Scuse accettate
Helias salutò prima Silvius con una mano alzata e poi Alisei con delle forti pacche sulle spalle. «Ma dov'eri finito? Non appena mi hanno avvisato del tuo arrivo sono venuto a cercarti. Non c'eri e ho lasciato un biglietto con su scritto dove trovarmi e... scusa, se sei qui devi averlo letto.»
«Già e devi perdonarmi amico mio, dopo un po' mi sono stufato di aspettare e ho deciso di cogliere le bellezze del luogo. In realtà speravo di rivedere la donna incontrata al mio arrivo alla Cittadella. Senza successo e, tornato sui miei passi, ho visto il tuo messaggio e sono sceso per venire qui. Però non l'avessi mai fatto, subito dopo mi sono perso... orientarsi su queste vostre infinite passerelle è davvero complicato e ti ho mandato un sacco di accidenti. Non ti sono fischiate le orecchie?»
«No. Ma sono inciampato un paio di volte mentre venivo qui e adesso so a chi addebitare la colpa. Perciò ora offri da bere... un paio di pinte di birra direi che basteranno a farti perdonare.»
«Quanta ne vuoi, amico mio. Ma prima lasciami dire quanto sia complicato orientarsi su queste vostre impossibili strisce sospese a mezz'aria. Se non avessi incontrato il tuo amico, a quest'ora starei ancora alla ricerca di quella giusta.» Poi, afferrato Helias per un braccio, con fare cospiratorio: «Così continui a correre dietro alle belle donne e... questo mi ha detto il tuo amico e... scusa, cosa spero di ottenere, ti conosco da fin troppo tempo e non cambierai, né ora né mai, le tue "brutte" abitudini. Ed è uno sbaglio, perché invece dovresti e... Va be', lasciamo perdere l'argomento, alquanto scottante, in quanto non sei pronto ad affrontarlo con serietà d'intenti. E poi chi sono io per darti consigli su questo fronte aperto a mille incomprensioni. Passiamo a discorsi più semplici e piacevoli. Come per esempio nel dirmi qualcosa di più su quella magnifica signora dai capelli rossi con cui parlavi poc'anzi. Inizia con il dirmi come si chiama, ti va?»
Alisei si voltò verso Lucylla, ma lei lo guardò senza alcun interesse e rafforzò ancor più in lui la curiosità di conoscerla. «E dimmi, Helias, è una tua nuova conquista? E non negare, me ne accorgo quando menti.»
Lui continuava a guardarla con insistenza e Lucylla si alzò per capire il motivo di quella sua insistenza.
Alisei però non le diede modo di parlare, lo fece per primo: «Deve perdonarmi, mia signora, non volevo metterla a disagio, ma se deve proprio dare la colpa a qualcuno, riguardo alla mia avventatezza, la rivolga a quest'uomo senza tatto e cuore.» Additò Helias con sorriso complice per poi proseguire con garbo affettato: «Sì, perché non ci ha presentati e ora lo faccio da me. Mi chiamo Alisei e vengo da Sharzana, mia signora... una ridente cittadina assolata e con il mare più bello di tutti. Permette?» Presa la mano destra di Lucylla tra le sue, ne sfiorò il dorso con le labbra per poi alzare il capo e fare un passo indietro.
Gli uomini con modi mielosi non le piacevano, ma Lucylla non poteva svignarsela, lui le aveva chiesto scusa e si presentò, ma senza tanti salamelecchi. «Piacere di conoscerla, signor Alisei. Mi chiamo Lucylla e le do' il benvenuto alla Cittadella a nome di tutti i senza casa, presenti e assenti.»
«Il piacere è tutto mio, signora Lucylla e ora mi permetta di farle un complimento, meritato a parer mio, in quanto non appena l'ho vista, sono rimasto folgorato dalla sua schietta bellezza. Come di quella d'altri tempi di un'altra donna in cui mi sono imbattuto stamani... si chiama Soffio e, a proposito, la conosce?»
Lucylla si incupì: se Alisei somigliava solo in parte a Helias, per Soffio sarebbero stati pianti e dolori e lei non poteva permetterlo. «Sì, è una mia amica e quindi spero che lei non l'abbia importunata... Divento irascibile con chi tratta male le persone a me care, signor Alisei. Chiarito questo punto, mi dica cosa l'ha portata fin qui alla Cittadella. Sono proprio curiosa, in quanto prima ci avete cacciati come reietti, e ora avete la faccia tosta di venire qui a fare la corte alle donne Norberiane.»
