Katia

Di norma i loro colori delle Essenze vitali variavano, ma non ne esistevano di nere, bianche e marroni: gli aetherniani ne erano certi perché i loro occhi assumevano lo stesso colore dell'Essenza vitale che li aveva scelti come involucri in cui vivere la materia nel tempo. Tra tutte loro le più rare sono le Essenze scarlatte, ma prediligono esperire la materia in corpi femminili e Donna Dorniana era stata prescelta da una di loro. Simbiosi avvenuta con successo e in quel frangente scopre che la scarlatta aveva il potere di entrare in contatto con tutte le altre. Inoltre poteva fare propri i ricordi delle loro vite passate e questa peculiarità poteva essere usata da lei con profitto. Un'Essenza vitale, senza più ricordi a sostenerla, era costretta a tornare alla fonte e questa scelta obbligata portava alla morte l'ospite senza il suo volere. Perciò lei, dopo un'attenta riflessione, ne aveva dedotto che se l'avesse usata a proprio vantaggio l'avrebbe resa ricca. Pertanto  era partita subito alla ricerca di altre prescelte e aveva trovate altre nove ragazze come lei a cui aveva insegnato dapprima l'arte del combattimento corpo a corpo e poi a utilizzare a proprio vantaggio il potere insito nelle Essenze scarlatte che le avevano scelte.

Per cui si aveva che un aetherniano poteva morire solo in due modi: per propria scelta o per mano delle Essenze scarlatte. La terza opzione, uccidere con le proprie mani, era da accantonare, alla nascita veniva innestato in ognuno di loro un micro circuito sotto pelle che avvisava le Autorità dell'avvenuta morte e loro, al fine di convalidare se si trattasse di una scelta, inviava sul posto ad accertarsene la Corporazione delle Essenze scarlatte capitanata da Donna Dorniana. Arrivata sul posto una delle sue ragazze, l'Essenza scarlatta a lei propria entrava in contatto con quella del soggetto deceduto - di solito l'Essenza vitale rimaneva accanto al corpo senza vita per qualche giorno prima di tornare alla fonte -  che l'avrebbe informata su quanto era accaduto. Quindi, se non era stata una scelta,  all'assassino sarebbe rimasta soltanto una scelta, togliersi la vita a sua volta.  

Le Autorità non erano a conoscenza del potere proprio alle Essenze scarlatte e Donna Dorniana e le sue ragazze ne avevano ben donde di farlo trapelare. Le avrebbero ritenute un pericolo per la società con il lasciare loro la stessa scelta data a chi uccideva un proprio simile. A dirla tutta, le Autorità sospettavano qualcosa in merito a quello che potevano fare le Essenze scarlatte, ma non avevano bisogno del loro aiuto e facevano buon viso a cattivo gioco.  

Dopo una lunga vita a fare sempre le stesse cose, arrivava prepotente la noia e molti aetherniani sceglievano di mettere fine alla propria vita: gli bastava entrare in comunione con la propria Essenza vitale e le facesse presente di non desiderare più vivere. Andata via l'Essenza vitale, il corpo si sarebbe spento subito dopo.

Grazie all'Essenza scarlatta che l'aveva scelta, Donna Dorniana era diventata la donna più potente, ricca e temuta di Allibis: la megalopoli dove risiedevano i poteri forti che governavano il pianeta Aethernum. Ma lei non si era arricchita per merito delle Autorità, il compenso bastava a malapena per vivere con dignità e non nel lusso sfrenato come erano soliti sguazzare i potenti e in cui voleva spassarsela anche lei. Sentimenti come l'invidia e la cupidigia, e soprattutto la sete di potere, avevano fatto sì che lei si dedicasse a un'attività molto più lucrosa e si consolidava nel soddisfare le richieste di loschi soggetti senza scrupoli: un po' come lei, dopotutto. Però lei si muoveva solo dopo aver ricevuto un cospicuo compenso da parte di chi chiedeva i suoi servizi "particolari" e non tutti potevano permettersi di accaparrarsi i suoi "favori": solo chi possedeva abbastanza crediti poteva usufruirne, in quanto la somma lasciata come caparra non veniva mai restituita nel caso si fosse rifiutata di accettare l'incarico.

Dorniana aveva arredato il suo ufficio con l'essenziale, una scrivania con relativa poltrona retrostante e due sedie poste di fronte per i clienti: nessun quadro alle pareti o quant'altro potesse distrarre i loro sguardi durante le contrattazioni. Affare che si era concluso con la soddisfazione di entrambe le parti e ora lei aveva da fare una scelta che avrebbe messo in discussione il rapporto con la sua preferita: Roxanne. 

