Casa
La giornata di lavoro è finita e finalmente posso tornarmene a casa.
Questa giornata è stata un inferno, per colpa di quella maledetta donna: Susan. Perché mi sorride sempre? Perché non mi vede come mi vedono gli altri? Il suo sorriso mi ha rapito, questo glielo concedo, ma non riesco proprio a capire tanto ottimismo a cosa è dovuto.
Sarà il suo fidanzato che la soddisfa sempre? Oh andiamo, inizio a fare sarcasmo sulla sua relazione, patetico Robert, veramente patetico.
Per ora viviamo e lasciamola vivere, non voglio complicazioni in questo momento perché ultimamente il mio rapporto con Deborah sta andando lentamente verso la sua fine.
Già, la mia mogliettina musicista che insegna sempre a mio figlio Indio come suonare la chitarra elettrica.
È brutto scendere dalla macchina e non vedere dei paparazzi che ti fotografano, prima ero abituato.
La verità è che molte volte i fotografi sono invadenti, ma le star hollywoodiane hanno bisogno di farsi fotografare perché altrimenti il gusto della fama dov'è?
Purtroppo io ora sono nel pieno della rinascita, sto cercando di tornare dove ero prima e ancora più in alto.
Entro in casa e vengo subito accolto da un assolo di chitarra, mi incammino verso il salotto e vedo Deborah che tiene una lezione a Indio che la fissa con estrema concentrazione.
Vuole diventare un musicista da grande, la musica scorre nelle sue vene, e anche nelle mie.
Okay che so suonare solo il pianoforte, ma con il tempo imparerò a suonare altre cose.
Vedo che non mi hanno neanche sentito arrivare, non voglio interromperli. Butto sul divano la giacca e cammino a passo felpato verso il bagno, devo darmi una sciacquata perché puzzo di set.
Mi spoglio ed entro nella doccia calda, un vero toccasana che scrolla via tutti i pensieri che corrono per la mia mente.
Posso vedere il mio volto riflesso sulle piastrelle chiare della doccia, posso vedermi mentre il mio sguardo vuoto mi rammenta quanto mi stia costando questa lunga salita verso la vetta del cinema, il mio amato cinema.
C'è stato un solo momento, uno solo in cui ho sentito la bellissima sensazione di poterci riuscire in questa folle battaglia: quando ho incontrato quella donna.
Con un sorriso è riuscita a scatenare una tempesta dentro di me, una di quelle bellissime tempeste in cui ti ci fiondi senza pensarci due volte perché adori le sfide, nonostante tutto.
Mi ha cambiato Susan, in pochi minuti, ma qualcosa ha già smosso dentro il mio cuore che oramai non sentivo più battere.
E forse si, una parte di me sta già urlando di andarla a prendere e conoscerla meglio, mentre l'altra parte mi consiglia di restare dove sono senza cacciarmi in altri guai.
Il bello è che io adoro i guai quanto le sfide, e considero Susan una di quelle donne che ti sfidano ad osare, a diventare più di quello che sei.
Esco dalla doccia con i demoni ancora appicciati sulla pelle sotto forma di goccioline.
Ci metto poco o nulla ad asciugarmi e a vestirmi con una semplice maglietta bianca e dei pantaloni da tuta.
Torno in salotto e vedo Indio che si prepara per uscire. Ha nove anni ed esce sempre con il suo amico per andare a suonare a casa sua, e per giocare come fanno tutti i bambini.
Faccio in tempo a salutarlo che già sento la porta chiudersi e la macchina della madre del suo amico fermarsi davanti al mio cancello.
Sposto il mio sguardo verso Deborah e già posso sentire i rimproveri che mi farà.
Sento già quella sensazione opprimente quando ti senti impotente davanti a tua moglie.
-Gli manchi.
Eccola che parte. Mi siedo con uno sbuffo sul divano, già pronto psicologicamente per la lavata di capo, l'ennesima lavata di capo.
-Sbuffi? Hai pure il coraggio di sbuffare?!
Guardo la sua bocca che si apre e si chiude in continuazione, le sue parole che si affollano nella mia testa ed inizia ad infastidirmi questo suo essere così puntigliosa.
Mi tiene in riga, e questo mi va bene, ma quando è troppo è troppo.
Non sono un cagnolino che puoi addomesticare quanto vuoi perché sai che ti vorrà sempre bene, io voglio qualcuno che mi freni quando sgarro, ma non che inizi con la ramanzina appena respiro.
Appoggio la testa sullo schienale e mi passo una mano sul volto, questa volta sta giocando con il fuoco.
Deborah è in piedi davanti a me con le mani sui fianchi e mi fulmina con lo sguardo.
Non ridiamo quasi più, oramai per lei esisto e basta.
Ogni volta mi rammenta che razza di padre sono, che non sono molto presente nella vita di Indio, che dovrei portarlo a pesca qualche volta invece di stare immerso nel mio lavoro.
No, no, troppe parole, troppe giornate passate a farmene dire di tutti i colori, troppe ramanzine.
Do un pugno forte al tavolo, ammaccandolo un pochino, giusto per farla tacere subito.
Non voglio essere cattivo con nessuno, né tantomeno con mia moglie, ma Dio se lo sento questo diavolo che vuole uscire e distruggere tutti.
Mi alzo e la guardo serio, più serio di così non ci riesco.
-Adesso basta!
Inizio a camminare verso di lei, senza sembrare un leone prossimo a sbranare la preda, ma semplicemente perché senza minacce non c'è ascolto ed io devo farmi ascoltare ora più che mai.
-Ti è mai passato per la testa che anche io mi reputo il peggior padre del mondo? Ti è mai passato per la testa che anche io vorrei trascorrere più tempo con mio figlio invece di vederlo sempre chiuso in camera a suonare?
