42.
Ero fuori in balcone con la punta del naso rivolta verso la falce bianca che mieteva la luce delle stelle con la sua bellezza, appoggiato di spalle alla balaustra respiravo piano percependo ogni odore.
Iceville era casa mia, potevo criticare quel luogo e associarlo a mille brutti ricordi, ma restava comunque il mio posto, quello in cui ero cresciuto, lo stesso che avevo imparato a conoscere, lì era dove avevo imparato ad amare la neve.
Il profumo del gelsomino era nell'aria e mi suggeriva la presenza della donna che amavo, lo seguì voltandomi nella direzione da cui proveniva e i miei occhi si posarono sulla finestra aperta della sua stanza.
Dormiva?
Tesi le orecchie e verificai che il suo respiro fosse lento, profondo e regolare.
Sì, stava riposando per fortuna.
Rientrai lasciando il balcone aperto e raggiunsi la stanza comunicante, la stessa in cui si trovava il mio letto, posai la scatola dalle mille aperture sul tavolino in vetro ed uscì trasformandomi in volpe.
Le mie zampe atterrarono sul freddo paviento in marmo davanti alla porta, dovevo trovare il passaggio segreto e infilarmi prima che qualcuno mi vedesse e iniziasse a fare storie.
La tana del coniglio, o l'ingresso del passaggio, era dietro lo stendardo e fu semplice raggiungerlo.
Mi infilai nel cunicolo e corsi al suo interno, ormai quei passaggi non avevano più segreti per me.
In pochi minuti giunsi nelle cucine, lì dove la servitù era già all'opera intenta a preparare le nostre provviste.
Il profumo di una delle pietanze raggiunse le mie narici, in un tegame a fuoco lento bolliva lo spezzatino di vitello mentre nei forni delle piccole pagnotte stavano iniziando a prendere colore.
Passai senza esser notato sotto il tavolo in legno e quando la cuoca si voltò a controllare la carne con un piccolo salto salì sulla sedia e appoggiai al tavolo le zampe anteriori. Lì uno dei fagotti era già pronto e dal suo interno proveniva il profumo delle arance e l'odore pungente della cannella.
Afferrai con i denti il fagotto e saltai giù prima che se ne accorgessero per poi fuggire a nascondermi nel passaggio.
Ripercorsi la strada a ritroso passando dietro la stanza in cui avevamo fatto alloggiare i banditi, uno di loro russava senza pietà per le orecchie degli altri due che però erano già svegli.
Rallentati per sentire di cosa stessero parlando.
<<A che ora è la partenza?>>
<<Tra poco più di un ora>>
Uno dei due produsse uno strano lamento <<Va bene dai, iniziamo a prepararci allora>>
Lasciai proseguire la loro conversazione e continuai per la mia strada.
Annusai nuovamente l'aria e riconobbi l'odore di Liz, era nell'ultima stanza in fondo al corridoio, la stanza di David.
"Hai capito la rossa" pensai ghignando tra me e me, quei due la sapevano lunga e facevano finta di nulla.
Arrivai ad un bivio, il passaggio si divideva in due, a sinistra continuava il corridoio, a destra sarei giunto nella stanza di Elys.
Volevo entrare? Beh sì, non vedevo l'ora di rivederla, ma presi la strada opposta. Uscì nel corridoio e mi fermai davanti alla porta della sua stanza, lì in un angolo posai il fagotto e mi avvicinai appoggiando la fronte al legno.
La notte era stata lunga e io l'avevo trascorsa a pensare.
Dovevo partire, ma lei doveva restare.
Incontrare Walter sarebbe stato pericoloso, forse dovevo lasciare che andasse insieme a Liz e David nella meta designata da Ethan, almeno lì sarebbe stata al sicuro dalle grinfie del verme, ma lei sapeva che la strada da percorrere era diversa e mi avrebbe seguito anche in capo al mondo pur di non lasciarmi andare da solo.
Cosa dovevo fare?
Pov Elys
I miei sensi vennero svegliati dal suono di una dolce melodia.
Aprì gli occhi osservando la finestra aperta per vedere i colori del cielo schiarirsi lentamente.
Mi sollevai a sedere e sorrisi sentendo in lontananza il suono del pianoforte, doveva essere Sylver.
