XIV. L'invasore: Prova di forza

I suoi occhi erano quelli di una serpe.

Due mezzelune socchiuse color acqua marina che penetravano fin dentro la carne, passando per il cuore e giungendo all'anima. Inebriavano e stordivano, come il più dolce dei veleni, ma anche il più letale.

La gambe accovacciate sulla piattaforma lignea per metà sommersa d'acqua, ormai prossima a inghiottire la sua silhouette del tutto insieme al brigantino, puntava quelle mezzelune proprio sulla scialuppa che aveva sostato vicino al relitto, con a bordo solo una persona. Una donna.

La vide scendere dalla barca e balzare sul ponte annacquato con noncuranza, la osservò avvicinarsi da lontano immersa nel blu del cielo e del mare che si mescolavano ai suoi colori tenui. E notò quegli occhi, a sua volta pericolosi, portatori di guai, ricolmi d'impeto.

Non ricordava di aver mai provato soggezione da quando navigava per gli oceani, ma con quella persona accadde. Era diversa, la sua aura. Solo una volta l'aveva avvertita, quella sensazione straniante, con un uomo che mai più aveva incontrato, ma di cui la fama lo precedeva.

Un uomo famigerato per il nero che colmava l'abisso nelle sue palpebre. E che, come inchiostro, tingeva per intero la sua lunga barba. L'uomo da cui stava scappando.

Quando la donna si fermò dinanzi al suo sguardo, si accorse che in realtà era solo una ragazza. Ma non poté fare a meno di indugiare sulla strana maturità che rendeva più intrigante il suo viso.

"Piacere di conoscerti, mi chiamo Lavy." Alla fine, lei esordì col suo tono laconico. Gli tese una mano dall'alto, sorridendo. "Pare che gli abissi dovranno aspettare un altro po' prima di reclamarti."

Le palpebre della vittima si spalancarono impercettibilmente, pervase da una sensazione di straniamento per quell'incontro dal sapore surreale.

"Sembra proprio di sì." Le sue labbra si distesero a sua volta in un'espressione solare, mostrando alla ragazza due graziose fossette ai lati delle guance, mentre il sole illuminava le lentiggini sul suo naso delicato. La leggera gobbetta sul setto non faceva che addolcire la forma dei suoi tratti. "Lo stesso non si può dire per i miei compagni, però..."

Persino la sua voce era chiara e cristallina, seppur attraversata da un graffio saltuario che la inaspriva leggermente.

Lavy scrutò la misteriosa persona per qualche attimo in più, presa dalle sue singolarità, dal mistero che il suo aspetto stesso celava.

"E perché tu non sei laggiù con loro? Cos'hai di speciale?" chiese in un soffio, le labbra schiuse e lo sguardo pervaso da una punta d'interesse. Vide quel gentile viso indurirsi, seppur restando dominato da un'impassibile placidità.

"La marina inglese..." rivelò, confermando gli orridi dubbi di Lavy. "Ha attaccato la mia ciurma, avevo detto al capitano di evitare di sbandierare quel dannato straccio nero al vento... sono morti tutti durante l'abbordaggio. Io non ho fatto altro che uccidere e uccidere. Ho continuato a versare sangue, finché non c'era nessuno altro a parte me, con ciò che resta della nostra nave. Alla fine, ho constatato che qui in mezzo al nulla avrei comunque trovato la morte. Tanto valeva farmi trapassare subito e togliermi il pensiero."

Il sangue secco sul volto raccontava quegli eventi al posto suo. Lavy capì subito che si trovava di fronte a qualcuno che era sopravvissuto, qualcuno che si era aggrappato alla vita con tale disperazione da trascinare tutti gli altri verso il baratro e arrampicarsi con le unghie sui loro cadaveri pur di salvarsi. Finché non era rimasto altro che la solitudine, sulla cima di una montagna di corpi, senza nessuno a poter guardare il panorama al suo fianco.

La fregata intonsa sullo sfondo doveva essere quella inglese, constatò la piratessa. Non era rimasto nulla del suo equipaggio. Era stato divorato da quella belva feroce che aveva dinanzi.

