La Signora in rosso

Soffio non aveva nessuna intenzione di attendere il nuovo giorno per saperne di più sul conto di Alisei ed era uscita per chiedere lumi a Silvius. Quindi aveva corso lungo tutto il sentiero e, arrivata davanti alla dimora di lui, chiuse la mano destra a pugno e poi bussò con lena sulla porta.

«Un po' di pazienza. Diamine, che maniere! Datemi il tempo di arrivare!»

Silvius Voleva dirne quattro a chi continuava a battere con insistenza, ma all'aprire la porta fu costretto a retrocedere di qualche passo: Soffio non se ne era resa conto e se lui non si fosse spostato lo avrebbe colpito in pieno volto. Lei allora impallidì per poi guardarlo pentita: «Scusa. Non volevo e... niente, non so proprio cosa mi sia preso. Perdona la mia irruenza, Silvius.»

Lui la guardò con un sorriso per poi prendere le mani di lei tra le sue, a tenerle strette per paura riprendesse a bussare. «Non ti preoccupare, non è successo nulla. Piuttosto lasciati guardare, c'è una strana luce nei tuoi occhi e da tempo non la vedevo emergere. Qui la gatta ci cova e forse so anche cosa bolle in pentola.»

Sapeva dove Silvius voleva andare a parare e lo fermò: «Oggi non ti darò l'occasione di farti beffe di me, mio caro.»

«Allora mi astengo. Hai vinto tu. Però il fatto non cambia, oggi sembri, come posso dire, ecco... ringiovanita? Scusa, ma perché discutiamo sull'uscio, entriamo, fuori è freschetto.»

Alla vista di chi c'era dentro, Soffio rimase perplessa. Non tanto per Helias, ma per la presenza di una bellissima ragazza di razza elfica. Non era la prima volta, l'aveva già incrociata durante le sue camminate nel bosco, ma non avevano mai avuto l'occasione di parlare e si chiedeva cosa ci facesse lì, allorché Silvius le porse una ciotola di terracotta colma di tisana fumante per poi sedersi di fronte alla ragazza.

«Mi spiegherai il motivo della tua visita dopo, Soffio. Con Helias e la principessa» e indicò la giovane con le orecchie a punta «noi stavamo predisponendo una tabella di marcia per arrivare ad Allister senza fare brutti incontri. Come tu ben sai, quel Regno sarà la nostra prima tappa del viaggio. Il motivo lo sai quindi non mi dilungo.»

Silvius fece una pausa per bere la sua tisana ed Helias ne approfittò per alzarsi e andare ad abbracciare Soffio. «Da un bel pezzo non ti vedevo in giro, lasciati guardare e sì, ha ragione il mio amico... direi da vendere, c'è una strana luce nel tuo sguardo e, ecco, sei più bella e affascinante del solito.»

Soffio non poteva dire ai due di chi fosse il merito, l'avrebbero presa in giro per almeno sette giorni. Quindi pensava a una scusa, ma non riusciva a trovarla. Poi Helias per fortuna la tolse dall'imbarazzo.

«Devi perdonare Silvius, lui è troppo preso dai preparativi e ha dimenticato le buone maniere. Questa bellissima ragazza è la figlia di re Uriel, il capo di tutti gli Elfi. Ah, quasi dimenticavo, lei si chiama Eriel.»

Alzatasi e chinato di poco il capo, Soffio rese omaggio alla ragazza. «È per me un onore e un vero piacere conoscerla, principessa Eriel. Io sono Soffio, ma qui tutti mi conoscono come la Signora dei sogni.»

«Hai un bel nome e se me lo consenti preferisco chiamarti Soffio e basta.»

«Per me fa lo stesso, principessa.»

Fatte le presentazioni formali, Soffio si voltò verso Silvius: «In quanti saremo a metterci in viaggio per Allister?»

