Cap 6

Yunho Pov

Dopo quell'avvenimento, diedi ordine ad uno dei servi di stare accanto a lui.

Avrei tanto voluto colpire quel verme, farlo cadere senza vita per quello che aveva fatto.

Changmin era mio e nessuno doveva toccarlo, nemmeno mia madre.

Dopo alcuni giorni, la sua caviglia era migliorata e ora era intento a passeggiare per il giardino della casa, accompagnato da un servitore che reggeva un ombrellino per proteggerlo dai raggi del sole. Era una giornata stupenda che pensavo sarebbe andato sprecato, se l'avessi tenuto dentro casa.

Lo osservavo, mentre incantato guardava i vari fiori che il giardino offriva, fiori che io stesso feci piantare, tra cui le rose, soprattutto rosse.

Sorridevo osservandolo, mentre li studiava con occhi curiosi. Forse non sapeva molto su di loro o forse ne era davvero affascinato. Voltò il viso verso di me, sentendo forse il mio sguardo su di lui ed arrossendo, una volta incrociato il mio sguardo, cambiando subito direzione, ritornando a guardare i fiori.
Kyuhyun era lì con mia madre, anche lei seduta fuori, al mio fianco, mentre sorseggiava il suo thé.

«Un tale affronto va pagato con la sua vita, solo che non lo trovo, figliolo. Penso sia fuggito per paura di essere giustiziato.»

Avevo esposto a mia madre l'avvenimento accaduto in quella stanza e, anche se lo avevano cercato per tutto il villaggio, di lui non vi era traccia.

«Non importa se non lo trovate, basta che non metta più piede in questa casa e che stia lontano da lui.»

Lei posò la tazza sul tavolino ben ordinato e lucido, guardando Changmin.

«Figliolo, sei sicuro che sia solo uno dei tuoi giocattoli?»

La sua domanda mi fece voltare verso di lei e ritornai a guardare il ragazzo che passeggiava tranquillo davanti a noi.

«Non pensa che sia una domanda inappropriata madre?»

Kyuhyun osservava ed ascoltava ogni cosa e notai che nel suo sguardo vi era qualcosa di triste, malinconico.

«E comunque, ora dovrei anche andare. Oggi vorrei scendere al villaggio e fare alcune compere. Con permesso.»

Mi alzai e feci un inchino, per poi passare davanti a Kyuhyun senza guardarlo.

Abbastanza lontano, mi avvicinai ad uno degli schiavi e dissi di andare a chiamare Changmin e farlo venire nelle mie stanze.

Quel giorno non andava sprecato, assolutamente.

Entrò nella mia camera, dopo qualche minuto, silenzioso. Ero vestito per uscire e da come mi guardava si chiedeva perché l'avessi chiamato.

«Avvicinati pure Changmin. Non mordo.»

Scherzai, mentre lui avanzava piano e si fermò a pochi passi da me, osservandomi. Si inchinò, ricordandosi forse cosa doveva fare, ma lo fermai, posando una mano sulla sua spalla.

Lo sentì irrigidirsi e poi rilassarsi a quel contatto e spostai la mano.

«Non devi, quando siamo soli. Ora ti starai chiedendo perché ti abbia chiamato, vero?»

«Si, padrone...»

«E non devi chiamarmi nemmeno padrone. Yunho, chiamami Yunho.»

Alzò lo sguardo al mio viso e i suoi occhi... quegli occhi che mi facevano impazzire e che non nascondevano quanto sia innocente ed anche puro.

«Comunque ti ho chiamato qui per prepararti. Questa giornata non va buttata via e pensavo che potremmo andare giù al villaggio. Da quando sei qui non hai più messo piede fuori e non sei il mio animale da compagnia qui dentro.»

Alle mie parole, i suoi occhi si illuminarono e non era di sicuro per le ultime parole pronunciate.

«Davvero? Davvero potremmo andare al villaggio?»

Annuì e nel suo sguardo trovai felicità ed altro che non riuscì a descrivere.

«Spero solo che dove ti porterò possa essere di tuo gradimento.» dissi avvicinandomi appena al suo viso che trovai così vicino al mio, incapace di resistere, ma lui lo voltò, allontanandosi appena.

Era sempre stato così e forse non mi avrebbe mai lasciato avvicinarmi aui più di tanto, ma non volevo nemmeno costringerlo. Non sarei stato diverso da Jaejoong e dagli altri che avevano cercato di fargli male.

La carrozza era pronta e scendemmo, salendo poi sopra.

Non chiesi guardie o qualcun altro ad accompagnarci. Volevo stare solo con lui in sua compagnia.

