35.

Pov. Elys
Le spiegazioni richieste non tardarono ad arrivare. A Sylver venne raccontato tutto, anche dell'imminente partenza e a a tal proposito fui felice di sapere che si sarebbe unito a noi. Non lo credevo affatto al sicuro in quel castello, anche se il bianco si era ripreso le intenzioni di Ethan mi preoccupavano.
Sapere che la volpe fosse con noi e non con il biondo mi permetteva di essere molto più serena.
Eravamo in viaggio neanche da un'ora e Liz gli aveva già spiegato ogni dettaglio... Della sua morte, di Vudaìs, del piano per scovare Walter e le condizioni di salute dei miei fratelli.
E io ero rimasta ad ascoltarli in silenzio alle loro spalle sul cavallo ramato che mi era stato affidato mentre David cavalcava al mio fianco.

<<A cosa pensi?>> Chiese in quel momento mio fratello.
Scossi la testa voltandomi leggermente dal suo lato per trovarlo intento ad osservarmi.
<<Sto cercando di realizzare tutto questo... Mai nella vita avrei pensato di ritrovarmi in viaggio alla ricerca di uno stregone con due volpi, un fratello zibellino e l'altro quasi ghepardo>>.
David rise leggermente tornando a guardare davanti a lui.
<<Volevi evadere dalla routine Pulce, quale modo migliore per farlo? Adesso stiamo vivendo una di quelle avventure che prima potevamo solo leggere nei libri, godiamo di questa opportunità e viviamo ogni singolo momento perché ora ci sembrerà complicato, ma un giorno tutto questo ci mancherà>>.
Sospirai allentando la presa sulle briglie <<Se lo dici tu>>
David si voltò un secondo per farmi l'occhiolino, poi diede un piccolo colpetto al suo puledro per raggiungere la rossa e il bianco davanti e infilarsi tra di loro.
Li vidi punzecchiarsi tutti e tre a vicenda e sorrisi mentre lo zibellino usciva il capo dalla cesta posta sulla sinistra della sella di David.
<<Ah Dorian, fratello mio, dovrai sopportarli ancora per un po' mi sa>> mormorai.
Il terreno sotto i zoccoli dei cavalli intanto era sempre più umido, la neve si era quasi del tutto sciolta e le impronte dei ferri restavano impresse sul morbido terriccio.
Un corvo grachiò sorvolandoci e distesa la robusta arcata alare cercò un ramo dove adagiarsi.
<<Quindi l'oracolo è stato positivo quest'anno>> sentì dire a Sylver che stava parlando con la sorella.
<<Sembrerebbe di sì>>.
Vidi il bianco voltarsi leggermente verso la mia direzione, con il volto rilassato, ma più freddo di quanto avrei desiderato, poi tornò a guardare il sentiero.
Da quando eravamo partiti non mi aveva degnato neanche di mezza parola e non riuscivo a comprenderne il motivo... Era sembrato così felice di rivedermi in un primo momento eppure adesso era lì, ritto sul suo cavallo dal manto nero, che mi ignorava come se nulla fosse successo.
<<Speriamo che possa essere di buon auspicio anche per la nostra situazione>> aggiunse David.
Liz annuì <<Voglio essere positiva. Vudaìs è il miglior stregone che Iceville potesse creare, saprà sicuramente come aiutarvi e poi chissà... magari ci dirà anche come comportarci con Walter>>.
<<Una cosa è certa, un tipo come lui non può cavarsela con una fuga. Deve essere rinchiuso e privato di ogni possedimento>> mormorò Sylver.
La rossa sospirò rumorosamente <<Il problema sarà anche Ethan al nostro rientro. Richard gli sta costantemente dietro, ma adesso che sono rimasti solo loro due a Iceville dobbiamo sperare che nostro cugino non esca di testa e sollevi una rivolta contro di noi per poter ottenere tutto il potere>>.
<<Il popolo non lo ascolterà mai>> mi intromisi facendo voltare Liz nella mia direzione.
