XXX
Raggiunsi Drogo in cassa e pagammo tutto insieme, riuscimmo persino a tenerci dei dollari di resto. Andy aveva già caricato la spesa in macchina, analizzò i nostri acquisti e non disse niente. Io e Drogo fummo più silenziosi del solito e mio fratello non si immischiò, pensò che la sua strigliata ci avesse lavato la testa. Non avevamo propriamente litigato, in quell'occasione era rimasto calmo, segno che la rabbia aveva lasciato posto al fastidio e alla stanchezza.
La questione di base però era vera: dovevo trovare un modo per avvicinarmi a Will prima dell'inizio della scuola, o a differenza di come pensava Andy, in mezzo a centinaia di altri ragazzi, sarebbe stato difficile entrare in confidenza con Will da subito. Nonostante questo non potevo pretendere di presentarmi alla sua porta di casa, dirgli il mio nome e chiedergli di fare amicizia, come avevo fatto con Wyatt e Leah. Non ero brava in certe cose essendo cresciuta in un mondo diverso.
Scaricammo la spesa e Andy e Drogo, come se si fossero messi d'accordo in silenzio, lasciarono a me l'onore di mettere via le cose. Avrei dovuto spiegare a loro tutte le volte la corretta posizione degli alimenti, eppure ero troppo impegnata a pensare a Will per rendermi conto davvero del loro dispetto. Andy aveva preso più cibo del necessario, era una sua caratteristica pensare in grande e "nell'evenienza di" al contrario di molti.
Fu un bene.
Presi un libro di cucina dalla mensola sopra il fornello e lo aprii. Pagina centotto, cheesecake al limone. Era un dolce che avevo già fatto a casa d'estate, anche con la frutta che in quella stagione sovrabbondava. Sapevo che condividere il cibo era una pratica antica, derivante dal fatto che in periodo di crisi amici e famiglia si riunivano insieme e associavano i loro alimenti già poveri con altri.
Presi la panna, lo yogurt al limone, formaggio spalmabile e zucchero, mettendo tutto in tavola. Faticai a trovare una tortiera adatta, quello fu il problema maggiore. Feci una base con i biscotti schiacciati e burro, montai la panna fresca con lo yogurt, il formaggio e lo zucchero. Unii alla base croccante lo strato più dolce di crema e la lasciai in frigo a riposare. Non era una torta difficile e non andava mangiata calda. D'estate era un fresco spuntino e fatto in casa da una vicina era un dolce pretesto di conversazione.
Mentre tagliavo i limoni a fettine per la guarnitura, Drogo sgattaiolò in cucina e infilò il dito nella tazza della crema, prendendone un po'. Assaporò il sapore deciso del limone – un po' troppo? – e fece un'espressione appagata.
«A chi devi chiedere scusa?» chiese il ragazzo, appoggiandosi al tavolo della cucina, curioso.
«A nessuno. Specie non a te» sottolineai. «Faccio una torta per Will.»
Sbatté gli occhi. «Cosa?»
«Faccio una torta per Will» ripetei, mettendo il coltello sporco nel lavabo.
«Questo l'ho capito, ma perché?» sputò non convinto.
«Tu apriresti ad una bellissima vicina con una torta tutta per te?» ammiccai.
Alzò un sopracciglio. «Tu saresti la bellissima vicina?» Affilai lo sguardo, stringendo il coltello. «Be', presumo di sì. Davvero vuoi andare lì con una torta? È stupido.»
«Tu sei stupido.»
Andy, che era scomparso nello studio fino a quel momento, entrò in cucina e parve intenzionato a chiedermi serie spiegazioni sul perché avevo estirpato metà yogurt e biscotti, in aggiunta alle briciole sul bancone. A Andy non piacevano le sorprese, ecco perché evitava persino i suoi compleanni.
«Faccio una torta per Will» ridissi pacata. «Per la famiglia» mi corressi. «Una sorta di presentazione amichevole. Voglio solo vedere che tipo è, tutto qui. Sembreremmo più strani se ce ne restassimo per conto nostro fino all'inizio della scuola. Prendila come una ricognizione esplorativa, le hai fatte anche tu.»
