13.

La giornata passo velocemente, all'orfanotrofio i bambini erano stati felici di ricevere in dono tutti quei vestiti e a turno vennero ad abbracciarmi.
Penso di non aver mai dato tanti abbracci in vita mia, ma era una sensazione incredibilmente appagante. Mi ricordavano tanto una piccola Elys sempre alla ricerca di attenzioni, loro però sfortunatamente non avevano una famiglia quindi ogni singolo atto d'amore era considerato enorme.
Tornai verso il carro con Liz che si era stupita di vedermi in quel luogo con tutti quegli indumenti.
Mi spiegò che quando poteva andava regolarmente a visitare gli orfanotrofi perché sapeva benissimo cosa si provasse a non avere dei genitori durante l'infanzia.
Mi ricordai quindi della sua storia e non proferì più parola. Non ero brava a toccare gli argomenti delicati e per evitare di peggiorare la situazione preferivo evitare del tutto di parlare.

Arrivate da David mi rimboccai le maniche, nonostante i suoi continui rimproveri che da un orecchio mi entravano e dall'altro mi uscivano, e lo aiutai con la merce.

Le vendite erano andate discretamente. Gli abiti che erano stati venduti non erano tanti, ma eravamo riusciti a racimolare un piccolo gruzzoletto.
Notai piacevolmente che non disse mezza parola sui tessuti mancanti e ne fui sollevata, non avrei accettato un rimprovero riguardo alla mia decisione.

Il sole era già calato al di là delle colline e il frutteto si era tinto per pochi attimi d'arancione.
<<Domani mattina dobbiamo riprendere il cammino.>> Disse David.
Sylver con lo zibellino sulla spalla continuò <<Decisamente, Iceville non dista molto da qui, ma se continuiamo di questo passo non arriveremo mai.>>

Stavo per rispondere che se si lamentava ancora a Iceville ci sarebbe potuto andare anche a piedi, ma Liz lo salvò appena in tempo <<Forse non arriveremo mai, ma io personalmente sto apprezzando molto questo viaggio. La compagnia è delle migliori e questi paesini sono molto più graziosi di quanto me li ricordassi.>>

Sorrisi, la rossa allora fece per salire sul carro, posò una mano sulla parete, ma nel farlo la manica larga le scivolò verso il gomito rivelando una fasciatura al polso.

<<Liz.>> La fermai.

La rossa si bloccò girandosi <<Sì?>>

<<Che hai fatto al polso>> chiesi ricollegando gli eventi che erano successi nei giorni precedenti.

Non può essere.

Pensai mentre lei si affrettava a coprirsi <<Non è nulla, ho fatto un movimento male mentre giocavo con i bambini.>>

Cercai con lo sguardo Sylver che stava aiutando David a raccogliere delle arance.
Il bianco si era fermato un secondo, poi però aveva ripreso il suo lavoro.

<<Mangiamo?>> Chiese Liz con una radice in mano cambiando argomento.

<<Cos'è?>> Chiesi entrando anche io nel carro per dispormi davanti a lei.

La rossa agitò la radice come se fosse una bacchetta poi me la porse <<Liquirizia, provala.>>
Presi la liquirizia sentendo una dolce fragranza, la avvicinai alla bocca mordendone un piccolo pezzo.
Feci una smorfia ridando la radice a Liz. Il gusto a primo impatto poteva sembrare dolce, ma troppo intenso e... Selvaggio.

<<Non ti piace?>> Chiese lei riponendolo in un tovagliolo bianco e avvolgendolo.

<<Non fa per me.>> Risposi mentre i ragazzi ci raggiungevano con una sacca piena di arance.

Le guardai sognante, con quelle si sarebbe potuta creare una torta squisita e una dissetante spremuta.

<<Volete?>> Chiese David con un coltello in una mano e un'arancia nell'altra.
Mi sfiorai lo stomaco, i crampi erano diminuiti, ma non erano ancora del tutto passati, così che anche il mio appetito era stato soppresso.

<<Posso chiedervi un favore?>> Disse all'improvviso Sylver.

<<Certo.>> Risposi prima che David negasse.

<<Possiamo proseguire adesso?>> Aggrottai la fronte guardando mio fratello che mi aveva già fulminato con lo sguardo.

