20.2 Volpe

L'avevo lasciata nelle sicure mani della sarta e mi ero incamminato verso il primo castello.
Gli abitanti mi guardavano diversamente da come solevano fare quando ero volpe.
Si riunivano in piccoli gruppi e li sentivo parlare.

<<È ancora qui quindi.>> Pronunciò piano un uomo ad un suo compare.

<<Speravo avesse fatto la fine del padre.>> Disse qualche altro.

<<Avrà oziato a spese nostre nel castello, come suo zio.>> Strinsi il pugno della mano destra mentre proseguivo a schiena dritta.
Non avevano la minima idea di ciò che stavano dicendo.

<<Ma guarda... si fa vivo quando non c'è nulla da fare.>> Lanciai un'occhiata alla donna che stava parlando. Questa si zittì subito indietreggiando e abbassando il busto in un inchino.
"Un serpente ha più spina dorsale di voi." Pensai proseguendo dritto.

Gli abitanti non mi conoscevano minimamente e poiché solitamente lasciavo che parlassero, essi si erano convinti delle loro stesse parole.
Né io né mio padre eravamo ben voluti da umani, le cose cambiavano quando ci mostravamo come volpi. Eppure il nostro atteggiamento era sempre lo stesso.
Da piccolo tutto questo odio nei nostri confronti mi urtava, da adulto mi dispiaceva solo per loro... Quanti pregiudizi dovevano avere quei poveri ignari.

Passai davanti al pino nella piazza centrale. Mi fermai sollevando il volto.
Era la parte che preferivo di Iceville. Si estendeva in tutta la sua bellezza vegliando sulla città con i suoi solidi rami e profumava di vita.
Rividi un piccolo Sylver guardare il tronco, mio padre al suo fianco con una mano sui capelli del bambino.
Quel giorno sarebbe stato l'ultimo. Da lì in poi non lo avrei più rivisto.

Proseguì il mio cammino.

Dovevo arrivare al castello per rispolverare dei vecchi documenti.
Aumentai il passo mentre il crepitio della neve si intensificava.
Superai qualche negozio, oltrepassai il parco giochi e la chiesa per giungere in fine alle pendici del monte.
Il primo castello apparteneva a mio padre, lì erano presenti così tanti passaggi nascosti che entrare e uscire da volpe era diventato quasi un gioco, ma quando ero umano mi toccava accedere come chiunque altro membro della famiglia.
Le guardie si inchinarono e io proseguì senza fermarmi o degnarli di uno sguardo. Superai il ponte ritrovandomi nel cortile. La servitù mi salutò ma li ignorai, non avevo tempo per fermarmi. Raggiunsi la prima porta, quella che dava sulle scale. Iniziai a salire i gradini due alla volta fino a raggiungere il primo piano. Mi incamminai nel corridoio che alla mia sinistra presentava numerose finestre che davano sul cortile mentre a destra delle porte in legno massiccio erano intervallate da candelabri e quadri raffiguranti la neve.
Raggiunsi la terza porta, dietro di essa si celava la biblioteca.
Entrai.
Numerosi scaffali erano disposti in più file a destra e a sinistra della stanza ed erano divisi da un ampio passaggio segnato da un tappeto in velluto rosso.
Camminai sul tappeto cercando di ricordare dove mio padre avesse nascosto le sue ricerche.
Superai diversi scaffali, poi trovai quello giusto.
Quel che cercavo era proprio all'altezza del mio viso.
Allungai una mano prendendo i fogli che erano stati raccolti insieme e legati saldamente. Mi avvicinai alla finestra in fondo alla stanza sotto la quale erano disposti un divano e due poltrone con al centro un tavolino basso e mi sedetti.
Slegai lo spago e cercai tra le pagine ingiallite.
Qualcosa non tornava, tra le parole mancavano pezzi.
Cercai con lo sguardo il campanello che solitamente presentava ogni stanza e lo trovai sul davanzale della finestra. Mi alzai suonandolo e tornai a sedermi sul divano con gli occhi fissi sulle frasi.

Dopo gli ultimi avvenimenti ho iniziato a indagare sul suo conto.
Lì tiene tutti quanti, testa su di loro le pozioni create dal nostro sangue.

Arrivò una ragazza, le guance rosse e il viso abbassato.
Sollevai un sopracciglio, era imbarazzata?
<< Andate nella mia stanza>> questa avvampò, chissà che pensieri si stava facendo << e prendete il libro dalla copertina nera. Alla svelta per favore.>> Dissi.
La ragazza annuì e si avviò.
Mi serviva anche il diario per seguire un ordine cronologico in quei fogli.

