33.
Erano passati due giorni dalla trasformazione della volpe, Dorian si era completamente ripreso e aveva iniziato a zampettare tranquillamente per la stanza. I preparativi per la partenza erano quasi ultimati, mancavano solo le provviste, ma quelle sarebbero state pronte solo per l'indomani.
Quella sera eravamo seduti a tavola attendendo che la cena fosse servita, al mio fianco vi era David mentre difronte la moglie di Richard. Era la prima volta che la vedevo, i biondi capelli, come quelli del figlio, erano raccolti in una acconciatura formata da numerose trecce, le labbra rosee sempre incurvate in un sorriso e gli occhi estremamente gentili. Non sembrava severa, parlava sicuramente poco, dalle poche parole che scambiava poteva sembrare persino molto dolce e carismatica.
<<Quindi domani partirete?>> Domandò a un certo punto mentre Teti serviva Ethan alla destra della madre.
<<Sì, abbiamo anche perso fin troppo tempo>> rispose Liz a capotavola prendendo il tovagliolo per posarlo sulle gambe.
<<Per me state sbagliando>> mormorò burbero Richard alla sinistra di Liliana <<Abbiamo centinaia di uomini a nostra disposizione, perché non mandare loro?>>
<<I vostri uomini sono al servizio del popolo in questo momento, Walter ha colpito pesantemente molte famiglie e i vostri cittadini hanno paura, privarli anche di poche guardie creerebbe una psicosi generale>> si intromise David.
<<Padre ha ragione il ragazzo, non è sicuro privarci dei nostri per il momento, Volterrimus non è lontana e per essere aiutati dallo stregone potrebbe essere essenziale la loro presenza, condurre lui qui farebbe solo perdere tempo, se sarà il caso quando torneranno per procede oltre le montagne faremo partire una decina di uomini con loro>>.
Teti finì di servire i piatti e indietreggiò di due passi.
<<Ma perché non vi togliete dalla testa quell'uomo?>> Domandò alterato il più anziano <<Sarà già lontano da qui>>
Liz scosse la testa guardando seria il parente <<Non posso lasciarlo scappare così. Le sue guardie hanno quasi ucciso Sylver, torturato i nostri sudditi e me stessa da piccola, lo sapete benissimo! Dunque non chiedetemi di togliermelo dalla testa perché non mi darò pace finché non lo saprò in catene nel mio sotterraneo o meglio ancora nel regno dei morti>> disse queste esatte parole e ciò bastò a farlo zittire del tutto. Richard abbassò immediatamente lo sguardo sul suo piatto, il suo sguardo divenne pensieroso e proseguì la cena in silenzio.
Ethan provò quindi a cambiare argomento finendo solo per peggiorare la situazione e aumentare il malumore che già albeggiava nell'aria<<Sylver non si è ancora ripreso?>> Domandò.
Liz fermò il boccone a mezz'aria respirando lentamente <<No>> disse solo riposando la forchetta nel piatto.
<<Cosa dicono i guaritori?>> Chiese ancora.
Strinsi il tessuto del vestito tra le mani abbandonando anche io l'idea di mangiare <<Non dicono nulla, non hanno mai visto un caso del genere>> mormorai <<non sanno come comportarsi>>
<<Le ferite sono ancora aperte?>> Chiese Liliana.
<<Si stanno rimarginando e le bende sono pulite, ma lui non accenna a svegliarsi>> risponde Liz.
<<Non so quanto il suo organismo resisterà, spero si risvegli, ma in caso contrario dovreste prepararvi alle conseguenze, la triplice nobiltà è già venuta meno con l'esilio di Walter, se Sylver morisse in vostra assenza il potere su Iceville passerebbe totalmente nelle mie mani>> concluse il biondo.
Diversi campanelli di allarme mi suonarono in mente e velocemente collegai alcuni punti.
<<In caso contrario>> Ripetei con voce cupa <<State già pensando a come sostituirlo!>> Esclamai arrabbiata.
