28.

Pov. Elys

Ero arrivata tardi. Le guardie lo avevano subito colpito senza permettermi di raggiungerlo in tempo.
Tutto era accaduto talmente in fretta. Un lampo aveva colpito il mio cuore frantumandolo in mille pezzi.
Volevo fermare il tempo, riavvolgerlo e cambiare il corso degli eventi, sarei morta io al suo posto. Avrei preferito sentire ogni singola lama trapassare il mio corpo piuttosto che assistere a quella scena... Invece mi era toccato il destino più doloroso: guardare gli occhi intinti d'oro della volpe diventare lentamente vitrei.
<<No Sylver, non scherziamo.>>
Ero incredula, straziata da quella scena così ingiusta.
Le sue iridi sembravano rivolte a me, le sue labbra rossee, per il sangue che lo stava abbandonando, erano rilassate e accennavano un sorriso sereno.
<<Elys...>> Pronunciò il mio nome ed esso risultò dolce e delicato come il profumo di una rosa canina.
<<Non parlare, ti prego. Non sforzarti.>>
Sentivo gli occhi bruciare mentre si riempivano di lacrime amare.
Con uno strattone strappai lo strato esterno del vestito per adagiarlo sulla ferita più profonda.
La stoffa in pochi secondi si tinse di rosso.
<<Elys>> mi chiamò di nuovo e quando i miei occhi tornarono sul suo viso non potei più trattenere i miei sentimenti.
Le lacrime iniziarono a lasciare il solito segno lungo le mie guance goccia dopo goccia finendo sul suo torace.
Un'ultima parola fu pronunciata, un'ultima freccia mi venne scoccata e da lì mai più mi sarei ripresa: <<S'agapó>>
Il suo respiro cessò con lei, gli occhi ancora aperti ma ormai privi di vita mi avevano un attimo prima confessato tutto l'amore nascosto dietro quella parola straniera.
Improvvisamente mi sentì così piccola e fragile da desiderare di sparire in quel preciso istante.
Mi abbassai mentre le lacrime non volevano saperne minimamente di cessare, con una mano sfiorai il suo volto mentre nascondevo il mio sul suo petto.
Come mi ero potuta legare così tanto a quella volpe? Come potevo provare emozioni così forti e disarmanti per quel ragazzo? Era vero tutto quello che provavo o stavo impazzendo?

Mi aveva ascoltata, protetta, rassicurata, salvata e io non avevo avuto il coraggio di rivelargli quanto ciò avesse contribuito a farmi lentamente legare a quella volpe bianca che la sera mi aspettava fuori casa e il giorno mi vegliava.
<<Non puoi morire Sylver, ho bisogno di passare altro tempo con te.>> Mormorai tra i singhiozzi.
Percepivo un legame tra me e lui che continuava a esistere, era anzi paradossalmente ampliato in quel momento.

<<Elys, vieni via di lì.>> Era la voce di mio fratello, l'unica mia consolazione era che almeno lui fosse ancora in vita.
Sollevai il busto. Tutti gli abitanti osservavano la scena in religioso silenzio. Anche David era a terra, al fianco di Liz che pallida come un lenzuolo osservava tremando.
La capivo, Sylver per lei era come un fratello a tutti gli effetti e sicuramente il suo dolore era grande. Mi sentì un' ipocrita a non aver pensato subito a ciò che la mia amica poteva provare, mi ero lasciata andare allo sconforto, ma chi ero io per fare tutte quelle scenate? Io che Sylver lo conoscevo da soli quattro mesi...
Ma in quei quattro mesi senza rendermene conto avevo lasciato aperto un varco nell'indifferenza e lui si era insinuato all'interno del mio essere con astuzia e gentilezza.
Vidi una luce avvolgere il corpo senza vita per riportarlo alla sua reale forma. Il rosso tingeva la neve sotto al suo candido manto mentre gli occhi erano ormai celati dalle palpebre.

Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano, se qualcuno era riuscito a oltrepassare la mia indifferenza tutto sarebbe potuto essere possibile.
Respirai lentamente percependo il freddo di dicembre dunque estrassi con due dita il medaglione biconvesso dal corpetto.
Era un dono di Vudaìs, colui che era stato salvato da ragazzo dalla volpe che aveva liberato Iceville e che crescendo si era ripromesso di ricambiare il favore fatto, Vudaìs aveva studiato giorno e notte per ventiquattro anni l'arte della stregoneria e grazie ad essa ci aveva incontrati. I suoi regali erano stati scelti con cura, un ciondolo biconvesso che mi avrebbe aiutata al momento del bisogno e un'ampolla dal contenuto misterioso ricevuta in dono.

Adagiai il medaglione sulla volpe e piegai il capo verso il terreno. Era quello il momento del bisogno, mai desiderio più grande era risieduto nel mio cuore. Volevo che Sylver tornasse indietro da sua sorella, da me... Volevo risentire quella parola pronunciata altre mille volte dalle sue labbra e volevo poterla pronunciare io stessa in futuro, ma soprattutto volevo che mi fosse concessa la possibilità di aprire il mio cuore a quella volpe che al suo interno si stava già scavando una tana.

Un rumore mi fece risollevare lo sguardo, il medaglione si era aperto.
<<Cos'è?>> Sentì chiedere da Liz.
<<Mi è stato dato da un artigiano durante il nostro viaggio. Penso possa salvarlo.>> Risposi riprendendolo in mano per capire cosa fosse successo.
Sollevai la parte superiore in cui vi era la V incisa e nascosto all'interno trovai un fiore secco.
Josephine che già da un po' aveva messo in fuga il gorilla ed era tornata umana si avvicinò curiosa.
<<È una camelia* invernale>> Le sentì mormorare.
<<Cosa... Cosa devo fare?>> Domandai alzando lo sguardo verso di lei nella speranza che potesse aiutarmi.
<<Penso che dovresti fargliela ingerire.>>
Guardai il fiore, poi la volpe.
Dovevo provarci.
Con delicatezza estrassi il fiore dalla sua custodia, era bellissimo e fragile, i petali sembravano volersi frantumare da un momento all'altro.
Con la mano libera sollevai il capo della volpe adagiandolo sulle mie gambe.
Passai le dita ai lati del muso per aprirgli la bocca, i denti risaltavano in contrasto con il nero delle gengive.
Erano affilati,ma non li temevo.
Strinsi il fiore avvicinandolo al viso di Sylver, i petali si sgretolarono e quando apri il pugno essi fluttuarono dentro la sua bocca.
<<Torna da noi Volpe.>> Mormorai.

Attesi.
Spostai lo sguardo sul suo torace.
Adagiai una mano sul suo cuore.
Ma i secondi erano diventati un'eternità e nulla sembrava accadere.

"Non voglio perderti Sylver" pensai sempre più agitata non scorgendo nessun cambiamento.

<<Andiamo.>> Una mano si posò sulla mia spalla, era Liz che in qualche modo aveva trovato la forza per alzarsi.
Mi voltai verso di lei, i suoi occhi erano rossi e lucidi, stava lottando per non piangere...
Sentì un nodo formarsi in gola, non c'era fine alla mia ipocrisia.
Ritornando con lo sguardo sulla volpe tentai di sorridere, speravo che ovunque egli fosse stesse bene. Lo accarezzai convinta che sarebbe stata l'ultima volta... Le mie dita passarono tra il folto pelo bianco fino a giungere sul suo capo. Sfiorai le orecchie e tra di esse lasciai un bacio.

David mi affiancò supplicandomi di tornare al castello con Liz e per la prima volta decisi di mettere da parte il mio dolore per aiutare la mia amica.
Riposai il capo della volpe sulla neve e mi sollevai.
Liz fece ricadere la mano lungo il fianco e attese che mi voltarsi, poi in silenzio mi strinse in un abbraccio di cui entrambe avevamo bisogno.
Quando esso si sciolse guardai le nuvole, la nevicata si era attenuata e la tempesta alla fine non era giunta.
Qui e là il cielo iniziava a intravedersi e si tingeva di un blu tenue, anche la notte stava lentamente morendo.
I miei passi erano pesanti, non volevo allontanarmi, volevo restare lì, ma con la coda dell'occhio vidi Richard e le sue guardie. Liz doveva aver parlato con lui prima di raggiungermi e io non me ne ero neanche accorta.