Non posso più restare in questo posto. Servo io per i loro esperimenti, se me ne vado forse si interromperanno.

Lessi cambiando foglio.

La cavia era morta, il suo organismo non ha retto la pozione. Domani proveranno con l'ultima, spero che almeno lei sopravviva. Non ne posso più di vederli morire.

Cercai di metterli in ordine.
Quanto ci metteva la ragazza a tornare?
Posai ciò che al momento non mi serviva sul tavolino e sistemai i fogli che mi restavano in mano.
I passi risuonarono accompagnati dall'eco e la ragazza comparve con il libro stretto tra le braccia.
Allungai il braccio mostrando il palmo della mano. Lei esitò.
<<Dunque?>> Le chiesi guardandola.
<<Sire,>> abbassò di nuovo la testa <<potrei chiedervi il favore di farmi partecipare alla cerimonia del solstizio? Vostra sorella sta rifiutando tutte le dame di compagnia e non vuole servitù.>>

Sospirai. Quindi Liz era salva...

<<Perché ci tenete tanto?>> Domandai con un peso in meno nel petto.

<<Alla mia famiglia servono soldi, mia madre sta male e dobbiamo comprarle le medicine. Partecipando alla cerimonia riceverei delle monete in più che potrebbero salvarla.>> Ammise lei senza sollevare lo sguardo.

<<E sia. Ma non spargete la voce, non amo avere la servitù tra i piedi, per di più il giorno del solstizio.>>

La ragazza sollevò lo sguardo con gli occhi lucidi per poi piegare il busto in avanti.

<<Oh, vi ringrazio infinitamente sire.>>

Mossi la mano per farle intendere che non mi aveva dato ancora il libro, lei si ricomposte subito e mi passò il diario.
Poi si voltò.

<<E se vi servono medicine dite pure che le richiedo io. Non vi dovrebbero fare storie. Ora andate.>> La ragazza fremeva dalla felicità e scappò verso l'uscita diretta probabilmente al nosocomio.

Guardai la copertina, poi sollevai gli occhi passandomi una mano tra i capelli.

Avevo dimenticato di chiederle dove si trovasse Liz!

Sprofondai nella poltrona. Se la ragazza era riuscita a parlare con lei della cerimonia poteva voler dire solo che era stata condotta nelle sue stanze.
Lo avrei verificato di persona subito dopo aver trovato ciò che cercavo.
Aprì il diario e iniziai a leggere:

Lo hanno preso. Hanno catturato Sylver.
Non ho idea di dove lo abbiamo portato, ma devo intervenire, non posso lasciarlo nelle loro mani.
Ma come posso fare? Walter mi ha ferito, mi ha spezzato un braccio mentre cercavo di distrarlo e poi ha fatto catturare il cucciolo.
Ci hanno divisi subito, io sono stato riportato al castello. Mi hanno legato, lacerato la pelle, fatto uscire del sangue, mi hanno ferito tutto il corpo per cercare qualcosa che potesse completare gli esperimenti fatti dal vecchio nobile e alla fine l'hanno trovata.
Walter ha capito cosa sono in grado di fare e ha cercato di estirpare le mie abilità per passarle ad altri, ma nella prima parte ha fallito. Le abilità son tali e non possono essere estirpate.
Hanno preso grandi quantità del mio sangue e continuano a farlo oggi. Ogni giorno mi sveglio pieno di tagli, ogni giorno è una lotta per non mollare, per non permettergli di uccidermi.
Walter ha cercato di spingermi a collaborare, ma mi sono opposto. Sapevo che in lui scorreva la stessa cattiveria dello zio e non ero più disposto a vedere altri ragazzi morire.
Però c'era una cosa che non aveva calcolato. Ero nobile anche io ormai e non poteva tenermi lì richiuso per sempre. Il popolo si sarebbe posto delle domande e la situazione sarebbe diventata più complicata del previsto.

Cercai tra le pagine volanti e lessi.

Il sangue mutato è l'ingrediente principale, senza di esso le persone testate muoiono senza alcuna possibilità di vita. Per tal motivo al precedente nobile era risultato impossibile portare al termine gli esperimenti.