<<Dici?>>
<<Sì. Hanno visto con i loro occhi ciò che è accaduto la notte del solstizio, sanno che ogni vostra azione è stata dettata da un meccanismo di difesa, non avrebbe senso se dimenticassero ciò a cui hanno assistito solo per compiacere i capricci di Ethan>>
<<Ti sbagli>> rispose Sylver senza guardarmi <<Gli abitanti hanno un'alta stima di lui e suo padre e nonostante i gesti imperdonabili di Walter continueranno a fidarsi ciecamente di loro, mentre ciò che è accaduto a me li spaventerà a tal punto da creare scompiglio in tutto il regno e nei territori circostanti. Mi hanno visto morire e poi diventare una volpe, se adesso sapessero anche che sono sopravvissuto si scatenerebbe il panico. Immagina a quel punto quanto sarebbe semplice per loro metterci contro il nostro popolo>>.
<<Ha ragione Sylver, già non eravamo ben visti prima di tutto questo...>>
Scossi la testa nonostante i tre non mi potessero vedere data la posizione retrostante <<Sei di loro hanno vissuto sulla loro pelle gli effetti della stregoneria, dovrebbe condannare anche loro quindi?>>
Il bianco emise un mezzo verso forzato <<pensi che non lo stiamo già facendo?>> Domandò.
Non potevo credere che le sue supposizioni fossero vere. Una tra quelle sei persone era la figlia di Carmen, la stessa donna che mi aveva ospitato e curato le ferite di mio fratello. Lei avrebbe fatto di tutto per difendere la sua bambina, ma se le cose si fossero messe male lei da sola non sarebbe di certo riuscita a salvarla.
<<Prima di partire ho dato ordine alle guardie di sorvegliare i sei abitanti evasi, al momento sono sotto stretta osservazione dei guaritori, ma so che in città la popolazione si è spaccata in due, se da un lato una piccola parte riconosce in Walter l'unica minaccia, dall'altro la maggioranza crede che i superstiti siano stati posseduti da dei demoni. Se le notizie sullo stato di salute di mio fratello raggiungeranno il popolo si verificheranno delle conseguenze irripetibili>>.
Il bianco annuì <<Le persone inizieranno a temere chiunque, ogni sospettato di stregoneria subirà un'inchiesta, le erbe officinali e i libri che trattano argomenti anche solo simili all'esoterismo verranno bruciati>>.
<<Comunque sia non vi conviene pensarci adesso>> si intromise David spazientito evidentemente da qualcosa <<sarà un problema che affronterete al vostro ritorno, adesso abbiamo altro di cui occuparci>>.
Concordai con lui <<In fondo le vostre sono solo supposizioni. Possibilmente non succederà nulla di tutto questo>>.

<<Lo spero Elys>>, mormorò Liz.

Continuammo spediti lungo il sentiero, superammo il piccolo bosco che divideva la città di ghiaccio dal lago e una volta nei pressi di quest'ultimo iniziammo a costeggiarlo. I nostri cavalli proseguivano instancabili nonostante il fango, la ghiaia e i vari massi che di tanto in tanto ci trovavamo dinanzi e noi eravamo alquanto silenziosi. Sylver era completamente assorto nei suoi pensieri, seguiva i movimenti della sorella per non perdere la strada, ma lo vedevo completamente assente. Ignorava i suoni, gli odori e persino i movimenti di ciò che gli stava intorno. Si stava decisamente comportando in modo strano e Liz non se ne rendeva neanche conto. La ragazza era serena, forse riponeva in quel viaggio più aspettative di quante ne avessimo io e i miei fratelli. Al contrario del bianco osservava attentamente la strada davanti a lei e di tanto in tanto tirava fuori una mappa per controllare che stessimo seguendo la giusta direzione, fiutava l'aria guardandosi in torno e assicuratasi che nei dintorni non ci fossero minacce si rallegrava e si concedeva pochi attimi di distrazione per scambiare qualche parola con mio fratello che dal canto suo era ben felice di quella compagnia. Io che li osservavo da dietro potevo ben notare la sintonia che c'era tra quei due e me ne rallegravo pensando all'effetto che la rossa era riuscita ad avere su David. Ah se i nostri genitori lo avessero saputo... il loro primogenito era finalmente riuscito a trovare qualcuno da amare e chissà che prima o poi non si sarebbe anche sistemato. I suoi occhi brillavano quando la volpe volgeva lo sguardo su di lui, i suoi atteggiamenti risultavano molto meno controllati e più spontanei, il suo sorriso sembrava esser rinato a nuova vita e il suo filosofeggiare stava lentamente abbandonato la nota malinconica che solitamente aveva con sé per lasciar spazio a una visione molto più positiva. Non c'erano dubbi, la presenza di Liz aveva sicuramente avuto un effetto benefico nel ragazzo.