Non si aspettava quella specifica domanda e per un attimo lui rimase interdetto. «...Ecco, se fossimo al completo, potremmo partire anche domani. Però mancano ancora due Custodi della parola all'appello. Ma dovrebbero essere qui a giorni, almeno è quanto mi è stato riferito dal maestro. A dire la verità dovrebbero unirsi a noi altri tre Custodi della parola, però avremo il piacere di conoscerli durante il nostro peregrinare alla ricerca degli scrigni. Ma come sempre accade, quando tutto sembra stare per andare nel verso giusto, ecco spuntare l'imprevisto a complicare le cose. Sì, Soffio, perché la nostra amica Amelia si è intestardita al non volersi unire a noi e come tu sai senza il suo supporto non riusciremo a battere Drol. Pertanto mi chiedevo se potessi persuaderla tu, a te darebbe di sicuro ascolto.»

«Ci proverò, ma tu lo sai meglio di me, se Amelia s'impunta, poi è difficile farle cambiare idea.» Soffio la conosceva molto bene e si chiedeva il perché di quella scelta insensata. Amelia non si sarebbe fatta sfuggire l'occasione di vivere un'avventura fuori dalla protezione della cupola. Qualcosa l'aveva scossa nel profondo e doveva scoprire cosa.

Silvius intanto aveva preso a discutere con Helias e se Soffio non li avesse fermati, e per tempo, sarebbe andata a finire male: l'ultima volta i due non si erano parlati per giorni e doveva fermarli. Avevano da affrontare un lungo viaggio insieme e sarebbe stato un problema se si fossero tenuti il broncio per tutto il tragitto.

«E fatela finita voi due. Se fossi in voi mi vergognerei. Avete dimenticato che la principessa vi osserva? Ah, quasi dimenticavo, ho da dirvi una cosa molto importante e riguarda proprio voi due imbecilli. Quindi chiudete il becco e ascoltate, teste di rapa cotta.»

«Anche quello di cui discutevamo noi era importante. » Esclamarono in coro i due per poi guardarsi con un sorrisetto d'intesa.

Soffio lasciò correre, altrimenti avrebbe discusso con loro fino all'alba con il giungere a un epilogo nefasto. «Davvero, è molto importante, ragazzi. Silvius, rammenti stamani? Sì, dai, ci siamo incrociati sul sentiero... non fare finta di non ricordare. Ero in compagnia di quell'uomo. Dai, non può averlo dimenticato. Perché in me la scena è ancora vivida! Sei andato via senza neanche salutarmi e mi hai fatto stare molto male. Ah, questa me la sono legata al dito e prima o poi ti ripagherò con la stessa moneta.»

Silvius voleva divertirsi ancora un po' e continuò a fare lo gnorri. «Non ricordo bene, c'è come una nebbia nella mia testa e... aspetta, ora mi sovviene qualcosa. Uhm, ah, sì, però a me è parso tutt'altro e... scusa, vedervi è stato un vero spasso.»

Doveva metterlo a tacere e non si preoccupò di cosa avrebbe pensato di lei la principessa. «Smettila! Non è vero. Io mostravo all'uomo la strada da percorrere e durante il tragitto abbiamo solo parlato del più e del meno, come si conviene tra persone civili. Sei il solito malpensante. Ecco cosa sei.» Poi si voltò verso Helias e lo guardò severa, voleva lui comprendesse la diversità tra lei e le civettuole che frequentava. Dopodiché guardò entrambi, seria in volto: «E fatela finita! Perché quell'uomo cercava proprio di voi due. Si chiama Alisei ed è venuto alla Cittadella per incontrare te, Silvius, su invito del maestro. Inoltre mi ha riferito di essere amico tuo, Helias. Perciò ringraziatemi e smettetela di battibeccare.»

Helias sorrise. Ora capiva perché Soffio si comportava in modo assai inusuale. Alisei doveva aver fatto breccia nel suo cuore. Tuttavia non infierì, a differenza di quanto aveva fatto finora Silvius. «Capisco. E dimmi, dove lo hai lasciato di preciso?»

«Nei pressi dell'albero dove sosta la tua dimora. Poi ci siamo divisi.»

«Bene. Allora vado a recuperarlo. Altrimenti se ne andrà in giro con il perdersi, Alisei non ha un buon senso dell'orientamento. Noi tre ci rivedremo più tardi alla locanda dell'Olmo, così ve lo farò conoscere e credetemi, non ve ne pentirete.» Prima di andare Helias rese omaggio alla principessa: «Vostra Maestà, ecco, tra qualche giorno tutti noi arriveremo ad Allister e quindi mi chiedevo se sia vera la storia... cioè di dover fare i conti con delle creature, come posso dire, alquanto fuori norma.»