"Come vedi, invece, la tua voglia di vivere ha fatto la differenza. Perché ora sono qui, a tenderti la mano. Potrebbe farmi comodo qualcuno come te sulla mia nave. Qualcuno che si rifiuta di arrendersi." Lavy allungò il braccio verso la belva che questa volta, dopo averlo fissato per qualche attimo, lo afferrò.

"Non credo di avere tante alternative, a dire il vero... Lavy." ricordò il suo nome, e lo scandì come se fosse stato il titolo di una canzone che rimane scolpita nella mente. "Per il momento viaggiare con te pare sia la mia unica salvezza. Non ho modo di rifiutare."

Lavy annuì, serena. "Sta bene. A ogni modo, non mi hai ancora detto il tuo nome. Almeno questo immagino che me lo concederai." scherzò.

Gli angoli delle labbra della sua nuova conoscenza si piegarono all'insù in un ghigno spregiudicato, incorniciandone le guance magre e i tratti angelici dall'indole quieta, ma squarciata da un lampo ribelle.

"Chiamami Kidd."

Sulla Susan, Lavy e Kidd furono accolti da sguardi dubbiosi e scettici, soprattutto rivolti al nuovo arrivo. Il suo aspetto così innocente in contrasto con quello scenario mortifero, sommato al fatto che si trovasse nel nulla in mezzo al mare, non contribuiva a far guadagnare la buona disposizione immediata dei membri dell'equipaggio.

Kidd si guardò attorno, noncurante, e si limitò a seguire la sua salvatrice in direzione della cabina del capitano, al di sotto della zona dove Flicker governava il timone. Non aveva nulla da temere e lo sapeva: quegli uomini seguivano tutti la ragazza con due sciabole che camminava a passo sicuro al suo fianco, e nessuno pareva propenso a contraddirla. Era la leader, nonostante fosse di corporatura più esile della maggior parte di loro, e soprattutto una donna.

Era rarissimo, se non impossibile tra i navigatori che una ragazza salisse persino a bordo di un'imbarcazione, figurarsi esserne a capo. Kidd pensò che quella piratessa, Lavy, dovesse avere qualcosa di speciale per essere riuscita in quell'impresa. Più la guardava e più sentiva di averne un certo timore, e insieme di provare curiosità nei suoi confronti. Forse invidia.

Non avrebbe mai avuto il coraggio di mettersi in gioco allo stesso modo, nella sua mente era difficile persino pensare di essere al centro di un gruppo che dipendeva dalle sue decisioni. Era una persona schiva, che sapeva sempre cosa fare per tenere a distanza gli altri, come agire e in che modo preservarsi, ma che non aveva mai imparato ad avvicinarsi a qualcuno. Una bestia che combatteva per sé stessa e la sua vita, ma si ritrovava puntualmente sola, nel sangue.

Quando Kidd alzò gli occhi cristallini e spenti verso l'alto, incrociò prima lo sguardo dell'uomo dalla chioma bianca al timone, che lo fissava enigmatico. Poi, quello di un'altra ragazza a bordo, le ciocche rosse come fiamme e uno sguardo ancor più ardente che ipnotizzava.

Non poté evitare di voltarsi di nuovo altrove, e dunque non notò l'accenno di ghigno soddisfatto sul viso lentigginoso di Anne.

"Lavy." Fu Flicker a raggiungere i due oltre gli scalini di legno. "Cos'è successo, dunque? Chi è... questa persona?" Non riuscì a definire se si trattasse di un uomo o una donna.

"Calma, Flick, una cosa per volta." Lavy si sfilò il tricorno, liberando al vento i capelli. "Come avevamo intuito, si trattava di un attacco della marina britannica. Kidd, qui, viaggerà con noi almeno fino a Nassau. Nel frattempo, prenderemo tutto ciò che può tornarci utile da quella fregata inglese e poi ripartiremo."

"Ti prego, dimmi che non hai chiesto anche a Kidd di unirti alla tua ciurma. Ormai non mi meraviglierei se cominciassi a proporlo anche ai sassi." Anne raggiunse in fretta il trio, continuando a gettare occhiate affilate a Kidd, squadrando le sue larghe e logore vesti mezze inzuppate e intuendo che celavano un corpo armonioso, dalla pelle liscia e le forme delicate quanto i tratti del viso.