Mi preparai alla svelta accompagnata dalle note delicate dello strumento e quando uscì trovai dietro la porta un fagotto bianco.
Mi abbassai per controllarlo e quando lo aprì notai che il suono del pianoforte stava per giungere al termine.
Lasciai perdere le arance e velocemente mi incamminai per raggiungere la stanza in cui si trovava lo strumento.
Entrai senza neanche pensarci e con mio rammarico la trovai già vuota. Il profumo del bianco era ancora lì e con esso trovai un foglio adagiato accanto agli spartiti.
La scrittura dritta ed elegante doveva per forza essere quella della volpe:
"È troppo chiederti di non seguirmi?"
Che cavolo voleva dire?
<<Sapevo che saresti venuta>> sussultai sentendo la voce del ragazzo alle mie spalle e quando mi voltai lui era lì che mi osservava divertito.
<<Non ti ho seguito!>> Risposi parandogli il foglio davanti agli occhi.
<<La melodia è il suono della mia anima quindi in un certo senso seguendo lei fino a questa stanza hai seguito anche me>> rispose con un sorriso sornione.
<<Senti un po', sei tu quello esperto di pedinaggio volpe>>
Lentamente si avvicinò posando una mano dietro il mio orecchio e accarezzando con la punta delle dita i capelli sussurrò <<Però non mi sembrava che ti desse così fastidio incontrarmi nel bosco quando non sapevi ancora chi fossi realmente>>
I nostri occhi si incrociarono e non riuscì a trattenere lo stesso sorriso sul mio viso <<Sei meno rompiscatole da volpe sai>>risposi spostando lo sguardo sulle sue labbra <<Ma nella mia forma naturale non potresti desiderare le mie labbra >> ghignò sfiorandomi la guancia con l'angolo sinistro della bocca.
<<Ma che ti prende oggi?>> Mormorai nervosa posando le mani sulla sua camicia bianca per non farlo avanzare <<Sei in calore per caso?>>
Sylver fece un accenno di risata e posò le sue mani sulle mie stringendole amorevolmente <<Non cercare di far ricadere la colpa a me, sei tu che mi fissi come a volermi spogliare con gli occhi>>.
Arrossì violentemente scuotendo la testa <<Io... Non ... Oh smettila per la miseria>> supplicai cercando di convincermi ad evitare il contatto visivo.
Rise e mi lasciò un bacio in fronte per poi allontanarsi.
<<Amo quando diventi rossa è come se leggessi ogni tuo pensiero>> ghignò attraversando la stanza per avvicinarsi al piano.
Sollevò le braccia e si sgranchì le ossa, poi mi lanciò un'occhiata <<Voglio farti sentire una cosa, vieni>>.
Mi avvicinai a lui che fece il giro andando a sedersi sullo sgabello, guardò i tasti neri e bianchi dell'elegante strumento musicale e posizionò le mani, in pochi istanti le dita iniziarono a scorrere sui tasti come un barca che ondeggia sul mare o una volpe che corre in un prato e presto percepì quelle note nel mio petto, le assorbì immergendomi in esse mentre il componimento proseguiva a tratti lento a tratti più veloce facendo vibrare le corde del cuore.
Chiusi gli occhi per non lasciarmi distrarre e fu come ritrovarmi Sylver nella mia mente, vestito di tutto punto rigorosamente in bianco e oro si inchinava invitandomi a danzare con lui sulle note di quella superba melodia e ballavano fino a sentirci stanchi, con le gambe dolenti, ma due sorrisi stampati in viso e il riflesso dell'altro negli abissi oro e argento, poi la musica divenne sempre più lenta fino a giungere al termine con una lunga nota finale che mi riporto con i piedi per terra e mi fece riaprire gli occhi mostrandomi la realtà.
Allora capì il significato delle parole del bianco, in quello spartito c'era la sua anima e io l'avevo appena colta.
<<È stupenda, chi l'ha scritta?>> Domandai elettrizzata dall'esperienza mentre il ragazzo si voltava a guardarmi <<Chissà, forse una volpe>> rispose chiudendo la tastiera e alzandosi.
