XXV. L'invasore: Sabers contro Teschio Rosso
Le lame continuavano a scontrarsi ancora e ancora sotto i colpi sempre più rapidi, sempre più precisi dei due guerrieri, man mano che l'intensità dello scontro aumentava.
A ogni fendente deviato, tondo respinto o affondo bloccato l'animo di entrambi diventava più rovente, fino ad ardere nel mare d'acciaio in cui erano immersi e che risuonava con sordidi clangori nell'atmosfera umida della palude. Era come se loro stessi fossero le fiamme che alimentavano un incendio talmente caldo da seccare ogni elemento della natura circostante.
Tutto era avvolto nel loro turbinio di spade.
Lavy eseguiva attacchi feroci, eppure più accorti di prima, essendosi resa conto dell'abilità del rivale, il quale l'aveva già mandata a vuoto alcune volte.
"Anche per un pirata abile ha davvero troppa maestria. Sembra quasi che abbia ricevuto un addestramento militare." La ragazza sapeva che, seppur avendo alle spalle anch'essa una base fornitale da Ginny, che era un'ottima combattente da come ne aveva sentito parlare, era difficile eguagliare la bravura che si guadagnava tramite una formazione nella marina militare inglese, o spagnola.
Ma di certo non sarebbe stato questo a intimorirla. Lei poteva sottomettere Ned Low. E lo avrebbe fatto. Doveva riuscirci, per ottenere le informazioni che le servivano per stanare Boyd Lafonte.
Un altro doppio tondo delle sciabole collise con quella dell'altro, in un acuto stridore che invase le loro orecchie.
Lavy mostrò i denti e ne approfittò: con un gesto brusco ma preciso spinse lateralmente il braccio destro di Low, e gli sferrò una violenta testata in pieno naso. Lui vacillò per un momento, la schiena inclinata all'indietro. Ma tornò subito dritto, un sorriso maniacale a ornargli il viso macchiato di sangue.
Repentino, si lanciò in avanti con velocità tale da sorprendere la piratessa, e le tramortì a sua volta la fronte con la sua. Lavy barcollò, accecata dalla terribile percossa subita. La vista non tornava, un bagliore bianco continuava ad accecarla e questo le causò un lieve panico che scavò nel profondo delle sue budella.
Riuscì a distinguere l'ombra dell'avversario avvicinarsi e alzò d'istinto le sciabole incrociandole davanti al petto, ma non arrivò nessun attacco di spada nemico. Fu un brutale diretto sinistro a torcerle la mascella e strapparle un urlo, seguito da altri due ancora più potenti alla guancia e alla tempia.
Lavy si accasciò sulle ginocchia, stordita e cieca.
La vista tornò appena in tempo per permetterle di incrociare ancora le lame e impedire a un fendente dall'alto verso il basso di tranciarle a metà l'estremità del cranio. Il fragore dell'acciaio sovrapposto al suo lasciò intuire quanto ferocemente fosse stato sferrato quell'assalto mortale.
Ma ciò che risvegliò la frastornata Lavy dal suo passivo torpore non fu la paura della morte, bensì la rabbia che crebbe a dismisura nel suo petto a causa delle risate folli dello spadaccino. La ragazza si morse il labbro con foga, inferocita.
"Cosa cazzo..." Si alzò di scatto e spostò verso destra la sciabola nemica con uno strattone prepotente delle lame, poi gli assestò un calcio alto nel fianco che lo fece stramazzare. "hai da ridere?!"
Low, però, era ancora più estasiato dalla sua reazione. Infatti, ripartì nell'immediato all'attacco. Suo malgrado, Lavy era ormai in piena estasi, assalita dalla furia più pura.
"Sei la migliore, Sabers! Continua così, ti prego, altrimenti ti sgozzo!" esclamò l'uomo.
"Taci!" gridò di rimando Lavy, roteando su sé stessa e schivando così un suo montante di spada che le tagliò solo qualche ciocca volteggiante nel suo moto rotatorio.
Terminò il sinuoso e leggiadro movimento con rozza decisione, tramite un doppio tondo inverso diretto alla base del collo di Low, che però bloccò con un'alacre parata tramite il piatto della lama.
La corsara liberò una delle sciabole dalla tensione contro quella nemica e indirizzò un affondo improvviso al suo occhio destro, ma lui schivò appena in tempo, riducendo il bersaglio con una torsione del corpo.
