L'Ombra e la Luce
One - shot per la seconda prova intermezza del concorso di Eternity_Hook
Coppia : Kuroko x Kagami
Anime : Kuroko no Basket
Genere: Yaoi
Rating : Verde
Parole : 3035 (intro inclusa)
~
Zoccoli ferrati alzavano feroci una nube di polvere, zolle d'erba e terra schizzavano in ogni direzione a quel possente passaggio facendo tremare il suolo, annunciando l'arrivo di un imponente stallone, col manto tinta brace come il pennacchio sulla cima dell'elmo del cavaliere sul suo dorso che, fiero e possente, incitava l'animale con pacche sul fianco allo scopo di giungere il prima possibile alla propria meta. Erano ormai diverse estati ed inverni che il guerriero proseguiva senza sosta allo scopo di posare il proprio sguardo sui possedimenti dell'oriente nei quali aveva visto i natali il suo amato fratello, non consanguineo, ma di spada e valore e, doveva ammetterlo, erano vasti come gli aveva narrato. I due giovani si erano conosciuti da bambini nelle terre dell'ovest, il solo rimembrare il corvino, riempiva l'animo del combattente di gioia e malinconia, come se, tutte le liti vissute in passato, le sfide e gli scontri, causa della spaccatura definitiva nel loro rapporto, sparissero, per lasciare spazio a memorie più dolci, di quando erano fanciulli ingenui e provavano un grande affetto l'uno per l'altro. Il pensiero scalfì per un istante la fredda corazza di forza e prestanza che il guerriero indossava di consueto sotto la cotta di maglia metallica, utile sul piano fisico, inutile in quello emotivo, tanto da spingerlo a rallentare l'equino per potersi guardare meglio intorno e distrarre la mente portandola nuovamente al presente. Il cuore apatico del freddo aveva baciato le colline, le montagne e le piane con le sue labbra gelide, trasformando il paesaggio, tingendolo abilmente di grigio e giallo spento, sormontandolo di crepe più o meno sottili, penetrando fin nel profondo per congelare appieno ogni cosa e soffocare ogni tentativo di rinascita. Una folata più decisa si inoltrò nei sottili spiragli dell'elmo del cavaliere dai quale il fiato condensava all'esterno, forma corporea della vita che scorreva di sangue nelle sue vene, segnata da un'esistenza ancora priva di significato, vocata ad un'ambizione non indifferente, un desiderio bruciante di prevalere e trovare finalmente un uomo che meritasse i suoi servigi. Per quella motivazione Taiga, della casata Kagami, l'ultimo discendente del proprio lignaggio, piuttosto modesto a dire la verità, si era adoperato affinché la sua famiglia acquistasse un po' di notorietà e fama. Grazie alle proprie gesta, un'inesauribile testardaggine e grande determinazione, le imprese del ragazzo erano giunte in breve tempo sulla bocca di tutti, fruttando così, oltre che popolarità, anche un buon quantitativo di terre e, infine, anche l'attenzione di un feudatario fra i più prestigiosi e conosciuti di quei luoghi, colui che, più di ogni altro, incuriosiva il fulvo ed, in particolare, accendeva il suo bisogno di confrontarsi con qualcuno di degno, il Fantasma. Un gran calore invase il corpo del soldato dalla lucente armatura nero pece, se si fosse trovato a contatto con gli sprizzi di neve che coprivano a chiazze il circondario, certamente li avrebbe sciolti istantaneamente tanto il suo bisogno si faceva forte, bruciante come fiamma viva, perfino il suo animale fu in grado di percepirlo e partì al galoppo. Migliaia di leggende attraversavano la figura enigmatica del governante dell'immenso regno di Seirin, narravano i maestri e cantavano i menestrelli, di un uomo così possente da essere stato costretto a sollevare i soffitti del proprio maniero per non rischiare di andarvi a sbattere, veloce quanto il volo di un'aquila ed intangibile, pura nebbia, in grado di rendersi invisibile a proprio piacimento per apparire sorprendentemente alle spalle dei propri avversari e disarmarli con un battito di ciglia. Il pensiero di potersi confrontare con un avversario degno, scacciò via ogni altra immagine, liberò il cuore del combattente e lo preparò per l'incontro ormai imminente. Pochi istanti dopo, il castello imponente del mitico regnante era ormai a portata di sguardo, sembrava brillare d'un austero argento dalla cima della cittadella sottostante, le torri squarciavano il cielo ed il vessillo sventolava fiero dal punto più alto, con l'immagine di due lance, una parallela all'altra, ricamate sopra, ogni piccolo dettaglio era stato raffigurato alla perfezione dalle ballate, dunque anche le storie sul proprietario del maniero dovevano essere vere. Mentre la soddisfazione colmava il ragazzo, il suono dei corni d'avviso delle torrette raggiunse i timpani del cavaliere che così rallentò la propria bestia e si fermò all'ingresso dove, lo strillare di una vedetta, attirò brevemente la sua attenzione.