Ripresi a leggere il diario:

Walter mi ha liberato, ma non posso parlare di ciò che sta succedendo ad anima viva. Lui ha ancora mio figlio e so con certezza che se parlassi lo farebbe immediatamente fuori.
Non sono ancora riuscito a trovarlo, non l'ho ancora visto da quel giorno nonostante io stia perlustrando il castello giorno e notte.
Spero solo stia bene.

Girai pagina:

Ero sconvolto. Volevo uccidere quel verme di Walter, farlo soffrire atrocemente e strappargli le carni a morsi.
Sylver era in un laboratorio poco distante dal castello. Raggomitolato su se stesso, il suo manto bianco ricoperto di sangue, l'odore metallico era ovunque. Lo stavano dissanguando.
Lo liberai nonostante il personale tentasse di fermarmi. Stavano uccidendo mio figlio.
Li ignorai il tempo necessario per scollegare tutti i macchinari poi mi girai verso di loro con gli occhi pieni di rabbia pronto a trasformarmi in volpe e mangiarmi anche loro se solo avessero fiatato.
Nessuno osò più pronunciare parola. Presi il cucciolo con me e salì le scale per uscire da quell'inferno, ma mi si piazzò davanti quel farabutto.
<<Erik, caro fratellastro, è così che mi sottrai mio nipote?>> Disse provando a toccare il cucciolo.
Mi spostai ringhiando <<Prova a toccarlo ancora una volta...>>

La mia minaccia sembrò intimorirlo tanto abbastanza da fermare la mano a mezz'aria.

<<Quanta rabbia per una volpe. Credi davvero di poterlo salvare? >> Ghignò lui.

<<Non sottovalutarmi. Tu avrai dalla tua i tuoi uomini, ma io ho un bosco intero pronto a invadere il tuo castello.>>

<<Pensi che mi spaventino due bestie selvagge? L'uomo caccia dai tempi della pietra. Ma sarò clemente questa volta, solo perché siete di famiglia, è chiaro.>>
Si girò <<Torna pure al tuo castello o meglio ancora nel bosco e sparisci per sempre dalla mia vista. Ho già ciò che mi serve, non me ne faccio nulla di un cane incapace di stare al suo posto.>>

Sylver aprì gli occhi dorati e in quel momento accadde l'inevitabile.
Il suo corpo venne avvolto dalla luce e lo sentì cambiare forma.
Nel momento peggiore che potesse scegliere la volpe diventò un umano. Il neonato lasciò a bocca aperta sia me che Walter il quale sorrise subito dopo.

<<Ma che bel moccioso. Non dovrò sprecare il suo sangue per nulla dunque!>> Esclamò con un ghigno raccapricciante.

Mi avviai alla svelta verso la porta ignorando i suoi commenti.
Sylver, mio figlio, aveva ereditato il mio potere e la manifestazione di esso aveva appena segnato la sua condanna a una vita tormentata.
Dovevo riportarlo nel bosco, lasciarlo alla madre, tornare e fare fuori Walter.
Ma trovare la mia volpe fu impossibile. La cercai ovunque, provai a fiutarne le tracce, ma il suo odore era sparito e io non potevo lasciare un cucciolo da solo nel bosco, né tanto meno un neonato, io mi sarei dovuto occupare della caccia e lui sarebbe rimasto da solo con i predatori. Sarebbe sicuramente morto. Dunque decisi di ritirarmi nel mio castello, assunsi poca, ma fidata servitù e consegnai loro il bambino sperando che non si trasformasse dal nulla.
Aumentai la sicurezza all'ingresso e imposi alle guardie di non lasciar passare Walter per nessun motivo al mondo e all'inizio egli neanche ci provò. Sylver crebbe fino a cinque anni in quelle mura, ormai avevo capito che si trasformava solo di notte e quando accadeva lo portavo nel bosco attraverso i passaggi in modo da ricordargli sempre quale fosse la sua natura. Alle prime luci dell'alba rincasavano e il piccolo passava quasi tutto il giorno a dormire,senza creare particolari problemi.
In quegli anni mi tenni aggiornato sulle ricerche portate avanti dal pazzo.

Sospirai passando ai fogli, spostai il primo in fondo agli altri e lessi il contenuto del secondo.

Continuai a leggere fin quando il sole non iniziò a tramontare, senza rendermene conto era passata una giornata e io non avevo fatto altro che leggere.
Avevo rispolverato diverse informazioni però e finalmente ero pronto ad agire.
Posai le ricerche al loro posto e tenni il diario con me mentre mi dirigevo verso la stanza di Liz.

