XLVI
Appena le lezioni ripresero con regolarità dicemmo tutto al generale, spiegandogli come Will ci aveva detto delle trasfusioni che aveva subito prima dell'estate scorsa, dei tempi giusti e dei nostri collegamenti. Nessuno della nostra squadra parve volerci molto credere, a parte Karen, la quale si mise subito al lavoro per fare delle ricerche in merito con una squadra dell'OverTwo.
Il comportamento di Andy cambiò molto verso i miei confronti. Quei giorni d'assenza che avevo passato con Drogo e Ryokku insieme, svagandoci e riposandoci, Andy non li aveva vissuti come tali. Capii bene che lo stress a cui era sottoposto non era eguagliabile al nostro, tuttavia divenne più ossessivo e freddo. La sua aura era molto più opprimente, a volte mi risultava difficile stargli vicino e quando mi guardava avevo la sensazione che potesse aprirmi un varco nel petto.
Non era convinto delle nostre supposizioni, così nemmeno Keith e Lancer, però io e Drogo continuammo ad insistere. Pensavo che volessero unicamente avere una scusante per essere rimasti tutti quei mesi senza nulla di concreto in mano, anche io temevo di aver sbagliato tutto con Will, eppure bastava che Ryokku mi dicesse qualcosa a farmi calmare.
Divenne più presente nella mia vita, non si limitava a rimanere congelato all'interno del mio animo. Appena tornavo a casa mi aspettava in camera mia, facevamo i compiti o gli leggevo qualcosa. Il suo libro preferito era Coraline.
«Questi sono gli ordini mensili» mi disse o'Riley, porgendomi la cartella che, come prassi, veniva data ad ogni soldato durante una missione. «Va tutto bene?»
Annuii serenamente. In verità ero molto felice. Mi ero pienamente abituata a quella vita e cercavo di godermela di nascosto: ogni settimana mi tenevo da parte una manciata di dollari dalla paga, il resto, come credeva Andy, lo mettevo via. Secondo lui non mi serviva nulla, a parte questioni come vestiti e robe simili.
Feci un elenco dettagliato delle cose che mi mancavano e di quante ne volessi:
-Un cellulare nuovo
-Il cofanetto della prima stagione di Game of Thrones (Will mi aveva fatto vedere i primi episodi e avevo una cotta segreta per Ned Stark!)
-Quei magnifici scarponcini in centro
-Un arricciacapelli (Dio, avevo sempre i capelli troppo lisci)
Andy non avrebbe mai capito. Quelle cose non c'entravano nulla con il Nido o la missione. Mi iscrissi persino ai corsi di guida scolastici, che sarebbero iniziati verso maggio.
«Non preoccuparti» mi rivolsi a o'Riley. «Il vostro lavoro come va avanti?»
Lui tese le labbra. Eravamo a casa, Andy era di sopra e Drogo in cucina, però aveva paura di qualcosa e intuii esattamente il fulcro del suo timore: mio fratello.
«Karen ha trovato qualcosa» mi informò piano. «Non c'è traccia dei documenti medici, ma l'OverTwo sta controllando il server online. La questione di fondo è molto strana, il fratello di Baker non aveva mai avuto successo nel campo della recitazione, ma verso quei mesi lo hanno assunto per molti ruoli, pubblicità, servizi fotografici e per un reality show.»
«Credete che sia stato aiutato dal Mastino in cambio dei suoi servizi? Cosa potrebbe mai volere il Mastino da uno come lui?» domandai. «Perché lui?»
O'Riley alzò le spalle. «A volte gli umani possono fare scelte sbagliate.»
«E a volte altri si approfittano di queste debolezze» giudicai. «Grazie per il rapporto.»
«Stai molto attenta» si raccomandò.