La conversazione aveva preso una brutta piega e, se Silvius non la fermava per tempo, Alisei presto si sarebbe beccato un bel pugno in faccia. «Vi prego, amici miei. Siamo tutti qui riuniti per la stessa ragione. Conversare tra buoni amici. Non è forse così, Lucylla?» Poi si voltò alla ricerca di Bernardo per ordinare da bere e stemperare i toni, ma il locandiere lo aveva preceduto.
«Sì! Ha proprio ragione, signor Silvius. Scusi, non volevo, ho sentito tutto ed è come dice lei. Nel mio locale si viene solo per stare in compagnia e bere birra a volontà, non per fare zuffe.» E puntato il suo faccione con i baffoni su Alisei e Lucylla: «Ora vi porto quattro belle pinte di birra fresca, vi tireranno su il morale. Ah, questo giro lo offro io.»
Raggiunto il bancone, il locandiere prese un canovaccio e, puliti quattro boccali, li riempì fino all'orlo di birra spumeggiante e con quelli tornò di gran carriera da Silvius e compagni. «Ecco a voi, signori e signore, bevete alla mia salute» e rivolto a Silvius «mi scusi se prima non l'ho salutata, non l'ho vista entrare.»
«Non si preoccupi, nessun problema. Ah, grazie per la birra, non doveva, davvero.»
«Beva e non dica sciocchezze, sono in debito con lei e questo è il minimo.» Dopo essersi arrotolato i grossi baffi con le dita, Bernardo si voltò su se stesso e tornò spedito dietro il bancone, e come sempre con il tenere stretto il grembiule tra le dita.
Lucylla sapeva a chi addossare la colpa per essersi rivolta male nei riguardi di Alisei, a Helias. Il marinaio non le aveva fatto nulla e doveva fare ammenda. «Deve scusarmi se il nostro approccio non è stato dei migliori, signor Alisei. Sono stata impulsiva nel giudicarla, lo ammetto. Ma fa parte del mio carattere, anche se a volte esagero.»
«Non deve scusarsi, Lucylla, è stata un po' anche colpa mia. Anzi, se vogliamo dirla tutta, ho iniziato io. Dunque accetti le mie scuse. Capita a tutti prima o poi di avere una giornata no. Ah, cosa ne diresti di abbattere le formalità? Quel signore mi fa sentire tanto vecchio.»
«Concordo, Alisei. Ma per farmi perdonare del tutto offro io da bere.»
«Accetto volentieri, ma il prossimo giro spetta a me.»
«Allora birra a volontà per tutti!» Lucylla porse ad Alisei uno dei quattro boccali per poi urlare, rivolta verso il bancone: «Bernardo, potrebbe per favore portarmi dell'altra zuppa?»
«Certo, mia signora, tra un attimo gliela servo subito.»
«Ah, e dica alla signora Gertrude che la sua zuppa è davvero squisita.»
«Ci lusinga sapere le sia piaciuta. Riferirò alla cuoca il complimento e poi sarò di ritorno con un'altra bella ciotola di zuppa fumante.»
Tornata la calma, Silvius riprese la parola. «La partenza è vicina e, come alcuni di voi già sanno, la nostra prima tappa sarà il Regno degli Elfi: Allister. Tuttavia ci sono alcune cose ancora da fare e chiarire prima di... scusate, Soffio non presenzierà stasera, mi ha detto di essere stanca ed è andata a riposare. Dunque torniamo a noi, soprattutto a te Alisei. Sì, perché tu verrai con noi in quanto uno dei Custodi della parola. Come lo siamo tutti noi.»
Il marinaio lo squadrò incredulo, ma solo perché Soffio non sarebbe venuta e Silvius, al credere il motivo fosse dovuto al fatto di essere un Custode, con un sorriso complice cercò di tranquillizzarlo: «Su, non fare quella faccia meravigliata. Tra un attimo ti spiego tutto. Anche se a dire il vero avrebbe dovuto farlo il maestro, però aveva da fare e ha delegato me.» Silvius buttò giù un bel sorso di birra per poi proseguire: «Scusate, avevo la gola secca. Ascolta con attenzione, Alisei...»
Silvius elencò al marinaio, per filo e per segno, quanto avevano da fare per eliminare Drol. Voleva portarlo a conoscenza di tutto, dalla ricerca degli scrigni di cristallo a quella dei Custodi prescelti per aprirli così da ottenere il Talismano per aprire l'accesso ad altri mondi liberi dal giogo imposto dal Signore oscuro. Perciò non tralasciò nulla di quanto gli aveva riferito il maestro a tal proposito e non solo, lo rese partecipe del sogno fatto da Soffio riguardo alla signora vestita di rosso e alla ricerca di una maga di nome Siria.
