Capitolo 1
COLE:
Sono due anni che aspetto questo giorno, il giorno in cui avrebbe compiuto vent'anni. Le nostre leggi non permettono di sposarsi prima e, nonostante io fossi l'Alpha, avevo applicato la legge, anche a me stesso. La guardo mentre si allontana da casa per andare da qualche parte. È tanto bella quanto ribelle, una di quelle ragazze difficili da domare, ma non ha importanza.
Abita nelle mie terre, la sua famiglia è stata informata che oggi sarei venuto a prenderla. Non ho detto a nessuno di aver trovato la mia compagna, non voglio che qualcuno ne approfitti per rapirla o farla soffrire in altri modi.
Mi blocco nel guardarla mentre una sua amica e suo fratello si avvicinano a lei. Vederla abbracciare quel ragazzo fa scattare in me la gelosia, ho il desiderio di staccargli la testa a morsi, ma rimango fermo: entro stasera lei diventerà Mia e tutto questo sarà solo un pallido ricordo.
Mi allontano dalla scena per dirigermi verso il mio beta.
- È tutto pronto?-
- Si, la prenderemo appena rientra a casa!-
Mi avvicino agli altri uomini con sguardo duro.
- Nessuno deve sfiorarla o farle del male! Ci siamo capiti?- fanno un inchino prima di allontanarsi.
Le mie terre si dividono in due zone, quella dei lupi e quella degli umani. Nessuno dei miei può andare nella terra degli umani, fatta eccezione per la sera del grande Falò dove le due comunità si incontrano. Una sola notte unisce le civiltà, poi tutto torna al suo posto.
Quando mio padre era ancora l'Alpha non mi piaceva questa disposizione, ma una volta morto e preso il suo posto ho lasciato le cose come stavano, del resto e da generazioni che tutti vivono in questo modo.
Se un compagno o compagna sono umani, bisogna marchiarli prima di avere dei figli, altrimenti sarebbero morti. Tutti sono a conoscenza di chi abita dall'altra parte e tutti sanno che c'è una persona a governare queste terre. Nessuno entra o esce senza il mio permesso, la Legge è chiara e viene insegnata fin in giovane età e chi la infrange viene punito, anche con la morte.
Mi avvicino ad un albero vicino a casa sua ricordando il momento esatto in cui la mia strada incrociò la sua.
Aveva appena diciotto anni, si stava arrampicando su un albero barcollando e per poco non la vidi ruzzolare giù sulla terra infangata dalla pioggia torrenziale che caratterizzava quel periodo dell'anno. Passavo di lì perché ero venuto in città per prendere delle provviste per la mia terra. Quando il suo sguardo si incrociò con il mio sentii il lupo dentro di me ululare: aveva trovato quel che cercava da tempo immemore. Mi ritenni fortunato: avevo appena ventisei anni ed ero riuscito a trovare la mia metà. Cercai di calmare la mia gioia e la voglia di averla al mio fianco quando vidi che era ancora piccola. Ricordo che le chiesi quanti anni avesse e la sua voce al mio orecchio risultò così soave.
- 18 anni, signore! La ringrazio per l'aiuto!- disse prima di allontanarsi.
- Come ti chiami?- le chiesi afferrandole il braccio, mosso dal desiderio di non farla andar via. Quando mi squadrò, intimandomi con gli occhi di lasciare la presa, capii quanto sarebbe stato difficile conquistarla.
- Sophia! Ora mi scusi, ma devo andare. Arrivederci!- disse prima di rientrare dentro casa.
Per la prima volta nella mia vita avevo dimenticato il motivo della mia presenza in quella città, vederla aveva mandato in tilt tutti i miei sensi.
E ora finalmente, dopo due anni di attesa, lei diverrà Mia.
Sophia:
Quel giorno, aprendo gli occhi al mio risveglio, fui così felice realizzando che avrei compiuto vent'anni. Avrei finalmente avuto la possibilità di coronare il mio sogno d'amore con Paul.
Si era dichiarato il mese scorso. Ero così emozionata che corsi a parlarne subito con mia madre. Pensavo che sarebbe stata felice dalla notizia, conoscevo Paul da quando eravamo piccoli e sua sorella era la mia miglior amica. Paul e la sua famiglia possedevano la bottega della città; faceva parte dunque di una buona famiglia, cosa che, di norma, dovrebbe rallegrare ogni genitore, non portarli ad opporsi strenuamente. Quando mia madre ne parlò con mio padre l'unica cosa che sentii dire da lui fu qualcosa senza senso: "Non possiamo! È sua!". Anche se non capivo ero decisa: non avrei abbandonato la mia impresa, io mi sarei sposata con lui, con o senza il loro volere.
Uscii di casa dirigendomi verso la bottega, sentendomi osservata da una presenza che non ero in grado di individuare. Appena giunta i miei occhi caddero subito sul ragazzo che mi faceva perdere i battiti di quell'organo tanto fragile quanto indistruttibile. Diventai subito rossa quando le sue braccia mi avvolsero in un abbraccio caloroso, trasmettendomi il profondo amore che provava nei miei confronti. La mia amica iniziò a ridere ricordandoci della sua presenza, che in quel breve lasso di tempo avevo dimenticato del tutto. Rimasi un po' con loro, finché Paul non mi chiese di andare con lui in una piccola stanza.
- Ti ho comprato un regalo!- disse, dandomi un bacio veloce sulla guancia. La mia faccia sembrava andare in fiamme per l'imbarazzo. Prese una piccola scatola e la aprì, all'interno c'era una collana. Era davvero bella, specialmente per quello che rappresentava. Mi avvicinai a lui per abbracciarlo, ma lui avvicino le sue labbra alle mie dandomi un bacio casto.
Non era la prima volta, ma ogni volta mi faceva un certo effetto. Mi aiutò ad indossarla mentre mi sussurrava all'orecchio il suo amore nei miei confronti.
- Non vedo l'ora che tu sia mia moglie!- mi girai verso di lui, misi il mio viso nell'incavo del suo collo ricevendo un bacio sulla fronte.
Pensai che quello sarebbe stato il miglior giorno della mia vita.
Paul era la luce che brillava e che mi avrebbe riempito d'amore per il resto dei miei giorni.
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