Per tutto il tragitto non fece altro che guardare fuori e sporgersi. Aveva indossato i suoi soliti abiti e delle scarpe mal messe. Secondo mia madre erano le uniche disponibili in quel momento, anche se dubitavo.

« Non sporgerti troppo. Potresti cadere. »

Lo avvisai, continuando a guardarlo. Lui tornò seduto, per poi guardarmi, incontrando il mio sguardo.

« Dove mi sta portando padr-.. Yunho..? » domandò allora portando le mani sulle proprie gambe.

« è una sorpresa. Ma non è un brutto posto, anzi. »

Gli sorrisi, ma lui tornò a guardare fuori con uno sguardo quasi triste. Volevo sapere cosa pensava, cosa lo turbava. Ma non me lo disse e si chiudeva quasi sempre.

La carrozza avanzò per diversi minuti fino al cuore del villaggio, dove si fermò davanti ad un negozio sfarzoso, ricco, nulla a che vedere con quelli piccoli e mal messi.

« Siamo arrivati. »

Il cocchiere aprì la portiera e scesi, porgendo la mano a Changmin sotto il suo sguardo, mentre il giovane allungò la mano posandola sulla mia e scendendo per poi lasciarla velocemente, osservando quel luogo quasi spaesato.

« Siamo da tutt'altra parte e non nelle vicinanze del mercato popolare, Changmin. Ma seguimi ora, fa anche freddo. »

Lui non se lo fece ripetere due volte e mi seguì, entrando dentro il negozio.

Era un negozio di abiti, non abiti semplici e poveri, ma ricchi e ben decorati. Conoscevo la proprietaria, dato che recapitavo per lei diversi abiti durante i miei viaggi.

Changmin osservava quegli abiti esposti sui manichini, allungando una mano per accarezzare la sua stoffa liscia e delicata, come la sua pelle cominciai a pensare. Sembrava davvero un bambino che un uomo.

« Benvenuti da... Oh, Signorino Yunho! »

La donna mi riconobbe ed avanzò sorridendo verso di noi. Era sulla quarantina anche se sembrava molto avanti con gli anni, ma indossava abiti sfarzosi, eleganti, cosa che non facevano molte che possedevano un negozio, ma non lei.

Mi inchinai alla donna e mi rialzai, guardandola.

« La ringrazio e la trovo in splendida forma. »

« Vi ringrazio. Sa com'è, ormai gli affari vanno bene e grazie a lei sto anche bene. E nemmeno lei è messo male! Davvero un bel giovanotto!»

Aveva perso da poco il marito ed era riuscita a tirare avanti da sola, senza l'aiuto di nessun altro uomo, cosa che stupiva persino mia madre che la reputava una donna dai brutti costumi.

Il suo sguardo si spostò poi su Changmin che continuava a guardare i vari abiti.

« Oh, ma chi abbiamo qui? È per caso.. »

« No, lui è mio, non di mia madre. »

La donna si avvicinò a Changmin che però si avvicinò a me, quasi nascondendosi dietro alle mie spalle.

« Ma non voglio farti nulla tesoro! Non hai nemmeno degli abiti lussuosi addosso. Conoscendo il tuo padrone, la cosa mi stupisce e mi meraviglia. Vieni qui, fatti vedere. Oh.. ma non ho chiesto il permesso a lei, Signorino Yunho. »

« Sono qui per lui, effettivamente. Non voglio che indossi qualcosa che importo io, ma che possa avere vasta scelta qui. Lascio a lei il compito, anzi a voi. »

Changmin mi guardò sorpreso. Forse non se lo aspettava davvero.

« Perfetto! Allora vieni con me figliolo, ti mostro quello che vorrai. »

Lei gli prese la mano e lo trascinò via, mentre nel suo viso vi era ancora stupore.

Sorrisi, facendo un piccolo giretto nel negozio, notando che alcuni abiti erano stati prenotati per degli eventi a cui non avrei preso di sicuro parte, dato che non mi importavano poi molto.

« A-ah.. »

Guardai verso la stanza dove aveva portato Changmin, sentendo quel lamento e non potevo non andare a vedere, le mie gambe si mossero da sole. Spostai la tenda e lo vidi a petto nudo, mentre cercava di togliersi i pantaloni appena logori dal corpo. La caviglia doveva fargli ancora male, anche se aveva detto che stava bene.

Vedendomi si coprì, voltandosi arrossendo violentemente. Della donna non c'era traccia e vidi un mucchio di vestiti messi su un mobiletto.