In quel momento li osservavo felice mentre il sole giungeva al termine del suo viaggio alla nostra destra e si rifletteva sullo specchio creato dal lago giocando sulla superficie increspata e posando i suoi raggi aranciati anche sugli alberi alla nostra sinistra.

<<A momenti dovremmo fermarci>> disse ad un tratto la rossa sbadigliando <<Devo necessariamente tornare nella mia forma originale, non posso resistere ancora per oggi>>
Sylver si destò in quel momento dai suoi pensieri e tornato tra di noi tirò le redini del suo cavallo per fermarsi <<Sì, hai ragione. Il sole è quasi tramontato e proseguire di notte è pericoloso, dobbiamo trovare un posto dove riposare>>
<<Ci sono villaggi nei paraggi?>> Domandò David imitando il gesto del bianco e facendo girare il cavallo dal manto grigio verso di lui.
Sylver scosse la testa e finalmente tornò ad affidarsi ai suoi sensi. Sollevò il naso annusando l'aria, chiuse gli occhi e rimase immobile per qualche attimo <<Questa sembra una zona sicura, possiamo fermarci qui>> aggiunse poi.
<<E se dovesse piovere?>> Domandò David, sempre prudente.
<<Non pioverà, nell'aria non c'è il caratteristico odore della pioggia>>
<<Confermo>> rafforzò Liz accarezzando il manto castano del suo puledro.
<<Perfetto!>> esclamai a mia volta smontando per tirare fuori, da una delle sacche che erano state legate alla mia sella, due coperte <<Dove ci mettiamo?>>
Vidi Liz osservarmi con le sopracciglia inarcate e un sorriso bizzarro <<Non pensavo avresti accettato così volentieri>>
Risi mentre anche gli altri scendevano da cavallo <<Vedi, quando tu e David siete stati catturati io e Sylver abbiamo dovuto fare tappa su queste coste mentre la nebbia era alta e la luce quasi inesistente, eravamo fradici, incavolati per vari motivi e frustrati per ciò che era accaduto. Se sono riuscita a sopportare quella situazione penso che questa sera sarà una passeggiata dormire>>.
<<Ogni notte è diversa dalla precedente Pulce, non dare mai nulla per scontato>>
Lanciai un'occhiata a David. Vedete ho appena detto che i pensieri di mio fratello stavano assumendo una sfumatura positiva, ma il processo sembrava andare a rilento quando di mezzo c'ero io.
<<Non portare sfiga, ti prego>> lo ammonì tirandogli una delle due coperte mentre la rossa stendeva le braccia verso il cielo per distendere i muscoli. Non appena raggiunse il massimo dell'estensione la luce l'avvolse e il suo corpo mutò. La volpe dal folto manto atterrò sulle zampe anteriori con eleganza e destrezza, ondeggiò la coda dalla punta bianca e sollevò il muso guaendo.
<<Potevi aspettare che scegliessimo un luogo adatto>> mormorò Sylver guardandosi intorno.
<<Perché? Questo non va bene?>> domandai ingenuamente osservando il lago a pochi passi da noi.
<<Siamo troppo in vista>> osservò David tirando fuori dalla sacca Dorian e avvicinandosi a me con lo zibellino tra le braccia.
