19

Sophia:

« mi dispiace Luna »

Non avevo capito l'imbarazzo di Jones quando ha detto questa frase. Solo ora che sono dentro questa stanza ne capisco il motivo.

E avvenuto tutto in fretta, Mira che entra prendendo le mie robe velocemente, il signor Jones che mi chiede di seguirlo, e poi lui.

Il volto della donna con lui e ancora impresso nella mia mente. I suoi lunghi capelli biondi cosi perfetti, gli occhi piccoli ma cosi intensi, per non parlare del suo corpo. Io in confronto a lei sono una mendicante. Lei e una donna, e io solo una ragazzina che non ha mai dato un vero bacio, mentre lei da come si muove sembra che l'arte della seduzione la conosca meglio, di certo una donna sa come comportarsi con un uomo come Cole.

Sento le fitte al cuore farsi più forti, quando le mie orecchie hanno sentito la parole "Luna" la chiamata come me. Lui ha deciso di lasciarmi, ha scelto di portare la sua amata qui rifiutandomi davanti a tutti.

Cosa ne sarà di me?

Mi guardo attorno, la stanza e buia e chiusa senza nemmeno una finestra con un solo letto e un piccolo armadio.

Il mio cuore piange, mentre le immagini di lui e lei insieme incorniciano il quadro di un terribile incubo.

Mi siedo sul letto la mia gelosia nei confronti di quella donna che me lo sta portando via si fa sempre più grande. La rabbia di essere umiliata di nuovo lasciava spazio alla paura.

Ho paura.

Paura che tutto quello che ho fatto e sbagliato, io l'ho spinto tra braccia di un'altra, sono l'unica colpevole di tutto.

- Paul- sussurro a bassa voce come se quel nome possa allontanarlo ancora di più da me.
Inizio a pensare a tutte le cose fatte e dette con Paul, al suo bacio, ai suoi abbracci alle sue carezze.
- Non è la stessa cosa!- mi trovo a dire sfiorando una nuova realtà.
Tocco la mia guancia che a distanza di due giorni al sol pensiero che lui mi abbia baciato il mio corpo va fuoco.
I nostri dialoghi non sono mai stati d'amore. Il nostro orgoglio non ha lasciato spazio a niente, nessuno dei due riflette prima di fare qualcosa, e forse questo è stato il nostro sbaglio.
Cerco di capire cosa spinge il mio corpo verso di lui.
Paul è un uomo come Cole, certo non ha la sua forza.
- la sua arroganza che mi fa impazzire, la sua energia, la sua gelosia che mi fa sentire viva, mi fa sentire come se potessi toccare il cielo con un dito, e la sua rabbia scatena dentro di me cose mai immaginate prima d'ora- dico quello che penso di lui ad alta voce.

« E tardi ormai.. » la mia vocina mi ricorda ancora una volta gli errori fatti, e sapere che lui non mi vuole più fa uscire la mia delusione.

Urlo più forte che posso.

Urlo per il male che mi sta facendo.

Grido il suo nome per richiamare la sua attenzione, anche se so che ora l'ultima cosa a cui lui pensa sono proprio io.
Cerco di cacciare via dalle mia mente le immagini che mi stanno divorando. Il suo petto nudo che viene toccato da lei.
Le sue labbra calde su un corpo che non è il mio.
Se lui pensa davvero che questa stanza sarà la mia prigione si sbaglia. Il suo odio e la sua indifferenza sono la mia prigione più grande, giungo a questa conclusione, perché in fondo il mio cuore ha sempre parlato, ma non ho mai avuto il coraggio di ascoltarlo, o forse il fatto di essere qui, il fatto di non avere nemmeno il suo odio mi sta facendo pensare a questo..








- Signora posso?- apro gli occhi quando qualcuno bussa alla porta. Mira entra dentro con un vassoio di cibo, le faccio segno di appoggiare sul letto visto che non c'è nemmeno un tavolo.

- Perché lo porti qui?- chiedo anche se dentro di me so già la risposta. Per lui non sono degna di sedermi al tavolo con gli altri.

- Mi dispiace signora io sto eseguendo gli ordini del beta- il suo sguardo si rivolge a terra per l'imbarazzo..

- Mark? Perché l'Alpha dove è?- mi pento subito per aver fatto questa domanda.
La ragazza non risponde subito, alza la testa facendo incrociare i nostri occhi.
- So solo che il beta mi ha detto di portarvi da mangiare di nascosto. Non vuole farlo sapere al Alpha- .

Le fitte al cuore tornano a farsi sentire di nuovo, mi sta umiliando ancora una volta. Guardo di fronte a me la parete, mentre le lacrime chiedono di uscire,stringo i denti sul mio labbro così forte che sento il sapore di sangue.

- Portalo via. Di a Mark grazie ma non voglio che gli succeda niente per colpa mia- aggiungo sicura di me.
- Ma Luna-
- Mi chiamo Sophia Baster sono la figlia di un semplice fabbro, sono come te Mira. Non sono io la Luna di questo branco- rispondo con un tono duro. La ragazza prende il vassoio prima di uscire dalla stanza.

Nonostante i miei pensieri di prima io non lascerò che lui mi renda debole, non gli darò la soddisfazione di vedermi schiacciata.

- Hai vinto la battaglia Cole, ma la guerra e appena iniziata- dico con rabbia mentre la mia mente elabora il piano per riprendermi ciò che mi appartiene.









Cole:

- Come mai hai il vassoio?- chiedo a Mira mentre esce dalla sua stanza.

- Non vuole mangiare Alpha-

- Le hai detto quello che ti ho raccomandato di dire?- chiedo mentre la ragazza risponde di "si", le faccio cenno di andare mentre io rimango fermo vicino alla sua porta.

Ho fatto mentire Mira per non darle nessun tipo di soddisfazione. La scena con Vakira l'ha colpita, farle credere che Vakira dormirà nel suo letto con me e che diventerà la nuova Luna del branco mi è bastato per un po', ma mandarle il cibo a nome di Mark credo che è stato davvero troppo per lei.

Mi siedo a terra per riflettere su cosa fare con lei, ho sentito le sue urla, il mio nome gridato con rabbia, mi fa male, per un'attimo penso di farla ritornare nelle sue stanze, ma subito dopo le immagini di lui e lei insieme fanno ricomparire la mia rabbia.
La mia gelosia nei suoi confronti mi cambia, mi rende aggressivo, ho voglia di uccidere o di spaccare qualsiasi persona che osa avvicinarsi a lei. L'amo, so che tutto questo è sbagliato, il mio modo di fare, per come la sto trattando, ma dentro spero che lei capisca quanto sono pazzo di lei. Forse non è normale per un Lupo fare questo verso la propria compagna, ma la gelosia ti rende cieco.

Rimango fermo ad ascoltare il suo pianto di rabbia, mentre stringo i pugni per il dolore di tutta questa situazione.

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