<<Una volpe bianca?>> Sylver sollevò gli occhi per poi tornare a guardarmi <<Te lo toglierai mai il vizio di chiamarmi con il colore del mio manto?>> Domandò sollevando lo spartito.
<<Chi lo sa, forse mai>> risposi imitando al sua risposta precedente.
Sylver scosse la testa rassegnato, poi mi passò lo spartito e continuò a camminare verso l'uscita della stanza <<Vado a vedere a che punto sono gli altri, non vorrei che Liz e David procreino proprio adesso>>.
A quella frase quasi mi cadde la mascella a terra <<Non mi dire che...>>
Sylver rise sollevando una mano <<spero di no, ma tutto è possibile. Ci vediamo sotto corvina!>> Si voltò facendomi una piccola linguaccia e sparì dietro la porta.
Potevo finalmente diventare zia! Nessuno mi avrebbe più tolto quel pensiero dalla testa.
Fissai ancora stordita i fogli che avevo in mano mentre uscivo da lì diretta alle stalle quando l'occhio mi cadde sul titolo S'agapó alepoú.
Lo rilessi fermando i miei passi, l'inchiostro del titolo a differenza di quello delle note era ancora fresco e brillava illuminato dai raggi del sole.
Il suono di alcuni stivali mi portarono a sollevare gli occhi, davanti a me c'erano Poul e Ivan che si stavano avvicinando.
Poul sollevò la mano sorridendo mentre Ivan abbassò leggermente il capo <<Buongiorno signorina Elys, siete pronte per la partenza?>> Domandò raggiante il primo.
<<Sì, stavo giusto per scendere a controllare i cavalli. Volete venire a darmi una mano?>> Domandai.
<<Volentieri>>
Lasciai lo spartito in custodia a una delle domestiche chiedendole di riporlo al sicuro e proseguì con i banditi diretta al piano inferiore.
<<E il vostro amico?>> Chiesi per spezzare il silenzio che si era creato.
<<È un po' lento, ci raggiungerà>> spiegò Ivan.
Non dovemmo aspettare molto perché gli altri ci raggiunsero non più di dieci minuti dopo e con Liz apparvero una dozzina di soldati equipaggiati per farci da scorta durante il viaggio.
Salì su uno dei cinque cavalli già pronti e questo nitrì muovendo la stupenda criniera chiara <<Quindi avete deciso?>> Chiesi a Liz e David.
La rossa annuì allacciandosi una piccola sacca intorno alla vita <<Destinazione Atia, patria natale del serpente>>.
Sylver sorrise soddisfatto e salì anche lui a cavallo <<Sapevo che non avresti sbagliato sorellina>>.
***
Il viaggio devo ammettere che fu particolarmente tranquillo i primi due giorni, le cose iniziarono a diventare più movimentate al termine del terzo dopo che avevamo superato la catena montuosa. Io e gli altri comuni umani avevamo la schiena distrutta per le interminabili ore a cavallo e le piccole soste che avvenivano puntualmente in grotte e terreni ghiaiosi, necessitavamo di una notte di riposo vera e propria e soprattutto volevo lavarmi con dell'acqua calda, non ne potevo più delle gelide acque delle sorgenti montane.
<<Vorrei essere anche io una volpe in questi casi>> mi lamentai tirando indietro la schiena per il dolore.
<<Quanto siete delicati voi umani>> rispose Liz guardando i soldati esausti <<Ma vi hanno addestrati un minimo?>> Continuò.
<<Figuriamoci, a Iceville servivano solo come sentinelle. Voi nobili non avete mai pensato di impartire delle lezioni ai soldati>> rispose Will.
Finalmente intravidi qualche casa in lontananza segno che eravamo vicini a un villaggio <<Fermiamoci in quel villaggio per una notte>> proposi sognando già un letto comodo in cui sdraiarmi.
<<Concordo con lei!>> Esclamò Poul avvicinando il suo cavallo al mio e alcuni dei soldati gli fecero eco.
<<Immagino sia inutile farvi notare che non siamo qui in vacanza>> disse David serio.
<<Io non ci credo che tu non hai dolori>> mormorai lanciandogli un'occhiata <<A casa scaricavi i compiti più faticosi a Dorian pur di leggere>>
Lo zibellino annuì più volte spuntando fuori da una cesta e David lo guardò male <<Non c'entra nulla, stiamo parlando di resistenza non di forza>> chiarì.
