Proemio introduttivo graziosamente fornito dall'inabilità mia e mia soltanto.

Qui, per certo, non si farà poesia
'ché di quei versetti tanto cari
mai nulla ne seppe l'anima mia.

Aspettatevi p(i)attume di calmi mari
da queste mie parole sì comuni,
il cui scopo è sputare sui mille altari

che si ergono ogni dì e niente Immuni
tiene questo morbo disgustoso,
che tra tutti è il peggiore di infortuni.

Dilagante tra i giovinetti e spiritoso
si aggira cheto questo vile criminale,
che imprime in vuote cose strepitoso

apparire, irresistibile fascino banale.
Il suo magno parente ormai si ignora,
se ne ride - di lui tanto più originale!

E voi, voi lettori, mi direte forse ora:
"O tu, che parli di scatarri sui sacrali
e nelle azioni fé il diverso, se' tu Bora?

'Ché io veggo rime e versi e sì morali
da far del tuo primo volere, solo vento
e della tua incoerenza, più che Urali."

E io vi dico che il garbato intervento
vostro apprezzo e stimo e ascolto...
quanto lo stolto canto privo di talento,

che ogni presunto sensibile e colto,
per certo, nessun ne dubita, cavaliere
fa dell'Arte, per cavare appuntamento.

Preziosa quanto (o più) di gemme miniere,
quest'antica dote, ora, oscenamente sfigurata,
la si crede alla portata di ogni bombardiere,

però a essa occorre abilità, inaspettata
e geniale unione di parole, ingegnoso
approccio... non di verba gran frittata.

Due parole son lì gettate sull'amoroso
dramma, sulla femmina bella e persa-
vero nostalgico romantico! Chiassoso.

Non criticatemi quest'indole perversa
che in questi così proliferanti poeti
vorrebbe trovare la Ragione immersa,

vorrebbe trovare messaggi concreti,
righe piene di profondità intellettuale
e invece coglie solo allegri analfabeti,

la cui letizia mi fa struggere e urlare,
perché la fortuna arride agli sciocchi,
e non agli audaci, dunque: abbandonare!

Abbandonare quei boriosi ritocchi,
quei dettagli che facevan di ella Arte.
Che bello esser vivi oggi tra i pidocchi!

Liberi di poter scrivere senza parte
di talento, di ambizione o di sudato
impegno; di far poesia, ma in disparte.

Perché? Ciò che seguirà è desiderato?
Ma proprio da nessuno! Come scrivo
e ciò che scrivo, non è stato invocato.

Nessuno ne ha l'esigenza, nessun vivo,
almeno. Questo lo faccio senza voce,
senza urlare i miei tormenti, furtivo.

Dal biasimo saltiamo veloci alla croce:
che vi dirò? Parlerò di tante e tante cose, e dopo ne dirò anche più: atroce.

Parlerò in modo curioso e allettante,
per tenere i vostri appetiti affamati.
Vi dico: parlerò di puttane e di sante.

Perché al Sacro e al Profano abituati
lo siamo tutti. Non ci sarà personalità.
Come scriverò? Nei modi più affilati!

Ho mentito; mi scuso. Abbiate carità!
È la mia prima volta che compongo.
Allora, come scriverò?Come mi parrà!

Voglio concludere, dunque espongo
a tutti voi chi è la Musa, che ispira
in ogni alma grandi virtù, e le pongo

alla visione questi miei versetti d'ira,
senza arte e senza scopo, sperando
che sorrida di questo canto senza lira.

Sto tornando!

Dedicato a JennyKravenn

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