#Sogno (Antonio Di Dio)
Ormai sono quasi le undici del mattino. Tutta la notte a passare al setaccio le poche informazioni che avevamo. Adesso devo aspettare solo di parlare con Alessandro Frizzo.
Io e la mia squadra abbiamo trovato nel suo passato una storia di bullismo in cui era coinvolto e ci era scappato pure il morto.
Tutto questo non mi è ancora chiaro, ma in questi anni l'unica cosa che so è che lui è un calcolatore spietato, ogni sua mossa, ogni suo gesto è studiato nei particolari: non è confusionario.
Che stia per cambiare modus operandi? Dopo anni di attività non sarebbe insolito, anzi sarebbe quasi una fortuna, è così che lo posso fregare. Cambiando regole e terreno di gioco è più facile sbagliare.
Eh sì mio caro, questo momento arriverà, me lo sento.
Lascio le ultime consegne alla squadra, ormai sono quasi 48 ore che non dormo. Devo riposare almeno un paio di ore.
Scendo al bar, mio strafogo di brioche e cappuccino. Quanto le adoro queste brioche!
Ho la pancia piena e adesso posso andare a letto. Vado alla macchina , e quasi come uno zombie, in automatico guido fino al mio garage. Prendo l'ascensore, e comincio a sbadigliare.
Giro le chiavi nella serratura di casa mia, mi tolgo subito le scarpe. Sono troppo stanco, mi butto o meglio cado sul divano.
Entro subito in un sonno profondo.
Sto camminando a piedi nudi nell'erba fresca, il campo è enorme è c'è una pace incredibile. Sono solo, il sole è caldo, ma non troppo, deve essere giugno. Respiro a pieni polmoni la campagna, mi sdraio e sento i dolci raggi che mi scaldano la pelle. Prendo un filo d'erba e me lo porto alla bocca, le braccia mi fanno da cuscino e le gambe accavallate mi rilassano totalmente. So di essere in un sogno: è un sogno lucido.
Che bella sensazione, mi sento in pace, mi sembra di essere in un limbo o un paradiso, cullato dalla dolce brezza dei campi.
Se fosse veramente così morire o entrare in un'altra dimensione... Marco...non posso restare, non posso morire.
Mi godo ancora quel tempo indefinito.
Sento che qualcuno si avvicina. Si siede accanto a me. Alzo un po' il busto, ho il sole in faccia non lo vedo bene. Mi porto una mano alla fronte per proteggermi dalla luce. Il volto è sfuocato, ma sento che ha qualcosa di familiare:
«Ciao Antonio, come stai ?»
«Ciao, ehm scusa ma ci conosciamo ?»
«Certo, sono io, sono il tuo pensiero, il tuo tarlo, il tuo incubo...» sghignazza.
In quel momento la sua faccia si trasforma nel viso di un demone, la vedo deforme, la voce sembra contraffatta. Eppure in quel modo di fare, sento che è vero, che lo conosco. Lo percepisco, è così vicino, è il mio momento.
Mi alzo di scatto, faccio per mettergli le mani al collo, voglio strangolarlo, voglio sentire che esala il suo ultimo respiro. La risata si fa più forte e una forza invisibile mi strappa via...
«No, no devo vedere chi è ...»
Mi sveglio tutto sudato. Ho le palpitazioni. Sono quasi le sei di pomeriggio, squilla il cellulare:
«Ciao Simone, si tutto bene.»
«Domani sera, no non posso, sai il caso...» mi interrompe.
«Si, lo so che non devo ammalarmi per un caso, me lo avrai detto mille volte» rido
«Ok, tu e Alberto bevetevi una birra anche per me.»
«Sì, ok vi chiamo al più presto. Ciao»
«Ok, promesso, sono di fretta. Ciao.»
Riattacco il telefono, non ho tempo per cose inutili, corro in doccia e penso al sogno: mi inquieta ancora.
Ma cosa non riesco a vedere?
Perché, perché, perché... batto i pugni sul muro, mentre l'acqua porta via ogni traccia di quell'incubo.
Mi asciugo, mi vesto e
sono pronto per tornare al lavoro.
Spazio autrice:
Ma Simone è un nome comune, che ne dite? Capitolo molto breve, ma a mio avviso molto intenso e importante, forse. Eh magari è solo un altro Simone ? Coincidenze? E voi credete ai sogni e alle coincidenze? BlondeAttitude_ Wulkoff
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