È come un valzer: io avanzo e lei indietreggia.
-Hai mai pensato prima di giudicarmi che anche io mi considero un fallimento?! Ma guarda un po': io sto provando a tornare quello che ero prima, ma con te che continui a marcare i miei errori non posso fare NULLA!
Okay, forse i denti digrignati e gli occhi minacciosi non sono molto rassicuranti per nessuno, ma quando uno mi fa uscire di testa mi fa davvero impazzire.
Mi guarda male, anche schifata.
-Tu non riuscirai mai a tornare come prima perché ti sei rovinato da solo!
Mi supera e si avvia verso la nostra camera.
-Dovevo pensarci due volte prima di sposarti.
Borbotta lei, sperando di non farsi sentire. Oh oh, questa volta ha veramente esagerato. Non solo perché ha palesemente dato inizio alla nostra fine, ma anche perché io ho un cuore purtroppo e certe cose lo feriscono.
La afferro per un braccio e la volto verso di me con forza, la sfido.
È una sfida malata.
-Ripetilo.
Deborah cerca di allontanarsi ma stringo il suo braccio senza farle troppo male, avvicinandomi al suo volto.
-Ho detto: ripetilo.
Non le farò mai del male fisico, non sono così e mai lo sarò, ma basta che mi dica ciò che pensa davvero della nostra relazione e sono anche pronto a fare le valigie e andarmene.
I suoi occhi da impauriti si trasformano a determinati, vedo chiaramente l'espressione di chi ha finito di giocare.
-Te lo dico chiaramente: mi hai stufato.
-Allora divorziamo?
Ironizzo.
-No. Per tua fortuna c'è Indio che ha bisogno di due genitori uniti quindi non posso lasciarti, ma sappi che al prossimo errore, e deve essere un errore enorme, le carte del divorzio saranno già sul tavolo
La mollo e indietreggio, mezzo soddisfatto e mezzo deluso.
-Allora il tuo caro marito ti saluta, devo andare a prendere un po' d'aria, oppure in questa casa respirare è considerato un errore?
-Ma fottiti.
Si gira ed entra in camera da letto, sbattendo la porta. Afferro di nuovo la giacca, infilo le scarpe, e non appena metto fuori il piede dalla porta la pioggia mi accoglie nel suo spettacolo di rumori e pozzanghere.
Fanculo. Io adoro la pioggia, è proprio quello che mi serviva.
Chiudo la cerniera ed alzo il colletto, camminando lungo il marciapiede del quartiere.
È così difficile questa vita, è così difficile voler far del male a tutti coloro che mi hanno fatto del male senza però avere il coraggio di farlo perché non si è mai stati cattivi davvero.
E io a volte mi sento cattivo, ma è un cattivo scarso, uno di quelli che puoi eliminare con uno schiocco di dita.
Sono troppo buono dentro di me per poter scatenare il demone.
Il mio lavoro mi obbliga a vedere poche volte mio figlio, le volte in cui sono a casa parliamo poco oppure lui mi sorride ma subito dopo si fionda verso la sua chitarra per suonare, cascando nel suo mondo fatto di note e spartiti.
È tutto così difficile.
Alzo il volto e guardo il cielo grigio immenso, la poggia che riga le sue nuvole scure.
Non so più se sto piangendo oppure sono le gocce di pioggia sul mio viso, non ci penso più oramai.
Solo lascio che il cielo mi entri in testa, per offuscare ogni pensiero con la sua maestosità.
La pioggia aumenta il suo diluvio universale.
Allungo lo sguardo verso la fine del marciapiede e vedo una sagoma che corre verso di me.
La sagoma si avvicina a me, vedo che è una donna immersa in una piccola giacca di pelle corta, mi chiedo come abbia avuto il coraggio di uscire con quella addosso.
Mi da una spallata e mi supera, correndo goffamente nella direzione opposta alla mia.
Non posso vederla così, si prenderà un bel raffreddore se non si ripara bene.
-Ehi, aspetta!
Le corro incontro e con un colpo solo mi tolgo la giacca, alzandola in modo tale da coprire entrambi.
-Graz...Robert! Ciao!
Vorrei dire di provare solo delusione nel aver incontrato di nuovo Susan, ma mentirei spudoratamente.
Sento anche solo quella fetta di luce che si apre nel mio cuore alla sola vista del suo viso giovane e così bello.
Prima volevo allontanarla da me? Bene, a quanto pare il destino ci vuole tenere insieme.
-Ma sei ovunque tu!
Si stringe ancora di più a me, sento le mie guance che si danno fuoco al solo pensiero di averla così vicina.
-Dove stai andando?
Le chiedo.
-Non posso dirtelo: devo stare lontana da te.
-Ah, giusto.
Improvvisamente mi fermo e la privo della protezione della mia giacca e la vedo visibilmente arrabbiata e anche divertita.
-Dai!
Mi da uno schiaffo sul braccio e non posso fare a meno di ridere insieme a lei, tornando a ripararci con la giacca.
-Comunque sto andando a casa mia, signor coerenza.
-Guarda che ti lascio di nuovo sotto la pioggia!
È bello vedere il mio carattere che rinasce assieme a lei e si affievolisce in presenza di altri.
-In questo caso ti accompagno, ma solo perché sei talmente idiota da non coprirti bene quando fuori piove.
Sbuffa e guarda avanti, ignorando le mie battute di un tempo.
E si, anche se tutto ciò è successo in poco tempo mi sento a casa solo se sono vicino a Susan.
*intendiamoci: non sarà una di quelle ff lunghe, ma neanche troppo corte. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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