Eriel sorrise. «Non incontreremo nessuna di quelle creature sulla nostra strada. Tuttavia, nel caso fossimo così sfortunati, non le stuzzicate e loro non si interesseranno a voi. E ti prego, rapportati a me come faresti con una tua amica.»

Sul volto di Helias tornò di nuovo il suo classico sorriso, quasi irriverente. «Scusa, provo imbarazzo a rapportarmi con una nobildonna e-»

«E in quale circostanza hai avuto modo di parlare con una nobildonna, se mi è lecito chiederlo?»

«Poco prima d'incontrarti, Eriel. Si chiama Bastet ed è una principessa, proprio come lo sei tu. Inoltre si è presentata con una creatura spaventosa e... scusa, devo proprio scappare, avremo modo di parlarne nel tuo mondo. Quella ragazza è riuscita a mettermi in difficoltà e non solo me. Chiedi a Silvius, lui potrà confermarlo.»

«Non mi interessa per adesso, torniamo a noi. Per la buona pace di tutti, io non sono una regina, mio padre è vivo e vegeto e vuole restarci ancora per molto tempo. Perciò il titolo di Vostra Maestà spetta soltanto a lui.»

«Ho capito. Tanto a me importa soprattutto non essere divorato da qualche formica gigante. Allora ti auguro buon viaggio. La sacra luce ti guidi durante il cammino verso casa, Eriel.» Abbracciata con affetto la principessa, si voltò per accomiatarsi da Silvius e Soffio e infine uscire di corsa.

Tornato dal retro con in mano due tazze di terracotta colme di tisana fumante, Silvius ne porse una a Soffio e l'altra alla principessa. «Dunque, sai cosa vogliamo da te, Eriel, cioè devi convincere tuo padre a darci lo scrigno di cristallo in suo possesso. Le ragioni le conosci anche tu ed è inutile io le elenchi.»

«Sì, e come ti ho già detto più volte, ti sosterrò. A costo di diventare ridicola, convincerò mio padre a darvi tutto l'aiuto possibile.»

«Te ne sarò molto riconoscente. Invece per quanto riguarda le creature giganti, mi chiedevo se non fosse meglio lasciare qui quelli fra noi più timorosi, in questo caso, Helias e-»

«Scusa se ti interrompo, non è consigliabile dividerci. Se dovessimo partire per una nuova meta, tornare a recuperare chi è rimasto indietro ci farebbe perdere tempo prezioso.»

«Hai ragione. Sono stato uno stupido a non arrivarci da solo.»

Il cammino fino ad Allister era lungo e faticoso e doveva riposare. Ma prima di lasciarli, Eriel voleva dare ancora qualche consiglio a Silvius. «Nell'attesa che io vi raggiunga, potrete pernottare alla Taverna degli Elfi. La struttura è gestita da Arcibaldo, un omone un tantino permaloso e quindi avrete qualche difficoltà a entrare. Ma sono certa che tu riuscirai a convincerlo, come anche mio padre. Ah, una volta entrati, insieme a lui vivrete esperienze a dir poco incredibili, quasi magiche e... scusa, non vi dirò altro, non voglio rovinarvi la sorpresa.» E rivolta a entrambi: «Ora dovete scusarmi, si è fatto tardi e devo alzarmi presto domattina. La luce sacra guidi il vostro cammino.»

«Anche il tuo, Eriel.» Asserirono all'unisono Silvius e Soffio per poi accompagnare con lo sguardo il suo cammino finché la vegetazione non la inghiottì e sparì alla loro vista.

Rientrati, Silvius prese una brocca con dell'acqua fresca e, riempiti due boccali, uno lo porse a Soffio: «Prego.»

«Grazie. La desideravo proprio.»

«Allora, adesso vuoi dirmi cosa ti ha turbato al punto da volermi quasi buttare giù la porta?»

