XXXVII. Tortuga: Rissa da taverna
Quando il portone del Sunk'n Norwegian fu spalancato, Lavy rimase paralizzata dalla visione che si trovò di fronte.
"Lavy... sicura sia questo il luogo che ti ha raccomandato Sanders?" Danny Flicker, alla sua destra, era a metà tra il turbato e lo stordito, e così era per Nick, sul lato opposto, che ridacchiava nervosamente.
A primo impatto, ciò che più colpì i tre fu il frastuono. Voci roche che inneggiavano canti marinareschi sommate a tintinnii di calici e picchiettii degli stivali su pavimento e tavoli riempivano l'area in un miscuglio tanto chiassoso quanto cacofonico. Un uomo dall'alta coda di cavallo bionda in particolare cantava a squarciagola su un tavolo mentre una ragazza castana col sorriso sempre stampato sul volto e un boccale pieno di whisky in pugno lo incitava dal basso, tracannando ogni tanto lunghi sorsi durante i quali puntualmente gocce d'alcool finivano a terra.
"One more drink at the Sunk'n Norwegian
One more drink before we have to die
One more drink at the Sunk'n Norwegian
Raise up your tankards of ale to the sky."
Queste erano le parole che echeggiavano ovunque nella sala, tra cori e audaci voci soliste più simili a corvi spennati che a cantori.
"Beh... Sanders mi ha detto che in questa locanda avremmo trovato questo suo contatto: Kat. E che lei ci avrebbe potuto dare informazioni utili, come il nome di un ricettatore per migliorare la nave e magari qualche fonte di guadagno da sfruttare a Tortuga." spiegò Lavy, sebbene fosse tutt'altro che convinta adesso. "Io gli darei ancora il beneficio del dubbio, proviamo a entrare..."
"Sarà dura senza scivolare o bagnarsi di liquore." farfugliò Nick.
"Suvvia, non fate i damerini! Finalmente un po' di baldoria dopo mesi di viaggio in quella stiva sporca di merda!" Hector sopraggiunse col suo vocione e si fiondò all'interno con una gran voglia di festeggiare. In meno di cinque secondi, era già sotto braccio col pirata biondo a cantare, pur senza conoscere le parole della canzone.
Lavy rimase sconcertata ma anche stupita in positivo dalla capacità di adattamento di quell'omone. La sua presenza era sempre l'ideale per ambientarsi, non c'erano dubbi. Con un sospiro, decise di imitarlo e fare il suo ingresso, diretta verso il bancone insieme a Flicker e Nick, e seguita dai perennemente distaccati Kidd e Jonathan Barnet, oltre che da altri membri della sua ciurma desiderosi di distendere i nervi dopo una lunga traversata marittima a bordo della Susan.
Mentre camminava con passo lento ma sicuro, la piratessa pensò che quell'atmosfera le ricordava fin troppo la sua prima sera a Nassau, quando era entrata nella Steady Dock Inn e aveva incontrato Galano. Colui che l'aveva condotta verso il suo purgatorio. Assunse un'aria ancora più accigliata del solito, sedendosi su uno sgabello in legno nei pressi del bancone in fondo alla stanza, e incurvò la schiena in avanti, maldisposta.
"Al primo che mi sfiora anche per sbaglio rifilo un bel cazzotto sul naso." pensò, un po' imbronciata, quasi come una bambina di cattivo umore.
"Ehilà, benvenuta, bella! Cosa porto di buono a te e questi due uomini forzuti?" Una donna giovane e di bell'aspetto li raggiunse subito, la treccia bionda svolazzante ai suoi movimenti frenetici nei quali aleggiava un che di elegante, quasi ricercato. La fissava coi taglienti occhi celesti, due sfere di cristallo dalla tonalità fredda come il ghiaccio, ma il taglio dolce come il cielo.
Poco più in là, una giovane dallo chignon roseo sorrideva cordiale a degli avventori che non si risparmiavano in commenti lusinghieri sul suo corpo.
"Per me una birra. Anzi, facciamo due." disse Lavy. Flicker e Nick ordinarono entrambi del rum.