<<Esattamente, qui chiunque ci troverebbe, animale o persona che sia>>
Liz guaì incamminandosi verso gli alberi.
<<Ma eri stato tu a dire che era un posto sicuro poco fa>>
Sylver accennò un sorriso scuotendo la testa <<una zona sicura, ma non intendevo che dovevamo dormire proprio in mezzo al sentiero Elys>> disse seguendo la sorella.
David mi passò nostro fratello, presi volentieri lo zibellino, quest'ultimo sollevò il musino e aprì la bocca come se volesse parlare, ma gli unici suoni che fuoriuscivano erano versetti buffi che lo rendevano così carino da fare venire voglia di riempirlo di coccole.
<<Tranquillo, so cosa vuoi dirmi>> quando alzai il volto vidi che gli altri si erano già allontanati con i cavalli al seguito. Presi le briglie del mio puledro e lì seguì continuando a parlare con Dorian <<Stai cercando di consolarmi e lo apprezzo. Ultimamente in confronto a quei tre mi sento quasi inferiore, sembra che sappiano sempre cosa è meglio fare>>
<<Gaaarg>> Dorian sbatte le zampe anteriori sulle mie braccia e il suo volto assunse un espressione indispettita <<Si, so anche che è colpa del mio carattere, se solo ragionassi prima di agire forse riuscirei ad essere come loro>>
La mia frase diede ancora più fastidio allo zibellino che mi morse leggermente la mano <<Ahia!>> Esclamai attirando l'attenzione di Sylver che si voltò immediatamente.
<<Sto bene!>> Spiegai velocemente per tornare a parlare con mio fratello mentre gli altri raggiungevano un piccolo spazio tra tre alberi.
<<C'era bisogno di mordermi?>> Domandai.
Dorian si divincolò scappando dalla mia presa e una volta a terra si voltò verso di me e si sollevò sulle zampe anteriori.
Mi abbassai e lo fissai, allora capì, quello sguardo era cristallino, lo zibellino mi stava rimproverando per aver pensato di dover cambiare il mio carattere, sembrava suggerirmi che essere come loro non mi avrebbe resa migliore, ma solo un imitazione e solo il fatto di essere riuscita a comprenderlo dal suo atteggiamento mi spaventava.
Da quando avevo scoperto che quell'animale in realtà era mio fratello i suoi comportamenti iniziavano ad essere molto più chiari, attribuire il carattere di Dorian ai gesti dello zibellino mi stava aiutando tantissimo a comprenderne le azioni e i pensieri, anzi quest'ultimi erano anche più chiari di quando era umano.
Sospirai accarezzandogli la testa <<Tanto lo sai che comunque non cambierei mai>> mormorai sorridendo al mammifero.
<<Ora però cammini con le tue zampe così impari a mordermi>> aggiunsi alzandomi per raggiungere gli altri e lo zibellino mi seguì zampettando sulle sue piccole gambine.

David aveva disposto a terra la sua coperta e si era seduto sopra con la volpe rossa sdraiata al suo fianco. Sylver invece era appoggiato al tronco di uno degli alberi e osservava il cielo oltre le foglie degli alberi che si muovevano sospinte dal lieve venticello.
Legai il mio cavallo ad un tronco vicino agli altri tre e mi diressi verso uno dei due alberi liberi, lì stesi la mia coperta, legai più stretto il mantello e mi sedetti.
Liz e David erano alla mia sinistra, la volpe già dormiva profondamente e mio fratello la guardava sereno. Dorian che nel mentre era riuscito a raggiungerci annaspava accanto ai cavalli per trascinarsi poi vicino al fratello, dal lato opposto a Liz, consapevole che in quel modo sarebbe stato ignorato fino all'indomani.
Alla mia destra, di fronte ai tre, c'era il bianco.
Era assorto nei suoi pensieri e gli ultimi raggi del sole ne illuminavano orizzontalmente la figura allungando l'ombra, risaltando i lineamenti del volto e i lucenti capelli bianchi come la neve.
