esserti utile io?»

«Con la tua presenza mi sentirei più a mio agio. E poi tu sai essere diplomatica e direi che sei la persona più adatta per questioni delicate come questa.»

«Sì. Verrò con te, ma a un patto.»

«Ti ascolto.»

«Tieni lontano da me il leccapiedi del tuo amico Darius. Se fossi in te non mi fiderei troppo di Demetrius, è un opportunista e alla prima occasione ti tradirà senza pensarci su due volte. Schiena contro il muro quando sei con lui... e anche con Darius. Altro soggetto da cui starei alla larga. Invece, per quanto riguarda me, ciò che più m'importa è che il primo non si avvicini troppo alle mie chiappe, altrimenti si beccherà una bella ginocchiata sui testicoli.»

Nell'immaginare la scena, Vinicius sussultò e, avvicinatosi a lei, la baciò per farsi perdonare. «Purtroppo devo portarlo con noi. Altrimenti correrà ad avvertire tuo padre e tu sai  poi cosa farà... metterà in moto la macchina della guerra e non è ancora il caso.»

«Se la metti così, vuol dire che sopporterò la sua asfissiante presenza... finché posso, di quell'insulso mentecatto. Dammi solo il tempo di mettere qualcosa di appropriato e andiamo.»

Arrivati allo spazioporto, la Essex era già pronta a partire: una navicella non adatta per i viaggi intergalattici, ma perfetta per quelli all'interno del sistema. Di colore argento vivo e lunga sessantatré trap, entrava a pieno titolo al primo posto nella classifica delle più belle e sofisticate navi spaziali interplanetarie aetherniane.

La Essex apparteneva a Vinicius e la usava come e quando voleva senza dover dare conto a chicchessia. Per fortuna nessuna guardia si trovava nell'area, Demetrius li aveva allontanati, ma tra non molto sarebbero tornate e, presa per mano Maya, si affrettarono a salire.

«Io raggiungo Demetrius in plancia, tu cosa fai, vieni con me, Maya?»

«No. Grazie. Ti rammento che mi hai destata nel cuore della notte e vorrei riprendere il sonno. E poi lo sai che quell'uomo mi è antipatico e non resisterei molto senza prenderlo a calci nel culo.»

Entrato in plancia, il volto di Demetrius s'illuminò. Espressione felice che l'istante dopo svanì: Maya non c'era. Ma lui si riprese e annunciò con tono fermo e deciso: «Usciti dall'esosfera, potrà vederla in tutta la sua magnificenza, signore. Manca poco e... ah, venga a dare un'occhiata e mi dica se mi sbagliavo.»

Nell'ammirare incredulo l'immensa mole dell'astronave, poiché doveva esserlo, altrimenti non si spiegava come avesse fatto a immettersi un un'orbita stabile al pianeta, in cuor suo Vinicius sperava che a qualsiasi razza appartenesse non fosse di quelle ostili.

Di forma triangolare e nera più della notte più buia, incuteva timore reverenziale. Se poi si aggiungeva che all'osservazione non emetteva alcun segnale luminoso a determinare che ci fosse qualcuno a bordo, e che non ci fossero portelli di ancoraggio e d'entrata, si aggiungeva il mistero. Ma si trovavano ancora distanti per averne una conferma e Vinicius continuò a tenere gli occhi puntati su quell'ammasso di chissà cosa galleggiare placido nel vuoto cosmico.

Demetrius aveva portato la Essex sopra l'astronave e seguiva uno dei tre lati a velocità sostenuta. Analizzava con gli strumenti di bordo di cosa fosse fatta. Ci misero un bel po' a girare intorno al monolito e durante la circumnavigazione non rilevarono alcuna presenza vitale a bordo. Inoltre, gli elementi che costituivano la struttura molecolare di quell'ammasso ambulante non risultarono nella banca dati e tale circostanza lasciò sia lui che Vinicius a bocca aperta.

«Apra un canale di comunicazione, Demetrius, almeno sapremo se a bordo c'è  qualcuno. Deve pur esserci se è approdata fin qui.»

Vinicius attendeva fiducioso che dall'altra parte inviassero una qualche sorta di segnale. Ma non ottennero risposta e si arresero all'evidenza: non c'era nessuno a bordo oppure gli occupanti non desideravano entrare in contatto con altre specie.