Due settimane dopo, senza alcun preavviso, rividi Damian. Quel giorno andammo a scuola come sempre e rimasi un'ora in più per assistere agli allenamenti di Drogo, in vista della partita del prossimo mese. Tornammo a casa verso le cinque e Andy non ci aveva detto nulla riguardo la sua visita, dubitavo che ce lo avrebbe detto in qualsiasi circostanza. Appena rientrammo la prima cosa che pensai fu: «Dio, è successo qualcosa a Will», ma non era così.
Damian era insieme ai suoi due migliori sottoposti, li conoscevo di vista e avevano ripreso lo stesso atteggiamento scettico nei miei confronti, tuttavia in compenso Abigail era rimasta nel Regno Unito e mi risparmiai le sue occhiate di gelida gelosia.
Aprimmo la porta e restammo impalati come statue; Damian e Andy parlavano in soggiorno come se nulla fosse, al contrario di mio fratello portava ancora l'uniforme. Non mi ricordavo dove fosse stato spedito dal padre o quale compito svolgesse esattamente, ero al corrente che aveva viaggiato molto a causa delle continue scomparse misteriose.
Guardai mio fratello, sperando che dicesse qualcosa, eppure si limitò ad incrociare le braccia. Drogo assunse un'espressione leggermente terrorizzata e il suo respiro divenne più affannoso.
«Non sapevo che avremmo avuto visite» mormorai. Con finta educazione gli feci un inchino, proprio come mi aveva imposto di fare al Distretto. «Tesoro. Coso Uno, Coso Due, è un piacere rivedervi. Vivi.»
Lo sguardo di Damian si intenerì per un momento, come se fosse sinceramente colpito che il mio umorismo fosse rimasto indelebile. Anche per me lui era rimasto lo stesso, colletto stretto, schiena rigida, labbra serrate.
«Pensavo che i ragazzini dovessero restare con quelli della loro età» biascicò acido Coso Uno.
Drogo si stizzì. «Almeno noi ragazzini siamo stati più utili di voi.»
«Basta così» ordinò Damian ai suoi soldati e loro ammutolirono. «La nostra visita è stata disorganizzata, non abbiamo in programma di rimanere a lungo. Anzi, aspettavamo la vostra presenza.»
Il ragazzo biondo emise uno sghignazzo colpito. «La nostra presenza?»
Rivolsi un'occhiata tagliente a Damian e lui si corresse. «E quella del soldato Karen. Ci sono delle comunicazioni urgenti, dato che eravamo in zona siamo passati direttamente. Da questo momento la vostra missione si snoda e le nostre unità collaboreranno.»
Drogo si accigliò, non capendo, e Andy rimase impassibile. Doveva essere già a conoscenza di quell'informazione.
«Siete stati affidati a Ben» tradussi con un velo di preoccupazione.
Il mondo tremò. Conoscevo bene i loro metodi e mi spaventavano.
Damian annuì.
Drogo scosse le braccia. «E a te sta bene?» sputò verso Andy.
Mio fratello alzò un sopracciglio insofferente. «A me non cambia nulla. Prima finiremo e prima ce ne andremo da questo posto, oramai manca poco.»
Che Andy credesse o meno alla nostra versione, anche lui aveva capito che questa storia stava per svolgere alla fine e, desiderosi di andarcene o meno, saremmo tornati a casa.
«Preparo un té nell'attesa» feci nervosa.
Drogo fece per seguirmi, ma Andy lo bloccò prontamente e gli ordinò di ripetere un veloce resoconto ai soldati in visita. Non poteva di certo rifiutarsi, Damian, anche fuori dal Nido, rimaneva uno dei generali più importanti, il primo successore dopo suo padre, oltretutto se avesse mancato troppo rispetto Andy lo avrebbe punito. Oramai non lo sfidavamo troppo, avevamo capito che era inutile spiegargli le nostre intenzioni in quel mondo. Il suo problema era che non capiva. Drogo faticava a giocare con i dolori delle sue sfuriate.