Il ragazzo voltò improvvisamente il mento nella mia direzione e quando incrociai il suo sguardo mi resi conto che mi aveva appena scovata a guardarlo. Spostai immediatamente lo sguardo altrove sentendo il calore aumentare sulle gote e provai a pensare ad altro, ma la verità era che volevo continuare ad ammirarlo quindi pochi istanti dopo i miei occhi ritornarono istintivamente su di lui.
Sylver, che ovviamente se ne accorse, sorrise e dopo aver sospirato finalmente si staccò da quel benedetto albero per avvicinarsi.
Arrivò a pochi passi da me e stese un braccio porgendomi la mano sinistra <<Vieni con me>>
Accettai senza esitare quell'invito e afferrata la mano mi sollevai.
Il bianco mi fece strada in silenzio, tornammo lungo la riva del lago e lo costeggiammo per pochi passi ancora fino a trovare un piccolo prato, ricoperto da fiori di campo, in pendenza.
<<E questi fiori? Non fa troppo freddo per loro?>> Chiesi abbassandomi sulle ginocchia per osservarli.
<<Non abbastanza a quanto pare>> Sylver rispose, ma senza dare troppa importanza alla mia osservazione.
Sollevai la testa e lo vidi nuovamente pensieroso.
Non poteva essere una casualità, c'era qualcosa che lo turbava e il fatto che mi avesse condotto in quel posto poteva essere collegato. Pensai quindi che mi dovesse dire qualcosa e fui assalita dall'ansia.
Rimasi in silenzio sfiorando i petali di uno dei fiori mentre provavo a supporre diversi scenari poi mi resi conto che il sole ormai ci aveva abbandonato quasi del tutto, le uniche tracce del suo passaggio erano date dai meravigliosi colori di cui si era rivestito il cielo. Mi alzai volgendo lo sguardo verso l'alto, avevo un quadro dinanzi a me e non volevo che mutasse. Il lago, il cielo sfumato e quel piccolo prato. Tutto era così bello, eppure continuavo a temere il motivo per cui Sylver mi aveva condotta il quel posto, ma non avevo il coraggio di chiederglielo né lui sembrava averlo per comunicarmelo.
Chiusi gli occhi e respirai piano, dovevo saperlo, non potevo più sopportare di vederlo così perso. Quindi con un forte nodo allo stomaco mi feci avanti <<C'è qualcosa che non va, vero?>> Domandai quasi in un sussurro.
Sylver sollevò gli occhi e si voltò a guardarmi forse per la prima volta da quando eravamo arrivati lì. Gli occhi dorati erano semplicemente meravigliosi con quella luce, riflettevano la superficie del lago creando un mare d'oro in movimento, persino le pupille si allargavano e ritraevano come le onde.
<<Io...>> La volpe provò a parlare, ma non riuscì a comunicare così fui io a raccogliere ancora una volta il coraggio per parlare <<È insoluto trovarti senza parole>> commentai accennando un sorriso.
Sylver si portò una mano sui capelli e frustrato si sedette sull'erba.
<<Immagina come possa sentirmi>> mormorò piegando le ginocchia.
<<Come un uomo privo di voce?>> Domandai scherzando.
<<Già, peccato che io non sia un uomo>> aggiunse e vidi chiaramente un accenno di disappunto nel suo sguardo.
<<Hai ragione Sylver>> lo assecondai sedendomi al suo fianco <<sei una volpe e le volpi non hanno bisogno di parlare per comunicare>>
Il bianco sospirò <<Non posso farti capire ciò che voglio dire con uno sguardo questa volta>>
<<Perché?>> Chiesi sporgendomi per osservarlo.
<<Perché quello che devo dirti non è quello che ti rivelerebbero i miei occhi>>.
<<Non dirlo allora>>
Il bianco chiuse le palpebre <<Elys>>.