Andy non mi parve convinto affatto, non parlò e mi analizzò a fondo, come se cercasse di capire se avessi secondi fini. In verità volevo solo vedere in faccia il Will reale. Scosse infine la testa e scrollò le spalle.
«Accompagnala» ordinò a Drogo, il quale cadde dalle nuvole. «Sei il suo fratellastro, no? Andate entrambi e dite che avete fatto una torta per presentarvi come nuovi vicini. Nel caso peggiore rifiuteranno la torta, ma sarebbe un gesto scortese. Il generale aveva dato l'ordine di intervenire solo durante le lezioni, la responsabilità di questo gesto sarà unicamente tua. Attenta, Penny, le reclute inferiori si tolgono di mezzo con più facilità» mi avvertì severo.
Annuì. Mi aveva dato il permesso per un'unica ragione: sapeva, o sperava, che facessi un errore per farmi mandare a casa. In quel caso il generale non avrebbe potuto difendermi dato il suo ordine principale e il mio rifiuto. Mi assumevo tutte le responsabilità, compresa quella di Drogo.
«Hejji» lo chiamò il ragazzo. Il Demone comparve davanti al tavolo e restò affascinato dall'ambiente domestico con quell'odore particolare di limone. «Seguici da lontano.»
«Farei di tutto per te» chiarì, voltandosi verso di me, «Penny.»
Drogo si morse il labbro, tirò fuori la torta dal frigo e la gettò sul tavolo. «Muoviti.»
Il Demone-riccio ghignò divertito e sparì. Sentivo la mancanza di Ryokku, delle sue battutine puntigliose e la sensazione delle sue piume vicino alla mia pelle. Non si faceva vivo da giorni, da quando avevamo litigato. Non avevo mai provato a chiedergli scusa apertamente, ai Demoni mancavano molte parole umane e "mi dispiace" era una di queste. Sapevano cosa fosse il dolore solo grazie agli umani.
«Attiva il localizzatore sul computer, Drogo» disse Andy asciutto e il ragazzo lo fece senza farselo ripetere.
Cominciai ad impiattare la torta, mettendo le fette di limone intorno alla torta. Era uscita bene, dopotutto, con la glassa giallo canarino e lo strato allo yogurt cremoso e freddo. Andy mi sfiorò l'orecchio, toccando l'orecchino a forma di corvo d'oro, poi cercò di sorridermi dolcemente.
«Fai attenzione, solo questo. Io sono qui» si raccomandò.
«Come sempre» gli garantii. Presi un po' di crema sulla punta del dito e gliela spalmai sul naso. Si pulii con una manata e mi diede un bacio.
La famiglia di Will tornò verso le cinque del pomeriggio. Il sole era ancora alto e brillante in cielo, tanto che quando scostai le tende restai per un po' accecata. La madre fu la prima persona che vidi scendere dalla monovolume grigia dei Baker. Era alta, con dei capelli mossi e bruni. Scivolò verso la portiera posteriore e slegò la figlia più piccola, Ella, dal seggiolino. Il padre spense il motore, aveva una certa età, con capelli ricci e alcuni già tendenti al grigio.
Infine ecco Will: alto più del padre, magro e slanciato, jeans neri strappati, maglietta a maniche corte viola e cuffie alle orecchie. Si trascinò mollemente dentro casa, mentre la sorellina si appigliò alla cintura dei jeans e lo tirava dalla parte opposta. Osservai la famiglia finché non chiuse la porta di casa e un'emozione dirompente si irradiò nel petto. Ansia.
«Ci hai ripensato?» chiese Andy con fare beffardo. «La tua presenza è inutile se non ti avvicinerai a lui.» Presi la torta dalla cucina e la coprii con un coperchio di plastica. Un altro trucco. La madre sarebbe dovuta tornare a ridarcelo. «Il GPS è attivato, terrò entrambi sott'occhio. Pinco Panco e Panco Pinco sono nei paraggi, li hanno seguiti tutto il giorno. Mi raccomando, siate umani.»
Né io né Drogo sapevamo cosa volesse dire.