Sylver sospirò <<Non litigate. Ci fermeremo in una locanda. Abbiamo tutti bisogno di riposarci e rifocillarci, le nostre provviste stanno per terminare e fino ad Atia non incontreremo più boschi>>
<<Ecco lui sì che ragiona>> si intromise Will <<Tutti a mangiare! Muoviamoci>>
Il paese doveva chiamarsi Desterville se non ricordo male, ci giungemmo di notte e partimmo troppo presto per cui non ricordo molti particolari di quel posto, solo il fatto che durante il tragitto incontrammo un bel po' di pecore che pascolavano di notte come se non ci fosse nulla di che meravigliarsi.
Ci fermammo alla prima locanda che trovammo per strada, non era stupenda, ma abbastanza grande da poter ospitarci tutti.
Entrammo, Liz e Sylver si avvicinarono per primi al bancone richiedettero tre stanze per i soldati, una per i tre banditi e altre quattro per ciascuno di noi, Dorian avrebbe dormito con David per quella notte. La ragazza uscì dalla sacca una scarsella grande abbastanza da contenere tutte le monete necessarie e ricevute le chiavi ringraziò con allegria il garzone che osservò stupito il corteo che gli passò davanti.
<<Perché noi abbiamo avuto una sola stanza?>> Domandò Poul imbronciato.
<<Penso che voglia rispondervi Sylver>> ghignò la rossa facendo strada.
<<Non mi sembra di aver pagato con il vostro denaro> rispose secco il bianco prima di voltarsi e fulminare Poul <<Dunque non devo spiegazioni>> continuò sollevando le spalle.
<<Qualcosa mi dice che non è una questione economica>> sentì mormorare a Will che se la rideva sotto i baffi.
Liz si fermò guardando il corridoio e il ragazzo della locanda iniziò a spiegare la disposizione delle stanze così che da lì a pochi minuti tutti ebbero la propria chiave con il numero corrispondente alla stanza, me compresa.
Entrai nella mia tirando un sospiro di sollievo e dopo essermi tolta il mantello mi buttai sul letto con le ossa dolenti. Finalmente potevo sdraiarmi su qualcosa di morbido.
Guardai la stanza, era semplice, scarna di arredamento, ma almeno in un angolo era presente una vasca piena di acqua fumante.
Mi brillarono gli occhi a quella vista e già assaporavo il momento in cui mi sarei rilassata al suo interno. Controllai tra i vestiti che mi ero portata dietro, ma mi resi conto di non aver nessun indumento per la notte, solo corpetti, gonne e mantelli. Sospirai stancamente e mio malgrado dovetti alzarmi per uscire dalla stanza e cercare David che si trovava due stanze più avanti della mia, bussai e attesi che mi venisse ad aprire così che potessi chiedergli il favore di prestarmi una sua camicia, a casa ero solita utilizzarle senza problemi quando le mie vesti da notte erano sporche o stese ad asciugarsi.
<<Mi dispiace Pulce, ma non ne ho portate solo due, una l'ho appena lavata e l'altra è questa che indosso, purtroppo non posso aiutarti>> rispose, ma la sua risposta non mi andò per niente giù. Lo conoscevo, non era possibile che un ragazzo precisino come lui ne avesse solo due e poi era solito dormire senza... <<Perché non chiedi una camicia a Sylver?>> Ecco dove voleva andare a parare...
<<Penso che mi rivolgerò a Liz>> risposi guardandolo con gli occhi semichiusi cercando di capire cosa stesse escogitando.
In quel momento la voce della rossa giunse da dentro la stanza facendomi sbarrare gli occhi <<Neanche io ne ho! Va' da mio fratello>> ghignò lei.
Ci stava facendo l'abitudine a passare del tempo da David eh.
<<Ma Dorian è anche...>>
Venni interrotta dalla voce di un ragazzo: <<Perdonatemi>> mi voltai riconoscendo Poul <<Ho sentito che vi serve una camicia>> rispose cercando miseramente di trattenere un sorriso <<io ne ho qualcuna in più nella mia stanza, se...>> Un vento gelido sembrò insinuarsi dalle finestre raggiungendo il corridoio in cui eravamo.