Una tra le famiglie più potenti di Allibis, figura di spicco dell'alto Consiglio dei Dodici, le aveva commissionato l'uccisione di un loro pari e si trattava del padre di quella ragazza. Non solo, il committente aveva richiesto che a eliminarlo doveva essere proprio la figlia. Nessun'altra doveva intromettersi ed erano stati molto chiari a tal proposito; altrimenti poteva dire addio alla sua lucrosa attività. Pertanto, per salvare se stessa e le ragazze, aveva accettato la commessa. Quindi ora lei rifletteva su come dirlo alla diretta interessata, quando bussarono alla porta con il riportarla al presente.

Quindi il suo labbro superiore iniziò a tremare e ora, chiunque si trovasse dall'altra parte, avrebbe fatto bene a non entrare.

Infatti, Donna Dorniana fremeva dalla voglia di maltrattare chi aveva osato disobbedire a un suo ordine preciso e, al pensiero di quello che avrebbe fatto alla scocciatrice non appena avesse varcato la soglia, sorrise per poi esordire, con una nota di compiacimento nel tono: «Vieni pure avanti. Chiunque tu sia, il danno è stato fatto e scappare sarebbe inutile... Ti verrei a cercare e la pagheresti molto più cara.»

Si trattava di Katia. Ma invece di mostrarsi pentita, sul volto mostrava un ghigno compiaciuto  e Dorniana sperava, per lei, che non fosse dovuto per colpa del suo aspetto. Altrimenti l'avrebbe uccisa con le proprie mani e, dopo avere atteso con pazienza che la sua Essenza vitale la resuscitasse, l'avrebbe rifatto fino a che la sciocca non le avesse chiesto in ginocchio di perdonarla. Per accertarsene, prese uno specchietto dal cassetto e si guardò, ma niente di anomalo: il suo viso era un ovale perfetto e il neo, appena sopra il labbro superiore, faceva la sua bella figura, come sempre. Non contenta, si specchiò di nuovo, però, a parte un capello ribelle, che rimise in riga, non c'era nulla fuori posto, pensò stizzita e contrariata come mai prima.

«Beh. Cosa aspetti? Parla! Ah, prima togli quel tuo stupido sorrisino dalla faccia, m'innervosisce e potrei farti molto male per la tua strafottente arroganza.»

Katia fremeva dalla voglia di raccontare alla sua maestra cos'era successo, ma doveva celare la gioia che provava per non irritarla. Sapeva quanto poteva farla soffrire quella donna e non era il caso di farla arrabbiare. Anche perché Donna Dorniana aveva iniziato a mordersi il labbro superiore e non era un buon segno. Per cui rimase sull'attenti e, seria in volto, serafica sentenziò la sua condanna a morte: «Roxanne è sparita, Nostra Signora. Con Dorothea siamo passate davanti alla porta della sua camera... era aperta e di lei nemmeno l'ombra. Allora abbiamo pensato potesse essere in bagno, ma nemmeno lì c'era. Pertanto siamo tornate in camera e, a un ulteriore controllo, abbiamo notato gli stipi vuoti. Nostra Signora, non c'è alcun dubbio che Roxanne se ne sia andata e questa volta per sempre.»

L'aveva sempre saputo che prima o poi Roxanne se la sarebbe filata, pensava avvilita Dorniana. Ma non solo per questo, ora si trovava costretta a dare a Katia il compito di trovarla e riportarla alla Corporazione. Però prima voleva che Katia le dicesse i motivi del livore che provava nei confronti dell'altra.

«Voglio che tu sia il più sincera possibile con me, Katia. Perché provi tanto odio nei riguardi di Roxanne? Ah, e voglio la verità! Altrimenti mi vedrò costretta a dare il compito di cercarla a un'altra ragazza. E non osare guardarmi con quell'aria di sfida. Posso farlo e lo sai. Per cui vuota il sacco... prima che io perda la pazienza.»

Katia non aveva altra scelta. Doveva dire la verità. Lei non poteva perdere questa opportunità: se le avesse detto una bugia, Dorniana se ne sarebbe accorta e, oltre a punirla, avrebbe inviato sul serio un'altra sorella al suo posto. Quindi non aveva alternative e doveva essere più schietta che mai. Per cui sfogò il suo rancore senza riserve: «Perché ai suoi occhi rimane la migliore. Quella perfetta che non sbaglia mai. Ecco il motivo. E anche per quello che mi ha fatto» mostrò la cicatrice lasciata da Roxanne sul suo volto l'ultima volta che avevano litigato. «E non è finita. Anche adesso che è fuggita, con il mostrarsi per quel che è sempre stata, una vigliacca, lei pensa sia perfetta. L'ho capito dai suoi occhi, Nostra Signora, hanno brillato subito dopo averla nominata.» Lo aveva affermato con una tale convinzione ed epidermico disprezzo, che Dorniana non poté fare a meno di rimproverarla severa. 