Lavy però trasse vantaggio dal movimento e gli assestò uno sgambetto con cui riuscì a farlo inciampare. Dopodiché, diresse entrambe le spade contro la sua testa, fermate solo all'ultimo istante dal dorso dell'arma di Low.
Adesso aveva smesso di ridere e digrignava i denti, mentre la rivale, pregna di lucida rabbia che rimpiccioliva i suoi occhi chiari, sferrava a ripetizione attacchi per costringerlo a desistere. Gli avrebbe spezzato il braccio a furia di colpi, se necessario.
Voleva che soffrisse come un cane.
Ormai non era nemmeno più l'intento di usarlo per trovare Lafonte, il suo presupposto. Aveva deciso semplicemente di volerlo fare a pezzi, magari lasciandogli intatte solo le corde vocali per farlo parlare, alla fine.
Di scatto, però, Low sgusciò di lato, sfuggendo all'ultimo fendente dall'alto di Lavy. E nello stesso momento le attraversò le carni di tutto il fianco con la sciabola.
Lavy urlò.
Il taglio era profondo, lo sentiva. Già avvertiva le forze mancarle tutte in una volta. Aggrottò la fronte, cercando di tener duro e resistere ancora. Ma i suoi movimenti iniziavano già a essere infiacchiti dal dolore.
Low la anticipò di netto e le squarciò anche l'interno coscia, e poi il braccio destro. Stavolta, Lavy produsse un suono più acuto, quasi simile a un guaito.
L'arma nel braccio sfregiato cadde, e le sue sopracciglia si inarcarono all'insù, in una smorfia di sofferenza.
"Mi hai fatto divertire, bellezza. Ora, però, penso che inizierò un po' a torturarti." affermò Ned Low, sadico.
Lavy stentava a reggersi in piedi.
Il sangue sgorgava senza sosta, copioso, dalle ferite infertele tutte in una volta, e una forte emicrania l'assaliva, trasmettendole vertigini e un senso di nausea. Il braccio ferito pulsava e bruciava come se un ferro rovente stesse battendo a ripetizione sull'osso e il polso con cui ancora impugnava l'unica sciabola rimasta tremava per la fatica.
Guardò con odio l'uomo di fronte a lei, per quanto la vista offuscata glielo permettesse, incapace di arrendersi al suo giogo, alla sua destrezza superiore. Coi sensi ancora ovattati, decise di giocarsi il tutto per tutto.
"Devo provare a sorprenderlo. Mi resta una pistola. Se riuscissi a crearmi un angolo di tiro con un ultimo sforzo..."
Low intanto si avvicinava con l'aspetto di un'orca in procinto di squartare una preda, prima di divorarla. Il suo ghigno arrogante dava sui nevi all'avversaria, riempiendola di frustrazione.
"Che bello sguardo, Sabers. Raramente ho incontrato persone con una tale ferocia negli occhi, con uno spirito così fiero." Il pirata allargò il sorriso sino a renderlo una luna crescente le cui estremità quasi gli collegavano le orecchie, sotto le sottilissime strisce verde bottiglia che gli cascavano dal capo.
"Mi viene voglia di romperti tutta..."
"Malato, sadico figlio di troia." rispose Lavy in tono truce. Allungò il braccio con l'arma in pugno per tranciargli la gola. Un grugnito di pura foga emerse dalle profondità delle sue viscere.
Low sollevò la spada in una parata basilare, quasi annoiato dai movimenti oramai rallentati della ragazza. Ma sgranò gli occhi, quando vide la sciabola nemica perdere il contatto con la mano che la impugnava, lanciata verso di lui con poca energia, ma abbastanza da costringerlo a coprirsi d'istinto la faccia e spezzare le sue difese per un secondo.
Lavy estrasse la pistola come una saetta.
"Ora ti apro un terzo occhio!" pensò, i denti digrignati e scricchiolanti.
Low si riassestò un attimo prima che sparasse, gettandosi sul suo braccio, la mano tesa a bloccarle il polso nell'esatto momento in cui il dito di Lavy stava per premere il grilletto.
Aveva solo un colpo a disposizione, doveva riuscire a spararlo.
E così fu.
Ma il proiettile terminò in cielo. Lavy fissò, sconfortata, la mano di Low che le aveva torto il polso, direzionando l'arma a pietra focaia verso l'alto.