<<Ma è buio.>> Dissi cercando sostegno in Liz che stava lentamente sprofondando nel sonno.

<<Non è un problema per me, vedo bene la notte.>> Disse.

Sospirai,  David non rispondeva di proposito il che voleva dire che toccava a me decidere.

<<Se ve la sentite...>>sospirai. Non mi piaceva l'idea di viaggiare durante la notte, ma effettivamente era già successo il giorno precedente seppur per poche ore.

Il bianco lasciò lo zibellino vicino alle arance e passò agilmente davanti.

Il dondolio della carrozza in movimento, misto alla stanchezza sarebbero dovuti risultare un tocca sana per il mio sonno, eppure non riuscivo a rilassarmi. I miei orari di sonno e riposo erano stati completamente scombussolati.
Passarono due ore in cui cercai disperatamente di prendere sonno, Liz e David c'erano riusciti come al solito con una facilità impressionante e dormivano beati mentre io mi concentravo sul rumore delle ruote e le assi sopra ai capelli rossi di Liz.
Alla lunga però mi stancai. Legai il mio mantello e aprì la tendina che dava sul davanti.
<<Non riuscite a dormire?>> Chiese Sylver guardando la strada.
Mi sporsi con il busto sollevandomi, facendo forza con le braccia e aiutandomi con le gambe riuscì a passare nel sedile accanto al suo.
<<No.>> Risposi appoggiando la schiena.
Guardai davanti a me e mi resi conto di quanto fosse buio. Non riuscivo a distinguere nessuna forma intorno a noi.

<<Siete sicuro di vederci?>> Chiesi provando a focalizzarmi sulla strada.

<<Sì.>>

Non continuai, fino ad allora aveva percorso senza problemi il sentiero in fin dei conti.

<<Elys.>> Era la prima volta che gli sentivo pronunciare il mio nome...
<<Mh?>>

<<Vi ringrazio per aver preso l'ampolla.>>
Sorrisi accarezzando il medaglione che avevo ricevuto io in dono <<Non dovete ringraziare me, è merito di quell'uomo. Ha insistito affinché l'aveste.>>

La mia mente iniziava ora a porsi delle domande... Perché Sylver non voleva prenderla? Sembrava che l'avesse già vista altrove e chissà se al suo interno conteneva qualcosa...

<<Ne avevo già sentito parlare.>> Disse il bianco come se mi avesse letto nel pensiero.

<<Prego?>> Chiesi.

<<Di quella scatola. Mostra un finto contenuto tenendo ben nascosta la reale essenza.>> Spiegò.

<<Un po' come voi.>> Aggiunsi io guardando dritto davanti a me, ma notando con la coda dell'occhio che mi aveva lanciato un'occhiata.

<<Che intendete?>>

<<Nulla, non fateci caso.>> Sorrisi godendomi la sua reazione, esso infatti aveva aperto leggermente la bocca, ma per pochi secondi perché poco dopo qualcosa interruppe ogni nostro pensiero.

Un tronco precipitò senza nessun apparente motivo alle nostre spalle spaccando il carro in due. Il rumore del legno infranto mi aveva immobilizzata dal terrore. Non avevo il coraggio di girarmi per controllare i danni.
<<Liz!>> Al contrario Sylver era già sceso in aiuto dei ragazzi.
<<Liz, mi senti?>>chiese.
Tremando mi sollevai, Frost era agitato e se non si calmava rischiavamo di venir trascinati.
Mi voltai velocemente verso la carrozza con il cuore che mi martellava nel petto. Era andata in mille pezzi e là sotto doveva trovarsi mio fratello.
<<Elys calmate il cavallo!>> Gridò Sylver iniziando a togliere le assi.

<<Vi... Vi prego, c'è anche David lì.>>
Giunsi le mani sconvolta.
Avevo già perso un fratello non potevo perderne un altro.

Mi guardò per dirmi solo:
<<Non vi preoccupate.>> L'attimo dopo tornò a spostare il legno.

Sentì il nitrito di Frost e mi girai immediatamente prendendo le redini.
<<Sta buono bello.>> Cercai di calmarlo ma lui continuava a sollevarsi sulle zampe posteriori o a scalciare facendo volare il fango ovunque.
Scesi mettendo i piedi su quel che restava del nostro mezzo per passare accanto all'animale che non riusciva a calmarsi, provai ad accarezzargli il manto, ma era spaventato e nulla riusciva a farlo smettere, sembrava impazzito.

