2.

L'indomani mattina mi svegliai alle prime luci dell'alba piena di energia e pronta ad iniziare una nuova giornata.

Mi affacciai dalla finestra e socchiusi gli occhi respirando il profumo della rugiada e quando li riaprì vidi nuovamente la coda rossa muoversi accanto al ruscello che costeggiava la nostra piccola dimora. Incuriosita e affascinata da quei colori scarlatti mi affrettai a raggiungere il prima possibile quella che pensavo potesse trattarsi di una volpe.

Ancora in veste da notte mi recai al ruscello, il vento mattutino scompigliava i miei capelli più del dovuto, ma il mio aspetto in quel momento non mi importava, ero solo vogliosa di scoprire cosa avesse portato un animale tanto affascinante così vicino casa.

Cercando di fare il meno rumore possibile mi avvicinai al luogo in cui era stato avvistato poco prima e finalmente lo vidi. Rossa scarlatta, dal petto bianco come la punta della coda. La volpe furtiva e sull'attenti mi scrutava con i suoi grandi occhi marroni. Ruotò le orecchie all'indietro e con un'agile e delicato scatto scappò dalla mia vista inoltrandosi tra i folti alberi.

<<Già sveglia sorellina?>> sussultai sentendo la voce di Dorian alle mie spalle.

Mi voltai con la sensazione di essere stata riportata nella realtà.

<<Non vale la pena sprecare altro tempo a dormire quando la natura qua fuori si è già svegliata da un po'.>> Dissi inginocchiandomi vicino al ruscello e immergendo la mano nell'acqua piacevolmente fresca.

<<Spero che la tua opinione non cambierà dopo la notizia che sto per darti.>> Rispose lui sorridendo e avvicinandosi di un passo.

Mi voltai leggermente incuriosita dalla sua esclamazione <<Ovvero?>>

<<Dovrai recarti al villaggio insieme a noi, nostro padre ha deciso di mettersi ad arare il terreno proprio oggi.>>

Sospirai. Il nostro villaggio era un luogo tranquillo, dedito soprattutto all'allevamento e alla pastorizia e gli abitanti alla fin fine erano delle brave persone, c'era però, nel loro modo di fare e di ricercare sempre argomenti nuovi sul quale fantasticare, qualcosa che mi metteva a disagio e per tal ragione provavo il più delle volte ad evitare di andarci. Alle dicerie e alla confusione di paese preferivo di gran lungo la compagnia della natura.

<<E non può venire David al posto mio?>> Chiesi conoscendo già la risposta.

<<Andiamo Elys, sappiamo entrambi che per quanto possa essere bravo negli affari la tua presenza richiamerà sicuramente più clienti.>>

<<Non è affatto vero, molte signore sono affascinate da lui.>> Mormorai sciacquandomi la faccia subito dopo con l'acqua gelida del fiume.

<<Ma a noi servono anche i signori, per questo andremo tutti e tre.>> Protestò lui.

Rinunciai a polemizzare ulteriormente e corsi in casa a cambiarmi. Indossai un abito in mussolina bianco con fantasie floreali gialle e dopo aver salutato mia madre mi avvicinai al carro sul quale Dorian stava caricando le casse piene di frutta e verdura.

<<Buongiorno anche a te Frost.>> Sussurrai al nostro cavallo avvicinandomi a lui per accarezzagli la criniera grigia.

Ma ignorandomi continuò a brucare l'erba.

<<Prova con questa.>> David si stava avvicinando con i vestiti cuciti dalla mamma adagiati sull'avambraccio sinistro e una mela nella mano destra.

Mi tirò il frutto consapevole dei miei riflessi e si unì a Dorian nella sistemazione del nostro mezzo.

Guardai la mela gialla sentendone immediatamente il dolce profumo indice dell'elevato grado di maturazione e la avvicinai al muso dell'animale che in soli due morsi la divorò ringraziandomi con un sonoro nitrito.

<<Perfetto, siamo pronti per partire.>> Dorian chiuse con un'asse di legno il retro del carro e si spolverò le mani mentre David, salito davanti, prese le redini e a modo suo mi chiamò: <<A bordo pulce, siamo già in ritardo.>>

Il viaggio fu breve, il centro distava da casa nostra poco più di dieci minuti e quel poco di tempo a nostra disposizione lo impiegai ad osservare il paesaggio campagnolo tanto familiare quanto a tratti monotono.