David posò una mano sulla mia <<Calmati Elys>> sussurrò.
<<Beh non potete negare l'evidenza, Sylver non accenna a migliorare lo ha detto sua sorella, la possibilità che muoia entro pochi giorni c'è ed è anche alta>> rispose Ethan.
<<Probabilmente è quello che sperate, a voi farebbe comodo ottenere tutto il potere. Cosa che però vostro padre non sembra volervi concedere>> sbottai spostando bruscamente la mia mano da quella di David.
<<Elys>> continuò a chiamarmi mio fratello.
Richard sollevò lo sguardo mentre Liliana posò il tovagliolo accanto al piatto guardando il marito.
<<Cosa stareste insinuando?>> Domandò il biondo.
<<Mi sembra di essere stata chiara, ma ve lo ripeterò con altre parole se preferite.
Voi state aspettando proprio quel momento e non vedete l'ora che avvenga per ottenere il titolo di Re e vostro padre lo ha capito, per questo non vuole lasciare Liz partire, sa che una volta andata via lei voi potreste compiere gesti scellerati pur di raggiungere il vostro scopo e per qualche strana ragione sta cercando di impedire che ciò avvenga>>
<<Adesso basta!>> David si alzò prendendomi il braccio.
<<Come osate avanzare certe accuse?>> Tuonò Ethan sollevandosi e sbattendo le mani sul tavolo, al ché feci lo stesso nonostante la presa di mio fratello <<Qual è il problema? Non siete in grado di difendervi?>>
Liz sospirò <<Elys, va fuori>>
Guardai la rossa sentendomi offesa dal suo atteggiamento <<Liz, come fai a non rendertene conto? È palese. Chiedi a suo padre!>>
Ma la ragazza non accennò minimamente a darmi ascolto <<David per favore, portala fuori>>
Mio fratello annuì e tirandomi per il braccio mi condusse fuori dalla sala.
<<Ti vuoi calmare?>> Chiese esasperato una volta chiusa la porta afferrandomi per le spalle.
<<Adesso obbedisci agli ordini degli altri come un cagnolino?>> Risposi divincolandomi.
<<Non lo farei mai se non fossi d'accordo lo sai. Adesso calmati e ascoltami>>.
Mi fermai guardando David negli occhi.
Aveva la fronte aggrottata, ma sembrava sicuro di sé <<Liz lo sapeva già. È una volpe e conosce Ethan e suo padre da molto più tempo di noi.
Sa che nel cugino scorre in parte la stessa nota marcia del precedente nobile e ha calcolato tutto>>.
Lo guardai con più attenzione invitandolo con un gesto della mano a proseguire <<Durante la nostra assenza sarà vietato a tutti di entrare o uscire dal castello, eccezione fatta per Carmen e i guaritori>>.
Scossi la testa e con le mani sui fianchi mi voltai verso sinistra facendo due passi mentre pensavo, poi mi rivoltai verso di lui <<E se corrompesse qualcuno della servitù? O peggio ancora uno dei guaritori... >>
<<La servitù è fedelissima a Sylver e Liz, ne è la prova Teti e i guaritori operano in equipe, se uno di loro fosse corrotto gli altri se ne accorgerebbero>>.
<<E se lo fossero tutti?>> Non riuscivo a restare tranquilla adesso che avevo capito le intenzioni di Ethan.
<<È impossibile Elys! Sono i migliori nel loro mestiere e sono in quindici, ce ne sarà pure qualcuno onesto>>.
Storsi il labbro dubbiosa, era troppo pericoloso lasciare il bianco in quel posto.
<<Potrei rimanere io qui>> pensai a voce alta.