"Quanti anni hai?" Non attese nemmeno la risposta piccata che Lavy le aveva di sicuro riservato.

Kidd squadrò l'interlocutrice per qualche secondo, cercando le sue intenzioni in quegli occhi profondi, ma illeggibili al di sotto della cascata ingarbugliata che le ricopriva il capo fino a pioverle lungo i fianchi stretti.

"Ne ho diciotto." Ancora una volta abbassò il capo sotto l'affascinante presenza di Anne, ma impiegò un istante a rialzarlo e guardarla con un'ostentata fierezza negli occhi, quasi un cruccio.

Anne sorrise. "Quando presi il mare, quattro anni fa, ne avevo quindici. Hai lo stesso sguardo che avevo io, truce e fiero. Mi piace."

"Come stavo per dire: non ho reclutato proprio nessuno, per ora voglio solo trarre Kidd in salvo. Ma se ti interessa così tanto, ti può seguire da Vane." si introdusse Lavy, sbottandole contro per non averla fatta parlare.

"Beh, se lo vuole..." fece Anne, a braccia conserte.

"Navigherò con Lavy fino a Nassau, ha già la mia gratitudine per questo. Voglio solo mettermi in salvo." la chiuse Kidd.

"Anche se in futuro decidessi di unirti a noi, però, dovresti mostrarci di avere qualcosa da offrire." Flicker squadrò Kidd da capo a piedi, incerto. "Non c'era nessuno a parte te su quel brigantino e tutti gli altri si trovano sul fondo dell'oceano, ma a guardarti non si direbbe che tu sia in grado di sopravvivere a un abbordaggio inglese. Per quanto ne so, potresti aver organizzato un ammutinamento, o aver venduto la tua ciurma alla marina. Magari l'assalto non è andato come ti aspettavi e sei in vita per pura fortuna. Ci serve qualche prova."

"Non posso darti prove della mia buona fede, ovviamente. Però posso darti subito prova delle mie abilità, se è questo che intendi." replicò, con calma, Kidd.

A quelle parole, sia Lavy che Anne sollevarono le sopracciglia in espressioni stupite, anche se per motivi diversi.

La seconda era visibilmente compiaciuta dal carattere che stava dimostrando, mentre il capitano Sabers pareva attraversata da un pizzico di apprensione, come dimostrò il tentennamento che ebbe prima di intervenire.

"Mi sembra una buona idea." concesse, infine. "A dirla tutta, avrei altre priorità per i ruoli da ricoprire nella ciurma al momento, rispetto a un guerriero. Servirebbe un buon medico e un navigatore esperto. E qualcuno con una bella voce per cantare durante i viaggi lunghi e tenere alto il morale non guasterebbe... ma se tieni testa a Flick, vuol dire che con le spade sei più che abile e quindi un'ottima risorsa."

Anne trattenne in modo nemmeno tanto velato una risata smorzata. "Ma sentitela: qualcuno con una bella voce... cosa siete, una specie di teatro itinerante via mare?"

"Che c'è, da voi siete troppo occupati ad ascoltare Vane che descrive le dimensioni dei suoi stronzi per cantare?"

L'ennesimo battibecco tra le due fu sedato da Flicker, che si avvicinò a Kidd e scrutò la sua espressione da capo a fondo, cercandovi tracce di riluttanza per la sfida o di timore, anche inconscio. Ma non ne trovò nemmeno un barlume.

Tutto ciò che risiedeva negli occhi di quella misteriosa persona dal fascino androgino era glaciale indifferenza. Il corsaro capì di trovarsi di fronte a qualcuno con vere doti da combattente, come le sue.

Questo lo rese frenetico.

"E sia." annunciò. "Ci sfideremo."

I due si posizionarono al centro del ponte, Kidd nei pressi del boccaporto chiuso che conduceva alla stiva, e Flicker davanti alla cabina di Lavy. Si schermavano senza distogliere gli sguardi.

Il loro non sarebbe stato un duello all'ultimo sangue, e per accertarsene Lavy aveva ordinato a Nick di tenere pronto il moschetto nel caso Kidd avesse eseguito qualche movimento strano.