Liz... Quando avevo cinque anni mio padre venne a conoscenza di un evento a dir poco agghiacciante.
La notte in cui io fui catturato mia madre non riuscì a scappare per molto, fu catturata pochi metri più in là dagli uomini di Walter. Fecero dei test pure su di lei, ma fallirono miseramente, il suo sangue non era come il nostro, lei era una volpe a tutti gli effetti, non possedeva le nostre capacità, così come le volpi della mia stessa cucciolata.
La tennero per cinque anni rinchiusa in un angolo del laboratorio a nostra insaputa, la costrinsero ad accoppiarsi con un' altra volpe in modo che proliferasse ancora, ma non riuscì a sopravvivere alla seconda gravidanza, usò le sue ultime forze per mettere al mondo la seconda progenie e poco dopo il suo spirito abbandonò per sempre il corpo.
I cuccioli erano cinque, tre femmine e due maschi.
Inizialmente analizzarono anche il loro sangue, ma esso era comune a quello di tutte le volpi, quindi provarono la procedura inversa. Iniettando il sangue di mio padre nel loro corpo.
Morirono tutti, eccezione fatta per Liz. Il suo corpo reagì bene al nostro sangue e anche se con molto ritardo, sei mesi dopo ella divenne umana.
Prima che ciò accadesse però, mio padre prese la decisione di andarsene. Sperava che così facendo Walter si sarebbe fermato, aveva finito le sue scorte di sangue in fondo, ma gli restavo ancora io.
Mio padre partì alla ricerca di qualcosa che non capì mai e io e Liz diventammo i giochi preferiti di Walter.
Tutti i giorni venivamo portati per sei ore nei laboratori, a me sottraevano sangue e a lei la studiavano. Provarono a dare la pozione a più creature, ma gli animali morivano e poche erano le persone che sopravvivevano inizialmente.
Così cercarono di perfezionarla, anno dopo anno noi crescevano tra laboratori, lezioni di galateo e sgridate da parte di Walter che ci voleva obedienti e calmi, cosa che non eravamo affatto. Venimmo picchiati diverse volte e rinchiusi nelle nostre stanze, dalle quali però scappavamo puntualmente attraverso i passaggi segreti e ci rifugiavamo nel bosco.
E più crescevamo più il desiderio di vivere liberi aumentava.
Fino a ribellarci definitivamente a Walter.
Quando io ebbi vent'anni e Liz quindici mettemmo fine al trattamento. Ci rifiutammo di continuare ad assecondare i loro subdoli esperimenti e iniziammo a mettere i bastoni tra le ruote a Walter. Eravamo diventati nobili anche noi nel frattempo, nobili e astuti, la furbizia si era insinuata in noi con l'età, Liz la stava ancora sviluppando ai tempi, ma la mia era pronta.
Precedetti ogni sua mossa mettendolo alle strette, spinsi una cerchia ristretta della servitù più pettegola a dubitare di lui così che lui e i suoi uomini non potessero più toccare Liz, io riuscì a sfuggirgli. Grazie alla mia agilità prendermi era diventato impossibile e fare del male alle persone a cui tenevo ancora peggio.
Ormai era una lotta personale, non era più riuscito ad averci e noi lo avevano intercettato in tutti i suoi viaggi salvando le vittime, li mettevamo in guardia o li tenevamo in osservazione perlustrando la zona.
E fino a Malavine c'eravamo anche riusciti, lì però Walter si era scontrato con Elys, qualcosa in lei doveva averlo spinto a pensare che fosse la cavia perfetta e ha iniziato a perseguitarla, ho provato a salvarla, ma nel farlo hanno preso suo fratello Dorian.