Mi rifugiai in cucina e misi la caraffa più grande sul fuoco, sperando che avrebbe impiegato più tempo a bollire. Preparai lo zucchero, le bustine, il miele e i biscotti, mentre il mio cuore era impegnato a battere e i peli sulle braccia si rizzarono. Avevo paura, mi veniva da piangere alla sola idea di andarmene via e di dover dividere il resto del tempo con la squadra di Damian, ero anche disgustata e arrabbiata.
Ryo mi accarezzò delicatamente le braccia e il suo respiro accompagnò il mio.
Damain venne da me e silenziosamente socchiuse la porta. Mi guardò e io feci finta di niente, continuando a trafficare senza arrivare a nulla. Strinsi le dita per non fargli notare il mio tremolio idiota e Ryo tentò di scuotersi di più, dandomi più calore.
«Volevo parlare con te da solo» vociò piano, avvicinandosi al mobile della cucina. Non lo guardai. «Qui è... accogliente.»
«Che cosa vuoi?» lo frenai.
Socchiuse le labbra e abbassò gli occhi sulle tazze. «Volevo scusarmi con te. Per quello che ho fatto quel giorno. Sono partito prima e non ne ho avuto modo, lo sto facendo ora. Ho capito che ciò che ho tentato di fare a te e al tuo Demone è stato scorretto, non pretendo nulla da te in questo momento, solo che mi ascolti.»
«È quello che hai sempre preteso da me» lo liquidai. «Come tutti gli altri, d'altro canto. Sì, sei partito prima, e mi è andato bene. Non devi dirmi nulla.» Damian mi toccò il polso e sobbalzai. «Tu non hai idea delle cose che ho dovuto passare in tutti quegli anni al Nido, non solo per te, ma per la tua famiglia. Non voglio avere nulla a che fare con questo.»
«L'accordo è ancora valido» mi ricordò con tono più autoritario. «Lo hai accettato tu.»
«E anche tu» commentai. «Che cosa vuoi da me davvero?» Lui non rispose. «E comunque non mi importa più. È a Ryo che dovresti chiedere scusa, io per te non ho mai significato niente e che lo accetti o no, nemmeno tu vali qualcosa per me. Se è ciò che vuoi ti sposerò, ma non aspettarti altro. Io non ti amerò mai.»
Damian non mosse un muscolo. Non lo avevo mai visto comportarsi umanamente ed escludevo a priori la possibilità di essergli mancata in qualche modo. Lui vedeva solo la mia parte più infantile, quella che poteva tornargli utile. Vedeva i miei geni e Ryo.
Lui tese le labbra e si appoggiò al mobile con le braccia molli. «È bello stare fuori, vero? A me è sempre piaciuto, ho cercato di stare fuori dal Nido la maggior parte del mio tempo. Qui è tutto più bello, se guardo bene i tuoi occhi posso chiaramente vedere che non vuoi andare via. Il mondo sa essere irresistibile, come le persone che ci abitano. Spero che tu non abbia confuso cose simili» azzardò.
Ryo fremette agitato, lo sentivo ringhiare, pronto a marcare il suo territorio di caccia. Denkitori si appollaiò sopra la credenza e con sguardo severo ci guardò.
«Dopotutto trovo inutile iniziare simili rapporti quando si sa già il termine. Non ti conviene innamorarti di nessuno.» L'acqua del tè bollì e Damian ci mise dentro i sacchetti con cura. «Erik dice sempre che il vero gusto nel conquistare una donna sono i suoi rifiuti, io credo di no, invece. Sei sempre stata una ragazzina difficile.»
Feci una smorfia. «E tu sei sempre stato un ragazzino fin troppo piatto. Hai ragione, i ragazzi di qui sono molto più interessanti. Dovresti chiedere ad Abigail di tenerti compagnia, i verginelli non piacciono a nessuno» scherzai perfida.