<<Se tu rimanessi qui Liz troverebbe un pretesto per continuare il viaggio verso Walter da sola, sai benissimo che ha accettato solo grazie alla tua insistenza>>
<<So i motivi per cui ha accettato e credimi il solo nominarti l'ha fatta cedere. Tu sei molto più bravo di me a convincere le persone.>>
David non sembrò minimamente cedere, anzi insistette <<Saresti incoerente anche con te stessa. Le hai detto tu che saremmo partiti insieme, ricordatelo>>.
Il tono della sua voce fu inizialmente più alto, le guance gli diventarono rosse dal nervoso e non appena terminò di parlare girò sui tacchi andandosene.
Sospirai lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi. Odiavo quando David sottolineava le mie azioni per farmi sentire in colpa e soprattutto mi dava fastidio che avesse anche ragione, ma nonostante ciò continuavo a pensare che lasciare Sylver al castello sarebbe stato un grosso errore.
Ma che potevo fare? Non era fattibile spostarlo nelle condizioni in cui si trovava né tantomeno potevo restare io, in qualità di comune contadina, al suo fianco.
Con questi pensieri ad occuparmi la mente mi incamminai. Volevo tornare nella mia stanza, buttarmi sul letto e provare a dormire, volevo per qualche ora spegnere la testa e non pensare più, ma senza rendermene conto avevo imboccato un corridoio del castello differente da quello che mi avrebbe condotta alla mia stanza. Ignara del mio sbaglio, per via dei quadri molto simili e dell'arredamento identico, contai le porte che avrei dovuto incontrare prima della mia e alla terza entrai.
La luce della luna giungeva in diagonale oltrepassando l'ampia finestra e illuminava i cuscini lì davanti rendendoli d'argento, il tavolino in vetro al centro della camera e il letto dalle lenzuola d'avorio. Sollevai le braccia per stirare la schiena e sbadigliando mi avvicinai al giaciglio.
Ero stanca, certo. Ma non ancora talmente intontita dal sonno per cui non mi ci volle molto a realizzare che l'uomo sul mio letto in realtà non era altro che un ragazzo nella propria stanza e che avevo inconsciamente sbagliato. Sussultai infatti quando i miei occhi si posarono sul volto perfettamente liscio e privo di difetti del bianco. Ero talmente presa da non essermi accorta di aver varcato la porta della stanza di Sylver. Non che mi dispiaccue, sia chiaro, ma ritrovarmi così facilmente al suo interno mi rendeva perplessa. Che fine avevano fatto gli uomini di guardia? Perché era stato lasciato da solo in un momento delicato come quello con un cospiratore nella sua stessa dimora?
Non volevo neanche sforzarmi di trovare delle risposte a quelle domande, a quel punto ero veramente stremata. Nessuno sembrava volermi dare ascolto e stavo passando per quella troppo apprensiva, ma sapevo di avere le mie ragioni.
Mi avvicinai al letto sedendomi come al solito nella sedia posta al suo fianco.
Il comodino alla mia sinistra era pieno di unguenti dall'odore pungente e accanto ad essi vi era una candela spenta, su cui una lacrima di cera, ormai solidificata, era colata poche ora prima lungo il cilindro.
Cercai un modo per accenderla, ma non trovando l'occorrente e non avendo voglia di uscire per attingere a uno dei candelabri posti nel corridoio, mi accontentai della luce lunare che vegliava, come unica fedele osservatrice, il corpo della volpe addormentata.
<<Sylver>> mormorai il suo nome chiudendo gli occhi per ascoltare attentamente il dolce suono di quella parole. Mai nome fu più azzeccato in quel momento, l'argento sembrava il colore predominante sotto quella luce, il tavolino in vetro la rifletteva frazionandola in tanti piccoli poligoni che decoravano il pavimento rendendolo inimitabile.
<<Da quando ti conosco mi sono successe così tante cose>> continuai guardando la stanza per non lasciarmi sfuggire nessun particolare.