Arrivai dinanzi alla porta e bussai.
<<Sparite!>> Tuonò una Liz arrabbiata come un temporale in atto.
<<È così che parli a tuo fratello?>> Chiesi serio girando la maniglia ed entrando.
Liz era sul suo letto a baldacchino color cremisi circondata da molti cuscini e i rossi capelli fiammanti sciolti sulle spalle.
<<Sylver>> la rossa mutò tono e gli occhi le si inumidirono <<temenvo vi avessero uccisi. State bene?>> Liz era pulita, profumava di oli e sali da bagno e indossava un corpetto aperto sul davanti tenuto agganciato sotto al seno da una minuscola spilla, nella parte inferiore un paio di pantaloni in cuoio.
Alla base dei seni, appena sotto la spilla era visibile un tatuaggio o meglio, una cicatrice, raffigurante una volpe, era stata impressa a fuoco sulla sua pelle subito dopo la prima trasformazione. Ogni essere mutato aveva un tatuaggio raffigurante l'animale che avrebbe assunto, ogni essere a eccezione mia che lo ero per natura.
<<Sì, penso che Walter non sappia dove si trovi Elys adesso. È al sicuro, ma sono stato costretto a rivelarle la mia identità.>>
Sul viso della ragazza si formò un sorriso <<Non sai quanto sono felice di rivederti. >> Mormorò.
Notai allora la fasciatura sul braccio in precedenza sano.
<<Ti hanno...>> Iniziai, lei sorrise sofferente <<Sì, stanno analizzando i miei tessuti in questo momento. Mi hanno obbligata a collaborare. Hanno David, vogliono usare su di lui un nuovo composto rafforzato da una formula magica e verificarne gli effetti. Penso siano in possesso anche di Dorian.>>
Strinsi i pugni più forte che potevo, Liz era di nuovo finita tra le grinfie di quel mostro e il fratello di Elys  sarebbe potuto morire di lì a poco.
<<Come si sono organizzati? Sono aumentate le guardie? Hanno chiuso qualche accesso?>> Domandai.
Lei scosse la testa <<Non è cambiato proprio nulla, ma tengono i fratelli in una parte del laboratorio inaccessibile, non l'avevo mai vista prima d'ora e non ho potuto capire da dove si accedesse, mi hanno bendata.>>
<<Che odori hai sentito?>>
Liz si fece cupa in viso e i suoi occhi persero vitalità <<L'odore della carne putrida.>>
Chiusi gli occhi e respirai lentamente <<Mi stai dicendo che ci sono altre persone morte?>> Chiesi.
Annuì, poi si alzò.
<<So che hai intenzione di fare, ma non puoi ritornare lì dentro Sylver.>>
Arrivò davanti a me e pose le mani sulle mie spalle <<Sarebbe come entrare spontaneamente nella tana del lupo.>>
Guardai Liz negli occhi, la sua espressione era seria e decisa.
<<Sai benissimo cosa succede a chi prende quelle pozioni Liz e sai quante sono le probabilità di sopravvivere. Vuoi rischiare che muoia?!>> Esclamai levandole una mano dalla mia spalla. Come potevo lasciarlo morire? Cosa avrei detto alla ragazza poi? Ne sarebbe uscita distrutta questa volta.
<<Sono la prima persona a non volerlo morto!>> Disse a denti stretti Liz avvicinandosi <<Credimi.>> Aggiunse allontanandosi poco dopo e voltandosi <<Ma non gli faranno nulla finché continuerò a sottopormi ai loro test.>>
<<Avevamo deciso di non collaborare con loro mai più. Te lo ricordi?>> Domandai.
Lei non rispose.
<<E ricordi anche la fine che ha fatto nostra madre per collaborare? E il resto della tua cucciolata!>> No, non potevo permettere che la strage si ripetesse.

Mi voltai pronto a lasciare la stanza e a grandi falcate mi diresse alla porta <<Hai tempo fino alla cerimonia iniziale>> disse la rossa con il tono della voce basso <<Fino ad allora saranno troppo impegnati per concentrarsi su di noi, sfrutta ogni secondo per ideale un piano sicuro Sylver. Se l'indomani avrai fallito sarò pronta a sacrificarmi per la mia causa.>>

Bipolare, cocciuta di una volpe che non era altro. Era ovvio che avrei escogitato un piano, con o senza il suo permesso. Non potevo lasciarli nelle mani di Walter.
Girai la maniglia e uscì sbattendo la porta alle mie spalle, feci pochi passi quando girò l'angolo una figura fin troppo familiare.
<<Salve cugino. Non vi vedevo da un po'.>>
<<Levati Ethan.>> Mormorai proseguendo.
<<Ma che modi e io che ero venuto per salutare voi e vostra sorella.>>
Non appena gli passai accanto però percepì il suo odore. Lui l'aveva vista.
Mi fermai di colpo guardandolo con la coda dell'occhio <<Dove sei stato?>> Chiesi secco.
<<Forse dovrei porla io questa domanda, siete spariti per cinque mesi dopotutto.>> Continuò il biondo.
<<Da dove vieni Ethan>> dissi scandendo bene la frase.
<<Vi abbiamo coperto fin troppo bene con il popolo sai? Stavo giusto facendo realizzare un paio di abiti per Liz, la cerimonia si terrà a breve e la dama non ha ancora il suo abito.>>
Ecco di chi era l'abito. Sapevo che doveva trattarsi per forza di un membro reale, nessuno avrebbe avuto abbastanza monete per richiederlo.
Ethan doveva essersi recato da Carmen.