Ricordo ancora di aver fatto circa sette passi quando sentì David urlare il nome della rossa e poi il mio.
<<Liz! Elys!>> Mi voltai per capire cosa fosse successo.
Mio fratello era a terra, nel posto esatto in cui poco prima mi trovavo io e aveva una mano a pochi centimetri dal naso di Sylver.
<<Respira.>>
Mi bastarono quelle sette lettere per tornare a sperare. Corsi verso di loro seguita da Liz.
La volpe si ritrovò in un attimo circondata da tutti.
Gli abitanti che avevano assistito alla trasformazione del loro nobile nella volpe che stimavano tanto si strinsero timorosi e incuriositi intorno a noi.
La tensione aumentava.
Vidi il petto sollevarsi e abbassarsi secondo il normale ritmo respiratorio e sorrisi.
Era vivo!
<<Sylv.>> La rossa avvolse immediatamente la volpe in un abbraccio e per la prima volta notai una lacrima scintillare e infrangersi contro la neve.
David mi afferrò la mano e sorridendomi dolcemente mi comunico in silenzio che tutto sarebbe andato per il meglio.

<<Dobbiamo portarlo al castello.>> Liz con Sylver ancora tra le braccia si levò da terra. Nel suo viso era nata una nuova determinazione.

<<Farò perlustrare la zona nel mentre.>> Richard non sembrava affatto stupito, il suo volto era impassibile mentre con passo fiero si avvicinava a noi.
<<Portate i prigionieri nelle segrete e assicuratevi che non si uccidano. Mi servono vivi.>> Continuò.

***********

Guardavo il sole illuminare la neve sul davanzale della finestra. I vetri si appannavano ad ogni mio respiro annebbiando la vista della città che sorgeva al di là delle pendici della montagna.
Tenevo le gambe strette al petto mentre osservavo stanca il mondo continuare ad andare avanti, i cuscini posti in quella nicchia tra la tenda e il vetro, i capelli completamente sciolti che avvolgevano la mia schiena, il vestito rovinato e il volto solcato dalle lacrime.

Bussarono, due colpi un po' titubanti seguiti da una voce che rivelò l'ospite.
<<Cara è permesso?>>
<<Prego Carmen, entrate pure, è aperto.>> L'anziana aprì lentamente la porta.
<<Non avete ancora provato a riposare?>> Domandò. I suoi passi si diressero verso il letto.
Ruotai il capo verso di lei, aveva un cesto con sé e al suo interno si scorgevano delle bende e qualche boccetta.
Adagiò il suo bagaglio sul comodino e scostò le coperte per medicare lo zibellino o Dorian se preferite.
Già perché come se gli eventi accaduti poche ore prima non fossero abbastanza, Liz aveva confermato i miei sospetti sul mammifero e in più mi era stato spiegato come il nostro sangue avesse il potere di rendere perenne la trasformazione.
Dunque mio fratello sarebbe rimasto uno zibellino per sempre.