Uscimmo di casa, attraversammo velocemente la strada senza farci investire e salimmo le scalinate della casa Baker. Era uguale alla nostra, sia di grandezza sia di presentazione, con graziosi fiori e tende alle finestre, a parte la muratura di un pallido arancio. Drogo suonò il campanello due volte, e senza avvisarmi prima, per infastidirmi.
«Sta' fermo, pezzo di somaro» lo aggredii.
Fece un verso strano per prendermi in giro e poco ci mancò per spostare la torta nella mano sinistra e dargli un veloce pugno sul naso. Sfortunatamente sentii dei suoni provenire dal corridoio d'ingresso e rizzai la schiena.
Ci aprì Will. Era alto quasi come Drogo e da vicino era anche più magro di come me lo ero aspettata, senza muscoli. Aveva un bel tratto del viso, deciso, con i capelli ricciuti e castani che gli coprivano la vista. Gli occhi erano di un acceso marrone. Dall'occhiata stupita che ci diede non parve proprio ricollegarci ai vicini, si tolse le cuffie dalle orecchie e si raschiò la gola prima di parlare.
«Sì?» Aveva una voce profonda, un po' incerta.
Se fossimo stati nelle righe dell'esercito, mio fratello lo avrebbe torchiato per il timbro pastoso e poco deciso.
«Ciao» dissi con un sorriso. «La mia famiglia vi manda una torta di benvenuto. Ce ne fanno portare sempre quando ci trasferiamo.»
Will abbassò gli occhi sulla torta e schiuse le labbra, non sapendo cosa dire. La madre emerse dal corridoio e vedendo la porta aperta si incuriosì, scansò piano il figlio e guardò il mio dono, come se pensasse che fossimo dei passanti porta-in-porta.
«Buongiorno, ci siamo appena trasferiti qui. Io sono Penny e lui è Drogo. Il nostro tutore dice che è buona educazione fare un dolce per presentarsi ai vicini, ce li fa fare spesso. Questa cheesecake l'ho fatta io, è al limone» esclamai vivace.
La donna sembrò fare un sospiro di sollievo. «Oh, ma che bella sorpresa! Siete voi i nuovi vicini allora, ho visto i camion alcune settimane fa! Io sono Madison Baker e lui è mio figlio Will.»
«Molto piacere» risposi.
«Il problema delle sue torte è che nessuno di noi le vuole mangiare, perciò le diamo via» ironizzò Drogo e sbiancai.
La donna rise e Will parve non capire. «A me fa molto piacere. Mia figlia aveva proprio voglia di una torta fresca, la accetto con piacere. Ringraziate vostra madre da parte mia, mi raccomando. Will, tesoro, la porti in cucina?» chiese al figlio e lui annuì, prendendomela dalle mani con delicatezza. Le sue dita mi sfiorarono e non percepii nulla. «Da dove venite?»
«Inghilterra» dissi. «Ci siamo trasferiti per lavoro. Qui è carino, ma...»
«Lo so, non è come lassù. Io vengo dalla Florida, pensate. Avete fatto un gran cambiamento, immagino il vostro stress. E mi avete portato anche una torta, avete fatto più che il dovuto per noi, ragazzi. Siete i benvenuti nel quartiere, vi troverete bene. Qui è tranquillo, se avete bisogno di ogni cosa venite da me, vi aiuterò più che volentieri. A che scuola andate, vi siete iscritti?»
Finsi di non ricordare bene. Drogo disse: «Sky High School, si chiama così. Dobbiamo ancora cercarla, non sappiamo dove sia.»
Gli occhi della madre brillarono d'eccitazione, lo notai bene. Chiamò nuovamente il figlio alla porta e gli pettinò i capelli. «Anche Will va in quella scuola, terzo anno! È un ragazzo timido, ma quest'anno per un progetto farà da guida ai nuovi studenti. Ci sono pochi ragazzi trasferiti in quel liceo, si conoscono tutti, ma se vorrete andare a fare un giro di visita Will vi può accompagnare!»
Drogo alzò le mani. «Noi non vorremmo disturbare, a casa ci ucciderebbero.»
