-PROVA NO.5-

Autrice: chichi108_90

Anime: No.6

Personaggi: Nezumi/Rat

Tipo di coppia: Yaoi

Ship: NezumixShion

Canzone: Rise up -imagine dragons

Raitings: verde

Titolo: Rise up

Note:Questo anime non l'ho ancora finito di vedere, però grazie a Wikipedia (e ai peggio spoiler di una mia amica) so, a grandi linee, come finisce, quindi se qualcosa non torna è per questo motivo.

P.S.
La canzone è stata interpretata da me, e per come l'ho percepita io sento che in qualche modo finisce bene.


I was hoping for an indication.
I was seeking higher elevation.
[...] I've been breakin' hiding from the spotlight.
~Imagine Dragons-Rise up

La pioggia continuava a cadere ininterrotta, producendo, insieme allo sferzare forte del vento tra i rami e il borbottio dei tuoni, una melodia malinconica. Più camminava e più sentiva che quella volta, non sarebbe riuscito a reprimere quel ricordo, certo, era qualcosa di davvero bello, ma comunque, in un certo senso, lo faceva stare male.
Ricordava ancora tutto alla perfezione, quasi fosse successo ieri, invece erano passati anni da quella sera. Le gocce di pioggia che gli bagnavano i capelli e gli appiccicavano i vestiti al corpo percorrevano le stesse strade che anni prima avevano di già scoperto le sorelle, ma a quel tempo, in quella sera, lui non stava semplicemente camminando sotto la pioggia, stava cercando di sopravvivere. Poteva ancora percepire il dolore alla spalla e il sangue che colava mischiandosi all'acqua piovana, facendolo rabbrividire. Quella notte lui vagava per la città alla ricerca di qualcosa, qualcosa che gli desse un indicazione o che almeno lo facesse arrivare da qualche parte per potersi riposare.
Camminava a stento, gli dolevano tutti i muscoli e il cervello sembrava si fosse perso in tutta quella confusione, nessun posto dove andare e nessuno che potesse, o volesse, aiutarlo, lo sapeva da tempo che sarebbe finita così, ma il suo cuore, la sua parte umana continuava a non voler cedere, a voler credere, a voler sperare che qualcuno, ci sarebbe stato.
La testa era immersa in pensieri confusi, annebbiata da ricordi e sensazioni strane, quasi fosse drogata, quando di colpo, una torcia gli si puntò in faccia, la testa, persa poco prima nei suoi folli ragionamenti, si svegliò, fu come se un fulmine lo avesse colpito, vide la torcia e capì, doveva scappare e subito.
Si voltò e prese a correre di nuovo, sotto la pioggia incessante ed i tuoni che borbottavano arrabbiati. Inciampò, si rialzò e corse, ancora e ancora, non importava quante volte succedesse lui correva spinto da qualcosa di strano, sentiva che doveva correre, doveva farlo e basta. Cadde di nuovo, ma questa volta sentì l'erba bagnata sotto le dita e non il cemento duro della strada, quando aveva superato la recinzione?
Quella fu la prima domanda che si fece quando le sue mani entrarono in contatto con l'erba curata di un giardino.
Invece, quella sera sapeva dove andava, sapeva perché saltava quella recinzione e perché, con la pioggia che gli bagnava il viso, alzava lo sguardo su quella portafinestra, era aperta, come lo era stata tanti anni addietro, sorrise quando un altro brandello di ricordi si unì di nuovo sotto la pioggia. Ricordava di essersi alzato con le gambe stranamente molli e di essersi irrotto nella stanza di uno strano ragazzino che urlava sotto il temporale. Ridacchiò, il gusto amaro della nostalgia che gli riempiva la bocca.