Abbandonai la mia postazione per raggiungere la signora che nel mentre stava cambiando le bende.
<<Come sta?>> Chiesi stringendomi nelle mie stesse braccia.
<<Non è in fin di vita, ma sarebbe meglio che restasse a riposo per un po'.>> Rispose a lavoro finito lavandosi le mani in una tinozza d'argento.
Sospirai sedendomi sul letto e abbassai la testa adagiando il viso sulle mani.
La situazione era frustrante.
<<Sylver invece?>> Domandai, ma l'anziana non seppe rispondermi.
A me e a David erano state affidate due stanze del castello e Dorian si trovava da me. A Carmen era stato concesso di entrare per vegliare sullo zibellino, ma lei non poteva avvicinarsi alle stanze del nobile quindi da lei non potevo ricevere alcuna notizia.
Sospirai raddrizzando la schiena e sorridendo leggermente ringraziai la signora per la premura nei nostri confronti.
<<Questo è niente. In serata vi farò avere degli indumenti nuovi cara Elys, quel vestito in queste condizioni non vi si addice più.>>
Guardai le stoffe, erano macchiate, strappate e sfilate. Tanto lavoro per poi essere ridotto così.
<<Non vi date pene per me, avete fatto già tanto. Mi basterà che mi facciate arrivare il mio vecchio vestito.>>
Carmen insistette e dopo avermi lasciato un paio di raccomandazioni sulla mia salute uscì dalla stanza facendo entrare David.
Notai che si era lavato, i capelli corvini erano tornati al loro originario splendore, il viso era di nuovo pulito e i vestiti perfettamente in ordine seppur di mezza taglia più grandi.
<<Ehi pulce>> si avvicinò sedendosi al mio fianco.
<<Ti sei ripreso?>> Domandai osservando una piccola cicatrice sulla sua mano.
<<Penso sia difficile riprendersi da un' esperienza simile, mi ci vorrà del tempo, ma prima o poi passerà.>>
Mi circondò con un braccio accarezzandomi la spalla opposta.
<<Ero in pensierino, sai?>> Mormorò.
Appoggiai la testa sulla sua spalla <<Anche io. Da quando ci siamo separati non ho fatto altro che sperare che stessi bene, così come ho sempre fatto anche con Dorian>>.
Entrambi ci voltammo a guardare lo zibellino il cui stomaco si solleva e abbassava regolarmente.
<<Troveremo un modo per farlo tornare normale Elys, stai tranquilla>> Annuì, ma stare tranquilla era complicato in situazioni come quelle.
<<Perché non vai a vedere come sta Sylver adesso? Liz dovrebbe essere lì, ti farà entrare. Resterò io con nostro fratello.>>
Guardai lo zibellino, volevo andare da Sylver, ma avevo paura che Dorian si svegliasse e non trovandomi al suo fianco pensasse che non tenevo a lui.
<<Prometti di mandarmi a chiamare subito se aprirà gli occhi.>> Supplicai il maggiore dei miei fratelli prendendogli la mano destra.
<<Certamente, sarai la prima ad essere informata.>>
Sorrisi riconoscente a David e dopo aver guardato ancora una volta Dorian uscì dalla stanza.
Ricordavo la vista che c'era oltre la finestra del bianco per cui non mi fu difficile orientarmi nei corridoi del castello, mi bastava tenere d'occhio il paesaggio.
I tacchi annunciavano i miei passi battendo a ritmo regolare nelle mattonelle di granito grigio.
A lunghi passi mi affrettavo a raggiungere la volpe, poche ore prima avevo temuto il peggio, ma adesso la situazione sembrava stabile.
Vidi tre guardie dinanzi alla sua porta, mi arrestai prima che potessero bloccarmi.
<<Vorrei parlare con Liz.>> Dissi a una di loro.
Questa mi esaminò un attimo, poi si voltò ed entrò nella stanza richiudendo la porta.
Non passò molto che essa si riaprì e i capelli rossi della ragazza spuntarono sulla soglia.
<<Entra Elys.>>
La rossa spalancò la porta facendo uscire la guardia e invitando me ad entrare.
Non me lo feci ripetere due volte.
Entrai e la prima cosa che feci su guardare il letto, sapevo che lì avrei trovato Sylver.
Mi avvicinai con le mani strette al petto, era ancora sotto forma di volpe e riposava sopra alle lenzuola beige, la folta coda distesa in avanti, le zampe anteriori vicino al volto e diverse bende avvolgevano il busto nei punti in cui era stato trafitto.
Lo osservavo tristemente chiedendomi se si sarebbe presto risvegliato...
<<Non si è minimamente spostato da quando lo abbiamo fatto medicare>>, mi confidò la ragazza chiudendo la porta per poi avvicinarsi.
<<Se penso che poteva finire molto peggio... Che fine ha fatto Walter?>>, chiesi piena di rabbia.
<<I nostri uomini lo stanno cercando ovunque, ma è stato molto abile nel nascondere le sue tracce e non è tutto...Quando Ethan ha saputo di dover chiudere i cancelli del palazzo di Walter era già troppo tardi, tutto ciò che si trovava nelle segrete è sparito, comprese le scorte per le pozioni, penso siano state recuperato da qualche guardia.>>
<<Questo vuol dire che potrà continuare indisturbato ad aggredire altre persone? Ha con sé le pozioni...>> Costatai.
<<Esatto, ma le sue scorte non saranno infinite e non appena saprà che Sylver è ancora vivo farà di tutto per prelevargli altro sangue>> la rossa sospirò posando una mano sulla trabacca del letto per poi continuare <<e presumo che oltre a lui verrà a cercare anche noi>>, concluse ad occhi chiusi.
La guardai e mi sembrò diversa dal solito, la sua figura adesso appariva più esile, fragile... Come se si dovesse spezzare da un secondo all'altro.
<<Dobbiamo fare qualcosa Liz. Non possiamo continuare a vivere nella paura>>, dissi sedendomi su una sedia posta al fianco del letto.
<<Ne sono consapevole, ma nessun umano riuscirà a scovare il luogo esatto. Dovrò farcela da sola>>.