<<Un giorno mi piacerebbe cambiare aria.>> mormorai.

Dorian, seduto al mio fianco, si girò verso di me per replicare <<E dove vorresti andare? Qui abbiamo un'attività di famiglia sicura che ci permette di vivere in tranquillità, ma spostarti ti condannerebbe ad una vita ignota.>>

<<Non tutti sono fatti per la routine Dorian.>> Lo riprese David consapevole del fatto che io avrei completamente ignorato il commento di nostro fratello per evitare inutili discussioni su un argomento che sapevo non avrebbe mai compreso.

<<Secondo me il problema è che voi leggete troppe storie e vi convincete del fatto che anche la vostra vita un giorno vi farà diventare i personaggi di quei romanzi che vi piacciono tanto.>>

Spostai lo sguardo dal lato opposto mentre superavamo le prime case per imboccare una stretta stradina che ci avrebbe condotto nella piazza centrale <<Se solo provassi a leggere anche tu, le tue vedute si amplierebbero e la tua mente, così come tutti coloro che son dotati di un minimo di intelletto, ti ringrazierebbero.>> Continuò David infastidito.

Fortunatamente l'arrivo a destinazione interruppe la loro discussione e mi permise di saltare giù dal carro e fuggire in tempo prima che potessero chiedere la mia opinione.

Dorian iniziò a montare il banco mentre io sistemavo le stoffe e gli abiti da esporre sul carro.

David si occupò invece di esporre la frutta e gli ortaggi in modo tale da farli apparire il più invitanti possibile e nella posizione adeguata per far sì che il vento ne trasportasse i profumi. Così facendo sia l'olfatto che la vista dei nostri clienti avrebbero avuto il loro dono e sarebbero stati spinti a soddisfare anche il gusto.

La gente non tardò ad arrivare, la nostra prima cliente fu una donna sulla cinquantina che si avvicinò alla mia postazione alla ricerca di un telo nel quale avvolgere la nipotina appena nata, le offrii immediatamente ciò che cercava e non appena ebbe pagato iniziò a raccontarmi vari eventi bizzarri che l'avevano trattenuta la settimana precedente dal venire a comprare il necessario prima del parto.

<<Cara Salman>> disse ad un certo punto rivolgendosi a me con il mio cognome <<non può capire. Erano quasi le sei di sera e sarei riuscita a venire in tempo da voi se quell'essere diabolico non si fosse trascinato via anche l'ultima gallina.>>

<<Essere diabolico?>> ripetei non riuscendo a capire a chi potesse riferirsi, ma la signora non potè rispondere in quanto venni richiamata velocemente da David: <<Elys, mi servi qui. In fretta per favore.>> Lo guardai stranita, nel suo volto solitamente impassibile intravidi un filo di preoccupazione, mista al panico.

<<Mi perdoni un attimo, se ha tempo continueremo dopo la nostra chiacchierata.>> Dissi sorridendo alla signora che mi seguì fuori dal carro rispondendo <<Certamente signorina, nel mentre passo a vedere se il vecchio Gill può vendermi qualche uova.>>

La signora si allontanò e io ne approfittai per capire cosa turbasse mio fratello.

Lui si abbassò dietro il bancone come per prendere qualcosa e nel farlo mi indicò il vicolo alla nostra destra. Intenta a parlare con il falegname vi era Juliette, la figlia di Don Teor.

<<Dovrai restare tu a badare al banco.>> Sussurrò serio.

<<E il carro?>> Chiesi riportando lo sguardo su di lui.

<<Sono sicuro che potrai controllare entrambi per qualche minuto, fin quando non sarà sparita dalla circolazione o Dorian sarà tornato.>> Rispose alzandosi per passarsi poi le mani sui vestiti e spostarsi dietro il carro.

<<D'accordo, ma dov'è finito?>>

<<Sarà di ritorno a momenti. È andato a scambiare del frumento con del latte.>> Disse velocemente David prima di voltarsi nella direzione opposta a quella di Juliette e fuggire via.