"Non ci risparmiamo, eh? Giornataccia?" ridacchiò la locandiera, mentre riempiva loro i boccali con gesti sbrigativi e dalla spiccata manualità.
I suoi movimenti continuavano a sembrare troppo eleganti all'occhio di Lavy. Il portamento, la sinuosità dei polsi e gli avambracci nell'eseguire le mansioni, la delicatezza che il suo corpo esprimeva, contrapposta alla tensione dei muscoli scaturita probabilmente da anni di sforzi nel suo lavoro. Sembrava quasi che fosse un'intrusa in un contesto come quello. Che la sua presenza lì fosse una forzatura del destino.
"Diciamo che ho bisogno di annebbiare un po' i sensi per abituarmi a questo chiasso." replicò Lavy. La locandiera sorrise con fare comprensivo e le sbatté davanti il boccale stracolmo, inclusiva. Era una persona alla buona, pensò il capitano. Magari poteva cercare informazioni da lei. "Senti, magari puoi essermi d'aiuto." azzardò.
L'altra puntò le tenui sfere di cristallo nei suoi gorghi d'acqua, confidenziale.
"Forse. Cosa cerchi?"
"Una ragazza di cui mi hanno parlato, dovrebbe essere qui a Tortuga, forse in questa locanda. Si chiama Kat."
"E cosa vuoi da questa Kat?" Lo sguardo della donna si strinse in maniera impercettibile, tra curiosità e scetticismo.
Lavy dal canto suo mantenne un approccio prudente. "Non so se ti dice qualcosa, ma mi è stato chiesto di pronunciare sono qui per la chiave. Quello che voglio sono solo poche informazioni innocue. Non dirò altro se non a questa Kat."
Lo sguardo dell'interlocutrice a quel punto fu attraversato da una luce colma d'interesse.
Un tonfo di fianco a lei interruppe bruscamente la conversazione. L'uomo dalla coda bionda si era d'un tratto stravaccato sullo sgabello alla sua sinistra, un ghigno festoso ed estroverso sul volto asciutto. Quell'intervento fu già abbastanza per tendere i nervi di Lavy, ma a completare l'opera fu il braccio che le avvolse attorno alle spalle con fare coinvolgente.
"Chi abbiamo qui?! Una faccia nuova, ed è anche una bella ragazza! Non può mica starsene qui tutta imbronciata a bere, quando può festeggiare co-" Non terminò la frase, poiché la gomitata partita di getto dall'altra gli si schiantò sul naso in meno di un secondo. L'uomo barcollò all'indietro, cadendo di schiena al suolo dal sedile. Del sangue gli uscì dal naso, mentre se lo stringeva tra le mani.
Lavy troneggiò su di lui. Un silenzio composto di sguardi diretti sulla sua figura assordava la stanza.
"Toccami ancora e ti spacco anche i denti." La sua reazione era stata istintiva, si era mossa anche prima di pensare non appena aveva avvertito quel contatto invadente.
L'altro però continuava ad avere quel fastidioso sorriso sulle labbra, ora macchiate dai rivoli stretti di sangue che solcavano il suo viso. "Però, che caratterino..."
"Ehi." Lavy si sentì strattonata da dietro e fu costretta a voltarsi. Vide solo per un attimo l'immagine di lunghissimi e arruffati capelli castani che contornavano due occhi di cobalto. Dopodiché, il manrovescio della ragazza le deformò la mascella.
"Giù le mani dal capitano Lobos, tocapelotas de mierda." sbottò Ariana, allegra. Con stupore, però, si accorse che la sua avversaria non era caduta al suolo, il suo corpo era solo inclinato all'indietro e la mandibola percorsa da un livido rosso.
Lavy raddrizzò il busto, e le rivolse lo sguardo contro. Ricambiò il suo sorriso, rubandole un'espressione sorpresa, prima di fare lo stesso col pugno precedente, ma dalla forza almeno raddoppiata. Ariana fu scaraventata contro il bancone, precisamente addosso a Nick a cui scivolò il rum di mano fino al pavimento.
Quella fu l'azione che diede il via all'effetto catena. Dopo un paio di secondi di silenzio, la zuffa si propagò per tutta la taverna.