Scossi la testa <<Non dire sciocchezze, pensi realmente che io o mio fratello ti lasceremo mai partire all'inseguimento di quei mostri da sola? Non se ne parla, verremo con te. Non avremo lo stesso fiuto di una volpe, ma potremo comunque aiutarti e sostenerti in caso di pericolo.>>

Liz sbuffò accennando un sorriso <<Voi avrete altro a cui pensare, dovete trovare un modo per riportare Dorian alla sua forma originale e dovete trovarlo prima che...>>, si bloccò guardando pensierosa il fratello.

<<Prima di cosa?>>, chiesi non comprendendo a cosa potesse riferirsi.

<<David ti ha detto cosa è successo nei laboratori durante la sua prigionia?>>, domandò a sua volta spostando lo sguardo su di me.

Scossi il capo, non c'era stata occasione di parlarne, ero talmente presa dalla situazione di Sylver e Dorian da non aver avuto neanche il tempo o la testa di chiedere al maggiore dei miei fratelli cosa fosse accaduto in quel posto. Sapevo solo che era sano e salvo e questo mi era momentaneamente bastato, ma ora che Liz poneva l'accento su quell'argomento, iniziavo a pensare di aver sottovalutato troppo anche quella faccenda.

<<Cosa avrebbe dovuto dirmi?>> domandai allarmata.

La rossa chiuse gli occhi <<Probabilmente avrà le sue ragioni per non averlo fatto, vorrei parlare con lui prima di dirtelo, permettimi di rimandare le spiegazioni ad un altro momento.>>

Le sue parole seppur comprensibili, non fecero altro che aumentare la mia tensione. Era ormai certo che David mi avesse omesso qualcosa, ma rispettai la decisione della rossa di parlarne prima con lui. Conoscevo molto bene mio fratello e il suo modo di essere cauto, se non aveva ritenuto importante dirmi cosa gli era successo aveva i suoi buoni motivi... certo, probabilmente quel che lui riteneva "buon motivo" per me altro non era che un'ulteriore scusa per tenermi sulle spine, ma mi fidavo di lui ciecamente e sapevo che se si fosse trattato di qualcosa di importante presto o tardi me lo avrebbe comunicato.
<<Lo capisco... ti chiedo solo di parlargliene il prima possibile in modo tale da alleviare la mia ansia quanto prima>>, sospirai.

<<Sarà fatto. Se anzi mi farai la cortesia di restare con Sylver al mio posto per qualche ora andrò immediatamente da David>> Aggiunse.

Sorrisi <<Certamente, veglierò su di lui come lui ha sempre fatto con me>>.

<<Non avevo dubbi>>. La rossa osservò ancora una volta il bianco, poi guardò me e l'attimo dopo si avviò verso la porta <<Lascerò le guardie qua fuori, per qualsiasi problema rivolgiti a loro>>. Detto ciò uscì.

