XVIII. L'invasore: La persona giusta

Kidd passeggiava tra le affollate stradine del mercato di Nassau, a passo rapido. Come suo solito, aveva un'espressione guardinga quanto discreta. Le sue occhiate rapide ai lati e alle spalle erano pressoché impercettibili, tutto il contrario rispetto al suo rozzo e strutturato accompagnatore.

Hector O'brian possedeva l'innata capacità di amplificare al massimo la tensione di ogni nervo di chi era con lui semplicemente respirando. La sua stazza erculea spiccava tra la gente nella quale erano mescolati, e i suoi passi pesanti rimbombavano a ogni falcata, in netto contrasto con quelli zigzaganti della persona che lo affiancava, dall'aspetto dolce e curvilineo.

Lungo il perimetro del vicolo in cui avanzavano, il pietrisco e la sabbia secca erano depositati nei pressi degli usci appartenenti alle catapecchie in legno, roccia e paglia. Il martellio di qualche fabbro all'interno di una bottega nelle vicinanze risuonava nell'aria e la colmava, assieme all'acre odore di spezie emanato dalle bancarelle che apparivano di tanto in tanto. C'era abbastanza frastuono a causa delle numerose persone imperversanti nel centro della cittadella, e questo rendeva Kidd piuttosto nervoso.

Non aveva mai amato il chiasso. Adorava la solitudine, poter ascoltare con chiarezza ogni suo pensiero, dar libero sfogo alla ragione senza interruzioni esterne. E, se alle persone si aggiungeva in particolare la presenza invadente di quell'omone irlandese, la sua serenità salpava per i sette mari proprio come la Susan.

"Continuo a non capire perché Lavy abbia scelto di farmi accompagnare proprio da te all'incontro con Vane." Kidd diede voce ai suoi pensieri, fissando di sottecchi l'altro con insofferenza.

In tutta risposta, Hector rifilò una pacca sulla sua schiena che voleva essere amichevole, ma fece quasi sì che sputasse un rene.

"Mi sa che vuole tenerti d'occhio! Non sei di certo la persona più trasparente dei Caraibi al momento, e non vorrà rogne nella sua allegra ciurma!"

"Che vuoi dire?" biascicò a mezza voce Kidd.

Hector sghignazzò. "Andiamo! Un nuovo arrivo di cui non si intuisce il sesso, con la bellezza di una dama e abile quanto un marine appare dal nulla su un relitto nel bel mezzo dell'oceano, in più da solo e col volto sporco di sangue? Io ti avrei lasciato là coi tuoi segreti, senza offesa."

Kidd non poté evitare di lasciarsi sfuggire un sorrisetto nervoso. L'ironia con la quale Hector aveva pronunciato quelle parole rendeva solo più chiara quanto in effetti la sua figura dovesse apparire misteriosa agli occhi dei suoi salvatori.

Eppure, prima del suo ritrovamento da parte loro sulla nave che era appartenuta alla ciurma di cui faceva parte, era davvero sul punto di accogliere la morte. Di annegare nel mare, inabissarsi assieme ai suoi ricordi, le sue speranze. I suoi segreti.

Perché ne aveva, di quelli. Ma sentiva che fosse ancora un rischio parlarne, rivelarli, anche a Lavy Thomson.

Il suo carisma creava un'ammirazione contagiosa e riscaldava l'animo, a differenza di molti altri tipi di capitani, ma Kidd non voleva lasciarsi andare a quel tepore. Non poteva, perché non lo aveva mai fatto. Non possedeva quel privilegio, ed era giusto così. O sarebbe finita male, per Kidd come per i suoi soccorritori.

Non li voleva sulla coscienza. Preferiva evitare che i suoi inseguitori si abbattessero su di loro. Avrebbe faticato a perdonarselo.

Provava gratitudine per Lavy e i suoi uomini, ma preferiva rimanere una presenza neutra, flessibile, come sempre. Era un sussurro nell'oscurità, un cristallo modellato dal mare.

"Va bene, ha senso, ma ancora non capisco perché qui ci sia tu." sbottò Kidd.