Alisei aveva ascoltato con curiosità crescente senza intervenire, ma ora voleva dire la sua in merito e lo fece senza preamboli. «Il grande saggio mi aveva accennato qualcosa riguardo ai Custodi della parola, ma allora non avevo dato peso alla cosa e, a quanto pare, avrei dovuto. Invece, riguardo a Drol, sono d'accordo sia di vitale importanza fermarlo. Quindi, se gli unici a poterlo fare siamo noi, allora fate pure affidamento su di me, ragazzi.» Il marinaio aveva accettato di seguirli senza fare troppe storie, ma solo perché in questo modo poteva stare vicino a Soffio.
Silvius non lo aveva intuito e riprese a dare ulteriori informazioni: «Adesso posso anticiparvi cosa faremo per arrivare fino alla Fortezza senza troppe ammaccature. E mi rivolgo soprattutto a te, Alisei, per cui non distrarti. Come accennato poc'anzi, partiremo per Allister e, una volta arrivati, il nostro scopo sarà di parlare con il re degli Elfi. A detta del maestro, Uriel dovrebbe consegnarci uno scrigno cristallo, però non entro nei particolari su come faremo a convincere il re a darci lo scrigno, di riffa o di raffa lo avremo e a quel punto il Custode della parola a esso legato lo aprirà per ottenere il Talismano in esso custodito.»
Silvius fece una pausa per bere un altro sorso di birra. Lo seguirono Helias e Alisei, mentre Lucylla osservava distratta la platea di avventori, i quali continuavano a bere e mangiare mentre Bernardo mescolava altra zuppa il cui odore fece venire l'acquolina in bocca ad Alisei.
«Dov'ero rimasto? Ah sì... la pietra iridata ci consentirà di entrare in un altro mondo e da lì partiremo alla ricerca degli altri scrigni, fino ad arrivare al mondo dove si nasconde Drol... il dodicesimo Custode della parola. Ah, quasi dimenticavo, uno dei Custodi è già partito per Allister ed è la principessa Eriel, la figlia di Uriel. Lei ha il compito di ammorbidire il padre affinché ci consegni lo scrigno senza fare troppe storie. Bene, non c'è altro da dire, è tutto.»
Stava per salutare, ma poi ci ripensò: «Ah, un'altra cosa, partiremo per Allister in otto e saremo io, Soffio, Helias, Lucylla, Amelia, sempre se Soffio riuscirà a convincerla, Alisei, la principessa Bastet e un altro Custode della parola di cui però non conosco l'identità. Quindi non so se sia un uomo o una donna, ma dovrebbe giungere dall'oggi al domani e lo scopriremo presto. Pertanto mancano all'appello ancora tre Custodi della parola per essere al completo e questi ultimi si uniranno a noi durante il nostro peregrinare alla ricerca degli scrigni.»
Finito di parlare, Bernardo portò la zuppa a Lucylla e lei, dopo averlo ringraziato, iniziò a gustarla mentre nel contempo ascoltava cosa dicevano gli uomini. Alisei raccontava a Silvius del mare e della sua gente e, da quel poco da lei captato, tenuto conto del ciarlare continuo degli avventori, i due si erano conosciuti per la prima volta a Sharzana. Helias era stato preso da una piovra gigante che lo teneva stretto con uno dei suoi enormi tentacoli, quando Alisei era intervenuto per tempo uccidendolo, altrimenti le sue carni sarebbero state straziate dal becco adunco di quel mostro marino. A quel punto prò lei si estraniò dai discorsi ingigantiti dal loro ego, soprattutto se a raccontarli era Helias, di solito si inventava storie di sana pianta per vantarsi e adescare il gentil sesso e quindi non aveva creduto a una sola parola di quanto lui finora aveva detto. Insomma, un'altra serata come tante, se non fosse stata interrotta dalle urla di Gertrude e Silvius, alzatosi di scatto, si diresse verso le cucine, seguito da Lucylla.
Una volta entrati nelle cucine, la visione lasciò entrambi costernati: la cuoca si trovava inginocchiata davanti a un giaciglio e sopra di esso vi era disteso un giovane con gli occhi sbarrati e lo sguardo fisso al soffitto.
Come la cuoca lo vide entrare, lo supplicò: «Lo aiuti, signor Silvius. La prego, aiuti il mio figliolo. Alfonsine non riesce più a svegliarsi ed è colpa di Drol. Lo sento. Quel mostro lo ha bloccato in uno di quei suoi maledetti incubi per poi avere modo di intrappolare la sua dolce Anima. Perciò la imploro di aiutarlo, lo aiuti... lo aiuti a svegliarsi, altrimenti Drol riuscirà a farla sua e il mio figliolo morirà.»
