XXXI. Tortuga: Gerarchia
Un silenzio placido lambiva la terrazza all'esterno della locanda, dove due uomini sedevano attorno a un tavolo squadrato composto da tronchi grossolani legati insieme, fronteggiandosi coi loro sguardi vispi. Qualche cicala riempiva il vuoto scaturito dalla quiete pomeridiana insolita per quel posto, usualmente caratterizzato da una fervida concitazione, squarciandone il sonnolento velo di calma. Gli occhi turchesi di Charles Vane imprimevano quasi di prepotenza, come suo solito, la sua spiccata supremazia caratteriale col loro taglio ferino e penetrante. Il loro effetto non aveva presa, però, su quelli sanguinanti nel loro colorito cremisi di Paul Sanders, dirimpetto al capitano della Ranger.
Infatti, se ne stava col suo ghignetto beato a dominare la scena, la camicia sbottonata a mostrare un accenno del petto ampio con una lieve peluria chiara. Tra i due aleggiava della tensione, ma per entrambi si trattava di una sensazione nota, un clima di rivalità sottile, quasi una sfida tra generazioni. D'altronde, Vane era l'uomo migliore della flotta del Dominatore dei mari, Sanders. Superarlo non era solo il suo obiettivo, era il suo dovere. Forse il suo destino.
Ma quell'uomo era tanto illeggibile e imprevedibile da rendergli difficile anche comprendere i suoi schemi, talvolta.
Alle spalle dei due corsari, nel frattempo, Jack e Anne si godevano la brezza della giornata, appoggiati di schiena al parapetto che dava sulla lontana spiaggia di Nassau, costeggiata dall'enorme Pelican e la leggermente più modesta Ranger: il galeone e il brigantino dei capitani al tavolo. La rossa fissava il suo riflesso nel pugnale che teneva tra le dita, discostando qualche ciocca troppo ribelle dal naso all'insù. Il suo compagno, nel frattempo, era intento a riflettere con la solita aria assorta che assumeva quando giungevano momenti di calma come quello, seppur non mancando di gettare occhiate perspicaci qua e là di tanto in tanto, come risvegliandosi da un torpore a intervalli.
"Quindi mi stai dicendo che Nassau è in pericolo già da ora?" La voce di Vane catturò l'attenzione di entrambi i suoi sottoposti, allarmati dentro di loro da quella potenziale minaccia, che sentivano ancora lontana, ma di certo incombente. Come l'odore frizzante del vento che preannuncia un acquazzone.
"Non ora, ma presto. Forse abbiamo due o tre anni prima che arrivino a cacciarci. E non lo faranno nel modo tradizionale." Nonostante l'argomento spinoso, Paul era sempre solare e non tradiva mai vera preoccupazione sul viso. Era bravo a nascondere ai suoi seguaci quando il suo animo era turbato. Poiché chi comandava doveva essere impossibile da scalfire, per chi lo guardava. E lui lo sapeva bene. "Per questo ho deciso di indire in fretta e furia un consorzio. Hai fatto un ottimo lavoro, a proposito. Non avremo ancora gli altri due Dominatori, ma tra di loro almeno Teach sarà facile da convincere, e i nostri alleati per adesso sono validi."
"Già, il consorzio per cui mi hai fatto sgobbare come un mulo, oltre che affrontare quel maniaco figlio di troia di Low, per poi decidere all'ultimo secondo di stravolgerlo con una nuova strategia così che io passassi per un comune coglione." sbottò Vane, guardandolo in tralice.
Sanders si grattò il capo con indolenza, ridacchiando, gioviale e allegro com'era sua consuetudine. Quel suo atteggiamento era a metà tra rassicurante e irritante per Charles, ma doveva ammettere che fino a quel momento raramente un'intuizione del capitano della Pelican si era rivelata errata. E, cosa per lui più importante, nessuna di esse era mai stata irrazionale, o infondata. Per decidere di coinvolgere nientemeno che la popolazione di Nassau nel suo piano e creare una sorta di esercito con cui fronteggiare un'invasione intera, o uno scudo umano, come l'aveva chiamato Vane, doveva aver assistito a qualcosa di destabilizzante. Dei sussurri inquietanti nel buio, delle scintille distanti che preannunciavano un incendio rovente quanto una camera magmatica. Altrimenti non avrebbe mai optato per una simile contromisura all'ultimo minuto.