Tutt'attorno, gli uomini osservavano la scena, alcuni scommettendo parte del loro bottino del galeone, specialmente Hector, che tra l'altro aveva chiesto se potesse battersi anche lui con Flicker, in seguito.

Anne, invece, aveva occhi solo per la vittima scampata al naufragio, curiosa di scoprire le sue reali abilità. Danny Flicker era il guerriero più preparato e abile nella ciurma di Sabers, l'aveva notato durante l'assalto al galeone, ed era sicura che anche Lavy ne fosse consapevole. Per questo, intendeva scoprire se la fiducia nei propri mezzi di Kidd era fondata.

La katana di Danny era riposta nel fodero, la sua mano pronta a estrarla, poggiata sull'elsa che rifletteva gli ardenti raggi solari.

Di fronte a lui, Kidd reggeva i due pugnali che aveva indicato come armi predilette in battaglia, tenendone uno alto a difesa del cuore e un altro rivolto in avanti, verso quello dell'avversario. La postura era lievemente inclinata di lato, così da ridurre il suo bersaglio.

Bastava osservarne la posizione per capire che sapeva come si combatteva.

Nessuno dei due prese iniziativa per diversi secondi, lunghi quanto intensi alla percezione del loro silente pubblico.

Poi, senza preavviso, Kidd abbassò il busto e scattò in avanti, quasi scomparendo alla vista per la velocità del movimento.

Flicker reagì con la stessa rapidità e intercettò il suo gesto a metà strada, piegando una gamba in avanti come appoggio per sfoderare la lama ricurva in un ampissimo tondo, che disegnò una traiettoria a falce di luna, cozzando pesantemente con le due armi nemiche tese a difendere il viso di Kidd.

Lo spadaccino aveva intercettato di almeno un secondo pieno l'attacco avversario, sebbene fosse partito un attimo dopo. Aveva sfruttato alla perfezione la maggiore lunghezza e portata della sua lama senza dare il tempo a Kidd di abbassarsi e schivare da sotto, e che quindi non aveva alternative oltre a proteggersi. Lavy rimase sbalordita dalla sua bravura.

Mentre imprimeva forza sulla superficie d'acciaio della katana coi suoi pugnali, Kidd si accorse che la parte rivolta contro il suo corpo era quella anteriore, non affilata. Flicker non voleva ferire, come pattuito. Un gesto d'onore che raramente aveva riscontrato nella vita, e che apprezzò molto.

Ma non avrebbe semplicemente incassato la sua generosità.

Con un gran colpo di reni, inclinò la schiena all'indietro e fece passare la katana sopra la sua testa appena in tempo. Riuscì con lo sguardo a disegnare la curva della traiettoria presa dalla lama, quasi ne vide la scia a centimetri dal naso. In un baleno, ruotò il busto e si trovò fuori dalla portata dello sfidante, per poi coprire con due sole falcate la distanza che li separava, i pugnali alti davanti al viso a mostrare solo le lucenti perle verdastre che erano i suoi occhi, spalancati al massimo.

Mirò al fianco per un taglio di striscio: la vista di uno dei due che sanguinava avrebbe posto fine allo scontro.

Ma Flicker roteò su sé stesso in quella che gli sembrò quasi una danza elegante, uno stile straniero che non aveva mai visto da nessuna parte.

In una frazione di secondo, la katana disegnò un angolo di centottanta gradi insieme al corsaro, e fu di nuovo diretta verso la sua fronte con il dorso non tagliente. Lo spadaccino era stato più veloce.

Kidd ruggì e si calò al pavimento, gettandosi su di esso di peso. La spada di Danny mancò ancora di pochissimo il bersaglio, sfiorandone alcuni ciuffetti viola e accarezzandone la lunga treccia svolazzante.

Kidd piazzò però la mano sotto al torace, e la usò per darsi la spinta sul pavimento e rigettarsi con maggiore rapidità di prima sull'avversario.

Adesso il suo pugnale era a un millimetro dalla carne del fianco di Flicker: aveva vinto.

Si fermò con aria soddisfatta, ma un dettaglio improvviso smorzò il suo ghigno. Era stato rapido, forse anche troppo. Ma il suo polso non si era fermato di sua volontà.

