XLI. Tortuga: Svago

"Kat, un'altra birra, su!"

"Arriva, Hector! Certo che bevi come un cavallo, eh?"

La risata estrosa che accompagnò quell'esclamazione della locandiera fu seguita dagli abili movimenti manuali con cui riempì il boccale all'uomo e lo lasciò scivolare lungo il bancone fin dove sostava, impettito e festante come suo solito. Lui subito lo afferrò con dita salde e tracannò la bevanda, assaporando la rinfrescante sensazione che discendeva nella sua gola, trasportata dall'alcool.

Hector e Kidd si stavano godendo il loro momento di riposo prima dell'azione tumultuosa a cui avrebbero dovuto partecipare entro poco tempo. Il Sunk'n Norwegian era pieno per metà, considerata l'ora pomeridiana, ma solo l'omone irlandese bastava a dare l'impressione che ci fosse almeno il triplo della gente a occupare la sala. Il sole penetrava dalle finestre ai lati della porta d'ingresso, dietro i due membri della ciurma di Sabers, e schiariva le tonalità dei loro capelli, oltre a formare eterei aloni aurei attorno ai confini dei loro corpi, tanto diversi per conformazione.

"Questa roba è arte, Kat, porca puttana." esclamò il gigante, compiaciuto.

"In effetti, è molto buona." Kidd lo assecondò con il suo solito sguardo indifferente, nonostante dentro di sé si stesse davvero godendo il momento. A Kidd piaceva sul serio passare del tempo a riordinare le idee, qualche volta. Sapeva che era necessario per tornare alle faccende urgenti, ai suoi doveri, con più lucidità ed energia, così da dare il massimo possibile nei compiti da svolgere. Di solito era una mentalità stoica, la sua, ma il suo stoicismo comprendeva anche sapere quando era il momento di ricaricarsi.

Di certo, tuttavia, Hector rendeva difficile concretizzare quell'intento, con tutto il rumore che faceva e i contatti fisici che riservava a chi gli era vicino. Per quell'uomo sembrava tutto una continua festa, invece, trovava qualcosa di divertente da dire anche in faccende in cui nessuno l'avrebbe saputo fare. Notava dettagli a molti indifferenti e li traduceva in battute di spirito, commenti sarcastici o espressioni goliardiche. La sua era una percezione della realtà più luminosa di quanto Kidd avrebbe anche solo potuto immaginare.

Non che trovasse la cosa un problema, o un difetto. Hector era fatto così e basta. Solo che non lo capiva. Non riusciva a immaginarsi nelle sue stesse situazioni, a pensare di potergli somigliare anche lontanamente. Non aveva proprio idea di come facesse a essere sempre così arzillo, anche in momenti critici, quando tutti erano seri. Forse un po' invidiava quel modo di essere, almeno a tratti, poiché ci vedeva una forza che spesso aiutava a uscire da situazioni in cui la sola logica, l'efficacia nel ragionamento, non bastavano, e allora subentravano l'attitudine, l'istinto, il carisma. Per Kidd, quello era sintomo di una forza sconosciuta per la sua concezione personale.

L'aveva vista anche nel suo capitano, in misura ancor maggiore. Non avrebbe mai risolto la crisi di Low nel modo in cui ci era riuscita lei, basandosi sia sull'intelligenza che su quella strana forza interiore che aveva condotto tutti a svolgere il proprio ruolo nel modo più efficace. E questo a discapito degli imprevedibili contrattempi. A discapito del fatto che Ned Low era sembrato imbattibile, dopo l'invasione di Nassau.

"Allora, Lavy vi tratta proprio bene, per permettervi di stare qui a sbronzarvi di questi tempi." Kat ridacchiò, attirando la loro attenzione, e riempiendo ancora il boccale di Kidd.

Hector si esibì prima in un rutto e poi in una grassa risata. "Ci sta facendo battere la fiacca perché adesso non le serviamo a un cazzo!" mugugnò. "Ha mandato i due cervelloni a trattare col contrabbandiere e il damerino col fucile ad accompagnarla per strada perché se lo vuole godere tutto per sé. Quando le serviremo, ci chiamerà, intanto approfittiamone!" Riprese a bere e iniziò poi a raccontare una barzelletta sulla marina portoghese a un avventore lì vicino che non conosceva.

Kat lo osservò con divertito interesse per qualche secondo, un sorrisetto sornione sul viso, per poi volgere di nuovo la sua attenzione a Kidd. "Tu invece vuoi startene con quell'espressione seria e inafferrabile o ti va se condivido un drink con te?" ghignò con inclusività.