"Beh, mio caro Charles, come capitano più temuto della mia flotta non penso proprio tu debba preoccuparti che la tua fama si incrini, su questo puoi dormire sereno!" sogghignò il biondo. "Ciò che deve interessarti è qualcos'altro. Sai bene che quando eseguo una mossa c'è sempre un motivo preciso." Il suo tono era divenuto serio di botto, quasi grave in modo insolito per lui.
"Infatti è quello che sto aspettando che mi spieghi." replicò Vane, la fronte corrugata a creare solchi rabbiosi sulla pelle asciutta.
"Ebbene, lascia che ti racconti una bella storia." affermò Paul. "Una che ho ascoltato a mia volta altrove e che mi ha alquanto inquietato. Ero a Capo Verde, e cercavo un certo oggetto prezioso che sapevo essere lì. Diciamo che era la chiave per arrivare a qualcosa di più prosperoso. A ogni modo, mentre ero a raccogliere informazioni in una taverna e intrattenere due simpatiche cameriere portoghesi, mi è capitato di imbattermi in un capitano di vascello, un certo Woodes Rogers appena tornato da una spedizione nel corno d'Africa. Una spedizione per debellare la pirateria."
Vane deglutì, senza dare a vedere l'orrido presentimento nato in lui da quell'inizio di racconto. "E ci è riuscito? Ha eliminato la pirateria in Sudafrica?"
L'altro annuì, lentamente. Un'ombra spettrale luccicava nei suoi occhi cremisi schiariti dal sole. Il silenzio adesso era diventato quasi insopportabile da sostenere. Una beffa temporanea che nascondeva il più grande dei putiferi in avvicinamento.
"Non li ha eliminati e basta. Sono passati dalla sua parte. Ha concesso loro un'amnistia da parte del re, a patto di abbandonare la loro vita di corsari. Chi si è rifiutato è stato cacciato e ucciso come un animale dalla marina, oltre che dai loro stessi compagni che avevano accettato."
I presenti trasalirono, ora davvero scossi nel profondo. Se quella notizia era vera, forse non avrebbero nemmeno potuto battersi per la loro autonomia. Perché sarebbe stata cancellata senza spargere sangue, o meglio, senza che la marina lo facesse, lasciando il grosso del lavoro ai pirati che si sarebbero lasciati sedurre. Era un vero e proprio patto, dove la cosiddetta giustizia aveva imparato a pensare come i diavoli a cui dava la caccia.
"Capisci perché voglio creare un esercito che sia composto non solo di pirati? Comprare la fedeltà del popolo potrebbe anticipare la loro mossa. Avrebbero tanti traditori dalla loro parte, ma noi avremmo dei soldati con cui fronteggiarli, persone che stanno meglio con noi che con loro e le estenuanti tasse e differenze sociali che impongono. Uomini liberi, pronti a difendere la loro condizione." Sanders si stiracchiò, e finalmente si distese all'indietro sul suo sgabello, trascinando con sé l'atmosfera nella terrazza. "A ogni modo, perché arrivino qui ci vorrà qualche anno, possiamo prepararci in silenzio. Per ora potrebbe esserci solo qualche cacciatore di pirati per quelli più pericolosi tra noi. Guardati le spalle, caro Charles!"
"Non dirlo come se fosse l'ultimo dei problemi!" borbottò lui. "La vedo male per gente come Thomson, comunque. Dopo l'assalto al galeone è solo questione di tempo prima che le assegnino una taglia, e so che farà qualche cazzata per farsi riconoscere. Il suo cognome non aiuterà di certo, poi."
"Oh, se la caverà. Quella testardaggine che si ritrova la conosco bene, e di solito chi ce l'ha è duro a morire. Non mi preoccuperei per lei." rispose Sanders.
"Non che me ne freghi un cazzo." fece Charles, scolandosi un lungo sorso di rum.