Sapevo che avrebbe continuato e sentivo che ciò che aveva da dirmi non era giusto così spinta dall'impulso mi gettai tra le sue braccia <<Aspetta>> mormorai chiudendo gli occhi con il cuore che martellava nel letto<<Se è qualcosa che i tuoi occhi non comunicherebbero ti prego di non lasciare che siano le tue labbra a farlo>>.

Pov. Volpe Bianca
Fui avvolto dalla fragranza del gelsomino in pochi attimi. Le sue braccia mi avvolsero delicatamente il busto e adagiò il capo sul mio petto nascondendo il volto al mio sguardo.
Rimasi in silenzio posando una mano sulla sua schiena e abbassai il mento sfiorando con il naso la sua chioma.
Dovevo avvertirla, lei doveva allontanarsi da me prima che fosse troppo tardi.
La amavo, ma era meglio che lei non ricambiasse; il viaggio che avevamo appena intrapreso sarebbe stato pieno di pericoli e conoscendola sapevo bene che se fossi stato in pericolo lei si sarebbe di nuovo messa in gioco rischiando altre mille volte di venir catturata.
Ma come potevo dirle di restarmi lontana se il mio cuore desiderava tutt'altro?
Era semplice, non potevo.
Sollevai il viso verso il cielo, il buio stava avanzando velocemente e le temperature si stavano abbassando.
Adagiai l'altra mano sul suo viso, la pelle era liscia e tiepida, ma presto sarebbe diventata fredda.
<<Sai Elys, trovo affascinanti le parole>> dissi in quel momento <<sono piene di sfumature e le ritengo anche più preziose dell'oro>>.
Mi lasciò proseguire <<Sono come i colori, per farle risaltare devi saperle scegliere accuratamente senza sbagliare gli abbinamenti, un insieme di suoni posti in un contesto errato rischiano di rovinare tutto.
Gli umani usano le parole talmente tanto da esserne diventati dipendenti e proprio a causa di questa dipendenza a volte tendono a dimenticare che esistono infiniti modi di comunicare e si concentrano su di esse senza rendersi conto che rappresentano solo il contorno di tutto ciò che si vorrebbe in realtà esprimere>>.
Elys annuì<<È vero, io stessa ne sono dipendente, quando ho saputo che David non sarebbe più stato in grado di rivolgermi la parola sono entrata nel panico, solo adesso che ci sto riflettendo su capisco quanto sia stata folle la mia paura: anche se lui non dovesse mai più parlare e io non dovessi più sentire la sua voce, noi ci capiremmo sempre e comunque, proprio come riesco a capire Dorian e te>>.
Sorrisi compiaciuto, aveva perfettamente afferrato il concetto <<Asseconderò il tuo desiderio e non ti dirò ciò che avrei voluto dirti, ma tu non lasciarti condizionare in alcun modo da ciò che hai letto, leggi o leggerai nei miei occhi>>.
Non rispose, quindi spostai la mano dal suo viso alla nuca e dopo averle accarrezzato i soffici capelli continuai <<Solleva il tuo volto Elys, prima che il buio abbia la meglio anche su di me e permettimi di guardarlo>>.
Lentamente le sue mani scivolarono via dalla mia schiena e percepì il vuoto quando il suo corpo si allontanò dal mio.
Piccoli ciuffi le ricadevano sul viso sfuggendo all'acconciatura che le teneva fermi i capelli e risaltavano scuri sulla pelle chiara della fronte. Il colore acceso delle gote creava un meraviglioso contrasto con i grandi occhi grigi risaltandone il colore e le numerose lentiggini vicino al naso assomigliavano tantissimo ai fiori di campo.
Stringeva le labbra tremanti così come i pugni sul suo grembo e reggeva perfettamente il mio sguardo nonostante sembrasse chiedermi quali fossero le mie intenzioni.
<<Sei sleale Sylver>> disse a bassa voce.
Aveva ragione, ero sleale perché ormai della luce non c'era più traccia e in mezzo a quel prato solo le lucciole avrebbero potuto illuminare qualcosa, peccato che non fossero presenti e di conseguenza a Elys non restava che cercare di mettere a fuoco una vaga figura.