«Nulla. Ero venuta per chiederti se sapessi qualcosa di più sul conto di Alisei. Helias è suo amico e, visto che tu lo sei di Helias, pensavo lui ti avesse parlato del marinaio.»

«No! Non mi ha mai fatto menzione di Alisei. Per quanto riguarda il mio sorriso al vederti insieme al marinaio, beh, avevi uno sguardo così tenero e non ho potuto fare a meno di essere felice per te.»

«Vuoi farmi arrossire anche tu, ora? Alisei ci è riuscito per ben cinque volte.»

«Allora ho ragione... ti sei innamorata di lui.»

«Non sono innamorata di Alisei. Uffa. Sì, è vero, mi piace, ma da qui a dire di essere pazza di lui ne passa di acqua sotto i ponti.»

«Però io vedo molto lontano e non mi sbaglio. Lui ti piace e anche tu piaci a lui. Ne ho avuto la conferma dal modo in cui ti guardava. Insomma, vi piacete. Quindi smettila di mentire. Soprattutto a te stessa. Sii felice con lui e fregatene dei benpensanti.»

«Tu hai sempre voglia di scherzare.»

«Affatto. Da quanto ho visto, e vedo tutt'ora, posso affermarlo con certezza, tu ti sei presa una bella cotta per quel ragazzo. Perciò siate felici e godetevi il momento, almeno finché potrete.»

Le parole di Silvius l'addolcirono, ma poi, al vederlo sogghignare, si incupì. «Cosa fai? Ti prendi gioco ancora di me? Non negare, il tuo sorriso dice il contrario di quanto finora hai affermato con tante smancerie e salamelecchi e-»

Non lasciò terminare Soffio: «Non l'ho fatto per prenderti in giro, mia cara. Sorridevo perché sono felice tu abbia trovato la tua via per sentirti libera di amare. E poi lo sai, io ti voglio un mare di bene e farei qualsiasi cosa pur di vederti appagata. Fidati, non l'ho fatto prima, non lo faccio adesso e non lo farò in futuro, cioè schernire la tua bella persona... è fuori discussione.»

L'unico uomo a capirla davvero era lui, e anche questa volta ci aveva visto giusto sul suo conto e lei non poteva continuare a mentirgli. «Hai ragione, amico mio, è vero, mi sono innamorata di Alisei e vorrei tanto conoscere ogni suo aspetto... in ogni senso, capisci?»

«Certo! Ed è proprio per questo motivo che hai la mia approvazione. Beh, cosa aspetti? Va' a farti bella ed esci con lui. E poi fa con lui quello che più desideri, senza riflettere se sia giusto o sbagliato. Segui il tuo cuore, lui di solito non sbaglia mai... o quasi.» Silvius sperava di non essersi sbagliato lui nei riguardi di Bastet.

«Riesci sempre a trovare le parole giuste per farmi stare meglio. Ringrazio la luce per averti messo sul mio cammino e... niente, ti amo per questo. Lo sai, vero?»

Prima Artemide e ora lei, pensò Silvius preoccupato e, per paura che Soffio si aprisse come l'altra: «Mi lusinga sentirtelo dire, però io sono innamorato di un'altra donna e non-»

«Ma cosa vai a pensare, cretino!. Sono innamorata di te come amico. E poi tu e Amelia state insieme, è noto a tutti alla Cittadella.»

«Non più. Amelia aveva altre mire e di comune accordo abbiamo preso strade diverse. La persona di cui mi sono innamorato è la principessa Bastet e sai, il merito va a te e al tuo modo di essere sempre carina con me. Per merito di questa tua esuberanza ho capito quanto lei sia pazza di me. Subito dopo che tu mi hai salutato dal palco, lei ti ha guardata male.»

«Ne sei proprio sicuro?» Soffio non riuscì a trattenere un ghigno divertito.

«E va bene. Merito il tuo sottile sarcasmo e lo capisco. Tocca a te farti beffe di me. Ma lasciamo da parte i miei amori, si parlava di te, se non sbaglio. Dunque, se vuoi sapere qualcosa di più sul conto di Alisei, ti consiglio di rivolgerti a Helias. Meglio se al maestro. Se il grande saggio lo ha invitato alla Cittadella, allora deve sapere parte del suo vissuto. Ma se vuoi conoscerlo per davvero, sarebbe meglio interloquire con il diretto interessato. Helias ha detto che lo porterà da Bernardo e basta che tu ti aggreghi a noi. Beh, cosa ne dici, non è forse una bella idea?»