Anne, intanto, aveva preso a guardare l'orizzonte, pensierosa per tutte le notizie che aveva udito, ma certa del fatto che comunque fosse andata lei avrebbe reagito nell'unico modo che era in grado di concepire. Lottando per salvaguardare sé stessa e chi amava, con ogni mezzo.
Strinse con una movenza impercettibile la mano di Jack tra le sue dita affusolate, che se ne accorse e sorrise appena, fissandola di sottecchi. Il sole le schiariva il viso, illuminando le lentiggini sul naso, e mostrando il lieve rossore che le colorava le guance. Le iridi verdine, tra le palpebre socchiuse per la luce che pioveva dall'alto, erano perle appena visibili nei gusci di due conchiglie.
Jack non disse nulla. D'altronde, tra loro bastava un gesto, uno sguardo, per capirsi al volo. E sapere che si sarebbero sempre protetti a vicenda, a qualsiasi costo.
La Susan solcava i mari col suo andazzo adagio ma costante, fendendo le onde con la superficie ruvida della polena, ai lati della quale rialzamenti schiumosi e temporanei dell'acqua venivano a formarsi. Si era optato per le mezze vele, in modo da cavalcare la lieve corrente che proveniva da sud, e non diminuire la durata del viaggio, già breve di suo.
Tortuga era parte dell'isola di Hispaniola, distante poche centinaia di leghe a est delle Bahamas, in cui sorgeva Nassau. A quell'andazzo, entro meno di una settimana sarebbero giunti a destinazione.
Lavy aveva fatto sostituire la bandiera nera con un finto drappo raffigurante lo stemma della Compagnia francese delle Indie Occidentali realizzata da Rackham per rimanere tranquilli durante il viaggio, essendo inoltre la loro meta sotto la dominazione coloniale di re Luigi. In quel modo, avrebbero quantomeno potuto avvicinarsi al porto e attraccare senza grossi problemi per un po' prima di corrompere il governatore, trattandosi di una zona poco trafficata e piuttosto piccola, rispetto ad altre città portuali sorvegliate in maniera strettissima come L'Avana, Kingston o Port Royal.
Ciononostante, la sicurezza non era da sottovalutare troppo, complice la diffusa attività pirata del posto. Di certo non sarebbe stato come sbarcare sulla corrotta e anarchica Nassau, base dei pirati. Le giubbe blu della marina francese, seppur in basso numero, sarebbero state il loro problema maggiore, e senza la giusta attenzione nessuno li avrebbe salvati dal loro annientamento. La giustizia ama le sue impiccagioni pubbliche, aveva avvisato Kidd a inizio viaggio, con ironico disprezzo.
Mentre ognuno eseguiva la propria mansione in serenità, il dolce sciabordio delle onde cullava il riposo di Flicker e Nick, poggiati sul parapetto nei pressi delle reti a tribordo, il primo con i gomiti, lo sguardo rivolto all'orizzonte, il secondo di schiena, gli occhi bassi sul legno dello scafo e la solita espressione dubbiosa, persa in qualche profonda rimuginazione.
Il pensiero che più occupava la mente del mozzo era Lavy. Più precisamente, l'ultimo confronto che, insieme allo spadaccino accanto a lui, aveva avuto con lei. Aver scoperto cosa storpiava di furente rabbia e violenza il suo viso, così gentile di natura, cosa macchiava la sua indole altruista tingendola del rosso del sangue che versava con le sue sciabole, gli aveva trasmesso emozioni contrastanti. Prima tra tutti, una profonda ira. Aveva dovuto ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non aggredire a vista quell'uomo disgustoso, Boyd Lafonte, durante il consorzio. Fosse stato per lui, la sua fronte sarebbe già stata trapassata da un foro per opera del suo moschetto. Oltre a quello, tuttavia, ogni volta che pensava a ciò che il suo capitano doveva aver affrontato, ciò che stava ancora affrontando, il desiderio di starle vicino e trasmetterle le sue buone intenzioni, di farla sentire protetta, si impossessava di lui.