<<Rubata a qualche mercante immagino>> rispose serio David.
Sussurrò poi un leggero "perché dobbiamo portarceli dietro?" e chiuse immediatamente la porta alle mie spalle mentre Poul mi guardava ansioso di una risposta <<Vi ringrazio, ma non è necessario>>
<<Insisto madame>> continuò lui indicandomi la loro stanza con una mano.
<<No, veramente. Io...>> Finalmente vidi Sylver in lontananza salire le scale.
<<... Ho trovato già un'alternativa>> dissi forzando un sorriso e cercando di arretrare fino alla mia porta.
<<Su non fatevi pregare, posso chiamare Ivan in caso e chiedergli di portarla qui se non volete entrare>>.
Il bianco mi raggiunse sovrappensiero e per poco non finì per pestargli un piede.
Sbattei contro la sua spalla e mi sentì afferrare al volo prima che potessi inciampare.
<<Tutto bene?>> Mi chiese con le mani sulle mie spalle guardando poi Poul davanti a noi.
<<Sì, stavo tornando nella mia stanza>> risposi più a mio agio con la volpe accanto.
<<E voi? Forse dovreste scendere sotto a cenare, non credete?>> Fece notare al bandito.
Poul mi lanciò un'occhiata, poi si voltò alzando le spalle <<Se doveste ripensarci sapete dove trovarmi>> continuò.
<<Come no...>> Sussurrai sollevando un sopracciglio.
<<Sicura di stare bene?>> Domandò Sylver. Mi voltai di lato per guardarlo in viso e annuì <<Non è successo nulla, ma quell'idiota di mio fratello domani me la pagherà per avermi lasciata in tredici>> risposi innervosita per quel gesto avvenuto tra l'altro mentre c'era Poul nei paraggi.
<<D'accordo. Vuoi scendere a mangiare qualcosa?>> Domandò levando le mani dal mio corpo.
Scossi la testa girandomi verso di lui <<Preferisco farmi un bagno prima che si raffreddi l'acqua, mangerò qualcosa domani mattina in caso>>.
<<Come preferisci, io sono di sotto a tenere d'occhio quel ladruncolo nel caso avessi bisogno di qualcosa>>
Sorrisi al bianco ed entrai nella mia stanza richiudendo la porta solo dopo che si fu allontanato.
Alla fine non avevo trovato ciò che cercavo, ma in qualche modo sarei riuscita ad accomodare.
Mi spogliai e finalmente potei immergermi nell'acqua ormai tiepida, mi lavai scrupolosamente togliendo ogni traccia di terra dal mio corpo e la polvere sollevata dai cavalli dai capelli e fui felicemente sorpresa di trovare anche in quel posto degli unguenti al gelsomino, era un odore dolce e delicato che adoravo, mi ricordava tanto casa.
Presto l'acqua divenne fredda e dovetti uscire, mi avvolsi un telo intorno al corpo e feci scivolare l'acqua in eccesso dai capelli, mi avvicinai alla cesta con dentro gli indumenti e iniziai a cercare qualcosa che sarebbe potuta andare bene per la notte.
Stavo già sistemato alcuni vestiti sul letto quando sentì bussare due volte. Abbassai lo sguardo ricordandomi di aver addosso solo l'asciugamano e guardai in fretta il corpetto adagiato sul letto riflettendo sul da farsi.
<<Elys>>, era la volpe bianca.
<<Solo un attimo!>> Risposi immediatamente afferrando il corpetto e cercando di agganciarlo come meglio potevo, ma le stringhe sulla schiena non volevano collaborare e finirono per annodarsi alla rinfusa.
<<Ti serve aiuto?>> Domandò.
<<No, dovrei riuscirci...>> Mormorai cercando di sciogliere i nodi che si erano creati.
<<Sicura?>>
Sospirai sconfitta e il corpetto scivolò a terra.
<<No...>> Mormorai demoralizzata ricoprendomi con il telo e sedendomi sul letto, odiavo quegli affari infernali che per carità erano bellissimi esteticamente, ma tremendamente complicati da mettere e sopportare.
