XLII. Tortuga: Rabbia e prudenza
Selkis condusse i due pirati a un piazzale erboso nel cuore della palude, dove un'enorme cava di pietra ruvida si ergeva con la sua peculiare struttura. Era caratterizzata da una bocca piuttosto ampia affiancata da due lunghe pareti laterali, simili a zampe poggiate sul terreno appartenenti a una belva feroce dalle fauci spalancate, pronta a divorare ogni intruso.
L'aria era placida e tiepida, il cielo d'un azzurro smorto e gli unici suoni che perpetravano il silenzio erano il fruscio delle chiome degli alberi attornianti, oltre alle voci distanti e soffocate dei due uomini nei pressi dell'ingresso, accompagnati da un terzo, silente.
Lavy riconobbe subito i lunghi capelli biondi con coda alta del capitano intento a conversare con il leader dei ribelli, e le sembrò di aver già visto anche il terzo del gruppo, coi suoi voluminosi ricci e i baffetti all'insù che di certo non passavano inosservati dalla distanza. Erano le persone con le quali si era azzuffata alla taverna di Tortuga, i membri della ciurma di Lobos. Solo che mancava Ariana Salinas, naturalmente. Con lei, dopotutto, si era lasciata da poche ore, fuori dalla piantagione di Prince.
"Ben arrivati, questa è la nostra base temporanea a Tortuga." Selkis guardò lei e un pensieroso Nick da sopra la spalla, la schiena parzialmente nuda dalla pelle di caramello sulla quale si notavano i muscoli lombari piuttosto definiti, oltre alle scapole che disegnavano forme eleganti sulla sua sagoma sinuosa. "Lui è Amon, l'altro leader. Quello meno acuto, s'intende." ironizzò.
L'interpellato notò i nuovi arrivati e distolse per un attimo l'attenzione dagli interlocutori per rivolgerla a loro. Si scambiò un'occhiata di qualche secondo con Lavy, fissandola interrogativo negli occhi chiari con i suoi penetranti gorghi color nocciola, le sopracciglia folte appena inarcate per l'interruzione improvvisa.
La piratessa ne studiò i tratti: indugiò sugli avambracci spessi al di fuori della maglia di cotone dalle maniche arrotolate, sul petto definito che si notava oltre il colletto dell'indumento, e in particolare sul marchio visibile per metà nella zona subito superiore al cuore. Capì subito due cose su di lui, ossia che era un ex schiavo, e che era un guerriero.
Sia Amon che Selkis le avevano subito trasmesso una densa sensazione di forza, oltre che di rabbia. Si era sentita affine a loro in maniera istintiva.
Nick, dal canto suo, captava una certa ambiguità soprattutto nei comportamenti della ribelle. Gli sembrava che il suo fascino e portamento eretto celassero molto bene una natura violenta, come testimoniava l'assalto aereo di poco prima, e nel suo sorriso attraente quanto gentile percepiva qualcosa di manipolatorio. Erano alleati, sì, ma si sentiva paranoico attorno a loro. L'affinità che il suo capitano provava non era di certo condivisa, dal suo punto di vista.
Amon si alzò e si diresse verso Lavy, seguito da Santiago Lobos ed Enrique Las Zancas.
Passandosi rapidamente una mano sul ciuffo morbido, si rivolse agli ospiti. "Voi dovete essere i pirati della ciurma di Sabers. Kat me ne ha parlato." esordì con la sua voce liscia.
"Siamo noi." Lavy si scostò una ciocca ribelle dal naso piccolo, e ricambiò il suo sguardo indagatore. "Io sono Lavy Thomson, il capitano."
"Nonché l'attaccabrighe." proseguì Santiago da dietro Amon, con un sorriso pregno di sarcasmo, il naso eloquente nella sua conformazione ancora un po' storta dopo la gomitata che si era buscato alla taverna, il giorno prima.
"Mi spiace per quello." si scusò Lavy, massaggiandosi la nuca. "Ho agito d'istinto dopo che mi hai toccata, avrei potuto evitare."