Voleva essere il suo porto sicuro. Desiderava che in lui vedesse una zona confortante, dove potersi lasciar andare ed essere sé stessa, proprio come aveva fatto quel giorno, dopo aver rivelato il suo passato. Lei l'aveva aiutato e valorizzato, adesso era il suo turno.
Danny era più moderato e calmo al riguardo. La notizia l'aveva scosso, sì, e sapeva che lui e Nick erano con ogni probabilità gli unici a bordo a saperlo, insieme a Hector e Kidd che dovevano averlo almeno intuito. Però, lui era consapevole che la ragazza dovesse essere in grado di fronteggiare il dolore a modo suo, e soprattutto che avesse bisogno dei suoi spazi, i quali intendeva rispettare. Il suo sostegno morale, così come il suo aiuto nell'eventuale vendetta, erano scontati, e credeva che lei ne fosse già conscia senza dover annunciare nulla in maniera plateale. Non avrebbe invaso l'ambiente personale di Lavy.
"Ragazzi." Fu proprio la voce tra il vellutato e il graffiante dell'oggetto dei loro pensieri a interromperli. Lavy si era avvicinata al luogo dove sostavano, il tricorno tra le mani davanti allo stomaco, il sole che precipitava sulla sua chioma, rendendola vicina alla tonalità del cielo, fin quasi a confonderla con esso. "Ecco, non so come iniziare, quindi andrò al punto: volevo ringraziarvi per... l'altra volta, e allo stesso tempo scusarmi per lo stato in cui mi avete vista. Vi prometto che non accadrà più."
La ragazza sapeva che non gliel'avrebbero fatto pesare, e sarebbero rimasti al suo fianco. Tra le poche certezze che possedeva c'erano di sicuro la fedeltà e la stima reciproca che condivideva con Flicker e Nick, forse le uniche persone di cui si fidasse davvero al momento. A discapito di questo, lei era il capitano della Susan, leader dell'equipaggio di cui erano parte. Era suo compito mostrare meno debolezze possibili, essere inflessibile agli occhi dei suoi uomini, anche di loro due. Soprattutto in situazioni pubbliche. Da quel momento in poi, Lavy aveva deciso di non lottare per impedire alle sue emozioni di prendere il sopravvento sulle sue azioni, di ascoltare il suo lato razionale. Perché, insieme a tutti i suoi obiettivi personali, adesso aveva anche la responsabilità su tutte le persone che avevano scelto di seguirla. Deluderle avrebbe significato deludere sé stessa, e perdere qualsiasi valore in quanto piratessa e persona, oltre che metterle in pericolo. Per questo ambiva a prendere il suo ruolo con la massima autorevolezza, nonché determinazione.
Pur non rinunciando ai suoi nuovi legami, che infatti sentiva di voler proteggere proprio in quel modo.
"Lavy, non hai nulla da temere da noi. Potrai parlarci sempre di tutto." Nick pronunciò quelle parole come un flusso senza argini che sfuggì alle sue labbra. Dal suo punto di vista, era importante che lei non credesse di apparire inadeguata al suo giudizio. Che captasse la sua fiducia.
"Fino a poco tempo fa, onestamente pensavo che non fossi umana." soggiunse Danny, gli occhi dal taglio lungo socchiusi per la luce proveniente dall'alto sembravano due sciabole ricurve. "Eri sempre presa da qualche faccenda da sbrigare, e quando non era così, rimanevi a guardare il vuoto con quella tua espressione triste ed enigmatica. Eri un mistero, uno di quelli che deprime nella sua ostinazione ad allontanare gli altri dalla soluzione. Vedere un lato sincero di te che non fosse solo rabbia o quella gentilezza malinconica è stato un sollievo, se me lo chiedi. Il mio consiglio è solo quello di scegliere bene i contesti dove esprimerlo, per il bene tuo e di tutti."
Lavy restò spiazzata a primo impatto, a causa delle parole del compagno. Le labbra all'infuori e le palpebre appena sgranate a mostrare la sua sorpresa, unite al tenue rossore che si era formato per pochi secondi sul naso piccolo e dritto, addolcivano molto il suo aspetto, in relazione alla solita maschera truce che indossava. Si ristabilì subito, scuotendo la testa e accennando un sorriso che entrambi i suoi seguaci trovarono spontaneo come poche volte le avevano visto sul viso. Forse mai come allora.