Per un momento aveva visto la paura impossessarsi dei suoi occhi, ma ora la provò quasi lei, notando l'ira che l'aveva sostituita, colorandone di rosso sangue le orbite.
"Non avrei dovuto sottovalutarti, sei proprio una vera combattente." Low si ricompose in un istante. Ma Lavy capì che era solo una facciata, quando vide la punta della sua sciabola trapassare di netto il suo avambraccio, in verticale. Strabuzzò gli occhi, di primo acchito talmente scossa da non realizzare.
Poi, arrivò il dolore. Intenso come un fiume in piena. Profondo come un lago infinito.
Non riuscì a fare a meno di accasciarsi, mordendosi la lingua per impedirsi di urlare, per orgoglio. Strinse quasi in modo inconscio, d'istinto, il colletto della cappa di Low, cercando inutilmente di lenire il dolore. Questo, per tenerla lontana e forse per malignità, le sparò di getto a una spalla, strappandole un urlo acuto.
La sua schiena si inclinò in avanti, e il nemico aggrottò la fronte quando vide il suo viso avvicinarsi al petto. Per poi strabuzzare le palpebre, nel momento in cui si rese conto che la mandibola della giovane era aperta, e i denti puntavano dritti al suo collo, in un ultimo scatto disperato.
"Non sai quando smetterla?!" La spinse via con un calcio di suola, ma per la sorpresa lo fece in modo fiacco, e Lavy non cadde di schiena, bensì restò in piedi. Piegata in avanti, le gambe larghe e salde sul terreno, il capo basso.
Le braccia penzolavano nel vuoto davanti a lei, ma gli occhi sotto il mare di capelli che le copriva il viso, notò Low, recavano ancora in loro quella luce, quell'odio tanto profondo che gli vennero i brividi.
Non poteva permettersi di lasciarla in vita, gli bastò un secondo per capirlo.
Strinse più forte l'elsa, e iniziò a muovere qualche passo verso di lei.
"Devo spegnere quello sguardo, è fin troppo pericoloso. Una come lei non posso averla come nemica." Ora la sua espressione era più seria che mai.
Lavy, nel frattempo, era conscia del fatto che stesse per morire. Le doleva ogni centimetro del corpo, e provava così male da insabbiare anche il timore per la morte. Forse, quel mondo davvero non era per lei. Forse non era destinata ad altro che alla sofferenza, alla disperazione, a sentirsi frustrata e umiliata. Forse non era mai stata abbastanza forte.
Le venne in mente, senza preavviso, sua madre.
Ginny Thomson. Così perfetta nei movimenti, così splendente. Non era mai riuscita a colpirla una volta, da che ricordasse. Quella sì che era vera forza.
Invincibile. Ogni volta aveva associato quella parola a lei, sia durante gli allenamenti, sia mentre ascoltava le sue storie sulle avventure che aveva affrontato per i mari. Faceva sempre sembrare tutto così facile... e le sarebbe stata inferiore in eterno.
Ma forse quei movimenti, solo per una volta, solo quel giorno, poteva provare a imitarli. Poteva esserle simile.
Lavy si accorse di star piangendo, mentre le immagini di Ginny prendevano vita in lei.
Osserva il nemico, guarda il suo corpo, prevedi le sue mosse prima ancora che possa pensarle. Usalo come la tua arma più potente.
Era così che combatteva Ginny. Ed era così che avrebbe fatto Lavy, almeno per quella volta.
"Mamma..." sussurrò, in tono quasi impercettibile.
"Non ti sento, che hai detto? Non importa, tanto non potrai più parlare tra poco." Low ormai era vicino, pronto a trapassarla con un fendente obliquo. "Sii fiera, Sabers. Sei forte." aggiunse, notando le sue lacrime.
Lavy non lo sentiva nemmeno. Tutto ciò che rimaneva vigile in lei, nei suoi sensi opacizzati, era rivolto ai movimenti del rivale. I suoi occhi nascosti dal groviglio di fili blu mare sembravano due spirali profonde come buchi neri. Erano incastonate sul braccio, i fianchi, le gambe dell'altro.
Così, quando la lama eseguì la traiettoria obliqua da sinistra verso destra, Lavy usò la forza delle gambe e del dorso, ruotando il busto nello stesso esatto secondo verso la direzione opposta.