«No! Passo. Sono stanca. Salutali tu da parte mia. Preferisco parlare con Alisei da sola.»

«Capisco. Allora vieni qui e fatti abbracciare, se non lo faccio stasera non dormo.»

«Spiritoso. Tu vorresti abbracciare solo Bastet in questo momento, non me!» Nel passare di fianco a Silvius, lei lo spinse di lato con l'anca destra, di proposito e, se lui non era caduto, lo doveva solo alla spalliera della sedia su cui si era appoggiato.

«Hai provato a uccidermi? Non ci posso credere. Allora sei gelosa?»

«La vuoi smettere di dire corbellerie?»

Silvius recepì il messaggio. Il tono con cui lei aveva ribattuto lasciava intendere fosse arrivata al limite della sopportazione. «Scusa. Non ti punzecchio più, promesso. Adesso vieni qui e lasciati abbracciare, sciocca.»

Dopo averlo abbracciato e salutato, Soffio si diresse verso l'albero su cui si trovava adagiata la propria dimora e, arrivata, saliti i gradini e arrivata in cima percorse poi una breve passerella e, aperta la porta ed entrata, la richiuse e si appoggiò di schiena con sorriso. Domani avrebbe rivisto il bel Alisei e fremeva dalla voglia di vederlo. Così, dopo essersi spogliata con il pensiero di lui nella testa, si buttò sul giaciglio e si addormentò. Però lei non sognò il bel marinaio, come avrebbe voluto, ma tutt'altro.

Soffio si guardava intorno per capire dove fosse capitata. Però oltre a una strada dritta, la quale si perdeva nel nulla, c'era solo il silenzio a fare gli onori di casa. Tuttavia non poteva starsene ferma in attesa che si destasse e s'incamminò lungo l'unica via davanti a lei. Almeno, questo aveva intenzione di fare, perché dopo aver camminato per un po', nulla era cambiato e comunque continuare non sarebbe servito a niente, non c'era una meta visibile da raggiungere. Quindi stava per arrendersi al restare in quello stato fino al risveglio, quando in mezzo a tutto quel bianco prese a formarsi un puntino nero. Il quale poi le venne incontro e nel farlo era diventato prima come una grossa mela e infine, arrivato a un passo da lei, si palesò essere un piedistallo ricoperto da del velluto rosso e sopra c'era un magnifico scrigno di cristallo.

Lo scrigno brillava come mille lanterne, ma la luce emessa a fiotti continui e insistenti non le dava alcun fastidio agli occhi. E lei stava per allungare una mano per saggiare se l'oggetto luminescente avesse consistenza, allorché una donna dai lunghi capelli rossi prese forma davanti al piedistallo. Il suo volto aveva la forma di un cuore e su di esso un naso con la punta rivolta verso l'alto, due labbra carnose e rosse come i capelli e la fiamma ardente nelle sue mani. La cui fiamma non le dava fastidio, come se fosse fredda. La donna indossava un abito rosso con uno spacco laterale a lasciare scoperta una delle sue lunghe gambe. Invece nella parte alta un corpetto, sempre rosso, a contenere un seno esuberante. Soffio, a differenza di Helias, si soffermò sui suoi bellissimi occhi color magenta, ma alla lunga non resse lo sguardo intenso della rossa, lo abbassò e a quel punto la donna iniziò a parlare.

«Ascolti con attenzione, Signora dei Sogni, perché non mi ripeterò. Questo sul piedistallo è uno scrigno e come quello ce ne sono altri undici. Il vostro compito è di recuperarli tutti. Il motivo lo sapete e non mi dilungherò con le spiegazioni. Tuttavia non sarà facile trovarli e vi suggerisco di portare con voi la maga Siria. Lei vi mostrerà la strada da seguire per arrivare a loro e non solo, vi tirerà fuori dai guai nel caso vi ci imbatterete. Però l'aver trovato tutti gli scrigni non porrà fine alle vostre incombenze, in quanto per voi sarà solo l'inizio di un lungo percorso irto di ostacoli e insidie. Ma questi vi porteranno a capire meglio voi stessi e soprattutto che siete più di quello credete essere. Questo è quanto dirai a Silvius, né più, né meno. Ah, se finora vi sono state dette molte bugie, e lo faremo ancora se fosse necessario, è per il vostro bene... meno sapete, meglio agirete. Adesso devo lasciarla, ma ci rivedremo molto presto, Signora dei Sogni.»