Kidd decise di avere cautela con lei. Era una spia e non provava fiducia nei suoi confronti, anche se aveva aiutato Lavy fino a quel momento. Le persone come lei guardavano solo al proprio tornaconto, e il modo migliore per evitare che questo consistesse in qualche azione che potesse danneggiarli era rivelarle meno dettagli possibili su di loro. Avrebbe mantenuto un'aria vaga. Magari poteva addirittura ottenere informazioni importanti al posto suo, riguardo l'altra ciurma in gioco e i ribelli nell'entroterra di Tortuga.

"Come preferisci." concesse, infine.

"Non ti sbottoni, eh?" Kat si riempì un bicchiere di rum, stando bene attenta a non farsi notare dalla sua collega, Samantha, che però era rimasta anch'essa coinvolta dalla barzelletta di Hector.

"Solo in certi contesti, e questo non corrisponde." ironizzò Kidd.

L'altra ridacchiò. "Come fai a essere elegante anche mentre fai battute sconce?" Iniziò a bere, senza interrompere il contatto visivo con le perle acqua marina di Kidd per un solo istante.

Aveva capito subito che non si fidava di lei, ma in tutta onestà a lei non importava nulla fregare Lavy Thomson in alcun modo. Oltre a essere un contatto di Paul Sanders, che l'aveva aiutata a crescere, creando la sua rete informativa quando era solo una prostituta come tante destinata a morire sotto i trent'anni per qualche malattia infettiva, odiava le persone come Lawrence Prince. Più quelli come lui bruciavano tra le fiamme dell'odio e della vendetta, e meglio era per lei. Per questo, aveva sostenuto così tanto i ribelli di Amon e Selkis. Per questo, stava aiutando i capitani Lobos e Sabers.

Perché persino terroristi e pirati erano meglio degli schiavisti.

Kidd fece spallucce con la solita indifferenza, mentre Kat sorseggiava il suo drink, espansiva e sorridente.

Spesso la locandiera aveva assistito a ciurme che rispettavano e temevano il loro capitano, che si fidavano della sua intelligenza o forza. Vedeva alcuni di quegli aspetti nella ragazza che guidava i due corsari al suo tavolo, ma in misura minore rispetto ad altri leader. Sembrava forte, ma di certo non possedeva la stessa prestanza di un uomo. Era intelligente e arguta, oltre che riflessiva, ma a volte si perdeva in sprazzi d'ingenuità malcelata, o di emotività controllata a fatica. I suoi punti deboli le sembravano chiari, eppure aveva il completo supporto dei membri del suo equipaggio, e soprattutto il controllo su di loro. Cos'era che attirava le persone a lei senza ripensamenti, dunque? Cosa possedeva di diverso da tanti pirati con le sue stesse qualità, se non migliori?

Kat sentiva di volerlo sapere, non capiva bene il perché. Ma fin da quando le aveva messo gli occhi addosso, le era sembrata diversa dalla gente con cui legava di solito. La sua postura, lo sguardo pensieroso, chiuso e triste, i modi rudi con i quali parlava, che però nascondevano una pacatezza che era sinonimo di gentilezza. Aveva letto le emozioni con tale intensità, in quegli occhi azzurri, che se l'era immaginata in un posto tanto diverso da Tortuga da indurre Kat a giudicarla per forza come intrusa, in quel mondo sporco.

Proprio come lei.

"Com'è che vi siete uniti alla ciurma di Sabers, comunque? Immagino che almeno questo me lo concederai." inclinò il capo di lato con un sorriso tanto affabile quanto intimo era il suo sguardo, rivolta a Kidd, che sospirò.

"Io ero vittima di un naufragio, nel bel mezzo dell'oceano vicino New Providence. Me la sono trovata davanti all'improvviso, e ha deciso di prendermi con sé, dopo averle dimostrato le mie abilità. In tutta onestà, mi stavo già preparando a dire le ultime parole, prima che Lavy apparisse."

Kat alzò un sottile sopracciglio biondo, intrigata. Intanto cominciò a pulire la lama rifinita e luccicante di un coltello. Uno di quelli che portava sempre con sé per autodifesa. Poteva vantarsi di non aver mai mancato il bersaglio coi suoi lanci. Che le abilità di Kidd coincidessero con quella? In tal caso, le apparenze ingannavano di certo, ma vedere oltre di esse era un'abilità altrettanto evidente, che lei apprezzava. Quella, in effetti, non molti dei pirati che conosceva ce l'avevano.