«Peccato. Sì, è un vero peccato che tu la pensi così e lasciamelo dire, è sbagliato sino alle radici. Se solo tu mettessi da parte l'orgoglio e usassi di più la materia grigia, ci saresti tu nel mio cuore. Anche se mi spiace dirlo, mia cara, tu non riuscirai mai a eguagliare Roxanne... Imitare, forse, e solo questo. Sempre se accantonerai l'invidia e il rancore che covi dentro di te nei suoi riguardi, si intende.» Comunque si trovava in un vicolo cieco, solo Katia aveva una speranza di riportare  indietro Roxanne. Quindi doveva porle un freno per evitare che la uccidesse.

«Sei proprio una sciocca e capisco perché te la ridevi di sottecchi, sapevi che ti avrei affidato il compito di riportarla a me, vero? Non negarlo, lo vedo che fremi dalla voglia di andare. E va bene. Allora vediamo se riesco a toglierti quel sorrisino compiaciuto dal volto. La porterai al mio cospetto senza neanche un graffio... So che vorresti la rivincita, ma si dà il caso che a me Roxanne serva viva, deve portare a termine un lavoro per me. Perciò dovrai aspettare per farti uccidere da lei. Siamo intesi? Disobbedisci e giuro che staccherò la tua testa dal collo con queste mani prima che lo faccia lei.»

«Ma... Nostra Signora. Il regolamento parla chiaro, ai disertori spetta la morte.»

«Lo so. Cosa credi. Però visto che l'ho scritto io, posso cambiarlo quanto mi pare. Comunque ha poca importanza se tu non sei d'accordo. Questi sono i miei ordini e li eseguirai in tutto e per tutto. Sono stata chiara? Fino a prova contraria comando ancora io qui dentro. Lo hai forse scordato? Nel caso posso lasciarti un promemoria. Ma ne hai già qualcuno impresso sul volto e non credo tu voglia aggiungerne un altro, nevvero?»

«Non è necessario, Nostra Signora. Tuttavia vorrei aggiungere, nel caso non mi fossi spiegata bene, che la mia intenzione era di farle notare quanto-»

«Un'altra parola, e la staccherò di netto quella testa dura che ti ritrovi.»

C'era il rischio che Dorniana lo facesse per davvero e a Katia non rimase che voltarsi e uscire e, arrivata in camera sua, riempì lo zaino con ciò che le sarebbe servito per una lunga ed estenuante caccia e, calato il cappuccio della felpa sulla fronte, sfiorò con il dorso della mano la cicatrice che le deturpava il labbro inferiore. Ferita che lei avrebbe potuto eliminare subito grazie all'Essenza vitale, ma non le aveva dato il permesso per non dimenticare l'affronto subito. Così un moto di rabbia la pervase e strinse forte la mascella finché quest'ultima scrocchiò con il procurarle un dolore lancinante. Sofferenza che passò in secondo piano al pensiero che tra non molto si sarebbe presa la sua rivalsa e un ghigno compiaciuto solcò il suo volto deturpato. Poi, posto il fucile disgregatore dietro la schiena, aprì la porta e la chiuse dietro di sé con forza, tanto che il contraccolpo venne udito fino in sala mensa.

Se le aveva dato l'ordine di non torcere un capello a Roxanne era solo per salvarle la vita: anche se molto in gamba, Katia non aveva alcuna speranza di sopraffarla in un corpo a corpo. Questo pensava Donna Dorniana e ora non sarebbe bastata la solita meditazione a tranquillizzarla, ci voleva ben altro. Presa una bottiglia di Verdina, versò una dose robusta in un bicchiere per poi ingoiarla tutta d'un fiato. Aveva intenzione di finire la bottiglia: l'alcol le avrebbe annebbiato la mente e le preoccupazioni, che continuavano ad accavallarsi nella sua testa, per un po' l'avrebbero lasciata in pace. 