La maniglia ruotò e sentì uno scatto, ero convinta di aver chiuso la porta a chiave, ma evidentemente mi sbagliavo, per fortuna a fare capolinea sulla soglia fu Sylver e non un presunto ladro.
<<Che è successo qua dentro?>> Domandò la volpe richiudendo la porta alle sue spalle e osservando il macello che avevo creato con i vestiti.
<<Ma ti sembra il modo di entrare!>> Gridai avvampando stringendo forte l'asciugamano sul petto.
Sylver sembrò accorgersi solo in quel momento della situazione in cui mi trovavo e invece di voltarsi iniziò a ridere provocandomi ancora più disagio.
<<Che hai da ridere>> sbiascicai a denti stretti.
<<Hai mai pensato al fatto che noi volpi siamo sempre nude?>> Rispose lui avvicinandosi senza problemi.
Era la prima volta che ci facevo caso, ma effettivamente non aveva torto, ma... Dio! Non mi stava affatto aiutando in quel modo.
<<Eh ma io non sono una volpe>> risposi.
<<Lo so, e conosco il pudore umano anche se non lo capisco, non preoccuparti>>.
Il bianco iniziò a sbottonare i primi bottoni della camicia.
<<Tu non hai idea di cosa sia il pundore. Che stai facendo?!>> Esclamai voltandomi dal lato opposto per non guardare.
Sfilò la camicia continuando a parlarmi <<Sei carina quando arrossisci, potrei prenderci l'abitudine a metterti in imbarazzo>>
Sentì qualcosa adagiarsi sulle spalle e abbassando lo sguardo notai la camicia in lino bianco di Sylver.
<<No aspetta, non serve che...>> Mi fermò per parlare lui <<Ti ho sentita poco fa, non lascerò che sia Poul a cederti la sua camicia, non voglio che il suo tanfo si mischi al tuo profumo>>
Si avvicinò a tal punto che percepì il suo fiato caldo sul collo e il mio cuore battè talmente forte da coprire anche i miei pensieri. Sentivo solo quel battito amplificato e volevo continuare a sentirlo ancora e ancora, ma avevo paura di finire vittima della tanto nota lussuria.
<<Allontanati Syl>> mormorai con la pelle ormai in fiamme.
<<Perché?>> Sussurrò con la voce rocca posando le mani sul bacino, ma allontanando il viso.
<<Per infilare la camicia>> mentì pentendomi subito di aver parlato.
<<Solo per questo?>> Domandò non contento della mia risposta.
<<No!>> Esclamai alzandomi dal letto con la camicia sulle spalle e l'asciugamano intorno al corpo <<Cioè sì, ma... Ah!>> Ero agitata, tanto.
In quella stanza c'era una tensione palpabile e non mi era mai capitato di trovarmi in una situazione simile prima di allora, non sapevo come comportarmi.
Sylver sorrise e alzatosi anche lui si voltò dandomi le spalle <<Infilala allora>> rispose tranquillamente <<Ti prometto che non mi volterò>>
Annuì consapevole che non l'avrebbe fatto e velocemente infilai le braccia nella camicia in lino cercando di trovare la fine delle maniche vista la misura decisamente grande, rigirai i polsini un paio di volte per poi togliere il telo e iniziare ad abbottonarla.
<<Hai fatto?>> Domandò.
<<Quasi>> agganciai il penultimo bottone e cercai di intravedere il mio riflesso dalla finestra. Per fortuna io e Sylver ci differenziavamo quasi venti centimetri quindi riusciva a coprirmi buona parte della coscia, ma nonostante ciò avere il resto delle gambe scoperte mi metteva a disagio.
<<Forse dovrei mettere anche la gonna>> riflettei.
<<Vuoi anche una pelliccia?>> Ironizzò la volpe.
<<Senti un po', dovrebbe essere un avance o una presa per i fondelli?>> Domandai posando le mani sui fianchi.
Sylver rise <<Entrambe>>.
Allungai la mano destra per afferrare la gonna quando qualcun'altro busso alla porta.
Sylver si voltò istintivamente seguendo la direzione del suono e per un istante mi guardò.
<<Chi è?>> Domandai osservando prima la volpe e poi la porta.
<<Poul signorina, volevo accertarmi che non ci fossero problemi, mi è sembrato di sentirvi parlare>>.