<<Elys, stai bene?>>
Sentì David e mi voltai all'istante verso le macerie, Sylver era riuscito a tirarlo fuori. Era seduto sul terreno e da un graffio sulla sua fronte colava del sangue, ma non sembrava essere gravemente ferito.
<<Sì, dov'è Liz?>> Chiesi mentre Sylver armeggiava con le ultime travi.
<<È qui.>> Disse il bianco mentre il cavallo infuriava e batteva gli zoccoli a terra.
All'improvviso facendo leva sulle zampe anteriori diede un forte colpo alla carrozza, le assi laterali che lo tenevano si spezzarono in due e Frost fuggi spaventato sparendo presto alla vista.
Liz per fortuna era stata messa in salvo appena in tempo, Sylver la sorreggeva da una spalla, ma non sembrava avesse ferite, era solo estremamente pallida dalla paura.
Il bianco l'aiutò a farla sedere accanto a David, poi si avvicinò al tronco dalla circonferenza grande abbastanza da essere circondata dalle braccia di un uomo adulto.
Sollevai il capo verso l'alto. Come poteva un tronco del genere spezzarsi e cadere dal nulla?

Per fortuna cadendo aveva colpito un punto in cui non vi era nessuno e i due ne erano usciti solo ammaccati, ma se fosse caduto più avanti o più indietro due di noi sarebbero sicuramente morti.

<<Elys, lo zibellino.>> Disse la rossa indicando una palla di pelo arrotolata su se stessa vicino alle assi.
Corsi da lui, stava bene per fortuna.
Lo portai dalla rossa, poi strappai un pezzo del bordo della mia gonna e mi avvicinai a mio fratello.
<<Farà male.>> Dissi posando il tessuto sulla ferita e premendo per arrestare la fuoriuscita del sangue.
<<Non è nulla.>> Disse lui stringendo gli occhi.

<<È tutto okay Syl?>> Sentì chiedere.
<<No, affatto.>> Il tono della sua voce era cupo e non prometteva nulla di buono.
Lasciai la stoffa nelle esperti mani di David e mi voltai a guardarlo, era piegato su un ginocchio e stava toccando il tronco.
<<Dobbiamo andarcene. Ora!>>  Sylver si girò verso di noi alzandosi velocemente e in quel preciso istante tre frecce vennero lanciate nella nostra direzione.
Gridai sia dallo spavento che dal dolore in quanto una di esse mi aveva ferita di striscio la spalla tagliando i tessuti più superficiale della cute, ma non ebbi il tempo di vedere altro, Sylver mi afferrò la mano e iniziò a correre veloce.
Strinsi i denti e afferrai con la mano libera il vestito sollevandolo per evitare di inciampare, pensavo che Liz e David ci stessero seguendo, ma poco dopo quando mi voltai mi resi conto che se qualcuno ci stava seguendo di certo non erano loro.
<<Di qua.>> Sylver girò a destra e io lo seguì praticamente alla cieca, non riuscivo a vedere nulla, solo poche e anche deformate forme.
Qualcosa di ghiacciato mi fece raggelare mentre correvamo come due fuggitivi nel bosco. Sentì la temperatura scendere, ma non capivo se fosse colpa della terribile esperienza o se realmente ai nostri problemi si stesse aggiungendo anche il freddo invernale.
Nel mentre sentivo i zoccoli impazziti di almeno due cavalli che ci stavano raggiungendo.
Strinsi la mano al bianco che mi stava trascinando giù lungo un fossato. A causa della mia goffaggine però scivolai, provai a mollare subito la presa, ma Sylver mi teneva stretta e fu trascinato giù con me.
Scivolammo fino alla base, il bianco ebbe i riflessi pronti e si rialzò tempestivamente rimettendosi a correre.

<<Prendeteli!>>
Gridarono alle nostre spalle mentre continuavamo la nostra fuga.