Lui alzò il labbro in un freddo sorriso compiaciuto e il suo Demone emise un ringhiò soffuso. «Be', scommetto che ti divertirai allo stesso modo, al Nido. In ogni caso le mie intenzioni non sono cambiate, voglio ancora scusarmi per i miei modi. Spero che riusciremo a comprenderci meglio, noi due. Ti stanno bene questi vestiti, non ti avevo mai visto addosso abiti civili.»
Per abiti civili intendeva un paio di jeans blu e una felpa verde. Il suo spirito di adattamento non era un granché.
«Be', grazie» sillabai. «Un giorno potrei prestarteli, se ti piacciono, ma sempre quando non c'è il papà a casa.»
Mi sorrise e alzò le mani sconfitto, andandosene via. Chiuse la porta e mi lasciò sola vicino al calore dell'acqua e del vapore che sapeva di infuso alle erbe. Appena se ne fu andato, sentii Ryo percorrermi l'intera schiena e si appoggiò, tornando nel mondo reale. Mi annusò piano la curva della spalla e il braccio, dove mi aveva sfiorata.
«Ne vuoi parlare?» mi domandò in un sussurro.
«E per cosa? Le cose non cambieranno. Ho trascinato a fondo anche te e mi pento di questo» bofonchiai, stringendo le unghie nel mobile.
Ryo inclinò il capo. «Credo che vivere questa vita sia molto meglio del tempo che ho trascorso ad odiare tutto e tutti. Anche se te ne andrai da qui e sarai sola al Nido, continuerai ad essere la mia bestiolina.»
«Vorrei non averti mai incontrato, Ryo.»
«E io vorrei tornare a quel quindici novembre, quando sei venuta da me con quell'aria antipatica.»
«Ti ricordi cosa ti feci promettere quando stringemmo il patto?» domandai vaga.
«Non mentirmi; non lasciarmi» recitò. «Ti rinnovo il mio Patto. Quel che vivi, quel che senti, lo hai detto tu stessa di non provare solo cose negative. Prima o poi guarderai indietro questi momenti e ci riderai sopra, sarai andata avanti con coraggio, perché è una cosa che fai sempre. Non importa se mi dici cose cattive o hai gli occhi lucidi, avverto che il tuo cuore è ancora fermo. Sai cosa vuoi. Prendilo.»
Era fin troppo difficile.
«Forse ti capirei meglio se fossi umano» costatò lui affranto.
Negai e feci un risolino, immaginando l'idea. Gli posai una mano sul volto e con il pollice disegnai la linea delle sue sopracciglia scure. «Io non voglio un essere umano del genere» sussurrai.
Potevo toccarlo, potevo sentire il suo respiro sulla mia pelle, eppure era quel filo sottile che ci teneva separati. Non c'era niente di peggio che essere uniti e costantemente distanti. Ryo era stato l'unico a non avermi mai guardato con gli occhi di un soldato o di un sergente, non aveva visto i miei errori, le mie burle o i miei scleri infondati, era stato ciò che Andy fino a quel momento era: l'unica persona di cui avessi davvero bisogno.
Perché bastava la sua voce a tranquillizzarmi, quel suo modo lento e profondo di parlare, stranamente più docile e gentile, quel nomignolo dall'aria irritante. Era solo lui stesso, il mio Demone pigro e insolente. Quando si trattava di lui non sapevo cosa mi prendeva. Damian non mi andava bene perché c'era lui prima. Per quanto avessi cercato di trattenermi, se si trattava di lui, io ero semplicemente me ed ero felice.
Finii di preparare il tè e i biscotti, mettendo tutto su un piccolo vassoio e tornando in soggiorno. Mio fratello mi scoccò un'occhiata perforante, cercando di decifrare dalla mia espressione cosa avevamo fatto io e Damian nei pochi minuti precedenti. Drogo stava ancora rispondendo ad alcune domande, perciò non mi intromisi.