<<Quando capirà di non poter scappare in eterno sarà troppo tardi.>> Mormorai legando i capelli in una coda bassa e tirando fuori dal carro la casacca da consegnare.

La ragazza giunse in quel preciso istante.

<<Oh, buongiorno.>> Dissi sfoggiando il sorriso da cortesia che riservavo ai clienti che proprio non sopportavo.

<<Vostro fratello non è venuto?>> Chiese direttamente senza ricambiare il saluto e guardandomi dall'alto in basso.

<<Al momento aveva da fare, ma il suo ordine può comunque essere consegnato.>> Risposi porgendole il fagotto contente all'interno l'indumento.

<<Che delusione, a saperlo avrei mandato mio padre.>>

Tirò fuori il denaro e me lo consegnò.

<<Se vedrò David gli riferirò che siete passata.>>

Lei mi guardò stranita <<David? Perché mai dovreste dirglielo?>>

Mi morsi l'interno della bocca, solo in quel momento mi resi conto a quale dei due fratelli si stesse riferendo.

<<David? Oh mi scusi devo aver fatto confusione, volevo dire Dorian. Ultimamente con i nomi sono un po' come le nonne, tendo a confonderli.>> Agitai in aria la mano destra salutando nel mentre un vecchio vicino di casa che stava passando alle sue spalle e sperai con tutta me stessa che Juliette non esaminasse la mia frase.

A quanto pare tutti in famiglia ci sbagliavamo. Il fratello che aveva attirato l'attenzione della signorina era il secondogenito!

L'anziano per fortuna si avvicinò al bancone e la signorina si allontanò ignorando la mia ultima frase e senza aggiungere altro.

Non appena si fu allontanata mi avvicinai al bancone pronta a servire il vecchietto.

<<Mi dica Philip.>>
<<Elys, quanto tempo che non vi vedevo giù in paese! Vostro padre sta bene?>>

<<Sì, è solo molto impegnato nei campi ultimamente e temo stia iniziando a sentire il peso dell'età.>> Risposi.

<<Capisco, comunque mi servirebbe dell'uva per il mosto. Ne avete?>>

<<Certamente.>> Mi sporsi leggermente per prendere cinque grappoli <<Raccolta ieri sera signore.>> Continuai adagiandola su della carta.

<<Ve ne serve altra?>>

L'anziano venne interrotto da un uomo che lo spinse brutalmente rischiando di farlo cadere a terra. Lasciai immediatamente ciò che stavo facendo per soccorrere Philip che nello scontro aveva lasciato che il bastone gli sfuggisse di mano.

<<Sta bene?>> Chiesi abbassandomi per aiutarlo a raccoglierlo.

<<Che lui stia bene o meno non dovrebbe essere la sua priorità.>> Tuonò il nuovo arrivato dalla folta barba bruna e i lineamenti severi.

<<In realtà si sbaglia, in quanto mio cliente e vecchio amico di famiglia è mio dovere aiutarlo. Lei piuttosto, non poteva aspettare il suo turno?>> Risposi innervosita passando il bastone a Philip e mettendomi tra lui e l'individuo che iniziò a guardarmi minaccioso.

<<Come osa rispondermi in tal maniera? Anche io potrei essere un suo potenziale cliente, inoltre vi ricordo che state parlando con un uomo signorina, non con un moccioso. Non si permetta più di rispondermi.>> Continuò avvicinandosi e guardandomi dal suo metro e novanta di altezza contro il mio metro e sessanta.

<<Adeguo il mio linguaggio al soggetto che mi ritrovo davanti. Un uomo che spinge un anziano senza un valido motivo non può che trattarsi di un villano con il quale non mi sento minimamente di scusarmi per aver fatto una domanda più che lecita.>>

L'uomo mi afferrò il polso stringendo la presa <<Donna, non sfidare chi non conosci.>> Ringhiò facendo un cenno alle sue spalle.

Sapevo che quel cenno non avrebbe portato nulla di buono, ma consapevole di non essere io quella in torto giurai sul mio onore che non avrei ceduto tanto facilmente.

<<Dovresti sapere che da donna sei inferiore a me in tutto e per tutto, perché ti ostini quindi a non ammettere di aver sbagliato rivolgendoti in quel modo a me?!>>

L'arroganza e la presunzione con cui disse quella frase mi fece innervosire ulteriormente al punto che decisi di peggiorare ancora di più la situazione, ma di non lasciargliela passare liscia.