«E se sparassimo contro quella cosa una bordata, signore?»

«Cosa le passa per la testa... è forse impazzito? Ha visto quanto è grossa l'astronave là fuori? Non avremmo scampo se ci attaccassero. Rifletta prima di dire scempiaggini. Non le è passato per l'anticamera del cervello che forse non vogliono entrare in contatto con noi ed è per questo che non rispondono alle nostre chiamate?»

«L'ho sempre detto che lei è la persona più lungimirante che io abbia mai conosciuto.»

Prima di fare ritorno a casa Vinicius voleva far vedere a Maya l'astronave. E stava per andare da lei, quando un fascio di luce intensa si materializzò dal nulla e fu costretto ad arretrare di qualche passo.

Stessa precauzione adottò Demetrius, ma con una pistola stretta nella mano sinistra.

«Non faccia nulla di avventato. Non credo che quella luce voglia farci del male, Demetrius. Ha tutta l'aria di essere un portale. Insomma, ci invitano a salire bordo, almeno penso. Quindi mi ascolti bene, intanto che vado a chiamare Maya, lei non faccia nulla di avventato, salvo non esca fuori qualcuno armato. Questo è un ordine. Ha compreso?»

Demetrius sbiancò in volto, e non per paura che Vinicius si facesse del male, anzi, se fosse schiattato si sarebbe messo a saltare di gioia. In realtà lui temeva per la sorte di Maya e, stava per dire la sua in merito, che lei fece il suo ingresso in plancia e lui rimase senza parole: Maya indossava una tuta attillata al punto che sembrava essere nuda. 

Vinicius al vederla in quello stato non poté fare a meno di voltarsi verso Demetrius con sguardo intimidatorio. Messaggio che arrivò forte e chiaro, infatti lui si voltò dall'altra parte, anche se non avrebbe voluto, per poi esordire on tono mesto: «Scusi, signore, però io userei estrema cautela. Potrebbe essere pericoloso attraversare quella luce. Ancor più se ha intenzione di portare con sé la sua compagna. Penso invece che sarebbe più indicato se restasse qui a bordo con me. Non lo crede anche lei, signore?»

«Prima di dirle cosa penso al riguardo, devo fare un salto in cabina.» Avvicinatosi a Maya fino al suo orecchio: «Scusa, mi scappa e devo andare. Lascialo perdere, ora non posso metterlo a tacere con le cattive, però ti prometto che quando avremo risolto questa faccenda gli darò una bella lezione... promesso.»

Ne aveva le tasche piene di quell'uomo assillante. «La ringrazio per le sue premure, ma so badare a me stessa, signor Demetrius.»

Tornato in plancia, Vincius aveva preso la sua decisione. 

«Grazie per il suggerimento, lo apprezzo molto, davvero. Tuttavia la mia signora va dove vado io. Piuttosto ascolti, nel caso qualcosa finisse storto, non agisca di testa sua, Demetrius. Insomma, se non dovessimo tornare, non apra il fuoco contro l'astronave, siamo intesi? Se entro un ciclo di Antares non saremo tornati,  avverta il Generale Artemius, penserà lui a tirarci fuori dai guai.»

Presa la mano di Maya, la quale la afferrò con un sorriso divertito, Vinicius insieme a lei attraversò la luce.

Si ritrovarono catapultati in un ambiente che dire immenso era riduttivo. Sembravano due formiche al confronto di quel che c'era al centro di quella vastità. Un cilindro grande quanto una montagna emanava un chiarore pulsante di un colore verde pallido e intorno a esso non vi erano satrap su satrap di cavi. Questi fuoriuscivano dal cilindro per poi infilarsi tutto intorno sotto i loro piedi. Doveva essere il motore dell'astronave, pensò Vinicius affascinato, ma anche no e, sempre con il tenere stretta la mano di Maya nella sua, si fecero avanti.