- Chi va là ? Cosa vi porta in questi luoghi ? Siete amico o nemico ? - domandò l'uomo mentre, accanto a lui, un arciere dall'armatura bianca, ornata di nastri rossi e neri sulle spalle, già incoccava una freccia in attesa di conoscere la risposta richiesta
Lievemente infastidito da tali accuse, Taiga sfilò il proprio elmo prendendolo sotto braccio e lanciò un'occhiataccia ai due incompetenti, era stato il loro padrone ad invitarlo, come si permettevano di minacciarlo ed accusarlo ? Non appena entrambi videro il suo volto, il ragazzo poté giurare di averli sentiti confabulare fra loro, complice il rimbombo delle rocce, "la tigre, è davvero lui", dunque lo avevano riconosciuto. Un sorriso fiero attraversò il volto del guerriero mentre il portone interno in legno veniva spalancato e, l'inferriata metallica che lo divideva dalla cittadella interna, si sollevava, producendo uno stridio che infastidì il suo cavallo, fortunatamente il fulvo riuscì a mantenerlo sotto controllo. Superato l'ingresso, un gruppo ben guarnito di soldati giunse al suo cospetto, tutti indossavano la medesima armatura bianca ed i loro pennacchi riportavano il color pece e cremisi, simboli della casata. Taiga la trovò una scelta curiosa visto che, nella maggior parte di casi, non venivano utilizzate così tante tinte, ma una ben specifica, ovviamente non avrebbero potuto scegliere il bianco, oppure si sarebbe pensato che, il famigerato Fantasma, altro non fosse che un arrendevole, di certo non poteva essere così. Ancor prima che il cavaliere potesse domandare il modo più rapido per poter essere ricevuto, uno del gruppo gli fece un cenno con la propria lancia e l'intero assemblamento si divise, in due andarono alle sue spalle ed in quattro sul davanti, così gli fecero strada e lo guidarono lungo le vie sotto lo sguardo incuriosito degli abitanti. Mediamente in una città qualunque si sarebbe dovuta intravvedere povertà, fame, disordine, ma non vi era nulla di simile, anzi, la calma regnava sovrana, l'influenza del feudatario doveva essere davvero giunta fin nei più piccoli ed invisibili angoli, tanto da portare un'armonia pressoché utopica, quasi inquietante, il rosso era davvero impressionato. Fortunatamente il percorso fu molto breve, le porte dell'ingresso al maniero erano spalancate, due paggi stavano alla porta dove, ad attendere il corteo di scorta, si erano radunati degli stallieri, pronti a prendere le cavalcature mentre i fantini scendevano. Lo stupore fece distrarre per un secondo Taiga che, a causa di ciò, fu l'ultimo a scendere ed ad entrare nell'atrio circolare. Vetrate trasparenti permettevano alla luce di entrare sbattendo contro le colonne ai lati del tappeto rosso centrale, producendo così un gioco fra tenebra e illuminazione che mai il ragazzo aveva visto prima. Le scarpe metalliche del rosso si scontrarono improvvisamente contro la scalinata in roccia che conduceva fino al trono, sul quale, circondata da vari consiglieri, stava la figura celata del Fantasma. La gola del giovane della casata Kagami si seccò, più si avvicinava il momento fatidico, più l'immagine dell'uomo che tanto a lungo aveva sognato di incontrare, si faceva vivida, l'emozione per lui fu così forte che, per fermare la propria irruenza e curiosità vorace, si inginocchiò facendo cadere il silenzio.