<<Dove sono finiti?>> Sollevai la testa e vidi la fiamma di una torcia a pochi passi da noi. Tirai indietro il bianco indicandola con l'indice, lui capì immediatamente e cambiò direzione. Rallento solo in prossimità di un salice.
Tastò velocemente la corteccia, poi mi spinse verso una stretta cavità nel tronco, lo tirai dentro con me mentre cercavo di regolare il respiro, ma tra la corsa, la paura e lui praticamente con il corpo attaccato al mio era impossibile.
<<Dobbiamo trovarli.>>
Le voci si facevano sempre più vicine e il mio petto stava per esplodere a causa delle palpitazioni.
Il bianco mi posò una mano sulla bocca avvicinando le sue labbra al mio orecchio.
<<Non fiatate.>> Lo disse in un sussurro che in altre occasioni mi avrebbe fatta rabbrividire ma che in quel momento stava solo peggiorando la mia tensione.
Annuì con gli occhi sgranati.
Chi cavolo ci stava dando la caccia nel pieno della notte e dov'era mio fratello?
<<Tu va di là, io provo a cercarli da quella parte.>>
Ogni loro parola mi rendeva più inquieta e restare ferma mi risultò più difficile che mai, Sylver se ne accorse subito.
Tolse la mano dalla mia bocca per posarla sulla spalla, mentre l'altra era ancora stretta nella mia.
Il rumore dei zoccoli fu sostituito da quello dei passi, ogni loro movimento provocava mille suoni che in preda al panico non riuscivo a distinguere.
Sentì poi qualcuno a pochi passi da noi e nascosi il viso sul petto di Sylver per non gridare.

Che volevano da noi? Tutto quello che avevamo era sul carro!

Sylver aveva un respiro lentissimo, impercettibile e se non mi avesse stretta a sé spostando la mano dalla spalla alla schiena avrei creduto che fosse svenuto.
Invidiavo la sua capacità di autocontrollo e allo stesso tempo ringraziavo il cielo che almeno lui la avesse.

L'uomo ci aveva raggiunti. Era vicino al salice con la torcia in mano, ma non poteva vederci, il fuoco danzante della fiamma illuminava una piccola porzione del nostro viso, ma la cavità era molto piccola, non sapevo neanche io come noi due fossimo riusciti ad entrare. Dentro il tronco c'era più spazio per fortuna, ma la fessura che ci separava dall'esterno era piuttosto sottile e non consentì all'uomo di individuarci.
Non ebbi il coraggio di guardare fuori, ma sentì il mento di Sylver spostarsi e capì che al contrario lui ci stava provando.

Rimasi il più ferma possibile per la paura di combinare qualche casino, anche quando l'uomo si fu allontanato.

Poi sentì la mano di Sylver lasciare la mia per abbracciarmi.
Il suo respiro tornò regolare, ma il mio non voleva calmarsi.
<<Va tutto bene.>> Sussurrò sollevando la testa.

<<Siamo vivi.>> Continuò guardando fuori dalla fessura.

Annuì senza riuscire a dire la minima parola, mi strinsi a lui che in quel momento rappresentava per me un conforto e rimanemmo abbracciati ancora qualche minuto.

Quando tutto sembrò calmarsi Sylver sciolse l'abbraccio per avvicinare il viso all'uscita del tronco. Agilmente uscì.
Si guardava intorno perlustrando la zona, cercai di imitarlo faticando più di prima per passare attraverso la corteccia.
Quando fui fuori notai che i miei occhi si erano abituati al buio. Guardai il salice che ci aveva salvati. Era praticamente bruciato per metà. Un fulmine possibilmente lo aveva colpito durante il temporale creando quel solco che ci aveva protetti.

Adesso che il pericolo sembrava passato la mia mente tornava a ragionare. Mi guardai intorno, il sentiero che avevamo lasciato doveva distare molto da noi, ma quanto avevamo corso per l'esattezza?

Il bianco passò frustrato una mano tra i capelli tirando indietro alcune ciocche.

<<Dove andiamo?>> Chiesi completamente smarrita guardando gli alberi dai lunghi rami sfogli che si estendevano sopra le nostre teste contro il manto oscuro di un cielo coperto dalle nuvole. D'improvviso quel posto mi sembrò lo scenario perfetto per un racconto del terrore.

Sylver guardò il terreno <<A ovest.>> Iniziò a camminare e io lo seguì.

<<Dove sono gli altri?>> Chiesi voltandomi verso le nostre spalle.

<<Vorrei saperlo anche io, credetemi.>> Rispose serio.

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