Avevano visto in lontananza la figura di un soggetto dalle fattezze umane e solo quando arrivarono al suo cospetto si fermarono. Pur se il volto del soggetto aveva i classici lineamenti femminili, si trattava di un maschio. Non avevano dubbi che lo fosse, in quanto indossava una tuta attillata e ci si poteva sbagliare. Per cui discutevano su quella sua peculiarità, mentre l'uomo senza un pelo su tutto il corpo teneva puntati i suoi occhi, di un azzurro intenso, su loro due.

«Scusa, Maya. Ti spiacerebbe dirmi perché hai deciso di indossare una ceste cos' attillata? E poi ti lamenti se Demetrius non ti toglie gli occhi di dosso. Come potrebbe, nemmeno io riesco a farlo, e conosco del tuo magnifico corpo ogni singola piega.»

«Grazie per l'apprezzamento. Ma questo non giustifica Demetrius. Il problema è che è un sociopatico, ecco. Ma perché parliamo di quel verme schifoso? Non volevi sapere il motivo per cui ho scelto di presentarmi così?»

«Infatti!»

«Nessuno di preciso, mi andava di farlo. E poi, come puoi ben vedere, anche l'uomo glabro ne indossa una simile. Come me si mostra per ciò che è, un maschio con annessi e connessi. Non c'è niente di cui vergognarsi, o sbaglio?» Maya sorrise e Vinicius alzò le spalle come per dire: "chi se ne frega."

Comunque non ebbero modo di continuare la discussione. L'uomo dai lineamenti femminili prese la parola: «Benvenuti a bordo della Eternity. Io sono Albert e mi trovo al comando di questa astronave e, se ora voi vi trovate a bordo è perché cerco uno della vostra specie che si fa chiamare Vinicius. Assodato questo, sareste così premurosi e gentili da riferirgli che ho bisogno di incontrarlo? Ve ne sarei molto grato.»

Vinicius non aveva alcuna voglia di perdere tempo e si presentò senza troppi giri di parole. «Lo sa che lei è davvero fortunato, Albert. Sono io l'uomo che cerca. Sono io quel Vinicius. E la signora al mio fianco è Maya, la compagna con cui divido i piaceri che la vita mi concede in un continuo dare e avere finché non decideremo di divenire uno solo.»

«Sia lodato il Primo Creatore, signore. Questa sì che è una bella notizia. Dunque lasci che le spieghi il motivo della mia venuta. Un nostro amico comune, Bargund, mi ha consigliato di rivolgermi a lei. In quanto a suo dire lei è l'unica persona che può aiutarmi a risolvere un problema che mi assilla dal giorno in cui mi sono svegliato a bordo di questa meravigliosa astronave. Ma le dirò cosa voglio da lei solo quando mi darà la conferma che intende davvero darmi una mano, Vinicius.»

«Vorrei pensarci un po' su... permette?»

«Faccia pure con comodo. Io mi intratterrò con la sua compagna.»

Vinicius aveva conosciuto Bargund ad Allibis. In quel contesto gli aveva riferito di essere il fratello di Volcan, il Signore assoluto di Horcobolus. Bargund era uno scienziato e studiava il comportamento delle Essenze vitali, ma non erano entrati nei particolari, il fratello lo guardava e lasciarono il discorso a metà. Però gli aveva detto quel tanto da capire che il rettiliano voleva il suo aiuto per liberare le Essenze vitali che il fratello teneva prigioniere su Somnium. In quel frangente gli aveva risposto di non poterlo fare: se il fratello avesse avuto il sentore che gli aetherniani volevano intromettersi nelle loro beghe interne avrebbe avuto la scusa per stracciare il patto di non belligeranza. Per cui Albert doveva essere il soggetto al di sopra delle parti che Bargund voleva piazzare in campo per risolvere il problema senza mettere in campo gli aetherniani. Ma se così era, perché lo scienziato lo aveva spedito da lui? Forse perché Volcan aveva scoperto il piano del fratello e voleva eliminarli? D'altronde era tipico di quell'essere spregevole. Ma prima di dare una conferma ad Albert, Vinicius voleva sentire il parere di Maya in proposito.

«Scusi, Albert, adesso vorrei consultarmi con la mia compagna.»

«Prego, ormai io e la sua signora avevamo finito di conoscerci.»