«Sciocchezze, per due ragazzi!» ci liquidò Madison. «È un bello scambio, la torta per una visita guidata. Farvi almeno un amico il primo giorno vi aiuterà ad ambientarvi meglio. Vi do il mio numero, così ci organizziamo. Chiamo subito il preside per sapere quando si può fare, c'è un gruppetto che va in questi giorni. L'America è davvero un gran cambiamento rispetto al Regno Unito, spero che vi farete molti amici.»
«Grazie mille, ci farebbe un gran favore» mormorai in ringraziamento.
La donna se ne andò via, notai la sorellina affacciarsi alla porta per capire chi fossimo. Era carina, con dei capelli mossi e castani, gli occhi verdi. In mano teneva una Barbie senza un braccio, perso da qualche parte.
«Grazie per la torta» ridisse Will e i suoi occhi mi guardarono con cura, prima di abbassarsi. «Ci vediamo a scuola, allora.»
Io e Drogo annuimmo e saltellammo giù dalle scale. Non potevamo forzare troppo la cosa, dopotutto era meglio così. Avevamo già ottenuto l'opportunità di restare soli con Will Baker. Gongolai soddisfatta, immaginando le parole con cui avrei dato la splendida notizia a mio fratello.
Drogo mi spinse leggermente con la spalla. «Ma lo hai visto?» lo prese in giro. «E lui dovrebbe essere un sospettato? Non stava nemmeno con la schiena dritta, è uno sfigato. Che perdita di tempo!»
Per quanto mi dispiacesse pensavo la stessa cosa. Will Baker non era affatto pericoloso: i suoi occhi erano timidi e titubanti con me, non aveva mai guardato Drogo per timore. Era passivo. Per di più pareva rintronato dalla musica, in un altro pianeta, con le spalle basse e poco forzuto. Persino un Demone con lui sarebbe stato inutile.
«Sei cattivo!» ridacchiai.
Fece una faccia buffa, di sicuro pensò che si fosse preoccupato troppo per Will e che di sicuro sarebbe stata una passeggiata. Sfrecciò dentro casa e io espirai l'ansia accumulata. Per fortuna sua madre era una donna estroversa e molto simpatica, lessi un'altra volta il suo numero e lo riposi in tasca con cura.
Prima che potessi entrare in casa, udii la voce di Ryokku. Mi prese così alla sprovvista che sobbalzai impaurita.
«E così quello è il tuo nuovo caso speciale? Will Baker» biascicò tranquillo.
Mi guardai attorno. Non passava nessuno, a parte un uomo anziano con un cane a passeggio. Chiusi il cancelletto di casa e mi finsi indaffarata con l'aiuola sotto la finestra del soggiorno. Non comparve nel mondo esterno, un corvo in mezzo alle case era fuori dal comune.
«Hai deciso di rompere il silenzio?» domandai, sperando che annuisse.
«Non ho mai giocato ad essere in silenzio» precisò. «Parlo solo quando ho qualcosa di importante da dire. Dovresti imparare a farlo, bestiolina.»
Mi morsi la lingua e trattenni un sorrisetto. Mi era mancato il suo umorismo pungente.
«Lieta di risentirti allora. In ogni caso Will non mi pare minimamente pericoloso, non ho avvertito strane aure estranee e non puzzava di Demone, almeno non recente. Significa che non ha avuto contatti con uno di voi, ma le microparticelle non hanno né odore né pesantezza. Le scie dei Mastini li potete avvertire solo voi. Notato qualcosa?»
Ryokku rimase in silenzio per un po'. «Will Baker non puzza di Demone. Non mi sorprende che tu non abbia sentito odori diversi, tu ci sei oramai abituata. L'umano ha lo stesso odore di te, di Drogo e di Andy. Puzza di Dominatore. Anzi, la sua aura è la più potente di chiunque altro al Nido, persino tu con il tuo talento naturale al confronto saresti una briciola. Mi ha svegliato lui. Non è umano, non del tutto. Questo è certo. Dovresti fare attenzione, bestiolina. Non avresti possibilità contro lui.»
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