Flicker aveva lasciato cadere la spada e glielo aveva bloccato con la mano sinistra, per poi riafferrare l'arma con la destra. Tutto nel minuscolo lasso di tempo che Kidd aveva impiegato nel raggiungerlo.

Con un calcio, Danny scagliò via il pugnale che teneva nell'altro pugno. La battaglia si concluse in quella fase di stallo, mentre i due si fissavano, stupiti a vicenda dalle loro abilità.

Kidd non poté fare a meno di sorridergli, e Flicker ricambiò.

"Sei una bella peste, sai?" sussurrò questo, sudaticcio.

"Ancora non hai visto nulla." ammiccò Kidd.

Nel frattempo, vari fischi di assenso e commenti divertiti si levarono dai presenti, tra i quali iniziò a crearsi qualche contesa per decidere chi fosse il vincitore di quel breve scontro, e incassare così le vincite delle scommesse varie indette da Hector.

Proprio quest'ultimo risultò esaltato agli estremi per le abilità dei due.

"E bravo il nostro scricciolo, sei qui da un quarto d'ora e hai già dato una lezione a quella sottospecie di cupo mietitore! Ti andrebbe se fossi io il prossimo?!" proclamò con una risata trionfante, mentre assestava delle fraterne pacche sul didietro a Kidd, che cercò in tutti i modi di non scappare via per l'imbarazzo, e si limitò a rivolgergli una mezza risatina poco convinta.

"Ah, non saprei... non so se ce la faccio ora, e a dire il vero lo considererei un pareggio. Smettila di toccarmi lì dietro, per favore..."

"Sei molto abile." si congratulò Lavy, riuscendo a interporsi tra loro due di soppiatto.

"Lo so." sogghignò con complicità Kidd. "E per la cronaca, non sarei nemmeno male nel canto."

"Ah, davvero? Buono a sapersi." La giovane accennò una mezza risata, assestandogli una leggera pacca sulla spalla, ma la sua espressione diventò di nuovo seria in un baleno. "Allora sarà meglio che ti sbrighi a cantare se davvero vorrai rimanere nel mio equipaggio. Non mi piacciono i misteri. So riconoscere gli occhi di chi ha paura, e tu ne hai molta." bisbigliò, in modo che nessun altro potesse udire le sue parole. "Credo tu stia fuggendo da qualcosa."

Kidd sgranò gli occhi. Vedeva quasi due persone lottare per emergere in quella giovane. C'era qualcosa di solare in lei che non aveva immaginato possedesse. Tuttavia, era celato molto bene. Trattenuto, forse. Sotto la patina di furore e indifferenza che aveva appena mostrato.

A stento riusciva a credere che Lavy avesse solamente sedici anni, due in meno rispetto ai suoi. Sembrava così autoritaria, così sicura di sé, carismatica. Ogni secondo che passava, sentiva sempre più attrazione nei suoi confronti. Avrebbe preso tempo finché poteva, ma non si sentiva al sicuro a nasconderle le sue vere intenzioni. Aveva capito all'istante che era in fuga, e nonostante questo aveva permesso che viaggiasse con lei fino a Nassau, ma qualcosa suggeriva a Kidd che abusare della sua disponibilità non sarebbe stato saggio.

Quando si voltò nella direzione di Anne, notò che stava ancora osservando ogni parte del suo corpo, mordendosi il labbro inferiore in un sorrisetto di palese provocazione.

"Mi sa che ho fatto colpo durante il duello... certo che pare la eccitino cose strane." pensò. Si sentiva un po' in suggestione con lei, ma non lo diede a vedere. Aggrottò le sopracciglia chiare, evitando quel bruciante contatto visivo.

"Comunque, Kidd, fino a Nassau puoi dormire sonni tranquilli sulla mia nave, se non causi problemi. Parleremo di nuovo una volta sbarcati là. E se non avrai nulla da dire, ci saluteremo." Lavy si voltò di spalle e passeggiò verso il timone per dare il cambio allo spossato Danny.

Kidd annuì, guardando la sua schiena dritta allontanarsi, e chiedendosi dov'era che avesse già visto una figura simile alla sua.

Quel pensiero avrebbe occupato la sua mente per tutto il viaggio fino a New Providence. Dove grandi cambiamenti avrebbero atteso ognuno di loro.

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