Tirata a sé Maya per un braccio: «Questa potrebbe essere l'occasione per noi di liberarci una volta e per sempre dal giogo dei divoratori di Anime. Con l'aiuto di Albert e la sua possente astronave potremmo farcela. Almeno, voglio credere sia possibile. E poi se questo Primo Creatore ha plasmato un'astronave come questa, deve avere delle conoscenze che vanno al di là della nostra più fervida immaginazione. Tecnologie avveniristiche che potremmo carpire e quindi ho deciso che lo aiuterò. Come contropartita chiederò ad Albert di farmi parlare con il creatore di questa meraviglia tecnologica. Beh? Che ne pensi? Lo sai che mi fido del tuo parere e mai, come oggi, sento di averne bisogno più dell'acqua da bere.» Non accennò nulla riguardo al fatto che forse Albert aveva scelto lui perché scappava da Volcan: nel caso si fosse sbagliato, non voleva che lei si preoccupasse di quell'aspetto.

«Opportunità come queste non capitano tutti i giorni, tesoro. Accetta, qualsiasi cosa lui ti chieda di fare.»

Sollevato dalla risposta di Maya, si voltò verso Albert con un sorriso di circostanza: «L'aiuterò, però in cambio le chiedo di farmi incontrare il Primo Creatore.»

Albert si rabbuiò in volto: «Mi spiace, Vinicius, però non posso accontentarla. Il problema è che non so dove si trovi al momento. E poi, a dire il vero, non l'ho mai incontrato e non so che aspetto abbia. Tuttavia, malgrado le difficoltà che incontrerà se lei riuscisse a risolvere il problema che mi assilla, sono certo che Egli si farà vedere, quantomeno per ringraziarla. Beh, ora ha ancora intenzione di darmi una mano, Vinicius, oppure no?»

«Non dica sciocchezze, certo che sì. Di norma non lascio solo l'amico di un amico in difficoltà. Allora, mi dica, come posso esserle utile?»

«Grazie. Per iniziare metta al polso questo bracciale e ricordi di non toglierlo mai.» Albert consegnò a Vinicius un semplice braccialetto di metallo dorato dalla forma ovoidale.

Il bracciale però non aveva aperture ed era troppo piccolo per passarci una mano attraverso. Perciò, quando Albert vide Vinicius in difficoltà, lo tolse d'impaccio. «Serve a salire a bordo della Eternity e per farlo funzionare non deve fare altro che avvicinare l'oggetto al polso. A questo punto si aprirà per poi avvolgersi attorno a esso e richiudersi. Per levarlo basterà l'intenzione.» E rivolto a Maya: «Da tempo immemore non mi fermavo a parlare con una donna bella e piacente quanto lei, signora.» Poi, chinato il capo, le rese omaggio con lo sfiorare il dorso della sua mano con le labbra. Dopodiché tornò da Vinicius: «Ora vi lascio alle vostre faccende, ma lei torni presto, Vinicius, abbiamo molte cose di cui discutere e il tempo a disposizione non è molto.»

«Farò il prima possibile, Albert.»

Attraversato il portale, si ritrovarono entrambi sulla Essex.

Demetrius, al vederli apparire, non nascose la meraviglia: «Già di ritorno? Ma se siete stati appena risucchiati da quella luce.»

Albert doveva aver fermato il tempo, pensò Vinicius e colse la palla al balzo per non rivelargli la sua esistenza. «Sono perplesso quanto lei. Credevo che la luce servisse a farci salire a bordo dell'astronave e invece mi sbagliavo. Beh, visto che non desiderano parlare con noi, ci porti a casa, Demetrius. Restare a guardarla è una perdita di tempo.»

«Come desidera, signore.»

Rientrati, Maya tornò nella sua camera a riposare e, una volta addormentata, Vinicius, senza far rumore, se si fosse destata gli avrebbe impedito di andare, uscì di soppiatto per poi dirigersi con passo deciso verso la residenza Imperiale. Là dove voleva incontrare l'amico Darius, a cui voleva chiedere consiglio su come comportarsi nei riguardi di Albert e la sua mastodontica, nonché avveniristica, astronave.

Un Satrap equivale a mille metri terrestri

Un Trap equivale a un metro terrestre

Un ciclo di Antares equivale a 12 ore terrestri

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top