<<Prima avevo una vita così comune da desiderare di fuggire>> ricordai accennando un sorriso <<poi pochi mesi dopo il nostro primo incontro tutto è stato sconvolto. È stato come un fulmine a ciel sereno>> mi piegai in avanti posando le braccia incrociate sulle lenzuola e voltandomi verso di lui adagiai la testa su di esse <<ma adesso... Adesso che ogni cosa mi sembra essere mutata voglio solo aspettarti per potere finalmente rivedere i tuoi occhi e risentire la tua voce>>.
Lui non mi sentiva, ormai ne ero quasi certa, e forse era anche a mio vantaggio la cosa. Non avrei mai avuto il coraggio di dirgli tutto quello che in quei giorni avevo confidato alla volpe dormiente se mi avesse guardato con i suoi occhi dorati, non dopo aver capito di provare dei sentimenti per lui... O almeno questo era ciò che pensavo al tempo.
E convinta di ciò lasciai che gli occhi mi si chiudessero e che il sonno mi accogliesse tra le sue braccia per poter finalmente rifugiarmi nei sogni di una notte di luna piena.
Pov. Volpe bianca
Volevo mantenere il controllo su me stesso, ma la situazione stava diventando intollerabile. Quel maledetto corridoio non voleva saperne di terminare.
Avevo corso altri numerosi chilometri senza riuscire ad uscirne e ormai ero stanco, senza fiato e privo di idee. Ricordare non mi stava servendo a nulla. Le pareti, il soffitto e persino il terreno restavano identici.
Stremato mi buttai a terra con il fiatone, non avevo mai corso tanto in vita mia, eppure di corse ne avevo fatte parecchie.
Il torace mi si muoveva velocemente così come i battiti del cuore che sembrava voler uscire dal mio petto per proseguire da solo la sua corsa.
Aprì la bocca sentendola talmente secca da ricordarmi un terreno arido spaccato in più punti.
Ricordare non mi stava aiutando molto da quel punto di vista, ma rivivere la mia vita era risultato alquanto piacevole alla fine, nonostante i momenti neri ero riuscito ad andare avanti.
Chiusi gli occhi mentre riprendevo fiato e tornai nel passato.
Stavo correndo sotto al sole di inizio settembre con Liz al fianco, sfrecciavamo tra i campi di grano piegando le spighe dorate e lasciando stretti sentieri alle nostre spalle. I campi erano perfetti per nasconderci agli occhi dei contadini, nessuno avrebbe sospettato di una volpe sentendo le spighe muoversi, avrebbero pensato a qualche lepre o un comune cane che si divertiva.
Il sole picchiava ancora forte e io avevo già fatto il cambio di pelo, il mio corpo era pronto alle stagioni fredde nonostante le temperature fossero ancora miti.
<<Perché non ci siamo spostati di notte?>> Domandai alla rossa mentre continuavano il nostro cammino diretti a Malivane.
<<Perché io non ho la tua stessa vista notturna, rischiavo di rallentarti>>.
Sbuffai, lei non aveva la mia vista, ma io non sopportavo la luce del sole per cui avrei potuto benissimo protestare, ma preferì mordermi la lingua e tacere, tanto ormai eravamo vicini.
<<Eccolo, è là giù!>> Esclamò la rossa facendo uno scatto e superandomi per raggiungere velocemente le mura del paesino.
<<L'odore di Walter è più chiaro adesso>> continuò saltando oltre le spighe per atterrare sul terriccio ghiaioso che andava a formare la strada che conduceva al villaggio.
Cercai di spiegare a Liz che due volpi non sarebbero passate inosservate per quelle vie, ma la rossa non mi ascoltò e imperterrita proseguì.
Io al contrario decisi di cambiare forma e andare alla ricerca di una locanda che ci avrebbe potuti ospitare.
Era appena passato mezzogiorno quando qualcuno bussò alla porta della stanza affittata e quando aprì mi ritrovai Liz appoggiata con la schiena allo stipite e il braccio allungato per mostrarmi il suo bottino.Strette nel pugno della ragazza vi erano le zampe di due galline stecchite che penzolavano a testa in giù.