Intanto, Roxanne rifletteva su cosa sarebbe stato meglio dire a Donna Dorniana, così che la lasciasse andare senza farle troppe pressioni. Poi bussarono alla porta e fu costretta a rimandare il ragionamento. Doveva essere una delle ragazze passata a chiamarla per invitarla in mensa, ma non ne aveva voglia e,  aperta la porta, al vedere Adalberta, pallida in volto come un cencio, non ce la fece a dirle di andare in mensa senza di lei: «Stai male, cara? Sei bianca cadaverica. Entra e-»

«Non riguarda me, Roxanne, io sto bene. Sono invece preoccupata per te. Ascolta, non hai tempo da perdere, raccatta le tue cose e lascia questo pianeta il più in fretta possibile.»

«Perché mai dovrei?»

«Aspetta, parto dal principio, altrimenti non capiresti. Ecco, passavo davanti alla porta dell'ufficio di Nostra Signora e mi sono fermata a origliare... Lo so, non avrei dovuto, ma ero troppo curiosa e poi, dopo quello che ho sentito, penso proprio di aver fatto bene. Sì, perché un tizio ha chiesto a Donna Dorniana di uccidere tuo padre. E non è finita, le ha imposto che a farlo dovevi essere tu. Ma il peggio è che Nostra Signora ha accettato... Mi spiace, però non ho avuto modo di sentire altro, si avvicinava qualcuno e ho dovuto eclissarmi. Comunque credo che tanto basti a farti capire che devi correre da tuo padre e dirgli di andare il più lontano possibile da Aethernum. Così quando Nostra Signora ti affiderà il compito di ucciderlo, e sarà doloroso per lei farlo, credimi, le allevierai la pena nell'accettare di farlo. Il committente non avrà nulla da obiettare, visto che  l'uomo che voleva tu eliminassi è sparito dalla circolazione. Avrà comunque raggiunto lo scopo, quello di non avere più tra i piedi tuo padre.»

«Molto bene, Adalberta. Grazie per essere passata ad avvisarmi, ti sono molto riconoscente e un giorno mi sdebiterò, lo giuro. Adesso va' in mensa, io raccolgo le mie cose e corro ad avvisare mio padre del pericolo che incombe su di lui. Tu non mi hai vista e non sai niente, intese?»

«Sarò muta come un pesce, Roxanne. Non ti preoccupare, quindi va' via e buona fortuna.»

«Grazie, buona sorte anche a te.»

Questa era l'occasione, o meglio, la scusa che Roxanne attendeva da tempo per lasciare la Corporazione, e per giunta senza farsi troppi scrupoli. Opportunità che doveva cogliere al volo e, presi i quattro stracci a comporre il suo esiguo vestiario, li ripiegò in una sacca per poi aprire la porta e uscire senza ripensamenti. Prima di far perdere le proprie tracce, però, andò dal padre. Anche se non erano in buoni rapporti, non se la sentiva di scappare senza avvisarlo. Un padre che amava il lavoro più che stare in famiglia e questa sua scelta li aveva allontanati fino a non cercarsi più. Tuttavia, anche se non provava più niente per quell'uomo, era pur sempre sangue del suo sangue. Però gli aveva detto l'essenziale: che doveva sparire dalla circolazione finché le acque non si sarebbero calmate in quanto qualcuno delle alte sfere voleva farlo fuori. Non gli aveva detto che avrebbe dovuto farlo lei, anche se se lo sarebbe meritato, voleva che vivesse a lungo e soffrisse afflitto dal rimorso e lo aveva lasciato a rimuginare sulle sue colpe.

Roxanne doveva lasciare il pianeta subito, sapeva che Donna Dorniana avrebbe lasciato a Katia il compito di trovarla e convincerla a tornare alla Corporazione e, con un segugio come lei alle calcagna, la prudenza non era mai troppa. Perciò, prima di imbarcarsi su un cargo per Giovenale, un pianeta di agricoltori che aveva abolito la tecnologia e non sarebbe stato facile per l'inseguitrice scovarla, cambiò nome in Artemide. Non solo, aveva tinto i capelli, che da neri corvino erano passati al bianco platino, e messo le lenti a contatto, così i tanto temuti occhi rossi erano diventati di un bel viola intenso, il colore più in voga su Aethernum e sarebbe passata inosservata. Per finire aveva tatuato dei serpenti sul volto e con quel nuovo aspetto era entrata in un locale adibito alla ristorazione. 

Ordinata una porzione di verdura fresca, non le piaceva viaggiare a stomaco vuoto, nell'attesa che gliela servissero, Roxanne, ora Artemide, rimuginava su come liberarsi di Katia senza arrivare a doverla uccidere il giorno che si fossero trovate faccia a faccia.

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