Un'altra luce la abbagliò, ma quando le tornò la vista, Soffio vide venire verso di lei la sagoma di un uomo a torso nudo e le parve fosse Alisei. «Hei, sono quaggiù. Mi senti, Alisei? Sono io, Soffio.»

Lui non l'aveva sentita e lei alzò le braccia al cielo per poi spostare a destra e a manca nella speranza che la vedesse. Ma era distratto da qualcosa che vedeva soltanto lui e insistette: «Alisei, da questa parte. Sono qui, mi vedi? E, no! Ehi, ma dico. Oh no! E ora dov'è andato a finire?»

Soffio si svegliò e si chiese come mai i sogni finissero sempre sul più bello. Svanivano come bolle di sapone e di solito nei momenti meno appropriati. Perciò, seduta sul bordo del giaciglio gambe penzoloni, rimuginava su quanto le aveva riferito la signora in rosso: voleva rammentare ogni parola per non dimenticare nulla. Poi, al ricordare di non averle chiesto il nome, si era detta che lo avrebbe fatto il giorno in cui si sarebbero riviste. Ora doveva riposare, domani aveva un appuntamento con Alisei e voleva mostrarsi a lui al meglio di sé.

***

«Non farmi stare sulle spine, Artemide. Sei riuscita a entrare in contatto con Soffio?»

Il grande saggio aveva studiato in ogni minimo dettaglio cosa sarebbe stato meglio dire ai dormienti per non destabilizzare le loro sicurezze. Però conosceva Artemide e, siccome lei agiva sempre d'impulso e senza riflettere, era preoccupato le avesse detto qualcosa di troppo.

«Sì. Sì. Le ho riferito quanto mi avevi chiesto. Ma non è stato facile, la sua Anima non voleva seguire lo schema da me imposto e mi ha dato filo da torcere. Insomma, al principio non voleva farmi entrare, però alla fine si è piegata al mio volere è ho risolto come avevamo programmato.»

Se Artemide ci era riuscita, lo doveva solo alla sua Anima scarlatta. Era stata lei a domare quella di Soffio e infine ad averla vinta.

«Brava. I Dormienti dovevano avere notizie da altre fonti circa l'esistenza degli scrigni e dunque procede come avevamo stabilito. Drusilla e Bastet sono arrivate alla Cittadella e ora, se le cose volgeranno come da noi pianificato, il gruppo capitanato da Silvius partirà per Allister. E prima di quanto sperassimo, devo dire. Quel ragazzo aveva ancora dei dubbi riguardo agli scrigni e alla loro effettiva utilità e adesso, al sentire il sogno premonitore di Soffio, quei pochi cadranno. Ora lui e gli altri riusciranno a comprendere di essere parte di un disegno più ampio e... scusa, parlarne tra noi non serve, devi essere molto stanca e ti annoio con le mie elucubrazioni. Va' pure a riposare, ci aggiorniamo domani sul prosieguo. Ah, quasi mi sfuggiva dalla mente, Silvius è destinato a porre fine alla tirannia dei divoratori di Anime, non a fidanzarsi con te. Capito?»

Artemide non replicò come era solita fare. Se il grande il grande saggio scopriva quanto aveva appena messo in gioco, sarebbe stato un problema per lei. Per cui lo salutò per poi dirigersi nelle proprie stanze a riflettere su quale scusa inventare quando lui l'avrebbe scoperto. Sperava lo facesse il più tardi possibile, se quanto messo da lei in campo avesse avuto il tempo di attecchire, al punto da mettere solide radici, lui non avrebbe più potuto rifiutarsi di mandare anche la sua Anima dentro con loro.

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