Il suo viso fu mancato di un soffio, la piratessa sentì l'aria venir tagliata sopra i suoi occhi.
Low assunse un'espressione incredula. Era scoperto.
Nell'unico intervallo di tempo libero che aveva guadagnato, Lavy gridò, e gli piazzò il medio e l'indice nell'orbita destra, bucandola di netto con quasi due falangi per dito.
Udì con vaghezza l'urlo orrendo che il Teschio Rosso emise, premendo sulla cavità oculare martoriata, grondante sangue.
I sensi della giovane stavano venendo meno definitivamente.
"Mamma..." ripeté con un sorriso debole, in ginocchio. "Sono come te, eh eh..."
Infine, si accasciò di pancia sull'erbetta soffice, senza più forze.
Ned Low proseguiva nel suo lamento, le dita sporche di rosso premute contro la ferita procuratagli dalla piratessa distesa supina, priva di sensi, dietro di lui.
Quei suoi movimenti così perfetti da rasentare il surreale, tutt'a un tratto imprevedibili e precisi all'estremo, lo avevano talmente colto alla sprovvista da lasciare che lo accecassero come un comune novellino. Non l'avrebbe perdonata, pensò mentre ancora guaiva e si dimenava per il dolore.
Quella maledetta si era rivelata fin troppo insidiosa, così come incapace di arrendersi sino allo sfinimento. Una tempra del genere poteva scaturire solo da un animo predisposto al pericolo, o dall'esperienza di un dolore incommensurabile.
In un certo senso, la cosa lo intrigava, ma quella bastarda gli aveva inflitto un danno permanente, arrecandogli un fastidio troppo grande per soprassedere. Gli aveva fatto saltare i nervi, dunque l'avrebbe uccisa all'istante.
Si voltò in uno scatto furioso, volgendo lo sguardo colmo d'ira verso la ragazza svenuta, l'orbita vuota, annerita e sanguinolenta a donargli un aspetto orripilante.
Afferrò l'arma caduta a terra, e si avvicinò a Lavy, per finirla a denti scoperti.
"Di' addio, Lavy Thomson. Verrai ricordata come la puttana che ha accecato un occhio al capitano Low." grugnì.
"Fermati subito."
Una voce proveniente dal confine con la palude lo bloccò. Ned si girò lentamente, così da vedere il ragazzo magro dai ciuffi rosati che imbracciava il moschetto puntato contro la sua fronte.
Il pirata dalla chioma verde scoprì i canini, seccato da quell'intrusione che gli impediva di compiere la sua vendetta. Prima gli avevano portato via il forte, poi un occhio, e adesso anche la soddisfazione di uccidere Sabers una volta per tutte. Iniziava davvero a stancarsi, e il fatto di poter solo osservare quel misero verme che gli puntava contro il fucile, sommato al dolore senza sosta nella parte destra del cranio, lo rendevano frustrato al punto che avrebbe voluto strappare al nuovo arrivato tutte le ossa a mani nude.
Nick, dal canto suo, fu sconvolto dalla visione che gli si parò davanti: tra Lavy a terra coperta di tagli e sangue, e l'altro gravemente sfigurato, intuì subito che battaglia cruenta fosse appena stata combattuta.
Tuttavia, la visione del suo capitano in quello stato, la ragazza che aveva creduto in lui quando nessuno l'aveva mai fatto, lo destabilizzò nel profondo. Ned Low avrebbe pagato caro quell'affronto.
Caricò il fucile, mentre il Teschio Rosso attendeva, inerme e infuriato.
Ma fu costretto a voltarsi, quando udì dei passi felpati dietro di lui. Stupefatto, distinse la sagoma dell'uomo contro cui aveva combattuto nella palude, i ricci scompigliati e un foro sanguinante sul braccio.
"Sta' fermo tu, invece, stronzo." disse Perez.
"Ero convinto di averlo centrato alla testa!" pensò Nick, atterrito. Con ogni probabilità, invece, si era gettato al riparo proprio nel momento giusto per evitare di essere colpito in punti vitali. Poi, era rimasto nascosto finché non aveva trovato la forza di tornare dal suo capitano.
E infatti Perez si stringeva una ferita alla spalla sinistra.
Nick teneva il moschetto sul quartiermastro di Low, cercando al contempo di non perdere di mira proprio quest'ultimo, ferito ma sempre una minaccia.