<<Guarda un po'!>> Esclamò soddisfatta superandomi per entrare.
<<Da dove le hai prese Liz>> chiesi infastidito richiudendo la porta.
<<Che domande, da un pollaio>> spiego buttandole a terra <<Catturarle è stata la cosa più divertente al mondo, non pensavo fosse così semplice! Mi è bastato scavare sotto la rete e correre>>.
<<Potevamo anche comprarle, il denaro non ci manca>> le feci notare.
<<Sì, ma lasciami giocare ogni tanto, sai che a casa queste opportunità ci capitano raramente. Gli abitanti di Iceville non allevano pollame>>
Ero contrario, ma non potevo biasimarla, eravamo pur sempre volpi e quello era il nostro istinto. Inseguire, catturare, uccidere e mangiare.
Certo, volendo potevamo anche accontentarci di frutti, funghi o piante varie, ma volete mettere un fungo con un pollo?
Sospirai e la lasciai pranzare mentre io finalmente potei riposarmi.
Sul tardo pomeriggio, quando mi destai, la rossa non c'era, era uscita per perlustrare la zona e senza neanche farlo apposta era finita nei campi dei Salmhan.
Quando il respiro tornò regolare mi alzai, non volevo arrendermi, io sarei uscito da quel corridoio. Mi guardai indietro, forse per uscire mi bastava trovare il posto da cui ero entrato, ma l'idea di dover rifare tutti quei chilometri a ritroso mi demoralizzò.
Le orecchie si abbassarono, dove potevo andare?
Ripresi a camminare, una zampa davanti all'altra. Prima o poi sarei riuscito ad uscire di lì.
E continuai a ricordare:
La mattina seguente ero di ritorno da un sopralluogo nei boschi circostanti, Liz mi aveva raggiunto solo verso le sette e la direzione dalla quale proveniva era opposta al villaggio.
<<Passeggiata mattina?>> Chiesi zampettando sull'erba.
<<Sì, avevo sentito un ruscello in lontananza e non ho resistito, volevo vederlo>> rispose lei camminando al mio fianco facendo ondeggiare la folta coda con un briciolo di narcisismo <<Tu ti sei divertito stanotte?>>
Guaì guardando il cielo <<Sì, non mi sentivo così libero in un bosco da moltissimo tempo>>.
Liz saltò trasformandosi durante il balzo e da umana rispose<< Vale la stessa cosa per me, dovremmo recarci in villaggi circondato dal verde più spesso>>
Imitai la trasformazione continuando a camminare e posando le mani in tasca annuì <<Peccato che non dipenda da noi, ma da Walter>>
Eravamo quasi giunti al villaggio quando in lontananza sentì le ruote di un carro avvicinarsi.
Presi Liz per il polso e la trascinai dietro un albero proprio mentre il mezzo ci raggiunse, sentì nell'aria la fragranza del gelsomino e della salsedine e incuriosito da quella strana combinazione decisi di sbirciare, mi sporsi oltre il tronco e sul carro intravidi due giovani e una fanciulla.
Li sentimmo discutere di viaggi e fu proprio da quel discorso che a Liz, inseguito all'episodio con Walter, venne la fantastica idea di tenerli al sicuro proponendo loro di condurci a Iceville.
Sul momento però non avevamo la minima idea di chi fossero né tanto meno ci saremmo mai aspettati di ritrovarli poco dopo nella piazza centrale, in cui scoprimmo si teneva il mercato.
Liz era euforica, passava di bottega in bottega esaminando ogni cosa, si fermava a parlare con i mercanti dietro i banchi e spesso finiva anche per litigarci.
Stava contrattando con un fabbro quando percepì l'odore di Walter, mi voltai cercandolo in giro, ma la confusione era tale da non permettermi di individuarlo con precisione, solo quando sentì il rumore del legno infranto e dei frutti rotolati a terra lo trovai.