"E io avrei potuto evitare di stringerti senza preavviso. Nessun rancore, d'accordo?" Il viso allegro di Lobos sembrava il sole stesso, col cielo limpido a fargli da sfondo. La piratessa non poté fare a meno di ricambiare e pensare che ispirasse simpatia per natura. Capì che quello doveva essere il suo personale tipo di carisma, una leggerezza e una luminosità magnetiche, che esprimevano forza.
Così diversa dalla sua attitudine cupa. Ma così simile a quella intraprendente che aveva un tempo. Adesso, invece, trovava più facile specchiarsi nelle iridi dure, macchiate da una nota malinconica, di Amon, in piedi e silenzioso di fronte a lei.
Quest'ultimo rivolse a Lavy e Nick un sorriso a mezza bocca. "È un piacere, sarete qui per parlare dell'assalto, immagino. Col fatto che siete a conoscenza del nostro intento, vi avrei cercati io se aveste tardato ancora un po', quindi sono sollevato di vedervi. Seguitemi pure dentro, così vi ambientate e organizziamo con calma la vostra parte." Invitò tutti a seguirlo con un gesto del braccio, e si diresse verso le fauci della caverna rocciosa.
Lavy trovò la pacatezza nei suoi modi e il suo aspetto rude e potente un connubio interessante che di certo apprezzava, di primo acchito. Era curiosa di scoprire che tipo di persona e leader fosse, quel ribelle. E soprattutto di sapere da dove arrivasse la rabbia dormiente che aveva percepito in lui, mitigata dall'indole calma. Un'ira che le era ben nota, e che sapeva riconoscere in un battito di ciglia.
Furono condotti all'interno della grotta, dove impalcature di legno sulle varie rialzature circostanti erano adibite a vere e proprie aree abitative, magazzini improvvisati per merci o viveri riposti in casse e barili, e quant'altro. Man mano che si avanzava lungo le tortuose vie della caverna dalle pareti rocciose grigie che sfociavano nel bluastro, ricoperte di lanterne appese, gli ospiti incrociavano decine di ribelli che abitavano il luogo, con i quali Amon e Selkis si scambiavano vari cenni e rapide parole. Giunsero in questo modo verso il fondo dell'insenatura, in un ampio piazzale brullo dalla forma che ricordava un esagono irregolare.
Nei pressi della parete a nord, una sporgenza fungeva da seduta naturale, davanti alla quale era stato sistemato un largo tavolo dove risiedevano carte, mappe e candele accese dalla cinerea luce giallognola, oltre ad alcune pistole e coltelli. Nel circondario si trovavano altre casse e alcuni sistemi di contrappeso per quelle che contenevano gli oggetti più pesanti.
Infine, Lavy notò in una larga cava sulla sinistra le bocche sporgenti di alcuni cannoni dalla superficie ruvida. Non erano visibili del tutto, ma ne contò almeno quattro. Pensò che quella fosse gente che faceva sul serio. Di sicuro, guerrieri ben attrezzati e temibili. Insieme superavano di gran lunga qualunque ordinaria ciurma di pirati, o di corsari della marina.
Santiago ed Enrique si accomodarono attorno al tavolo, mentre Amon rimase in piedi dietro di esso, con la mappa di Santo Domingo dinanzi a sé. Selkis si appoggiò alla sporgenza rocciosa, una gamba penzolante nel vuoto, mentre Lavy e Nick rimasero di fronte al leader.
Quest'ultimo si schiarì la voce e iniziò a parlare. "Come stavo dicendo al capitano Lobos, il piano d'azione per l'assalto di domani sera non è complesso in sé, ma richiederà molto tempismo e soprattutto un impeto feroce."
"Dell'ultimo requisito puoi stare sicuro, su questo non ci piove." Lavy si ritrovò a ironizzare, addirittura ammiccando appena, e si scoprì soddisfatta nel momento in cui gli angoli delle labbra di Amon si incresparono all'insù per un breve istante.