Quel tipo era fastidiosamente ovunque.
<<Sì, non serve che vi preoccupiate>> risposi cercando di essere educata.
<<Va bene, comunque vi ho portato la camicia, se mi aprite ve la passo>>
Il bianco attraversò a grandi falcate la stanza mentre il bandito ancora parlava e io lo guardai intuendo le sue intenzioni spostandomi poi verso un angolo della stanza più buio <<sono certo che starete più comoda con questa che con i vostri ve...>> La volpe aprì il minimo necessario per appoggiarsi allo stipide con la spalla destra e alla maniglia con il braccio sinistro. Seguirono alcuni attimi di silenzio spezzati solo dal chiacchierio allegro che giungeva dalla sala di sotto.
<<Guarda chi si rivede>> rispose impassibile Sylver con un accento allegro <<arrivate nel momento giusto, mi serviva proprio una camicia>>.
A quel punto non potendo granché contro il nobile da cui dipendeva la sua vita, il bandito cercò di giustificarsi ricevendo in cambio solo una porta sbattuta in faccia.
<<Forse dovresti chiudere a chiave>> disse voltandosi <<per un attimo ho temuto che entrasse>>.
<<Temo tu abbia ragione>> ammisi dimenticandomi dello stato in cui mi trovavo.
La luce della candela posata sul comò al fianco del letto rifletté il torace scoperto di Sylver facendomi intravedere le cicatrici.
Mi avvicinai automaticamente sfiorandole con le dita, constatando con gioia la guarigione delle ferite, adesso restavano solo quei segni che gli avrebbero ricordato a vita il dolore inferto dalle lame.
<<Ti fanno male?>> Domandai ingenuamente mentre con le dita ne seguivo i contorni.
<<No>> mormorò Sylver con il respiro più lento <<Sei molto delicata>> continuò.
<<Quando diventi una volpe il manto le copre>> osservai giungendo alla cicatrice sul petto percependo da sotto i polpastrelli il battito accelerato, sollevai lo sguardo trovando i suoi occhi già su di me, il viso era sereno, ma gli occhi gli brillavano. Quel battito si sarebbe potuto facilmente confondere con il mio, ma era il suo, lo percepivo chiaramente sotto il palmo della mano un secondo prima che il bianco vi posasse sopra la sua.
<<Smettila di fare così>> mormorò<<o dovrò chiederti io di allontanarti questa volta>>.
Arrossì guardando altrove.
<<Non volevo...>> Cercai di togliere la mano, ma la volpe reagì immediatamente a quel gesto <<Ehi, io non voglio che ti allontani>> sussurrò sollevandomi il viso.
<<Tanto accadrà qualcosa che farà terminare questo momento>> risposi riferendomi a tutte quelle volte in cui stavamo per baciarci per poi fermarci a causa di mille pensieri o imprevisti.
<<Questa volta no, non finirà>> mormorò chiudendo gli occhi e avvicinandomi a lui. Le nostre labbra si sfiorarono, il suo respiro accarezzò la mia bocca finché non si dischiuse e le nostre anime si toccarono.
Teneva una mano sulla mia schiena, l'altra sosteneva ancora il mio mento come se avesse paura che potessi allontanarmi, ma in quel momento non volevo essere in nessun posto se non lì, così vicino al suo cuore da sentirlo battere sopra al mio, così al sicuro da dimenticare ogni pensiero, così uniti da respirare all'unisono.
Si allontanò da me e riaprii gli occhi, le iridi dorate brillavano e mi osservavano piene di desiderio <<Elys>> sussurrò abbassandosi per darmi un bacio sotto l'orecchio <<Io sarò legato al tuo cuore per sempre>> continuò a pochi centimetri dal collo facendomi rabbrividire.
<<Come fai a sapere che sarà per sempre?>> Domandai mentre i suoi baci delicati accarezzavano la mia gola.
Il bianco si fermò e portando anche l'altra mano dietro la mia schiena rispose tornando verso l'orecchio in modo tale che potessi sentire il suo sussurro <<Alcune volpi sentono un legame particolare con la loro compagna, delle catene che afferrano il cuore e lo ancorano all'altra persona per tutta la vita>>.