"Per quanto riguarda me, mi ha fatto il culo davanti a dei barboni e poi mi ha reclutato!" intervenne di prepotenza Hector, il quale aveva concluso il suo aneddoto, seguito da una risata gioviale di Samantha. "Non credevo fosse così forte, considerando quant'era uno scricciolo in confronto a me. Ma quella donna ha le palle, te lo dico io. Altrimenti un irlandese che ha sempre fatto l'attaccabrighe e il ruba-mogli come me non seguirebbe di certo una scozzese incazzata un giorno sì e l'altro pure. Finora con lei sia io che Susannah ci siamo sempre divertiti, e va bene così." L'uomo rise.

"Quindi, è proprio una cacciatrice di disperati." concluse Samantha, ridacchiando e appoggiandosi col gomito al bancone.

Kidd ricambiò. "In effetti sì, la si può vedere così. A volte sembra che abbia una passione per le cose abbandonate. O per le persone spezzate."

A quelle parole, Kat ebbe un lieve sussulto, che non rese percettibile agli altri. Una passione per le cose abbandonate. La sua mente riportò a galla delle scene che credeva di aver custodito bene nelle profondità del suo cuore, dove risiedeva l'ultimo baluardo della felicità che lei accostava al concetto di innocenza. E quindi di pericolo.

Però, quella frase, quell'essenza ritrovata in un'altra persona nell'ultimo posto in cui avrebbe mai creduto di trovarla, l'aveva ormai come destata da un lungo sonno.

Uno in cui sarebbe volentieri ritornata all'istante, per sfuggire a ogni sorta di delusione. Ma al quale, tuttavia, sentiva che il suo istinto si sarebbe rifiutato di sottoporsi di nuovo, come invece aveva sempre fatto negli ultimi anni. Poiché nel momento in cui una reazione viene scatenata nel profondo di un animo, il processo che ne scaturisce è impossibile da arrestare, così come la sua emersione nel lungo periodo.

Il terriccio acquoso della palude di Tortuga costeggiato da ciuffi d'erba sporadici e stagni isolati facevano da contorno ai due che, fianco a fianco, proseguivano nell'umidità di quell'ambiente. I ciuffi lisci di Lavy erano sfibrati, e rendevano la sua ferma e alta silhouette simile a quella dei salici che si susseguivano nelle vicinanze. Accanto a lei, Nick camminava a passo cadenzato, il moschetto legato da una corda attorno alle spalle, penzolante dietro la sua schiena. Il caldo e l'aria bagnata li rendevano stanchi e provati, sebbene sul volto della ragazza e del fuciliere albergassero la calma e la compostezza che quando erano insieme vigevano incontrastate sul loro stato d'animo. Si donavano mutua sicurezza a vicenda, anche solo tramite la vicinanza.

Il ragazzo di tanto in tanto fissava il suo capitano con occhi guardinghi. Un'urgenza soffocata aleggiava sul suo viso asciutto.

L'altra se ne rese conto nel momento in cui si voltò per un momento verso di lui, portandolo ad abbassare il capo. Erano diretti nel luogo dove si trovavano i ribelli, stando a quanto aveva rivelato Kat, per discutere con loro il modus operandi dell'assalto imminente. Lavy si chiese se anche Santiago Lobos avesse fatto lo stesso nei giorni precedenti, e si rispose che era molto probabile, o almeno sensato, per il bene dell'operazione. A lei non piacevano le incognite, non più come un tempo, quando si esaltava per qualunque mistero che il futuro le riservava, quando credeva che non conoscere equivalesse alla prerogativa di poter scoprire. E nonostante questo, anche allora aveva pianificato per anni e anni la sua partenza da casa, per essere sicura di riuscire nel suo intento. Poteva dunque affermare senza problemi che la sua era sempre stata una mente calcolatrice, nella sua spensieratezza.

Quella la possedeva, così come la capacità di meravigliarsi. Ma la custodiva gelosamente nei meandri della sua anima, tra i solchi eterei delle ferite che la martoriavano.

In virtù di quei ragionamenti, decise di accertarsi dell'umore di Nick in quel momento.

"Vuoi dirmi qualcosa, per caso?" Inclinò di poco il capo nella sua direzione, scrutandolo col taglio degli occhi azzurri.

L'altro ebbe un breve sussulto, ma si ristabilì subito, come se non temesse la reazione della sua compagna, fidandosi di lei. "A dire il vero, Lavy... mi stavo solo chiedendo quand'è stata l'ultima volta in cui ti ho sentita ridere."

"Come scusa?" Lei si accigliò. "Cosa c'entra adesso?"

Nick si grattò la nuca. "Il fatto è che siamo sempre stati presi da qualche problema o minaccia o missione... Il galeone, poi Ned Low e ora l'assalto alla piantagione. Non ti piacerebbe un giorno di svago?"