Hector fu il primo ad approfittarne, come se avesse atteso a lungo un momento del genere. Sollevò un membro della ciurma di Lobos con due mani fin sopra la testa, e lo scagliò direttamente oltre il bancone, fracassando un paio di bottiglie sulla rastrelliera dietro di esso. Tutto sotto gli occhi stupiti delle due locandiere.
Ariana si era già rialzata. Un sogghigno furibondo induriva i suoi tratti dolci e al contempo spigolosi. Si scaraventò con tutto il peso contro Lavy, urlando qualcosa come stronza forzuta, e atterrò sopra di lei per tempestarla di colpi. L'altra, ora distesa, piazzò un tallone sulla sua pancia e la calciò via all'indietro con un movimento rotatorio, per poi mettersi subito in piedi. Un boccale le centrò la fronte, stordendola, e la sua rivale approfittò subito del diversivo creato per scattare e sferrarle un calcio tra le gambe.
Lavy grugnì di dolore, ma questo accrebbe solo la sua rabbia. Digrignando i denti fin quasi a far sanguinare le gengive, afferrò la frangia laterale della ragazza castana, che tentò di divincolarsi, pur avendo meno stazza fisica e altezza. Il capitano Sabers caricò una testata con cui la mandò dritta al suolo. Si gettò subito dopo addosso a lei per sommergerla di pugni. Vide arrivare in anticipo un gancio dal basso e lo evitò con un'abile deviazione col palmo della mano sul gomito della nemica, e la colpì con un sinistro allo zigomo.
Ariana riuscì a fermare i colpi successivi afferrandole gli avambracci, in una lotta di tensione da cui uscì con uno sputo in faccia, e una tallonata nella pancia.
"Posso continuare tutto il giorno, dannata stangona con problemi di rabbia." ringhiò, la guardia alta, dopo essersi rialzata.
"Belle parole per chi stenta a reggersi in piedi." ribatté Lavy, i pugni chiusi dalle nocche arrossate.
"Se fossi sobria ti avrei già steso."
Tutt'attorno le risse imperversavano, gettando la taverna nella frenesia più totale. Il capitano Lobos era preso da una gara di testate con Hector, Flicker aveva appena finito di schiantare la testa di un marinaio su un tavolo, e nel frattempo Nick se ne stava in disparte con aria stralunata. Enrique e Kidd, invece, se ne stavano in disparte ad assistere alla scena senza intenzioni ostili per il momento.
Era il caos totale.
Proprio mentre Lavy e Ariana stavano per dare il via al secondo giro, per la gioia di un gruppo di sostenitori che si era creato attorno a loro, uno sparo fermò ogni cosa, gelando il sangue nelle vene dei presenti.
Lavy si voltò per notare la locandiera bionda tendere la pistola a pietra focaia verso l'alto. L'aveva presa da sotto al bancone per porre fine a tutto attirando l'attenzione.
"Insomma, volete sfasciarmi la locanda?! Basta così, tutti fuori! Tutti, tranne te." indicò con l'arma Lavy. "Tu mi seguirai di sopra, ora."
"Ha iniziato lei e vuoi anche parlarci? Dovrebbe andarsene da sola!" provò a obiettare Ariana.
"Hai sentito cos'ho detto?" tuonò l'altra. Questo bastò a convincere lei e gli avventori ad andarsene via via, per rispetto nei suoi confronti o forse solo perché avevano scaricato abbastanza adrenalina per quel giorno.
Lavy rassicurò i suoi compagni con un cenno rapido, prima di essere raggiunta di nuovo da Ariana, che la guardò di bieco.
"Poi regoliamo i conti." le disse.
"Smettila di tremare e ti prendo sul serio."
La ragazza dai capelli azzurri, rimasta sola, volse gli occhi verso la locandiera. "Perché mai dovrei restare qui da sola?" chiese, infine.
L'altra piegò la testa da un lato, diretta verso la porta alla destra della sala che conduceva agli alloggi privati. Assunse ancora quella sua espressione magnetica e inclusiva. "Beh, stavi cercando Kat, no?"
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