- Mio signore ... - pronunciò con sicurezza cercando di racimolare la propria, scarsa pazienza, in modo da non svelare troppo in fretta colui che, a meno di dieci gradini sopra il suo capo, ora lo scrutava allontanando i suoi servitori con cenni silenziosi per poterlo vedere meglio - ... sono giunto qui dalle mie terre, come da voi richiesto, per rispondere positivamente alla vostra richiesta ... - affermò sollevando lo sguardo con fierezza - Sfidarvi e, se vincerete, diventare vostro ... vostro ... -
La volontà di prima lasciò un'enorme voragine che venne colmata da confusione mista a delusione, poi un dubbio si fece avanti, il pensiero che fosse stata tutta una burla a sue spese, uno scherzo architettato per testare il suo valore e le sue reazioni, o almeno il cavaliere se lo augurava con tutto il cuore. Posto su un modesto trono in legno, imbottito e foderato a livello dello schienale e della seduta, stava quello che aveva tutta l'aria di essere un ragazzino, dall'altezza niente più di un bambino, le ciocche sul suo capo ricordavano il cielo di una giornata limpida, così i suoi occhi privi di emozioni, le labbra sottili perfettamente dritte, impossibile dire quali fossero i pensieri che gli passavano per la testa. Il suo fisico gracile, e le vesti candide ed immacolate, mostravano chiaramente che non aveva mai affrontato una battaglia, nemmeno uno scontro faccia a faccia, la situazione era talmente surreale che, in un istante, la furia di Taiga scoppiò ed il combattente salì i gradini fino a raggiungere il trono. Nemmeno quando le guardie puntarono su di lui le proprie lance il fulvo rallentò il passo, nè si assopì la sua rabbia, non appena fu arrivato dinnanzi al padrone di casa, lo osservò contrariato. Il giovane dai capelli color cielo, resosi immediatamente conto che non si trattava di un attacco alla sua persona, ma di un semplice sfogo dovuto alla sorpresa, fece un cenno ai suoi cavalieri che così rinfoderarono le armi.
Taiga, della casata Kagami, temuto per la propria mole e per lo spirito combattivo che albergava nel suo cuore, molti lo avevano addirittura equiparato ad una tigre selvaggia, ora stava finalmente lì, davanti ai suoi occhi, e Tetsuya, della casata Kuroko, poteva dirsi soddisfatto. Quel guerriero, silente al suo cospetto, era meglio di quanto gli avessero narrato, nessuno sarebbe stato più adeguato ad unirsi alla sua cerchia di vassalli, era sicuramente un prezioso alleato, inoltre, se si fosse davvero rivelato la persona giusta, forse avrebbe raggiunto gloria e potere che, per altri uomini, erano solo chimere. Senza dare alcun ordine, il giovane feudatario si sollevò in piedi, sotto lo sguardo dei propri consiglieri, ed incrociò il proprio sguardo a quello del fulvo che, dopo qualche secondo, piegò il labbro sollevandone un angolo sfrontatamente, incredulo, ma deciso, come lo erano stati tutti gli altri, ma lui era il primo, ad aver avuto così alte aspettative nei suoi confronti, da ignorare totalmente la realtà dei fatti per credere alle storielle cantate nelle osterie e nelle case del piacere da musicanti ignoranti ed ubriachi.