"Nemmeno io, a dire il vero." Hector si grattò la nuca, indolente. "Il capitano mi ha detto di accompagnarti, ed eccomi qua. Immagino che si fidi del fatto che ti possa spezzare come un fuscello al minimo passo falso." rise con gusto, rifilando un altro paio di manate mortali dietro la sua esile schiena.

Un broncio piuttosto adorabile venne a formarsi sul viso di Kidd. "Ma hai visto o no come ho tenuto testa a Flicker..?" protestò, in un moto d'orgoglio. "No, la ragione dev'essere un'altra... forse Lavy ha qualcosa in mente anche per questo bestione tutto muscoli e zero intelletto, chissà."

Intanto, alla fine della lunga stradina secondaria nel mercato di Nassau, i due sbucarono presso una piazzola isolata dove sorgeva un magazzino mezzo abbandonato e circondato da casse di legno, con una scalinata oltre l'ingresso che conduceva verso un piano inferiore: probabilmente il deposito.

Non erano molto lontani dalla Steady Dock Inn, e quindi dalla spiaggia al limitare della cittadina sulla quale la locanda affacciava. Il forte che dominava la zona ovest, invece, era ben distante, almeno dieci chilometri, e quello era ciò che contava. Essere il più lontani possibili dal nemico mentre si tessevano le proprie trame per abbatterlo.

"Bene, laggiù è dove ci attende Vane, andiamo. E lascia parlare me." avvisò Kidd, rivolgendo un dito perentorio a Hector.

"Come vuoi tu, capitan Kidd." Canzonò il gigante, prima che si dirigessero entrambi verso il basso.

In fondo alla scalinata, Charles Vane li attendeva in tutto il suo austero splendore, accompagnato da Benjamin Hornigold. Oltre a loro non c'era nessun'altro.

La luce che cascava dall'alto in verticale, oltrepassando le schiene erette di Kidd e Hector, si arrestava superata la metà del ripostiglio, dando l'impressione che i due capitani si trovassero al di là di un invalicabile confine tra due dimensioni.

Alcune casse di legno piene di merci delle quali Kidd non era a conoscenza si susseguivano a tratti lungo le pareti fatiscenti, e qualche vecchia balla di fieno sostava da chissà quanto negli angoli in fondo. Era a tutti gli effetti un posto fuori mano, ideale per discutere qualcosa in pace, o per organizzare una vendetta, se si aveva un conto in sospeso con qualcuno.

Si vociferava ormai da settimane che di recente un famoso pirata fosse stato brutalmente assassinato proprio per quella motivazione, lì dentro.

Kidd si ritrovò a domandarsi come Lavy conoscesse proprio quel luogo abbandonato nello specifico, dato che aveva organizzato lei tutto l'incontro.

"Eccovi, siete gli uomini di Sabers, eh?" li accolse Benjamin Hornigold, più roseo in volto rispetto a quando l'avevano trovato, perso e atterrito, sulla spiaggia ad attenderli. Sebbene le rughe rendessero comunque il suo volto segnato e grinzoso come una spugna usata. "Lavy ci ha già avvertiti ieri sera del vostro arrivo, state tranquilli." parlò loro quasi come uno zio severo, dal tono fermo ma comprensivo. Forse era semplicemente il suo modo di esprimersi.

"Pochi convenevoli e più fatti: Jack e Anne sono già usciti per fare la loro parte." Il tono perentorio di Vane irruppe con la solita prepotenza. "Voi conoscete già il vostro ruolo, ma devo spiegarvi l'ultima parte del piano di cui ieri sera mi ha parlato Thomson. In questo momento, il vostro amico, il quartiermastro Flicker, si sta procurando dell'esplosivo proprio a tal proposito."

Un ghigno esaltato fu disegnato sulle labbra sottili del capitano. Il piano che Lavy gli aveva illustrato la sera precedente, quasi pretendendo di forza un incontro con lui sulla Roger, gli era sembrato così folle e allo stesso tempo ben orchestrato da portarlo alla conclusione che fosse geniale.