<<Che io sia donna o uomo non fa differenza, sono certa di essere in grado di pensare, agire e rispondere tanto quanto qualunque essere umano e sicuramente meglio di un energumeno come voi.>>

In quel momento due uomini giunti in soccorso arrivarono alle sue spalle e rovesciarono a terra la frutta e la verdura sul bancone iniziando a calpestarla.

<<Ehi!>> Esclamai inorridita dalla fine che avevano fatto fare a tutti i sacrifici che la mia famiglia aveva impiegato per curare quel cibo ormai irrecuperabile, un attimo prima di sentirmi i capelli tirare all'indietro.

<<TU! Brutta ...>> L'uomo si girò trascinandomi con lui verso un vicolo isolato. <<Ti sei messa contro la persona sbagliata!>> Gridò gettandomi contro un muro per poi tirare fuori dalla giacca una strana ampolla dal liquido blu.

<<Lasciatemi andare.>> Gridai tentando di alzarmi per fuggire, ma i due uomini che avevano gettato al vento un anno intero di sacrifici mi bloccarono la strada.

L'uomo si avvicinò prendendomi il viso con una mano e aprì il contenitore. Io fissavo terrorizzata gli occhi di quel pazzo cercando però di non lasciar trapelare la mia paura dai miei atteggiamenti. Se dovevo morire era meglio farlo senza dare a una bestia del genere la soddisfazione di avermi sopraffatta. Parlando piano e con tono minaccioso continuò <<Vista la tua piccola corporatura penso che ti basterà mezza dose prima di...>>

Qualcosa colpì il mio aggressore al braccio costringendolo ad allentare la presa e un ragazzo si infilò agilmente tra me e l'uomo.

<<Basta così Walter!>> Disse il ragazzo aprendo le braccia.

Lo guardai non riuscendo a capire se il suo intervento avesse avuto un ruolo importante nella mia fuga o se avesse solo peggiorato la mia situazione e cercai di analizzare ogni particolare. Se fosse stato un abitante di Malivane accorso in mio aiuto lo avrei riconosciuto di certo, quel tizio invece sembrava tutto fuorchè del luogo. Non aveva più di ventiquattro anni e se li aveva non li dimostrava di certo, la sua vita era stretta, ma le spalle sembravano abbastanza larghe da far capire che si allenava spesso, l'altezza era più o meno quanto quella di David quindi fui sicura che andasse dall'uno e ottanta all'uno e ottantacinque, il particolare che però mi convinse a pensare che non fosse del mio villaggio furono i folti capelli bianchi.

Nonostante la paura e lo shock dell'aggressione in quel momento la curiosità mi stava facendo impazzire, aspettavo pazientemente che si girasse per vederlo in viso e capire se le mie supposizioni potessero essere vere, ma presto capii che la cosa principale in quella situazione era cercare il momento giusto per tornare in piazza e chiedere aiuto.

<<Vedo che non ti è bastato il nostro ultimo incontro, continui a metterti tra i piedi.>> Ringhiò l'altro afferrandolo per il colletto.

<<Lascialo!>> Mi voltai sentendo l'ennesima voce, questa volta femminile proveniente dalla mia direzione e dietro a una ragazza dai capelli rossi intravidi immediatamente David correre verso di noi.

L'uomo strinse il pugno e in difficoltà, per la prima volta guardò i suoi scagnozzi che ricambiarono lo sguardo aggiungendo un veloce cenno con la testa.

<<D'accordo signori, per questa volta vi ascolterò, ma sappiate che mi rivedrete.>>

Mollò la presa sul ragazzo rimasto impassibile e si voltò allontanandosi da noi.

<<Elys!>> David superò la fanciulla arrivando in fretta al mio fianco <<Ti ha fatto del male?>> Chiese abbassandosi per verificare lui stesso.

<<No, stai tranquillo.>> Risposi appoggiandomi alla sua spalla per sollevarmi. In quel momento sentì un lieve dolore alla schiena dovuto al brusco impatto, ma nulla che non avessi già provato in passato.