"Beh, anche sul tempismo non ce la siamo cavata male, durante l'attacco al forte contro Low." aggiunse Nick, sorridente.
"Ho sentito bene? Avete affrontato la ciurma del Teschio Rosso e siete vivi?" intervenne Enrique, dalle retrovie.
Anche Lobos tradì uno sguardo interessato a quella notizia che non si era ancora sparsa del tutto nei Caraibi. Nessuno dei due aveva mai sentito parlare degli uomini di Sabers, se non attraverso voci sporadiche di come il loro capitano, una ragazza tanto giovane quanto sanguinaria, si fosse inimicata Boyd Lafonte. Sapevano anche che avesse contatti con il Dominatore Paul Sanders, seppur non come membri della sua flotta, come invece erano i pirati di Lobos.
Di sicuro, di quel passo le strade in cui quell'equipaggio nuovo e feroce sarebbe finito potevano essere due: diventare una leggenda nelle Indie Occidentali, oppure estinguersi brutalmente dopo aver emesso la più sfavillante delle fiammate, come tanti avevano fatto prima di loro.
A Enrique piombò in mente una frase che Ariana ripeteva spesso: Un pirata non viene ricordato per come vive, ma per come muore.
La loro era spesso una vita breve, lo sapeva. Ma anche una brillante e intensa come poche. Una dove i desideri venivano appagati in fretta, ma che altrettanto in fretta giungeva al suo epilogo, spesso violento.
"Per la precisione, Lavy ha affrontato in un duello diretto Ned Low. Ed è ancora tutta intera." puntualizzò Nick, con un pizzico d'orgoglio nella voce, poiché sapeva che se lei era ancora lì, il merito era anche suo, e questo lo faceva sentire realizzato. Utile, come poche volte si era sentito fino a quel periodo.
La sua rivelazione fu seguita da un acuto fischio di approvazione da parte di Selkis.
"Beh, più o meno intera, ho ancora qualche cicatrice. Ma concentriamoci sul piano d'azione." dissimulò Lavy, evitando con tutta sé stessa l'occhiata penetrante che Amon le aveva riservato dopo le parole del suo primo ufficiale. Non voleva dare l'idea di essere arrogante, tantomeno creare un'aura di aspettative attorno a lei, poiché sapeva di non aver ancora concluso così tanto, tutto sommato. Di avere ancora molto su cui lavorare, soprattutto per quanto riguardava sé stessa. Esporsi troppo significava scoprire le sue debolezze da sfruttare, oltre ai punti di forza da ammirare. E le prime sicuramente superavano di gran lunga i secondi, per lei.
"Lavy ha ragione, diamoci da fare." disse Amon. "Tornando al piano, immagino che abbiate notato i cannoni riposti nella cava laggiù." Indicò con un cenno del capo la zona menzionata, alla sua destra. "Ebbene, la piantagione di Lawrence Prince, per quanto ben difesa da mura di cinta, affaccia sulla palude di Tortuga, a est. Da lì sarebbe molto difficile notare l'arrivo di un attacco nemico, soprattutto se inaspettato, essendo noi una cellula ancora ignota a Santo Domingo. Useremo i cannoni, che trasporteremo il più vicino possibile alle mura. Dopodiché, le sfonderemo e penetreremo all'interno in massa. Nello stesso momento, Selkis guiderà alcuni tra noi misti a uomini delle vostre ciurme in un attacco al centro della città, dove risiede la casa del governatore. In questo modo, disperderemo le forze nemiche e potremo colpire con più efficacia la piantagione. Parlate pure se qualcosa non vi è chiaro, Santiago, Lavy."
"Dove... avete preso esattamente quei cannoni?" domandò Lavy, curiosa. In quel momento, Flicker e Jonathan Barnet erano dal ricettatore di cui Kat le aveva parlato, dunque le premeva sapere se magari provenissero dalla stessa fonte.
"Li abbiamo trasportati qui dalle nostre navi, ovviamente." Amon fugò i suoi dubbi. "Durante i nostri attacchi agli schiavisti nelle altre zone dei Caraibi, ne abbiamo saccheggiate e depredate diverse negli scontri con la marina, e alcune le usiamo per spostarci da un posto all'altro, oltre che procurarci merci."