Quando Karen tornò da noi la trovai più soddisfatta e riuscì persino a sorridermi. Per prima cosa salutò il generale e gli porse la cartella su cui stava lavorando. Volevo darci un'occhiata anche io, ma Damian la tenne in mano e non la abbandonò mai.
«In questi giorni abbiamo fatto varie ricerche e il certificato è venuto a galla: il fratello minore ha subito delle trasfusioni all'ospedale di Los Angeles, città in cui abitava e dimora anche adesso il più grande. Aveva una forma di anemia e i gruppi sanguigni erano compatibili... Benjamin Baker ha lo stesso frammento della scia degli altri sospettati.»
«È certo?» domandò animato Drogo e Karen annuì. «Allora come mai non ve ne siete resi conto?»
«L'aura di Will Baker» specificò Damian. «Non è affatto di una persona comune, è molto più speciale. L'aura di un Dominatore è naturalmente più forte e predominante rispetto alle altre, il corpo di Baker ha assorbito la scia, credendo fosse quella di un Demone normale. I geni hanno fatto il resto. È stato come un faro.»
«Esatto» commentò Karen. «Benjamin ha la traccia, ma è debole. Non so se resisterà a lungo.»
Alzai il capo attenta. «Che... che significa?» domandai riluttante.
«Ovvio, se non lo troviamo prima noi, se lo mangerà il Mastino!» ringhiò divertito Coso Uno, alzando una spalla. «Meno problemi, come gli altri sospettati.»
Guardai Damian per chiedergli ulteriori dettagli e Karen raschiò la gola. «La loro squadra ha avuto in sorveglianza due sospetti, entrambi svaniti nel nulla. La traccia è scomparsa, come se non fosse mai esistita. Non penso che il Mastino li stia arruolando, sono banchi di prova. Prima di scomparire la traccia diventava altalenante.»
«Quanti sospettati rimangono?» chiesi a bruciapelo.
«Siamo partiti da trentadue» disse Karen.
Damian sospirò. «Non è ciò che ha chiesto. Ne rimangono otto. Penso che quell'essere abbia attaccato il suo odore a persone a caso, qui in America, ma seguendo uno schema preciso, partendo da Haiti. Siamo stati fin troppo ciechi, presumendo che fosse inferiore. Ora sta distruggendo le pedine che non gli servono più e dimezza il campo. Arriverà il momento in cui ne resterà solo uno.»
«Ci sta portando dove vuole» ringhiò Coso Due. «Cosa succederà in quel momento?»
«Pensate che il prossimo possa essere lui?» ansimai, pensando al dolore di Will e della famiglia.
Damian annuì. «Oppure potrebbe essere il fratello minore, se non era nei programmi principali. Il piano rimane invariato: seguiremo i sospettati superstiti, cercheremo di prevedere le sue mosse dai loro movimenti. Lasciare una traccia è un simbolo indelebile, di sicuro quelle persone sapevano chi fosse o hanno interagito con lui più di una volta. Voi, fino a nuovo ordine, continuerete a rimanere qui a tenere d'occhio il fratello fuori dall'elenco, può essere che proprio lui sarà la nostra arma vincente. Se avete impedito che venisse ucciso la prima volta, forse il Mastino farà la sua mossa qui di persona. Noi andremo da suo fratello a Los Angeles, avremo comunque il supporto delle altre squadre e dell'OverTwo.»
«Qualcuno dovrebbe avvertirli!» mi indignai. «Indipendentemente se sapessero chi fosse o no, è impossibile che qualcuno si faccia uccidere di punto in bianco! Avete lasciato morire più di venti persone per il vostro interesse.»
Damian diede un occhio a Andy, sperando che fosse lui ad intervenire. Mio fratello si godette la scena soddisfatto, appoggiando la schiena sullo schienale morbido e sgranocchiando un biscotto alle noci.