« Immagino che dovrai provare tutto quello, o erro? »

Lui non si voltò, dandomi la schiena ed annuì, senza muovere altro. Potei studiare quel suo corpo e anche la schiena ben curata fino a soffermarmi sul suo fondoschiena ancora coperto da quei pantaloni che lasciavano vagare le mie fantasie. Fantasie che dovetti reprimere, visto che la donna era entrata con un altro paio di abiti e notandomi, si ferma, non sapendo sul da farsi.

« Mi perdoni, avevo sentito un lamento e mi sono permesso di entrare senza permesso. »

Changmin sembrò arrossire di più, come se fosse stato colto sul flagrante nel fare qualcosa. Le orecchie divennero rosse, almeno le punte, dandogli un'aria davvero tenera.

« Non si preoccupi! È giusto che venga a controllare e penso che a lui non dispiaccia questo. »

Sorrise appena in modo malizioso e Changmin approfittò ci quel momento per mettersi addosso una camicia bianca, troppo larga per quel corpo magro che era ancora in fase di crescita.

« Comunque... meglio che esca. Penso che dobbiate fare da soli. »

Non volevo di certo metterlo in imbarazzo, anche se avrei voluto tanto stare lì ed osservare il suo corpo, con o senza quegli abiti.

Quel ragazzo mi aveva del tutto stregato e ne ero consapevole.

Feci per andarmene, ma la sua voce mi fermò.

« No.. può.. può rimanere, Padrone. »

Era ancora imbarazzato e non abbassò lo sguardo, guardandomi negli occhi. La donna mi diede una sedia, dove mi accomodai, senza dire altro e lasciai che i due provassero i vari abiti.

Riuscì a vedere quel corpo con solo addosso una stoffa che copriva la sua intimità e non potevo non studiarlo attentamente.

Provarono diversi abiti che la mercante trovava adorabili addosso a lui, ma che Changmin non amava molto. Solo l'ultimo che indossò era di suo gradimento: era un abito azzurro con dei ricami floreali bianchi delicati, le maniche larghe e disegnavano quel suo corpo, accarezzando la sua pelle con la seta.

« Ah! Ho dimenticato la cinta lì! Torno subito, sta fermo davanti allo specchio e non ti muovere. »

Lei uscì, lasciandoci soli e non smisi un attimo di guardarlo.

Si accorse del mio sguardo sul suo corpo, grazie anche allo specchio che aveva davanti e sollevò le braccia, facendo una piccola giravolta, sorridendo. Aveva sorriso.

« Sembra avere un pezzo di natura addosso, non crede padrone? » Domandò osservando il mio riflesso dallo specchio.

« Si, hai ragione. Ma penso, anzi sono certo che la natura non possa competere con te. »

Mi alzai ed avanzai verso la sua figura, prendendo una cintura di seta bianca da quel mucchio di abiti provati e mi misi dietro di lui, avvolgendo la sua vita con essa e legandola con delicatezza, avvicinando il mio viso alla sua nuca, inebriandomi di quel suo profumo, che sapeva di pesca.

« Amo anche le fragole... dovrei più dire che stravedo per le fragole... »

Sussurrai sulla sua pelle, strofinando la punta del mio naso su di essa ed accarezzandola appena con le labbra. Rabbrividiva e lo percepivo, mentre socchiudeva le labbra e gli occhi, arrossendo visibilmente a quel mio gesto che era del tutto innocente, mentre gli legavo la cinta alla vita.

Avvolsi lentamente le braccia alla sua vita, stringendolo al mio corpo e un piccolo sussulto lasciò le sue labbra.

« P- Padrone... »

Posò le sue mani sulle mie braccia e guardò il nostro riflesso, cosa che feci anche io.

« Siamo bellissimi... non trovi? »

Sussurrai al suo orecchio destro, sorridendo a quella immagine di noi. Rimase ad osservarci riflessi in quello specchio e la cosa poteva continuare, se non fosse per la signora che, entrando nella stanza con una cinta blu in mano, lasciò un "oooh!" stupito.

Changmin spostò le mie braccia e io mi staccai, schiarendo la voce e tornando al mio posto come se nulla fosse.

Anche se era imbarazzato di essere stato visto in quel modo con me, non potevo che ritenermi soddisfatto di aver avuto quel breve attimo di piacere che, nella mia mente, speravo di ampliare.

« Quel ragazzo va allontanato. Da quando ha messo piede in questa casa, percepivo già che non avrebbe portato nulla di buono. »

« Come vorrebbe fare, mia Signora? Suo figlio penso sospetti di lei. »

« Di me? Come puoi dirlo? Non potrebbe sospettare di me e penso già alla prossima mossa da fare. Mi darai una mano? »

« Sono qui per servirla, sua Signoria. »

Un sorriso che non prometteva nulla di buono, comparve sul viso della donna.

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