E non vedeva l'ora di vederlo andare in porto, così da ammirare la smorfia di paura su quella faccia da culo di Ned Low. Di certo, se avesse dovuto scegliere, Lavy era mille volte meglio di quel sociopatico sanguinario. Anche se detestava ammetterlo, un'alleanza con lei gli faceva più comodo di quanto credesse, al momento.

"Esplosivi? Lavy non me ne ha mai parlato..." arguì Kidd.

"Però mi piace l'idea! Lo facciamo saltare in aria col forte." fece Hector, euforico.

Hornigold scosse la testa. "Conquistare il forte con la violenza sarebbe impossibile, agiremo d'ingegno e furtività. Secondo Lavy, pare ci sia un punto all'interno delle segrete dove la parete è piuttosto cedevole. Basterebbe un piccolo scoppio per farla crollare e penetrare dall'interno. Da lì ci basterà aprirci la strada verso il portone principale e lasciar entrare il resto delle forze per conquistarlo con facilità. Gli esplosivi quindi serviranno solo per la parte finale, dove Anne, Jack e tu giocherete un ruolo fondamentale." indicò con il mento Kidd, lo straniamento impresso sul suo viso a causa dell'importanza che Lavy aveva affibbiato al suo compito, addirittura equivalente a una fase cruciale.

"E Lavy come sa che c'è questo punto cedevole?" chiese, titubante.

"Nel periodo in cui è stata con Paul Sanders a bordo della Pelican, sembra che lui le abbia parlato di Nassau in generale e del forte, senza omettere questo dettaglio sulla prigione. In passato era stato rinchiuso al suo interno per un regolamento di conti, e di certo nessuno si è occupato di riparare il danno in una segreta di un'isola anarchica fino a ora."

"Paul Sanders?" Kidd non aveva idea che Lavy avesse avuto a che fare nientemeno che con una leggenda come lui. Era di certo l'ennesima sorpresa che quella misteriosa ragazza riservava.

Vane strinse gli occhi per osservare Kidd con maggiore attenzione. Era di statura piccola e corporatura magra, ma stando a ciò che raccontava Anne sapeva usare benissimo la sua agilità esplosiva per battersi alla pari di guerrieri capaci come Danny Flicker. Inoltre, pareva avere una naturale tendenza a mantenere un basso profilo, qualità più che utile per operazioni furtive come quella che si apprestava a sostenere.

Ciononostante, possedeva un che di ambiguo, e non poco. La sua storia riguardo il relitto, il suo aspetto, i suoi modi, tutto in Kidd era sospetto. Lavy stava chiaramente testando la sua affidabilità. Sapeva di aver messo le mani su un pezzo pregiato, ma sapeva anche di doverlo maneggiare con cautela. In quelle poche ore avrebbe scoperto la verità: se l'avesse delusa o tradita, provando a unirsi ad esempio alla ciurma di Low o trarre un qualunque vantaggio personale dalla situazione, avrebbe capito cosa farne. In caso contrario, avrebbe sfruttato al meglio le sue capacità per battere il nemico, e tra le sue fila si sarebbe aggiunta una risorsa preziosa. Due piccioni con una fava.

Quanto al gigante irlandese, era probabile che non si fidasse appieno nemmeno di lui, ma non aveva di certo il cervello per fregarla. Se avesse voluto fare un passo falso, sarebbe risultato ovvio, serviva più che altro a non lasciare Kidd a briglie sciolte per le strade di Nassau.

Kidd si strinse nelle spalle, ma allargò comunque un sorrisetto dalle dolci fossette sul viso delicato e si scostò la treccia viola dalla spalla su cui era appoggiata.

"Quindi, mi sembra di dedurre che scoprire dove sia questo punto cedevole abbia a che fare con me. Perfetto, qualunque cosa dovrò fare, sono la persona giusta. Spiegatemi l'ultima parte del piano." disse, la determinazione scolpita nelle spiritate iridi color acqua marina.

Iniziava a pensare che lavorare per Lavy Thomson fosse la cosa più interessante di cui potesse fare esperienza.

"Sei perspicace. Ottimo." ricambiò il ghigno Vane. "Allora assicurati di capire bene ciò che sto per spiegarti: la tua parte avrà inizio una volta che Jack e Anne si saranno fatti sbattere nelle segrete del forte."

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