«È sicurezza internazionale, Penny» mi riprese Damian a denti stretti. «È la prassi. Preferiresti che andassimo a dire a tutte quelle persone, che hanno fatto un accordo con quel mostro o che semplicemente si sono trovate in mezzo, che prima o poi scompariranno, per morire forse? Faremmo scoppiare un pandemonio enorme, e non solo con loro, ma con tutti, se si sapesse. A volte devi sacrificare qualcosa per arrivare ai tuoi risultati.»
«Ma ventiquattro vite umane non sono "cose"! E se ci fosse stato un tuo amico?» continuai fuori di me.
Drogo non osò controbattere e fece bene. Ero agitata, feci troppo capire che ci tenevo a Will, che in tutto quel tempo lo avevo preso come un amico, una conoscenza intima, a differenza di un sospettato pericoloso ed incerto. Ero stufa però che tutti considerassero Will come un oggetto.
«Se fosse stato un mio amico non si sarebbe messo in quella situazione» sentenziò aspro.
«Buon per te, allora» lo liquidai, mi alzai e uscii sbattendo i piedi, sentendo dei risolini da parte dei Cosi.
Drogo mi chiamò e mi venne dietro, seguendomi in camera e sbattendo per me la porta con tutta la furia che poteva. Rimanemmo lì per il resto della serata, oltre il tempo necessario dato che Damian e i suoi manichini se ne andarono poco dopo, finendo di sentire i resoconti e spartirsi i doveri principali. Mio fratello non venne a cercarci, rimase al piano di sotto con Karen a studiare un piano. Il suo comportamento di merda mi fece alterare ancora oltre.
«Lo ucciderà lui, lo so» borbottai agitata, camminando avanti e indietro.
Hejji mi seguiva nei movimenti, imitandomi, mentre Ryo e Drogo erano seduti sul mio letto mai utilizzato.
«Damian non può uccidere nessuno, anche se è un sospettato. Se Benjamin non farà nulla non può torcergli un dito, rimane comunque un umano. Verrebbe accusato di abuso di forza, persino lui avrebbe ripercussioni, specie con l'OverTwo intorno» cercò di farmi ragionare Drogo.
«Non sta parlando di quell'umano» gli fece notare Ryokku, non togliendomi gli occhi di dosso.
Drogo sbatté gli occhi e capì. «Pensi che Damian voglia uccidere Will? Che motivo avrebbe, è il meno sospettabile di un coinvolgimento in questo momento. Persino se il Mastino cercasse di attirarlo ce ne accorgeremmo e Will lo sa.»
Damian aveva un unico e stupido motivo per volere Will morto: la nostra vicinanza. La sua non si poteva definire gelosia o possessività, al contrario di Andy, bensì era il bisogno di avere il controllo su ogni cosa, sui suoi piani e sulla mia vita privata.
Mi presi la testa tra le mani e Hejji fece lo stesso. «Sarebbe più semplice se tutti ne fossero a conoscenza! Tu lo faresti mai, un accordo con lui, dico.»
Drogo distolse lo sguardo. «Ci sono molte cose che non potrò mai avere, credo che se qualcuno mi offrisse una strada in discesa accetterei...» Lo incenerii con gli occhi e lui si corresse. «No, insomma, no, non lo farei mai.»
«Non sei molto credibile» lo riprese Hejji Igel, scuotendo la testa con disappunto. Drogo si sfilò una ciabatta e gliela tirò. Il Demone evaporò abile in una risata, comparendo su Ryo. Si aggrappò alle sue spalle e si accoccolò a lui. «Io accetterei! Per esempio: al Nido nessuno mi dava mai dello zucchero filato, anche se lo volevo tanto. Se qualcuno mi proponesse uno scambio lo farei. Specie se è simpatico!»
La logica di Hejji era piuttosto infantile, tuttavia i Mastini erano esseri infernali, sapevano molto bene le debolezze dell'animo umano e la nostra razza era famosa per i suoi errori. Avevo cominciato a capire cosa l'ex professoressa avesse inteso come "il mio desiderio più intimo". Il mio mondo non poteva darmi il futuro che volevo. Solo a pensarlo, rendeva anche me debole.
