#Visitamedica (Antonio Di Dio)
Oggi è lunedì mattina ed è già partita male. Mi sveglio di soprassalto, in un bagno di sudore: Lo stavo per prendere, mi mancava poco, ma lui era sempre un passo davanti a me.
Mentre mi preparo il caffè e mi accendo la prima sigaretta della giornata, mi perdo nei meandri del sogno. Analizzo ogni minimo dettaglio.
Ogni particolare corrisponde al mio subconscio più profondo, tutte emozioni che provo ogni singolo giorno da quando mi hanno affidato il caso.
Smarrimento, paura di non riuscire a prenderlo. Lui è troppo intelligente e gli piace giocare con noi. È sempre un passo avanti, a volte sembra che abbiamo un indizio e la soluzione vicina, invece c'è qualcosa che non collima. Alibi, modus operandi...
Vengo destato dai miei pensieri allo squillo del cellulare.
Lo prendo e sul display appare il numero della stazione di polizia, lo riconosco subito.
«Di Dio»
«Buongiorno commissario, sono Vincis, deve venire subito è stato rinvenuto un corpo, sembra sempre opera del "Pulitore", l'indirizzo è vicolo Malpaga.»
«Dannazione! Ok, arrivo in quaranta minuti, intanto Vincis, prendete più informazioni. Interrogate chi l'ha rinvenuto...»
«Commissario...»
Riattacco subito per paura che Daniele Vincis mi dicesse, come l'ultima volta, che era stata una telefonata anonima a far ritrovare il cadavere.
Ripenso a Ludovica Lombardi, donna forte, simpatica, ma sempre dolce.
Quando vidi il cadavere della Lombardi era pieno di tagli, alcuni più profondi alcuni meno, in tutto erano una trentina, ma la causa della morte fu soffocamento. Nessun taglio era mortale. Gli sfregi apparivano come in un dipinto di uno schizofrenico, sembrava che formassero un simbolo, uno schema, che non siamo mai riusciti a decifrare. Ludovica doveva aver provato un gran dolore. Non c'era segno di violenza sessuale, era l'unica cosa che mi consolava, ma il suo assassino le aveva inflitto un'agonia, una tortura indescrivibile. Dopo la morte aveva pulito tutto alla perfezione, aveva cambiato sicuramente scena del crimine. Nessun DNA, nessun movente, almeno così sembrava dalle indagini sulla vittima.
Ludovica è stata la dodicesima vittima di quel pazzo.
Il suo modus operandi consiste nel sfregiare prima il corpo delle sue vittime, poi stringere le sue mani attorno al loro collo per dare il colpo di grazia. Non lascia tracce: è pulito, meticoloso, maniacale.
La Lombardi fu un duro colpo per me. La conoscevo. Era la mia cardiologa.
Una volta ogni sei mesi la incontravo per la visita di routine. Da quando ero piccolo soffro di un soffio al cuore, ma negli ultimi anni, forse per colpa di quell'essere schifoso, avevo cominciato a patire di alcuni episodi di extrasistoli. Alberto, uno dei miei primi amici in questa città, mi aveva consigliato di farmi vedere e mi aveva indirizzato alla Lombardi.
Ogni visita era un piacere. Ludovica, oltre a essere una bella donna sui quaranta, era raggiante e mi rassicurava per ogni mia preoccupazione. A volte quando gli episodi notturni erano insopportabili, la mattina seguente la chiamavo e trovava subito un posto per visitarmi.
«Commissario Di Dio, non si preoccupi è solo lo stress, il suo cuore è forte come una roccia» diceva con il suo bellissimo sorriso rassicurante.
Quando la riconobbi sulla scena del delitto non ci credevo. L'avevo vista due giorni prima, sempre per una mia crisi notturna. Era la solita raggiante dottoressa Lombardi. Non potevo vedere il suo corpo martoriato. Per la prima volta in tanti anni di carriera mi scese una lacrima.
Mi sentii spiato, controllato, vulnerabile. Era un messaggio per me, ne sono ancora sicuro. Un messaggio per dirmi: " Ti tengo d'occhio, posso far male alle persone che conosci. Intanto partiamo dalla tua cardiologa poi magari mi avvicino ai tuoi amici, ai tuoi familiari", erano parole che anche se non erano mai state dette sentivo nella mia testa. Vedevo il suo sorriso beffardo prendersi gioco di me.
Mentre tutto questo si arrovella nella mia mente, esco di casa. Prendo le chiavi della macchina, accendo e parto. È tutto così automatico che mi trovo in un attimo al vicolo Malpaga.
Una via stretta, poco frequentata, piena di spazzatura.
Arrivo, Vincis mi fa subito il quadro della situazione:
"Telefonata anonima alle sei del mattino circa.
Vittima caucasica, femmina.
Età da definire, probabilmente dai venti ai trentacinque.
Non ancora identificata.
Sul corpo presenta dalle trenta alle quaranta coltellate non profonde, quindi, causa della morte ancora da definire."
Registro queste informazioni come un computer. La rabbia dentro di me sale a dismisura.
Il senso di impotenza si fa sentire più forte del solito.
Mi avvicino al corpo, con mio sollievo non la conosco.
So che posso sembrare insensibile, ma è difficile indagare su una persona che si conosce, anche se alla lontana.
«Commissario, è arrivata la scientifica.»
«Ok, arrivo subito.»
Resto un altro po' con lei e prometto che questa volta lo avrei preso. Una promessa fatta troppe volte.
Mi giro per andare dalla polizia Scientifica, il telefono squilla, la voce è contraffatta:
«E anche questa volta non ce la farai perdente.» Ride .
«Lurido bastardo! Ti prenderò, sia l'ultima cosa che faccio!»
Furono solo parole gettate al vento gelido, visto che aveva già riattaccato.
Spazio Autrice
Ed ecco che conosciamo un po' meglio il nostro commissario Di Dio.
Devo dirvi che l'hashtag visita medica dove è atterrata oggi la mia pedina mi ha ispirato parecchio 😂.
Spero che vi piaccia e niente vediamo che ne pensa la mia grandissima giudice BlondeAttitude_ ❤️
Al prossimo hashtag con affetto Asia
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