- Io, Tetsuya della casa Kuroko, sono lieto che tu abbia accettato la mia proposta, svolgeremo la cerimonia immediatamente - confermò con voce austera il reggente per poi riavviarsi verso il trono
- Come puoi aspettarti di farmi credere che tu, un semplice ragazzino mingherlino, sia il famigerato Fantasma di cui tutti i regni da oriente ed occidente parlano con timore ? Non sono così sciocco, non intendo sottostare ad un bambino -
Mano a mano che l'altro manteneva le proprie iridi nelle sue, Taiga sentì la temperatura circostante abbassarsi di qualche grado e la paura penetrargli all'interno dell'armatura come una lama appena affilata. Per un istante il rosso pensò che i propri occhi gli stessero giocando un brutto tiro, ma pareva proprio come se, l'intero corpo del ragazzo davanti a lui, fosse circondato da un'aura strana, una stregoneria inspiegabile che lo privava di ogni coraggio o forza di reagire. D'istinto il combattente afferrò l'elsa della spada, pronto a proteggersi, nessun altro nella sala fece lo stesso, nemmeno una traccia di sussulto o terrore li pervadeva, non lo temevano, anzi, sembrava si sentissero perfettamente al sicuro. Mentre lo sguardo di Taiga vagava nella stanza, un omaccione, ben più forte e prestante di colui che gli stava davanti, giunse portando un'armatura e cominciò a vestire quest'ultimo, quale potere sovrannaturale possedeva quel piccoletto per far sottostare tutti ai suoi ordini ? Che fosse un druido ? Un'incantatrice sotto mentite spoglie ?
Estraendo dal fodero la lama lucente, il cavaliere si mise in posizione d'attacco, ma questo non preoccupò minimamente il feudatario di quelle terre che tornò a rivolgersi a lui solo quando concluse la vestizione.
- Se c'è una cosa che non riesco a sopportare, sono quegli uomini spavaldi che ritengono sia solo la forza fisica dell'avversario a renderlo temibile - spiegò con sguardo duro dirigendosi verso Taiga per poi superarlo, in quel breve istante parve quasi sparire, l'accaduto sconvolse il cavaliere che si voltò rimettendosi ben eretto e seguendo l'altro all'esterno - Ma in modo particolare, io non perdono in alcun modo chi infrange regole e giuramenti, dei guerrieri senza onore non hanno ragione di vivere in questo gioco di potere - prima di proseguire si voltò un'ultima volta - Sarà la spada a definire il mio valore -
In breve entrambi i contendenti giunsero alla piazzola, ormai al nobile Tetsuya era chiaro che non vi fossero parole in grado di cambiare l'opinione di quel cavaliere testa dura, quindi il giovane decise di adottare un metodo più diretto e fisico, una sfida uno contro uno in grado di dimostrare ad entrambi chi fosse superiore all'altro. E pensare che, inizialmente,la sua idea era quella di promuovere il guerriero dalle ciocche infuocate a suo pari, ma il comportamento che aveva dimostrato l'altro lo aveva mandato su tutte le furie, meritava una lezione di umiltà. Il feudatario girò intorno al proprio avversario costruendo con la punta della propria spada un cerchio perfetto intorno alla sua figura per poi gettare la lama fuori da esso mentre, dal lato opposto, il soldato gettava la propria al centro disarmandosi.
- Vedo che conosci le tradizioni di questo regno - affermò Kuroko mantenendo la posizione, pronto a cominciare
- Siete l'unico paese nel quale si usa questa modalità, non due spade che si infrangono lama conto lama, ma solo una che, entrambi i combattenti, si contendono all'interno di un cerchio ... - il fulvo fletté le gambe, era veloce, uno scatto ed avrebbe preso l'arma per poi sottomettere il gracilino avversario e pretendere un incontro con il vero Fantasma, sarebbe stato fin troppo facile, noioso.