Stava litigando con una ragazza e non sembrava avere buoni intenzioni, cercai di raggiungerlo, ma le persone continuavano a mettersi in mezzo, intorno a loro si era creata una calca di curiosi che era difficile superare. Riuscì a venirne fuori solo quando mio zio era già sparito alla vista.
Frustrato girai su me stesso affinando l'olfatto.
La frutta a terra stava diffondendo il suo odore, ma non dovevo lasciarmi distrarmi, dovevo trovarlo prima che facesse un'altra vittima.
Mi bastarono pochi minuti per individuarlo, aveva imbucato una piccola via secondaria, ma non mi sarebbe sfuggito. Li sentivo.
Corsi per raggiungerli, Walter reggeva il viso della fanciulla che profumava di gelsomino, ma il suo profumo era sovrastato dal nauseante odore della pozione.
Scorsi l'ampolla aperta e scattai.
<<Visto la tua piccola corporatura penso che basterà mezza dose prima di...>>
Colpi con il gomito il braccio del verme ponendomi tra lui e la ragazza e stesi le braccia affiche neanche le sue guardie le si avvicinassero <<Basta così Walter>>
Sobbalzai.
Tutto ebbe inizio quel giorno, da quel momento in poi non l'avrei più persa di vista.
Dal preciso istante in cui per caso la vidi passarmi davanti le catene avevano lentamente, maglia dopo maglia, iniziato a formarsi fino a completarsi del tutto il giorno del solstizio.
Il legame era chiaro, sarei rimasto legato a lei da quel momento fino alla fine dei miei giorni, anche se non corrisposto, il mio amore le sarebbe comunque appartenuto.
Aumentai il passo, la coda che danzava all'aria e più camminavo più gli ultimi ricordi diventavano nitidi.
Eravamo fuori dai laboratori, David aveva finalmente raggiunto Liz e insieme ai cittadini di Iceville ci stavano raggiungendo.
Tenevo Elys stretta a me mentre gli uomini delle forze speciali si preparavano allo scontro, ma Walter estrasse la spada e provò comunque a portarmela via, la scostai mettendomi al suo posto e le gridai di scappare, ma lei non ne voleva sapere, sarebbe rimasta lì immobile ad aspettarmi se Liz non l'avesse afferrata.
Lo scontro alle sue spalle era a dir poco violento, gli abitanti cercavano di tenere a bada le forze speciali, ma le guardie del verme erano ancora libere, dovevo evitare che la catturassero ad ogni costo.
"Portala via" mimai con le labbra a Liz che comprese subito il mio messaggio e intimò a David di condurre con sé la sorella.
Una volta saputa al sicuro colpì l'uomo per liberarmi e farmi colpire.
Non ebbi rimpianti mentre le lame mi trapassarono il corpo.
Non avevo previsto tutte quelle armi contro, ma sapevo che dopo un gesto simile in pubblico i suoi uomini sarebbero tutti quanti stati costretti alla fuga per evitare una decapitazione di massa.
Precipitai a terra sentendo i loro passi fuggire lontani e il mio amato profumo di gelsomino e salsedine avvicinarsi.
<<SYLVER>> il mio nome sulle sue labbra era il suono più dolce che avessi mai sentito e lo stavo realizzando solo in quel momento.
Avevo sacrificato ogni istante della mia vita per saperla al sicuro ed ero certo che quella fosse la cosa migliore che avessi mai fatto. Morire per permetterle di vivere.
Con la vista sempre più offuscata la vidi accasciarsi su di me.
<<No Sylver, non scherziamo>>
Le sentì mormorare, ma anche il mio udito stava progressivamente diminuendo.
La chiamai, forse disse ancora qualche frase, ma io non riuscì a sentirla e con le uniche energie che mi erano rimaste decisi di rivelarle i miei sentimenti <<S'agapó>>.
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