"Non so cosa pensare di voi due, se non che siete due adorabili idioti." scherzò, per poi voltarsi altrove senza dar loro il tempo di ribattere, e facendo cenno a qualcuno di avvicinarsi. Kidd, Hector e un altro ragazzo che Flicker ricordava vagamente, infatti, risposero al richiamo. Solo quando li ebbero raggiunti, riconobbe Jonathan Barnet, il contabile che aveva conosciuto durante l'assalto al forte, quando si trovavano entrambi sulla Susan al largo della costa.
"Ora mi rivolgo a tutti. Come capitano devo darvi garanzie, e il fatto che non perderò ancora la testa in quel modo sarà tra queste, potete metterci la mano sul fuoco. Proprio a tal proposito, c'è un'altra cosa che vorrei dirvi. Ho stabilito i ruoli più importanti della gerarchia nella ciurma, e vorrei comunicarveli. So che non tutti siete esperti di navigazione, quindi vi spiegherò brevemente in cosa consiste ogni vostro grado, se ci sarà bisogno."
"Mi lasci il posto di capitano, vero?" ironizzò Hector, col solito sorriso smagliante e l'immancabile ascia appoggiata sulla spalla.
Lavy si limitò a rifilargli un'occhiata tra il seccato e l'esasperato, alzando in seguito gli occhi al cielo.
"Se non ci sono altri interventi brillanti, proseguirei: ho assegnato il ruolo di quartiermastro a Flick, ma lo sapeva già. Nick, Kidd, voi sarete l'Ufficiale di Rotta e l'Ufficiale di Grado. In breve, le vedette che valuteranno l'entità delle navi che incroceremo, se pericolose, innocue e adatte per essere saccheggiate. Vi sentite all'altezza?"
I due accolsero la notizia in maniera quieta, ma soprattutto Nick ne fu piuttosto stupito. Gli ufficiali di Rotta e di Grado, chiamati anche solo primo e secondo ufficiale, erano di gran prestigio e affidabilità a bordo di una nave, sia lui che Kidd lo sapevano bene, avendo già frequentato degli equipaggi per vari anni. Per il ragazzo essere passato da mozzo denigrato e disprezzato da chiunque a quel titolo così alto era sia spiazzante che soddisfacente, e sentiva il petto gonfio d'orgoglio, come le labbra sottili distese in un sorriso trattenuto a stento lasciavano intuire.
Kidd, invece, mostrava uno sguardo freddo come sempre, ma anche la sua bocca carnosa si allargò come quella di Nick, mostrando le sue fossette laterali quando entrambi risposero in modo affermativo e con entusiasmo.
Così, Lavy annuì e si voltò verso Hector, che intanto le sorrideva col solito brio per metà molesto e per metà euforico. La ragazza lo fissò con fare rassegnato nel suo unico occhio buono accompagnato da quello chiuso da una profonda cicatrice.
"Tu sei il nostromo." concesse alla fine, con un sospiro.
"Saggia scelta, mio bel capitano! Lascia pure a me tutte le armi, sono un vero esperto e so come trattarle! Sapete, ho chiamato la mia bellezza qui Susannah." ammiccò, indicando la sua ascia da guerra con un cenno del capo.
"Finalmente hai trovato la tua dolce metà, vacci piano con lei, mi raccomando." lo prese in giro Flicker, sarcastico, strappando una grassa risata a Hector, oltre a un sorriso colmo di goliardia agli altri presenti.
"Direi che comunque il compito sia perfetto per lui." chiosò in tono divertito Kidd. "Ci vuole dedizione per tenere in buone condizioni le armi."
Il nostromo, infatti, si occupava di amministrare tutte le armi presenti a bordo a eccezione di quella del capitano e dei suoi superiori, mantenendole in stato ottimale e distribuendole ai membri della ciurma in base alle loro abilità. Inoltre, riparava quelle che si rompevano, all'occorrenza. Hector si era dimostrato un fanatico della battaglia e dell'affilatura della sua ascia che non abbandonava mai. Se c'era qualcuno a cui affidare un ruolo del genere, quello era senz'altro Il gigante irlandese.
