#IncontroConAnimale (Antonio Di Dio)

Vincis e De Michelis sono appena usciti dal mio ufficio, io mi sto ancora gongolando pensando alla mia scacchiera immaginaria: Scacco matto "Pulitore", ho vinto!
Inizio a ridere, la mia risata si fa sempre più inquietante. Mi sento come in un fumetto quando il cattivo ride come uno psicopatico... Ironia della sorte, io sono il buono, il poliziotto.. penso.
A un certo punto vengo destato da un flash, Alessandro Frizzo, le sue informazioni. Merda! Come ho fatto a dimenticarle di dirle alla mia squadra? Sto sclerando? Mi stai sempre più confondendo... Sono un babbeo, un'inutile babbeo. Prendo il telefono, dico a loro di tornare. Chissà cosa penseranno...Facile, riesco a immaginarlo: ma quanto stupido è? o esaurito ? Già mi vedo De Michelis con il suo sarcasmo:
A dotto', fatto bisboccia ieri sera?

Ma perché mi sto facendo tutti questi problemi? Perché sento l'ansia che mi sta prendendo e trascinando in un buco nero? Perché ti ho lasciato prendere tutto?

«Commissario, eccoci! Ci dica pure»
Ho la gola secca. Provo vergogna, mi sento un coniglio, un codardo.
«Stamattina prima che mi chiamassi Vincis, ho parlato con Frizzo. Non è stato un vero interrogatorio, è ancora molto scosso e intontito dal cloroformio. Ma mi ha detto che è sicuro di essere stato portato fuori città, strade sterrate. Lui ha detto un garage, ma potrebbe essere anche un capanno per gli attrezzi o un ex-fienile. Il viaggio è durato circa mezz'ora quindi non è molto distante. Dovete guardare le carte del catasto di tutti i paesini sulle montagne e poi perlustrare la zona»
«Azzo, commissario, ma quando...»
«De Michelis, non faccia tanto lo spiritoso, ero ancora all'ospedale quando mi avete chiamato. E faccia il suo lavoro, ve l'ho detto nel giro di pochi minuti, da quando siete usciti da qui» sbraito.
«Commissario, sta bene? Non capisco come mai tutta questa aggressività, volevo solo dire ma quando mai siamo stati così fortunati, finalmente un altro tassello» dice scocciato.

Arrossisco, anche se sto che mi sta prendendo in giro, so che voleva dirmi Babbeo, ma quando cazzo ce lo volevi dire?
«Scusi, comunque non cambia che dovete perlustrare anche la zona, a mezz'ora da qui il paese più grande vicino alle montagne è San Giacomo, ma intorno ha un sacco di paesini e frazioni. Controllate, tutto!»
Annuiscono e si congedano.

Ritorno a riflettere se ci sono altri posti, ma San Giacomo mi sembra la zona più plausibile. Apro Google Maps per controllare. Ho ragione. Richiudo il pc, sento un miagolio. Mi giro e non vedo nessun gatto. Il miagolio è sempre più forte. Controllo fuori dalla finestra e non c'è nessun gatto.
Sto impazzendo, adesso ho pure le allucinazioni uditive.
Il miagolio è sempre più insistente. Mi alzo, guardo sotto alla scrivania e niente.

Esco per andare a prendere un caffè, appena fuori dalla porta incontro una giovane recluta. Decido di farmi coraggio, se lui non sente il miagolio nel mio ufficio, sarà meglio che vada da uno bravo.
Alla mia richiesta il giovane mi guarda perplesso. Povero, chi non lo sarebbe. Il commissario pazzo che sente i gatti. Potrebbe essere il titolo di un libro comico.

Entriamo nel mio ufficio:
«Lo senti anche tu?»
Non sa cosa rispondere, lo percepisco.
«No commissario, magari era sulla finestra e se ne è andato»
Ecco, sono pazzo!
Fingo di dargli ragione, però mi accorgo che in effetti non lo sento più neanche io. Che brutti scherzi gioca la mente, a volte.