La mattina successiva Damian se ne era già andato, nonostante questo il suo odore rimase a vagare nel soggiorno per molte ore. La prossima volta che lo avrei rivisto saremmo tornati insieme al Nido.
Drogo a volte usciva prima di me, non molto, mezz'ora o quindici minuti, talvolta si faceva accompagnare da Will e facevano tappa a sistemare le cose per l'allenamento pomeridiano o in un bar per un caffè divino.
Andy stava facendo colazione, presi velocemente il mio toast farcito e me ne andai. Mio fratello mi seguì e mi fermai solo quando rise.
«Cosa c'è?» domandai, pensando di essermi dimenticata di qualcosa di importante.
Si divertì a vedermi persa. «Oh, nulla, sei solo vagamente buffa. Noi due abbiamo sempre fatto colazione insieme. Stai cambiando le tue abitudini.»
Strinsi la presa sullo zainetto e mi irrigidii. «È un problema?» domandai a voce bassa.
Andy affilò lo sguardo. Eravamo a casa da soli, anche se mi avesse picchiata nessuno avrebbe potuto aiutarmi. Fece un passo e rabbrividii. Mi sistemò i capelli e strinse meglio il laccio della coda alta. «No, direi di no. Dove stai andando?»
«A scuola» mormorai, mordendomi il labbro.
«Davvero?» rimarcò. «Non è un po' presto?»
«Devo finire delle cose, non mi fido a lasciare Will nelle mani di Drogo, si distrae troppo facilmente e... In due è meglio, lo sanno tutti. In più devo consegnare un compito» spiegai.
Lui annuì. «Tu che ti fai coinvolgere così tanto da qualcuno... Sì, suona davvero buffo. Per me ci sono cose che non vuoi dirmi.» Il suo tono si appesantì. «È così? Cosa mi nascondi?»
Feci un passo indietro. «Nulla» dissi subito. «Ti dico sempre tutto, lo sai, no?»
«Non ne sono più tanto sicuro, ma ti consiglio di stare attenta. I segreti che accumuli prima o poi verranno a galla e potrebbero schiacciarti.» Mi diede un leggero bacio sulla fronte. «Vai» ordinò e velocemente girai i tacchi e uscii, non voltandomi.
Appena me ne andai, presi una grande boccata d'aria e tremai forte. Non per il freddo che penetrava dal colletto troppo aperto del giaccone o per l'ansia di non consegnare in tempo il compito di biologia, ma per la tensione con mio fratello. Erano in quei momenti in cui cercavo di stare lontano da lui il più possibile. Era come un giocattolo a molla che prima o poi sarebbe saltato fuori dalla scatola.
Al liceo nessuno fece domande sull'assenza improvvisa della professoressa Jefferson, l'OverTwo fece in modo che nessuno la cercasse, dicendo che era partita per assistere la madre malata. Mandò un'insegnante per fare supplenza, una certa Martha Williams, una segretaria del reparto di archivistica con il compito di tenere d'occhio il corpo insegnanti per evitare altri spiacevoli disguidi. Non era bella come la Jefferson, aveva più anni di quanti ne ammettesse, un'aria severa e voti bassissimi, tuttavia per conto mio insegnava molto bene.
«Ehi, ti va se dopo andiamo allo Smiley Smile?» proposi a Jessica, facendole l'occhiolino.
Sospirò pesantemente. «Mi piacerebbe, ma la Williams ha preso in mano i miei compiti precedenti e vuole che le faccia un saggio sulle opere classiche più significative dell'Ottocento. Non so neanche cosa c'era in America nell'Ottocento!» si lagnò.
«Avrai un bel percorso da fare» la presi in giro. «Ti aiuto io.»