Quanto avrebbe voluto tornare a quel momento, guardare Shion negli occhi e... e... e poi che avrebbe fatto? Che avrebbe detto? Di certo non poteva presentarsi dopo tutti quegli anni e dirgli che durante il suo viaggio aveva capito molte cose, aveva capito di avere il bisogno di restare lì, perché nonostante tutto più gli rimaneva accanto e meno paure aveva. Perché sì, in quegli anni, durante il suo viaggio, aveva avuto paura, più paura di quanta avesse provato quella notte, aveva paura che Shion lo dimenticasse, che alla fine si sarebbe arreso a Safu sposandola, che, nonostante glielo avesse detto, lo avrebbe odiato e sapeva di meritarsi il suo odio, era arrivato ad un punto che tutte le sue paure nella sua testa, erano diventate reali, più si allontanava, più scopriva e capiva, più raggiungeva un luogo sempre più distante da Shion... più scompariva, aveva sentito chiaramente i suoi sentimenti spengersi piano piano, sparire come un impronta sulla sabbia bagnata dal mare.
I suoi occhi si erano fatti vuoti, spenti, proprio come lo erano quella sera prima di incontrare il ragazzino mingherlino che urlava sotto la pioggia.
Con lentezza aveva smesso di mangiare e si era lasciato andare alla sua parte più oscura, a quella che lo aveva sempre chiamato ed attratto, se Shion lo avesse visto si sarebbe arrabbiato, tutto quello che aveva fatto, tutti i sentimenti positivi che gli aveva donato, lui li aveva distrutti, cancellati come vecchi ricordi inutili, quella pece densa e oscura lo aveva chiamato e lui non aveva più un'ancora, e non ce l'aveva fatta a resistere, o meglio non era riuscito a scapparle, così da poter proteggere il regalo fattogli dal suo Shion.
Ricordò il periodo che precedette il rientro di Shion nella sua vita, ricordò che gli piaceva aprire la porta e lasciar entrare un po' d'aria fresca nella stanza, così da percepire il suo cambiamento, ricordò come sollevasse spesso lo sguardo sulle mura di No.6 e pensasse a quanto fossero alte, create a posta per non far "contaminare" le persone buone con quelle cattive, all'epoca, se c'era una cosa che aveva imparato dall'incontro con il ragazzino moro era che tutti gli incontri portano con se cambiamenti, sia buoni che cattivi, e alle volte, quando non leggeva e non doveva imparare battute a memoria, passeggiava per le strade, guardava la gente, la studiava e così la conosceva, imparava cose su persone che non lo degnavano di uno sguardo, in quei momenti capovolgeva la sua vita, il suo pensiero e il suo sguardo, lo rendeva più gentile più... da Shion, e imparando girava delle pagine nella sua mente che erano piene di pensieri non suoi... o almeno così credeva. Aveva passato tutti quegli anni di lontananza a cercare di capire se i pensieri che aveva catalogato come infantili non fossero altro che i pensieri del bambino che era, ci aveva rimuginato su e sì, quelli erano i suoi veri pensieri, quelli che non aveva potuto avere da bambino, quelli che insieme alla sua infanzia gli erano stati portati via da No.6, e pensandoci ora gli veniva da ridere, quei...pensieri erano come la preghiera di uno che non ha una ragione per pregare o come un cacciatore che aspetta la stagione di caccia, lui stava aspettando di vederli negli occhi di qualcuno, di sentirli uscire dalla bocca di qualcuno, non aveva una ragione per farlo, ma lo voleva. Era riuscito a sopravvivere a quella notte, e ora poteva vivere e viveva... o almeno così credeva, mangiava, lavorava e leggeva i suoi adorati libri ma c'era qualcosa che non lo faceva respirare, qualcosa che gli opprimeva la cassa toracica e che spingeva per uscire, ma lui non voleva farlo uscire, sentiva che prima o poi sarebbe scoppiato, che quel qualcosa lo avrebbe ridotto a pezzi, che lo avrebbe rotto all'inizio della sua vita, lo aveva sentito tempo addietro e non lo aveva capito, ora che quell'oppressione sembrava essere tornata si sarebbe lasciato andare in pezzi, piccoli pezzi che sapeva, o sperava, che Shion raccogliesse con le sue mani dal tocco delicato, che li stringesse a sé e lasciasse scappare da quei pezzi la sua parte buona, quella che conosceva di meno, quella che lo convinceva ogni giorno di più di avere il bisogno e il diritto di Amare quel ragazzo dai capelli bianchi.

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