Nick sospirò, ironico. "Non siete tanto diversi da noi pirati, tutto sommato." La differenza sostanziale, pensò, era che i ribelli combattevano in modo più diretto le autorità e un sistema che consideravano malato. I pirati, invece, si limitavano a derubare le navi e i possedimenti appartenenti alle corone europee, per poi fuggire e nascondersi. Non credeva ci fosse un modo più giusto di vivere, poiché sapeva bene che in un mondo come quello l'onore era prerogativa delle persone destinate a fallire, ma ammirava in cuor suo chi riusciva a lottare senza mezze misure per ciò in cui credeva.
Sapeva anche, tuttavia, che ognuno lottava anche per una ragione personale, cinica. Ed era convinto che quella di Amon fosse legata a qualcosa di oscuro, lo percepiva dalla sua presenza tetra, e dallo sguardo talmente calmo nella sua compostezza da trasmettergli disagio. Non si fidava di quelle fiamme sopite dietro ai suoi occhi.
"Avrei una domanda anch'io." Santiago Lobos si alzò col suo atteggiamento colmo di baldanza. "Ammesso che funzionerà, e sappiamo bene che non andrà tutto come previsto perché non è mai così, abbiamo una via di fuga, un luogo dove nasconderci?"
"I cannoni faranno il loro dovere, capitano biondino." affermò Selkis, sempre allegra. "Ma in caso di sorprese, coloro che sono con me mi seguiranno in una vecchia armeria abbandonata, poco lontana dal centro. Per quanto riguarda quelli alla piantagione, andranno al Sunk'n Norwegian, Kat avrà preparato gli alloggi privati e intorno ci sono i anche magazzini dove tiene le mercanzie."
"Una volta che Tortuga sarà in fiamme, fuggiremo a bordo delle imbarcazioni, quindi vi suggerisco di preparare le vostre già da stasera, e di fermarle non troppo vicine alla spiaggia. Lasceremo l'isola in sordina il giorno dopo l'assalto, al calare della sera." aggiunse il suo partner.
Lavy annuì, così come gli altri. Amon e Selkis avevano preparato il terreno in maniera più che meticolosa per l'operazione, adattandola peraltro in maniera perfetta all'aggiunta delle loro ciurme. C'erano tutti i presupposti per riuscire ad approfittare della sete di vendetta e giustizia ribelle per arricchirsi e magari trovare anche quella misteriosa chiave, durante il saccheggio. Se in aggiunta contava anche il mortaio che Flicker stava acquistando dal ricettatore, avrebbe potuto lasciare Tortuga con nuove certezze unite a fama e potenza raddoppiate.
Forse, nel profondo, iniziava a esaltarsi.
"D'accordo, Amon, mi hai convinta." si rivolse al giovane uomo, che sfoggiò un mezzo sorriso complice di rimando. "Facciamolo."
"Bruceranno con noi." tuonò lui, le iridi cineree colme di un'ira ardente, illuminate da una scintilla che era il preludio di un incendio. Il pugno sul petto, dove si trovava il suo marchio nero, era teso e sicuro.
Lavy immaginò che quella fosse una frase che ripeteva spesso, una promessa di vendetta. Trovò quelle parole adatte al suo animo furioso, inquieto dentro di lei. Poiché quella rabbia era mitigata da una prudenza forse frutto della paura, del dolore, che a volte apparteneva anche a lei, ma che al contempo spesso lasciava da parte per cedere all'istinto furibondo. Forse avrebbe potuto assorbire qualcosa da lui, in modo da migliorare sotto quell'aspetto.
Lei era un maremoto che imperversava dappertutto senza argini, lui era una scia di fuoco devastante ma dal percorso ben definito.
Lavy non ripeté il mantra di Amon, ma chinò il capo in segno di assenso. Una strage insanguinata era in procinto di consumarsi tra le vie di Tortuga.
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