«Grazie» mormorò sollevata, dandomi un bacio sulla guancia. «Will, sei dei nostri?»
Lui le sorrise. «Certo. Davvero volete prendere una granita in inverno?» Annuimmo e cantammo elogi alle granite alla menta in coro. «Ho capito, grazie. Facciamo dopo l'allenamento di football, ho promesso a Drogo di aiutarlo a ripassare i nuovi schemi per la partita. Austin è impegnato con i primi preparativi per il ballo.»
«Il ballo!» sognò Jessica. «Non vedo l'ora di andarci, ma anche vedere gli striscioni e i manifesti mi basta! È una atmosfera unica, di sicuro verranno incoronati Draven e Shia. Dobbiamo procurarci i biglietti in tempo, cazzo!»
Mancavano più di cinque mesi al ballo e l'unica cosa a cui pensai fu se Draven e Shia si fossero lasciati per la quinta volta in un mese o no. Erano più che altro conosciuti come la coppia "tira e molla", seppure lei fosse una delle più belle cheerleader della squadra di Liza e lui giocasse con Drogo, entrambi all'ultimo anno.
«Tu non hai mai visto un ballo, vero?» esclamò energica Jessica.
Scossi la testa.
«Lascia perdere» disse Will, incamminandosi verso la prossima aula. «Addobbano solo la palestra, sfere che brillano, musica a palla, pessimo cibo e una folla sudaticcia che salta in pista. Orrendo. Per non parlare di noleggiare la limousine, fare le foto, comprare i vestiti... È una serata inutile.»
Jessica aprì la bocca sconcertata. «Solo perché lo vedi in quel modo, è divertente se ci vai in gruppo con gli amici, ti divertirai un sacco! Noleggeremo una limousine e champagne di alta classe, baby, non puoi tirarti indietro. E poi dimentichi la cosa più importante della serata del ballo, quello che c'è dopo!» cantò.
«Cosa c'è dopo?» domandai curiosa.
«No, ti prego...» mormorò Will.
«Il sesso ovviamente! Spupazzi il tuo cavaliere, è il minimo! Dimmi, c'è qualcuno che vorresti spupazzare? Magari un bel giocatore di football» cantilenò euforica, facendomi arrossire.
C'era solo una persona con cui avrei voluto andare, però era impossibile.
«Porterò un amico» sottolineai.
«Già, il tuo tutore» si ricordò con pena. «Lui non fa mai sesso? Da quel che mi racconti mi pare molto un tipo frustrato, dovrebbe darsi da fare. Dio, è così bello. Gli farei fare un giro su questo treno se volesse, anzi, lo pagherei. Sarebbe eccitante.»
Will fece una smorfia. «Sarebbe illegale.»
Gli mostrò la lingua e io le diedi un colpetto. «Sai chi sarebbe eccitante? Il professor Petronovik, lui sì che è un bel pezzo di carne. Anche lui ha fatto la gavetta!»
Ridemmo insieme. «Mh, muscoli scolpiti e sudati, carne di soldato! Okay, in quel senso il professore sarebbe un bello spettacolo. Pensi che accetterebbe delle avance?»
«Il professore ti ha appena messo una F» le ricordò Will con una smorfia.
Esplosi a ridere. Dopo le lezioni andammo da Drogo e ci fermammo a prendere dei waffle caldi.
A casa Andy ci aspettava, come sempre, sul divano. Alcune volte ci lasciava in pace, solitamente a quel punto della giornata eravamo stanchi e di pessimo umore, tuttavia quel giorno decise di infierire particolarmente.
«Dove siete stati così a lungo?» ci chiese, rimanendo calmo sul divano a leggere un libro.
Guardai Drogo e lui deglutì, poi mise addosso la sua maschera di menefreghismo e rispose a tono. «A scuola, come sempre. Magari dovresti venirci anche tu, ogni tanto.»
Andy ridacchiò. «No, intendevo dopo essere usciti.»
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