Usciamo dall'ufficio, vado a bere un caffè. Torno, mi siedo... Eccolo, di nuovo il miagolio. Insistente, straziante, sembra un cucciolo in cerca della sua mamma, di mangiare, di affetto, di sopravvivere.
Sento qualcosa di morbido che mi accarezza la gamba. Lo struscio è sempre più forte, il miagolio ha smesso. Sono terrorizzato, perché la mia testa non funziona?. Non mi muovo. Lo struscio continua, adesso sento pure le fusa. Decido di guardare ai miei piedi e vedo un gatto nero, un cucciolo. Gli occhi gialli intensi, mi fissano.
Non può essere, un gatto in commissariato. Lo prendo e lo metto in uno scatolone, lo accarezzo è bellissimo, soffice. Deve essere di qualcuno perché ha un collarino rosso.
Ma non può essere vero, me lo sto immaginando. Chiamo Vincis, se lo vede anche lui non sono pazzo.

Appena arriva, neanche il tempo di farlo entrare che esclamo:
«Vincis, lo vedi?»
Mi guarda sorpreso.
Ecco, che mi risponderà cosa?
«Commissario, ma dove cavolo l'ha preso un gatto?»
Tiro un sospiro di sollievo. Sono felice!
«Ah, che sollievo lo vedi anche tu...»
«beh, mi sembra impossibile non vedere un gatto, ma come diavolo è entrato?»
«Non lo so, pensavo di essere impazzito è da un'ora che sento il miagolio, ma non trovavo nessun gatto e poi eccolo qui, in carne e ossa...»
«Si sarà perso, comunque ha un collarino con la targhetta, basta che chiami il numero e che dica al padrone che ha il suo gatto, problema risolto, torno a lavorare.»
«Giusto Vincis, che idiota che sono chiamo subito»
«Non è idiota, commissario, solo che questo caso ci sta stressando tutti, ma lei essendo al commando lo è più di tutti noi. Non se ne faccia una colpa, e chiami il proprietario»
«Vincis, per favore non lo dica a nessuno»
«Non si preoccupi, sarò muto come un pesce. Arrivederci»
«Arrivederci»

Appena Vincis esce compongo il numero.
«Buongiorno, sono il commissario Antonio Di Dio, volevo informarla che ho trovato il suo gatto»
«Bravo commissario, ha trovato il mio regalo»
È lui, è il "Pulitore". Un brivido gelato mi attraversa il corpo, sono paralizzato.
«Non mi ringrazi, è stato un piacere recapitarglielo, ah non guardi le telecamere, non servirà a niente, sono stato bravo. Questo regalo è solo per farle capire che io sarò sempre un passo davanti a lei, che io posso trovarla sempre, che io sono il gatto e lei il topo.»
Il gatto mi fissa con occhi iniettati di sangue, mi azzanna, mi sta lacerando le mani, il viso...
Forse mi ucciderà...
Squilla il telefono, mi sveglio di soprassalto, davanti a me ho la schermata di Google Maps.
Il gatto non c'è, sono frastornato, sono sicuro di non aver dormito, ma invece...
Il telefono fisso continua a squillare. Prendo il cellulare. È arrivato il momento di tornare dal mio psicologo. Mi ha aiutato in momenti di stress, col divorzio etc.. mi aiuterà anche adesso.
Chiamo.
«Bongiorno dottore, sono Antonio Di Dio. Ho bisogno di vederla al più presto possibile. È urgente»
«Grazie, ci vediamo alle 15.00»
La gola e secca, la sensazione dei graffi sul viso e la pelle che si stava staccando è ancora vivida nella mia testa.
Ma si una cosa la mia mente ha sbagliato: Io sono il gatto e tu il topo, mio caro "Pulitore". Io anche a costo di andare al manicomio, ti prenderò è una promessa.

Spazio Autrice:
Fino quasi alla fine, mentre scrivevo come mio solito di getto, pensavo veramente che il pulitore avesse fatto dono di questo gattino al commissario, magari con qualche indizio o per farli incontrare. Poi però chissà perché alla fine Antonio ha deciso che fosse un sogno... non so chiedete a lui, perché io ormai non so più neanche cosa sto scrivendo 😂 ci mancava solo l'animale da incontrare in questa pazza storia, però stasera avevo voglia di scrivere 😂 ah, come al solito non rileggo il mio delirio, se no non consegnerei Spero che vi piaccia 🤪Wulkoff BlondeAttitude_

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