Low rise con fragore. "Ma che bel gruppetto di stronzi rompipalle, siete voialtri!" esclamò. "Che farai ora, lungo-fucile? Vogliamo trovare un accordo? Posso anche lasciare in vita il tuo affascinante capitano, che se vuoi la mia opinione è più paragonabile a un cazzo di gorilla che a una donna quando si batte. Se abbassi l'arma, tu potrai soccorrerla e noi ce ne andremo."
Anche se parlava così, la verità era che Low non sapeva neanche dove fuggire. Il forte in pratica era perduto e la Fancy era lontana. Avrebbe dovuto attraversare il campo di battaglia nel forte per raggiungere la spiaggia, il tutto senza essere raggiunto dai suoi nemici. In quelle condizionI, Vane o Anne Bonny lo avrebbero ucciso in un attimo.
"Non sarà necessario accordarci, capitano." intervenne Perez, la pistola indirizzata su Nick.
"Cosa?" chiesero in simultanea gli altri due, aggrottando le sopracciglia.
"Da solo, questo damerino non penso voglia rischiare di affrontarci, anche se sei ferito. Soprattutto perché vorrà soccorrere il suo capitano in condizioni critiche. Ho preparato in anticipo una via di fuga con la Fancy e alcuni uomini a bordo, ci sta aspettando all'approdo nei pressi della palude a ovest, se tutto è andato bene."
Perez assottigliò gli occhi, sempre uniti a quelli di Nick da un invisibile filo. L'ambiente stesso era carico di tensione.
"Se ci lascerai fuggire, riavrai la pace a Nassau e potrai far soccorrere Thomson. Noi ce ne andremo e per il momento saremo a posto così, che ne dici?"
"Perez..." Low scrutò il suo quartiermastro, stupito da tanta accortezza da parte sua, e allo stesso tempo un po' irritato da quelle sue azioni indipendenti dalla sua autorità.
Ciononostante, ammise a sé stesso che anche loro dovevano essere medicati al più presto, e che per il forte non poteva più far nulla. Gli doleva abbandonare i suoi compagni che si battevano all'interno, ma non vedeva altra soluzione perché il resto della ciurma del Teschio Rosso sopravvivesse.
Nick, dopo alcuni secondi in cui soppesò le parole del nemico, si decise a sospirare e abbassò appena la tensione sul manico del moschetto.
"Andatavene in fretta e non fatevi più vedere da queste parti." tuonò. "Avete già visto di cosa è capace la ciurma di Sabers, se sfidata."
"Bene." annuì Perez. "Ma so che ci rivedremo, e regoleremo i conti un giorno." sogghignò, prima di dirigersi dal suo capitano senza abbassare la guardia, e scortarlo verso la sponda all'estremo occidente di New Providence.
Mentre barcollava poggiato alla spalla del compagno, avvertendo tutta la spossatezza del combattimento, Low si girò un'ultima volta verso Nick, accovacciato accanto a Lavy in procinto di portarla via con sé.
"La prossima volta uno di noi due morirà, Sabers. Deve andare così, lo so."
Forse era quasi contento di non averla uccisa. Sarebbe stato più dolce smembrarla quando il suo nome avrebbe fatto tremare tutto l'Atlantico.
"Sbrighiamoci, Perez, devi curare anche il tuo braccio." si rivolse al suo sostenitore, che in tutta risposta ghignò, sofferente.
"Non ti si addice pensare agli altri, capitano."
Intanto, Nick aveva sollevato Lavy e se l'era caricata a fatica sulle spalle. Pesava molto più di quanto avesse creduto, ma lui era abituato a trasportare merci pesanti in anni di esperienza come mozzo. Coi capelli blu che piovevano sulle sue ciocche rosa, socchiuse le palpebre e si preparò ad addentrarsi nella palude per aggirare il forte e condurla in città, così da provare a farla medicare.
"Resisti, Lavy, ti prego. Stavolta voglio essere io ad aiutare te." sussurrò, determinato.
La battaglia per il controllo di Nassau stava volgendo al termine.
Il cielo sopra i due era limpido, come se fosse indifferente a tutta la violenza e la morte che si erano susseguite in quel luogo impuro, dove gli uomini si uccidevano a vicenda per un misero lembo di terra nell'oceano.
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