Sfiorai il suo viso accarezzandogli la guancia e mi voltai per osservarlo. Le pupille dilatate mi guardavano come se fossi un piccolo diamante e le sue mani mi reggevano così come si reggerebbe un fiore appena sbocciato.
<<Hai sentito questo legame con me>> osservai con un dolce sorriso e la volpe annuì ricambiando il mio gesto e mostrando quei meravigliosi denti bianchi che rendevano il suo sorriso unico e inimitabile.
<<S'agapó non è solo una parola Elys>> mi accarezzò la testa tirando indietro un ciuffo dei miei capelli <<è un emozione comunicata verbalmente, mentre questo...>> Mi baciò di nuovo stringendomi tra le braccia e percepì il suo confortevole calore riscaldarmi. Il mio cuore era impazzito nel mentre e batteva sempre più forte fino a farmi mancare il respiro. Non volevo più allontanarmi da lui, no... Nessuno mi avrebbe più divisa dalla volpe. Quel legame di cui mi aveva parlato non sapevo se fosse lo stesso che percepivano gli umani, ma il mio stomaco si era stretto a tal punto da farmi piacevolmente male e il mio petto era lì per lì per esplodere, mentre la mente veniva travolta dal suo profumo, da quel bacio passionale e dal suo nome come un uragano in un giorno di sole.
Sylver si allontanò dopo alcuni minuti ancora ad occhi chiusi riprendendo fiato e io rimasi stordita con le guance rosse e calde.
<<Questo bacio sono i miei sentimenti condivisi con l'anima>>
La stretta si allentò e le mani scivolarono sui fianchi.
La volpe aprì le palpebre e mi guardò intensamente facendo un passo in avanti e spingendo me indietro.
<<Ti amo alepoú>> mormorai accarezzandogli il collo.
<<Anche io Elys, ma in futuro sarà difficile per te stare accanto a una volpe>> rispose mentre gli si formava una piccola ruga tra le sopracciglia.
Scossi la testa <<Non mi importa Sylver, a me basta che quel futuro esista>>
Il bianco sorrise nuovamente e fece altri passi in avanti <<Facciamolo esistere allora, ho già avuto una seconda vita e ho intenzione di spenderla tutta con te Corvina>>
<<Ti stai prendendo un brutto vizio >> risposi ridendo sollevandomi sulle punte per baciarlo. Stavo iniziando a prenderci gusto e a lui non sembrava dispiacere affatto.
<<Ma hai iniziato tu a chiamarmi volpe bianca>> commento lui allontanandosi.
<<Sì, ma sto cercando di migliorare e poi mi piace il tuo colore, è così puro>> risposi sentendo la sua stretta su di me farsi più decisa.
<<Non cercare di fare la ruffiana adesso, tanto ormai il soprannome non te lo toglie nessuno>>
Mi baciò per l'ennesima volta, poi mi lasciò andare.
<<È tardi adesso, ti vado a prendere qualcosa da mangiare>>.
Scossi la testa afferrandogli il polso <<Resta con me Sylver>>
<<Devo trasformarmi e farti da peluche?>> Domandò ridendo.
<<Sì, hai capito al volo vedo. Per favore...>> Lasciai la presa giungendo le mani <<Questa notte voglio stare con te>>
Il bianco amplio il sorriso e mi accarezzò la nuca << Va bene, ma prima ti salgo qualcosa da mettere sotto i denti. Torno tra poco>>.
Uscì chiudendosi la porta alle spalle e io rimasi nel silenzio della stanza.
Mi sfiorai le labbra con le dita realizzando quello che era successo e con le gote ancora rosse mi sedetti sul letto per nascondere il viso nel cuscino.
Sembrava un sogno e non volevo svegliarmi, volevo solo continuare a sognare fino all'alba e anche di più.
Quella notte fu una delle più belle della mia vita, Sylver restò al mio fianco tenendomi stretta contro il suo petto e riscaldandomi con il suo calore. Parlammo finché la stanchezza non mi raggiunse e i miei occhi si chiusero da soli. Consapevole di trovarmi al sicuro tra le sue braccia lasciai che finalmente il mio corpo si rilassasse completamente e dormì per la prima volta dopo mesi senza alcun tipo di pensieri.
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