"Bene, allora se Susannah è d'accordo, concluderei la lista." affermò Lavy, ormai incapace di non tradire almeno un accenno di divertimento. "Jonathan Barnet mi ha aiutata molto nella partizione del tesoro spagnolo, e si è rivelato capace a gestire il denaro. Pertanto, lo nomino contabile e tesoriere di bordo."
L'interpellato, i capelli rasati d'un castano chiaro, annuì, puntando i suoi acquosi e stretti occhi celesti in quelli blu e tondi del capitano. Il suo viso era molto poco squadrato sulla mascella, e il mento lungo unito agli zigomi appena pronunciati gli conferivano un tipo di virilità delicata. "Non ti deluderò, capitano Sabers." disse, professionale, con voce chiara.
"Non ne dubito." replicò la sedicenne. "Penso sia tutto, dunque. Ci manca un navigatore che governi il timone al posto mio e di Flick, che ci stiamo arrangiando. Poi è cruciale trovare anche un medico e magari un carpentiere. Ho intenzione di informarmi a Tortuga al riguardo."
"Qualcuno lo troveremo. Città coloniali ma piene di criminalità come quella sono spesso covi di gentaglia che vuole solo arricchirsi." disse Flicker.
"Sapendo che siamo stati in grado di saccheggiare il galeone spagnolo, non dovrà essere un problema convincere della gente." aggiunse Nick, le dita a massaggiarsi il mento e lo sguardo rivolto al cielo con riflessività.
"Comunque sia, non lo sapremo finché non saremo lì. Per adesso cerchiamo di arrivarci senza intoppi." concluse Lavy, scrollando le spalle. Il gruppo si sciolse per gradi, mentre ognuno tornava alle proprie mansioni assieme agli altri uomini dell'equipaggio.
Flicker iniziò il suo turno al timone, Nick si arrampicò sulle corde a tribordo per tenere d'occhio le acque col cannocchiale e la sua ottima vista, mentre Hector prese a raccontare qualche barzelletta sconcia sui nostromi a Barnet, che a stento gli diede corda.
Kidd, però, continuò a orbitare attorno a Lavy e la avvicinò prima che tornasse nella sua cabina per riposare. Un vento di tramontana cominciava a spirare controcorrente da nord, e faceva svolazzare la sua treccia davanti al viso dai tratti gentili. Il suo naso all'insù a sormontare le labbra piene e simmetriche induceva a pensare che fosse una ragazza dalla bellezza esotica quanto misteriosa. Il tutto accentuato dal dolce ondeggiare della corvetta sull'oceano limpido, ma pur sempre profondo e tortuoso per natura. La medesima impressione dualistica che quella persona enigmatica trasmetteva quando la si guardava.
"Cosa c'è, Kidd? Non hai capito qualcosa?" chiese Lavy, interrogativa. "Vuoi offrirti di essere anche musicista? Se ricordo bene, dicesti di saper cantare."
"No, niente del genere. O meglio, magari più in là... In realtà voglio parlarti di qualcosa che reputo importante. Vorrei mettere al servizio la mia esperienza in mare e le mie conoscenze come simbolo di fedeltà, qualora nutrissi ancora dubbi su di me." Le sue iridi serpeggianti e glaciali affondavano come palle di cannone sparate dritte tra le pozze blu che componevano le iridi di Lavy.
"Sentiamo, allora." tagliò corto lei.
Kidd si scostò la treccia dal viso, e lo mostrò così nella sua totale trasparenza all'interlocutrice. La giovane piratessa non poté fare a meno di pensare che la sua fosse una bellezza naturale rarissima. Un quesito da risolvere, nel quale si rischiava di rimanere incantati da una trappola che rappresentava il suo sguardo magnetico, tagliente.
"Conosci bene Paul Sanders e tua madre era Ginny Thomson, quindi saprai almeno alla lontana qualcosa sull'argomento. Però, ti andrebbe se ti parlassi nel dettaglio dei tre Dominatori dei mari?"
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