<<Vi ringrazio.>> Aggiunsi una volta assestata sul posto guardando il ragazzo di fronte a me ancora di spalle per poi volgere lo sguardo all'altra ragazza <<Anche a voi.>>

La rossa accennò un sorriso mentre l'altro non rispose incamminandosi verso di lei e proseguendo per la sua strada.

<<Aspettate.>> Li fermò mio fratello avendo capito il ruolo cruciale che i due avevano avuto nella faccenda <<Possiamo ringraziarvi in qualche modo? Purtroppo la frutta è andata persa, ma nel carro abbiamo ancora delle stoffe e alcuni indumenti cuciti a mano da nostra madre.>>
<<Adesso non abbiamo tempo da perdere, ma se proprio volete ripagarci presentatevi qui domani mattina, vi diremo cosa potreste fare.>> Così dicendo la ragazza si girò facendoci un cenno con la mano e seguì il suo compagno.

Non appena essi furono abbastanza lontani da scomparire dalla nostra vista sentì la mano di mio fratello sulla spalla <<Adesso puoi smetterla di fingere.>> Sussurrò dolcemente e io scoppiai a piangere tremando come una foglia tra le sue braccia.

<<Per un attimo ho pensato di morire qui>> mi asciugai le lacrime, ma ne seguirono altre <<quel... quel tizio aveva uno sguardo omicida David.>>

Delicatamente mi accarezzò la schiena lasciandomi sfogare e io nascosi il viso sul suo petto. Nessuno oltre a lui mi aveva mai vista piangere, davanti agli altri mi mostravo sempre forte, impertinente o al massimo apatica, ma con lui veniva fuori la vera Elys.

<<Philip è venuto subito a cercarci dopo che lo hai aiutato.>>

<<E non me ne pento, ma tutto il lavoro di papà... il tuo, quello di Dorian... hanno distrutto tutto per colpa mia.>>

<<Avresti potuto riflettere prima di agire e probabilmente usando un po' di più astuzia nulla di tutto ciò sarebbe accaduto, ma sei stata fantastica, hai difeso quel poverino e sei stata in grado di tenere testa a quel prepotente per un bel po' a quanto ho capito e questo ti fa onore.>>

Tirai su col naso allontanandomi dal suo abbraccio ancora tremante <<Penso volesse punirmi facendomi bere una strana poltiglia.>>

<<L'importante è che non ci sia riuscito, adesso riprenditi che dobbiamo tornare indietro, Dorian starà morendo dall'ansia.>> Annuì iniziando a fare dei profondi respiri per riprendermi e rindossai la mia solita maschera da impassibile, pronta a far credere a tutti che nulla di eclatante fosse avvenuto in quel vicolo.

Quando mi sentì abbastanza sicura delle emozioni che avrei manifestato da lì a poco, feci un cenno a David e mi incamminai con lui al mio fianco.

Non appena tornammo in piazza cercai di non guardare in volto nessuno dei presenti e di concentrarmi piuttosto sulle numerose mattonelle davanti ai miei piedi, Dorian era piegato sulle ginocchia intento a raccogliere ciò che restava dell'uva schiacciata, della lattuga finita in pezzi e delle patate rotolate in ogni direzione. Senza dire una sola parola mi abbassai con l'intento di aiutarlo, ma appena mi vide mi fu addosso.

Mi abbracciò stretta lamentandosi di quanto fosse stato in pena per me, poi mi prese il viso tra le callose mani e mi allontanò giusto per guardarmi negli occhi.

Un velo impenetrabile però si era disteso su ogni angolo del mio viso e fu semplice convincerlo del fatto che stessi bene e che quel tipo si era allontanato senza troppe storie dopo una diplomatica richiesta da parte di David.

<<Menomale, mi hai fatto preoccupare sorellina.>> Mi accarezzò i capelli con un gesto veloce e riprese a pulire. Il viaggio di ritorno fu addirittura più silenzioso di quello di andata, nessuno osava dire una parola, piuttosto fui sicura che tutti e tre pensammo a come spiegare l'accaduto ai nostri genitori.

Alla fine fu deciso all'unanimità che David sarebbe stato il nostro portavoce e avrebbe spiegato, sfruttando le sue doti oratorie e la sua capacità di modulare la voce, ciò che era avvenuto.

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