Drol diventava sempre più forte, pensò Silvius mentre si avvicinava e, una volta arrivato davanti al giaciglio, capì che si trattava dell'intrepido giovanotto di guardia davanti alla dimora del maestro. Un ragazzo gentile ed educato e lui, al vederlo in quello stato catatonico, sentì un moto di rabbia crescergli dentro.
La cuoca invece continuava a spronare il suo figliolo nella speranza si destasse: «Sveglia, ragazzo mio. Fatti forza e vinci le tue paure. Perché quelle usa Drol per tenerti legato al suo mondo malvagio.»
Silvius non poteva fare nulla, ma conosceva chi invece poteva e, presa sotto braccio Lucylla: «Va' da Soffio e portala qui il più in fretta possibile. Lei è l'unica che può salvare quel ragazzo.»
«Giusto! Avrei dovuto pensarci. Vado subito a chiamarla e torno con lei in un lampo.»
Mentre Lucylla usciva, una donna entrava e, nello scontrarsi con lei, la fece quasi cadere. Tuttavia non si fermò per scusarsi, partì lesta come una lepre e lasciò la donna impietrita e costernata.
Un comportamento a dir poco scortese, pensò Drusilla e si ripromise di farlo notare a quella ragazza impertinente non appena avesse fatto ritorno. Ragion per cui decise di fregarsene delle buone maniere e sfogò la sua rabbia sui presenti. I quali, vista la scena, la guardavano con un misto di curiosità e sospetto. Non tutti, altri se la ridevano e questo lei non riusciva a tollerarlo.
«Neanche sono arrivata in questo posto dimenticato da tutti e già mi lasciano a parlare da sola come una deficiente. Perciò cosa dire se non che siete tutti degli emeriti str ???» Si trattenne dal finire l'epiteto, se avessero riferito ad Amelia che l'avevano sentita provocare zizzania, rischiava che la ragazza si rifiutasse di incontrarla. E poi non poteva presentarsi a quella donna nello stato pietoso in cui si trovava e doveva farsi prima un buon bagno. I suoi vestiti erano bagnati, sporchi e appiccicosi e non solo, puzzavano da far venire il voltastomaco: nel cadere più volte nel fango, la poltiglia aveva fatto del suo meglio per entrare in ogni pertugio e forse proprio per quel motivo la rossa l'aveva evitata. Quindi si avviò verso il banco per richiamare l'attenzione su di sé con un tono più pacato.
«Sapreste dirmi dove posso trovare il responsabile di questa locanda?» Nessuno rispose e cambiò registro: Sì, dico proprio a voi, signori e signore. E anche a voi, bifolchi che non siete altro. «Ehi, dico a voi... Sì, voi che continuate a guardarmi con quelle bocche spalancate che se fossi in voi chiuderei, con tutti gli insetti che svolazzano qui dentro non vorrei ve ne andasse uno in gola e vi soffocasse.»
Bernardo si fece avanti prima che sfociasse in rissa. «Eccomi, mia signora. Sono al suo servizio. Scusi l'attesa, è accaduta una disgrazia e... ma lei non deve farsene un peso, da me i clienti devono sentirsi a proprio agio e senza pensieri. Per cui mi dica in cosa posso esserle utile. Qualsiasi cosa desidera, io, Bernardo, gliela farò avere nel minor tempo possibile.»
Drusilla guardò il locandiere con sufficienza per poi esordire come era solita con chi le stava antipatico per partito preso: «Questo speravo di sentire e quello di cui ho bisogno, al momento, è di una camera per la notte e di molta acqua calda. Come può ben vedere, sono impresentabile e devo fare un bagno. Dopodiché mi piacerebbe mettere qualcosa sotto i denti... ho fatto un lungo viaggio per arrivare fino a voi e ho una gran fame. Ah, qualcosa di caldo. Quindi se mi facesse preparare una porzione della pietanza che ha lasciato questo profumino delizioso nell'aria, sarei molto soddisfatta.»
Al locandiere tornò il sorriso e con quello si dileguò nelle cucine per poi tornare e riferire, con una faccia mesta e tanta apprensione: «Non so come sia potuto accadere, mia signora, ma non è rimasta molta zuppa in pentola. E inoltre la cuoca non può prepararne dell'altra. Tuttavia non si disperi, con quella rimasta potrà zittire lo stomaco. Perciò ora vada a rinfrescarsi, le ho fatto preparare la vasca e quando avrà finito le servirò la zuppa calda calda, sentirà quanto è buona.»
Drusilla si voltò senza dire nulla e quando sparì dalla sua vista, Bernardo tirò su un sospirò di sollievo per poi portare le mani al grembiule e rientrare nelle cucine dove prese a riscaldare la zuppa rimasta con la speranza bastasse a zittire quella donna finché la cuoca si sentisse libera di prepararne dell'altra.
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