<<Liz non indosserà mai abiti regali.>> Gli feci notare.
<<Beh proprio per questo ne ho fatti realizzare tre a tre sarte differenti. Ci sarà qualcuno che le piacerà e nel caso in cui ciò non dovesse accadere pazienza, sceglierò un'altra fanciulla con cui aprire le danze.>>

La cerimonia di inizio del solstizio che si teneva a Iceville era particolare, all'inizio della serata veniva scelta dai nobili, in comune accordo, una fanciulla tra quelle presenti in sala, essa avrebbe dunque dovuto aprire le danze offrendo almeno un ballo ad ogni nobile.
Solitamente gli anni precedenti era sempre stata scelta Liz, Walter la sceglieva per tenerla d'occhio tutta la serata e impedirle così di ostacolarlo nei suoi affari, io perché era l'unica tra i presenti che conoscessi e tra l'altro era ciò che gli altri si aspettavano facessi essendo mia sorella e poi c'era Ethan che la sfruttava per far sì che tutti avessero qualcosa di cui parlare.
Quei due in effetti insieme suscitavano parecchio scalpore, in giro si era sparsa la voce che Ethan volesse chiederla in sposa, ma la verità era che a lui piaceva essere al centro dell'attenzione e scegliendo la rossa lo sarebbe stato al cento per cento.
<<Se non sarà Liz sarà difficile trovare un comune accordo.>>Gli feci notare.
I requisiti della fanciulla da scegliere erano tre: doveva essere in una fascia d'età compresa dai 21 ai 28 anni oppure essere nobile;
essere in possesso di un invito nobiliare;
e in fine doveva indossare un simbolo raffigurante un fiocco di neve, esso poteva essere un accessorio così come una semplice decorazioni sugli indumenti, ma doveva necessariamente essere presente.

<<Sono fiducioso quest'anno Sylver.>> Sul viso del biondo spuntò un sorriso largo e disteso e il bianco per un attimo si sentì investito da una sensazione tremenda, si voltò di tre quarti a guardare il cugino alto quanto lui.

<<Non mi dire...>> Mormorai tentando di non lasciar trapelare nessuna emozione, ma ne uscì solo un sorriso forzato e storto.
<<Hai visto qualcuno di tuo interesse?>>  Chiesi.
<<Forse... Sto valutando le sue abilità al momento e nonostante siano ancora modeste penso che potrebbe stupirvi.>>
Non poteva aver invitato Elys. Di solito lui non era solito invitare nessuno che non facesse parte della sua cerchia ristretta di pseudo-amici e anche se faceva il cascamorto con tutte le ragazze di Iceville si guardava sempre bene dal non farsi vedere per troppo tempo in giro con la stessa.
Forse mi stavo lasciando troppo trasportare dalle strane emozioni che ultimamente mi inondavano.
Eppure il mio istinto non sbagliava mai e qualcosa mi diceva che forse una possibilità poteva esserci.
<<Capisco.>> Ripresi a camminare ripensando alla conversazione avuta.
Elys... Era assurdo, non poteva averla invitata, non era da lui, inoltre la ragazza non aveva ancora ventuno anni e non sarebbe comunque potuta essere scelta.
Dio, ci mancava solo che entrasse nel castello di Walter!
Scossi la testa, era impossibile. Di sicuro non si riferiva a lei, eppure l'aveva vista, il suo odore era inconfondibile...
Guardai il cielo scuro fuori dalla finestra.
Dovevo pensare a un piano per liberare i due fratelli e allo stesso tempo assicurarmi che Elys corresse il minor numero di rischi possibili.

Spazio autrice
Perdonatemi per il lungo capitolo, mi sono lasciata prendere dalla scrittura e senza volerlo sono venute fuori più di 3500 parole. Spero di non avervi annoiato e di aver chiarito meglio il personaggio di Sylver.
Per qualsiasi dubbio al solito, non esitate a chiedere.
Al prossimo capitolo sognatori ✨

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top