Rimasi da sola a osservare la volpe che riposava. Il contorno nero degli occhi insieme alle folte ciglia scure, risaltava sul suo manto. Mi avvicinai adagiando una mano sul suo volto, lo accarezzai lentamente studiando ogni lineamento, dalla punta del naso a quella delle orecchie, era così perfetto che se non avessi constatato io stessa che quell'animale fosse reale lo avrei potuto facilmente potuto scambiare per un peluche.

<<Non sai quanto mi dispiaccia Sylver>>, mormorai avvicinandomi al letto per poggiare le braccia sulle lenzuola davanti a me e nascondere il viso tra di esse <<non ti meriti tutto questo, Walter ti ha fatto così tanto male in questi anni che mi chiedo come tu abbia potuto sopportare tutto in silenzio, senza mai lamentarti.>>

Girai il volto di lato restando appoggiata sulle mie braccia, non credo che in quel momento sentisse le mie parole, ma continuai lo stesso a parlargli: <<Hai salvato molte vite ieri, e chissà quante ne avrai protette negli anni passati, eppure da quando ci conosciamo non hai mai fatto sfoggio di tutte le buone azioni che hai compiuto, anzi... al villaggio ho potuto costatare quanto il ricevere attenzioni ti desse fastidio. Ho capito che questo paese non ha lasciato in te bei ricordi, i tuoi occhi erano talmente tristi quando siamo arrivati, guardavi Iceville come se fosse la culla delle tue peggiori sofferenze eppure non hai esitato e in quella culla ti sei rigettato senza rimossi pur di salvare i miei fratelli e Liz. Non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza, ma per dimostrarti quanto apprezzi tutto ciò che finora hai fatto, da oggi non ti permetterò più di portare il peso delle tue sofferenze da solo, te lo prometto.>>

Tornai a nascondere il viso. Percepì il mio stomaco contorcersi, le mie emozioni accavallarsi rendendomi impossibile decifrare quale fossero dominanti, sentivo il cuore battere forte mentre le gote si arrossavano e una piccola lacrima si formava e precipitava sulle lenzuola. Mi rendevo conto di stimare Sylver ogni istante di più e con la stima cresceva anche la preoccupazione, erano già passate diverse ore da quando era tornato a respirare, ma le sue condizioni non accennavano a migliorare.

Rimasi al suo fianco fino alle undici di mattina quando udì qualcuno bussare.

<<Signorina>> era Teti.

<<Entrate pure>> mormorai sollevando il busto e appoggiandomi allo schienale della sedia. La ragazza apri la porta lentamente e timorosa fece il suo ingresso.

<<La mia signora sta tornando, mi ha detto di riferirle che il nobile Ethan ha fatto giungere nelle sue stanze l'abito che dovrete indossare durante la seconda parte della cerimonia del solstizio che si si terrà tra meno di due ore...>>

Liz me ne aveva accennato la sera precedente, ma come potevo preoccuparmi di una cerimonia in quel momento?

<<Devo partecipare per forza?>> domandai affranta aggrottando la fronte.

<<Sì>> mormorò la ragazza abbassando lo guardo <<Nel castello del nobile Richard hanno pernottato diversi ospiti nell'attesa di questo evento, se mancasse la madrina scelta dai i tre capisaldi di Iceville la festa del solstizio perderebbe di credibilità e ciò avrebbe pesanti conseguenze negli anni a venire, a maggior ragione adesso che mancheranno già due dei nostri sovrani per ovvi motivi>>.

Sospirai, della credibilità della cerimonia non mi importava granché, ma Sylver e Liz erano coinvolti in quella festa e rovinarla avrebbe comportato delle ripercussioni sulla loro immagine.

<<D'accordo, ma non mi muoverò di qui se prima non tornerà Liz.>> La ragazza annuì e uscì.

Curiosità
* Camelia: Il significato più importante attribuito alla Camelia è il sacrificio. È un pegno e allo stesso tempo un impegno ad affrontare ogni sacrificio in nome dell'amore.
Nella cultura orientale la camelia è il simbolo della devozione eterna tra gli innamorati.
Nel linguaggio dei fiori invece indica il senso di stima e di ammirazione verso qualcuno.

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