Come previsto fu Kagami a raccogliere l'arma, ed a prepararsi a stagliare l'attacco, ma fu sufficiente che staccasse per un istante gli occhi dall'altro che, d'improvviso, non lo vide più davanti a sé, era sparito. Ancor prima che il rosso potesse chiedere spiegazioni, una ginocchiata ben assestata al muscolo posteriore del suo ginocchio lo fece piegare e perdere l'equilibrio obbligandolo a fare una capriola nel terreno freddo per riuscire a rimettersi in piedi. Alle sue spalle, statico come quando avevano cominciato, c'era il governatore della casata Kuroko che lo fissava illeggibile, assurdo come il soldato non si fosse nemmeno reso conto del suo spostamento, pareva quasi che avesse galleggiato nell'aria per poi colpirlo alle spalle. Stringendo i denti e stridendoli per la frustrazione, il discendente Kagami si alzò in piedi e corse feroce verso l'avversario, pronto a sporcare la propria spada col suo sangue, ma sentì come se, l'aria intorno a sé, diventasse pesante, insormontabile, e si ritrovò ad affondare il fendente in essa, il ragazzino era sparito di nuovo. Lo scontro proseguì nella stessa maniera molte e molte ore, Kagami si rifiutava ostinatamente di arrendersi, per quanto la situazione si stesse facendo sempre più disperata, la fatica stava annullando il suo imperituro spirito combattivo, certo, in passato aveva adorato confrontarsi con avversari forti e non trovava interesse nell'affrontare i deboli, per quello inizialmente l'idea di quella sfida lo aveva annoiato, ma a quel punto era evidente che, quel feudatario, possedesse capacità oltre la sua comprensione. Taiga ormai non ci vedeva più dalla rabbia, ed era esattamente il punto al quale voleva arrivare Kuroko, infatti egli sapeva perfettamente che quel mastodonte si adirava facilmente in battaglia ed era sprovvisto di pazienza, quindi attese l'ennesimo colpo a vuoto e riuscì a disarmarlo recuperando la pesantissima spada e puntandogliela alla gola.
- Fisicamente non sarò mai forte ed aggressivo quanto te, ma non è un problema, non è per quel ruolo che sono portato - osservando la testa del rosso sollevarsi ed il sudore bagnargli la fronte, il governatore comprese che, finalmente, aveva trovato quanto cercava da tanto tempo - Io sono un attore non protagonista, un'ombra. Ma l'ombra diventerà più intensa se la luce diventerà più forte, ed essa renderà il bianco della luce ancora più evidente. Come ombra dell'attore principale, io farò di te, la luce, il numero uno - con un rapido gesto il giovane abbandonò l'arma e si inginocchiò al cospetto di colui che aveva appena battuto - Dunque ti chiedo Taiga della casata Kagami, mi permetterai di diventare la tua ombra, affinché possa supportarti e raggiungere il compito per il quale sono nato, restituirti il regno ed il trono che ti spetta di diritto ? -
Lo sconfitto si sollevò in piedi sorpreso e cercò di recuperare il fiato perduto affinché le parole seguenti potessero abbandonare le sue labbra senza vacillare. Cosa stava accadendo ? Non era lui ad essere giunto in quelle terre per servire Tetsuya della casata Kuroko ? Come mai le posizioni si erano improvvisamente invertite ?
- Non capisco, in che senso il trono mi spetterebbe di diritto ? Non siete stato voi stesso a far sedere su di esso re Daiki della casata Aomine ? È così fragile la vostra fedeltà al nostro sovrano ? -
- Io non sono fedele al re, ma alla luce, poiché io ne sono il compagno e servo - mantenendo la posizione, Kuroko si fece più deciso - Tu sei la mia luce ed io desidero combattere per te mio signore, cavalcare al tuo fianco, porre a te la mia migliore spada, corazza e lancia, lo scudo e l'elmo più resistenti - portando le proprie mani giunte in quelle del potente cavaliere, Kuroko gli donò la propria forza nonostante questi restasse ancora muto ed incredulo davanti a lui.
Sollevando le mani sottili, il feudatario circondò il collo del rosso sostenendosi sulle sue spalle possenti così da giungere con le proprie labbra a pochi millimetri dalle sue prima di appoggiarvele più intensamente di quanto sarebbe stata consuetudine fare. Anche il cavaliere fu presto preda di quella passione e strinse il corpo minuto dell'altro a sé assaporandone le labbra ad occhi chiusi, profondamente ed intensamente, fino a quando non furono le campane cittadine a farli staccare, ansimanti.
- Uomo di mani e uomo di bocca, lotterò per te e mai oserò mentirti -
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top