Lavy sospirò. "Hai qualcosa di preciso in mente per cui mi dici queste cose?" C'era una tensione strana nelle movenze e nel tono del suo primo ufficiale. Ogni tanto ricordò di averle notate in Susan, quando la invitava a pescare o alla loro grotta marina. Sovrapponendo le due immagini, intuì dove volesse andare a parare Nick, e questo la destabilizzò. Non avrebbe proprio saputo rispondergli. Non si sentiva in grado nemmeno di immaginarsi uno scenario come quello che si era prefigurata.

"Non proprio, a dire il vero." confessò Nick. "Pensavo solo che, una volta finito tutto questo, mi piacerebbe che ci fosse un momento di calma. Con l'oro guadagnato, potremmo fare qualcosa di divertente, che ne dici?" domandò, stavolta trovando il coraggio di guardarla in faccia, lo sguardo timido ma che mostrava al contempo un'accennata fiamma sfrontata nelle sue metalliche sfere grigie.

"Io... non lo so, Nick. Ci penserò quando saremo al sicuro. Per adesso posso solo ringraziarti per aver pensato a come mi sento." Lavy optò per una risposta neutrale, che non ferisse né desse speranza al compagno. L'idea la attraeva, nel profondo, ma non sapeva davvero se fosse ancora in grado di donare quel lato di sé al prossimo. O se avrebbe invece rovinato tutto, finendo nei suoi frequenti stati d'animo paranoici e depressivi.

Il sorriso che gli dedicò, però, fu spontaneo e sincero. E quando Nick lo ricambiò con quella sua innocente allegria, non riuscì a rifuggire il calore che si propagò nel suo petto.

"Va bene così, pensiamoci in seguito." affermò il cecchino.

Fu in quel momento che qualcosa piombò dall'alto su Lavy, atterrandole addosso con rudezza. Una sagoma femminile, dalle trecce lunghe e la pelle d'ambra aveva tagliato l'aria in un secondo, fino a braccare la piratessa.

Nick imbracciò subito il fucile e lo puntò verso l'assalitrice, ma un pugnale gli sfiorò una ciocca e si piantò nell'albero alle sue spalle. Un taglio di striscio si aprì in ritardo sulla sua guancia, dopo che l'arma le fu passata accanto a velocità squarciante.

La situazione restò in una fase di stallo per alcuni attimi, intanto che il ragazzo guardava la persona balzata dall'alto su di loro: la pelle bruna e i muscoli definiti delle braccia la rendevano coriacea alla sua vista, nonostante possedesse tratti simmetrici, e allo stesso tempo non troppo delicati. Il naso era dritto ma dalla gobba in parte convessa. Le labbra erano piene ma distorte da una smorfia aggressiva. Infine, le trecce cascanti fino al basso ventre le donavano un'autorità selvaggia. Indossava delle fasce intorno al petto, la pancia scoperta mostrava addominali tonici e dei corti pantaloni grigi di flanella esaltavano lo slancio delle gambe.

"Voi sareste quei pirati che dovevano unirsi a noi?" sogghignò. "Era ora che vi faceste vivi, stavo per venire a cercarvi io. Certo che siete lent-"

L'immobilità del momento terminò, quando Lavy la sorprese con una ginocchiata tra le gambe effettuata tramite un poderoso colpo di reni. La donna si accasciò in seguito a un ringhio di dolore, per poi distanziarsi dall'altra.

"Levati dal cazzo." grugnì Lavy, mentre si rialzava e puliva le vesti dalla fanghiglia. "Ma ti sembra il modo di accogliere degli alleati?"

"Con quel pugnale potevi uccidermi..." aggiunse uno stranito Nick.

"Macché ucciderti, non sbaglio mira da così vicino, io... ahia, che male, cazzo... è vero che sei violenta come ha detto quel Lobos, allora." gracchiò la ribelle.

Lavy incrociò le braccia e sollevò un labbro con sprezzo. "Mi sembra il minimo se mi salti addosso da un albero in una palude isolata."

"Volevo solo testare i vostri riflessi, Che francamente sono un po' scarsetti. Spero non ci sarete d'intralcio durante l'assalto. Io sono Selkis, comunque. Se siete qui per parlare, allora seguitemi." L'eccentrica leader dei Maroon appariva sia feroce che cordiale nel modo in cui parlava, per qualche strano motivo. Come se fosse votata all'azione, ma allo stesso modo avesse una propensione per dialogare col prossimo tramite la sua voce chiara ed espressiva.

I due pirati furono costretti a seguirla, poiché si voltò e invitò loro a proseguire con un gesto largo e inclusivo del braccio. Dopo essersi scambiati un'occhiata dubbiosa, si incamminarono dietro Selkis. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top