Lei non poteva vedere il mio viso dunque le sarebbe risultato impossibile capire ciò che provavo, ma la mia visuale notturna era perfetta e ciò mi permetteva di essere un passo avanti a lei.
<<Lo so>> allungai una mano verso il suo viso e percependone il tocco la ragazza l'accolse adagiando la guancia e posando la sua mano sulla mia.
Lì capì che la scettica ragazza che avevo incontrato la prima volta si era completamente smascherata ed era pronta a mostrarmi il suo cuore.
<<Voglio vedere i tuoi occhi Sylver, devo sapere cosa ti sta succedendo. Il tuo atteggiamento nei miei confronti mi confonde>>.
Ah se avesse visto nei miei occhi come la mia anima guardava lei mi avrebbe preso per un folle innamorato che sta cercando disperatamente un modo per mantenerla al sicuro dai dolori dell'amore.
<<Li hai già visti e lì vedrai domani, ora però non è possibile. La notte è mia alleata ancora una volta>>
<<Comunicami in un altro modo allora ciò che ti tormenta, hai ben spiegato che le parole non sono abbastanza>>.
Le catene si mossero e io mi ritrovai con la mia stessa volontà divisa a metà.
<<Furba, più di una volpe milady>>.

Diavolo, eccome se era furba e mi stava mettendo all'angolo mentre cercavo di capire come muovermi.
Una parte di me fremeva dal desiderio di rivelarle ogni sentimento nei suoi confronti, mentre un'altra mi intimava di tacere per evitarle inutili dolori e in tutto ciò il mio cuore correva veloce nel petto mentre il mio udito cercava il suo e sembrava quasi che i battiti si fondessero al punto da non lasciarmi più distinguere quali fossero i miei e quali i suoi.
E mentre pensavo a tutto questo mi stavo pericolosamente avvicinando al suo volto. Il suo profumo stava sovrastando ogni odore, il suo respiro era percepibile sulla mia pelle.
Con il pollice le accarezzai la guancia sfiorando l'angolo sinistro della bocca.
Volevo posare le mie labbra sulle sue, provare il loro sapore e comunicarle una volta per tutte che per lei provavo qualcosa di talmente forte da non potermi limitare a una spiegazione fatta di semplici parole. Volevo renderla partecipe di ogni mia sensazione. Volevo proteggerla da tutto e renderla felice.
Volevo e non potevo più tenere tutte quelle emozioni dentro, rischiavo di ferirla più del necessario.
Così a pochi centimetri dalle sue labbra il mio respiro cessò per un attimo fino a quando non esistette più alcuna distanza tra di noi.
Fu il mio primo bacio e fu indimenticabile.
Non avevo mai desiderato baciare nessuna ragazza prima di conoscerla, le umane non mi interessavano e delle altre volpi non ero mai stato particolarmente attratto.
Poi però era arrivata lei, con un gran frastuono, aveva aggiunto un pizzico di sale nella mia vita e mi aveva conquistato al punto da fare scattare il legame che mi avrebbe portato ad amarla per sempre.
Ancora oggi se chiudo gli occhi ricordo la bellezza di quel bacio, Elys che tremava tra le mie braccia, il dolce suono del suo cuore, la sua mano fredda che stringeva la mia e il macigno di preoccupazioni che finalmente cadeva dal mio stomaco lasciandomi leggero e in balia dell'amore.
Solo dopo qualche minuto mi spostai scivolando verso il suo orecchio chiudendo disperatamente gli occhi e soffocando la disperazione per quel bacio che mi ero imposto di interrompere.
<<Perdonami Elys, ma non sono in grado di spiegarti tutto questo a parole>> sussurrai.
Era semplice dire "ti amo", forse avrebbe anche ricambiato, ma quelle due parole potevano solo accompagnare i sentimenti che in realtà provavo.

Spazio autrice
Spero che il capitolo sia venuto bene e che abbia soddisfatto le aspettative.
Ps. Gazie per la mano che mi avete dato🤍

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top