XLV

La prima cosa che feci appena tornai a casa fu controllare la cartella medica di Will. Era immersa nella sua scheda, sotto altri fogli, ma con mio totale stupore non c'era traccia di quell'operazione medica. Cercai allora maggiori informazioni su Benjamin, scavando nelle informazioni della famiglia; dato che il sospettato principale era Will non c'erano grandi dati sul fratello maggiore. Dovevano per forza averlo tenuto d'occhio, era prassi, non mi spiegavo come poteva essere sfuggito un dettaglio simile.

Benjamin Baker aveva ventuno anni, aveva finito il liceo Sky High School con voti distinti e aveva iniziato il college, che aveva lasciato dopo meno di un anno per inserirsi in corsi e compagnie di recitazione e canto. Aveva avuto vari impieghi, nulla di rilevante.

C'era una sua foto più recente.

Era un bel ragazzo, molto simile ad Austin, con folti capelli castani e occhi scuri. Non pareva affatto un ragazzo cattivo, tuttavia non riuscii minimamente a collegarlo al resto della famiglia. Sembrò, anche ad un occhio inesperto, un estraneo.

Se il Mastino aveva davvero avuto rapporti con i Baker, era più logico che ne avesse avuti con Benjamin, il quale anche allora era fuori città. Doveva essere stato sicuramente nel periodo in cui le cose al Nido procedevano lentamente, in cui si cercava ancora di capire l'entità dell'essere; Benjamin aveva avuto un contatto con il Mastino, la scia si era creata e inconsapevolmente l'aveva passata al fratello con le trasfusioni. Poi poteva essere che dato il sangue perso o l'animo da Dominatore di Will avessero reso il segnale inversamente proporzionale. Benjamin era stato al sicuro, Will no.

Questo spiegava perché l'ex professoressa cercasse tanto di capire come mai dei Dominatori stessero vagando in quella zona. Benjamin poteva sapere cosa cercava il Mastino, sia in generale sia da me.

«Quindi è lui?» domandò serio Drogo, analizzando con me il rapporto vecchio. «Be', è possibile. I torni tornano.»

«È lui di sicuro» affermai. «Lo sento.»

Roteò gli occhi. «E come? Sento senso femminile? Quanti soldati sono morti grazie al sesto senso? Ci vogliono prove, Penny» mi accusò con tono basso. Sospirai delusa. Lo sapevo anche io. «Senti, io ti credo, ma non possiamo dirlo a Will. Non ci crederebbe mai, è suo fratello, lo difenderebbe. Anche tu non mi hai mai ascoltato su Andrew.»

Rabbrividii. «Lui è un altro discorso.»

«No, è lo stesso. Non capisco come tu abbia potuto stargli vicino in tutti questi anni dopo quello che ti faceva, poteva farti veramente male. È lo stesso principio e non lo vuoi capire, a volte i sentimenti non ti fanno vedere la vera realtà dei fatti» mormorò.

«Andy mi ha dato tutto. Anche tu proteggeresti Bill con tutte le tue forze. È un modo per ricambiare» lo liquidai.

Mesi fa ero pronta a morire per mio fratello, ripetevo che era l'unica persona che mi aveva voluto bene, mi aveva curata e mi aveva cresciuta nonostante le difficoltà. Da poco avevo cominciato a riflettere che avevo sprecato molto tempo dietro a lui, dimenticandomi di altre cose. Non mi ero mai imposta prima di venire qui, ecco perché Andy stava cambiando. Non volevo continuare ad essere trattata in quel modo.

«Dovremmo dirlo a qualcuno» ipotizzai.

«Lo credo anche io, ma il tempismo della tua illuminazione è pessimo. Lancer è fuori e ci siamo appena rimessi i GPS, se chiamassimo ora e dicessimo tutto il generale farebbe domande. Cosa potemmo rispondergli? Se poi scoprissero che eravamo da Will...» negò agitato.

Annuii, concedendogli quell'ipotesi. «Hai ragione... Dobbiamo aspettare almeno che inizino le lezioni del nuovo semestre. Andy non ci crederebbe mai in caso contrario. Ho letto e riletto i rapporti, come mai l'intervento non c'è?» bofonchiai scocciata.

Lui alzò le spalle. «Non è un vero e proprio intervento, può essere stato fatto in una clinica privata. Se il fratello vive a Los Angeles è possibile che sia andato in quella città per la cura. Mettere mano a simili documenti è facile, Benjamin avrebbe potuto nasconderli.»

«Credi sia colpevole?»

Fece una smorfia, poi annuì. «Ho sempre creduto a Will, adesso per qualche motivo sento che il fratello è immischiato. Forse il piano era che andassimo da lui a Los Angeles, non qui, e quando si è reso conto dell'errore abbia cancellato le tracce. Forse voleva proteggerlo, cancellando i file. Il nostro è stato un colpo di fortuna, brava, capelli di merda.» Mi diede una leggera spinta per farmi sorridere. «Può essere che hai risolto il caso. Damian e Khol creperanno di invidia.»

Mugugnai e misi via il rapporto, uscendo dallo studio. Mi sedetti sul divano e Drogo mi portò una tazza di tè, sistemando la coperta di pile sulle nostre gambe.

«Accuseranno suo fratello. Will non ce lo perdonerà mai...» Mi curvai e appoggiai la testa sulla sua spalla.

«Non è detto, è possibile che anche lui abbia fatto qualcosa di stupido o abbia degli amici che... Se ne occuperà l'OverTwo, non sono tipi che si mettono ad accusare o rapire qualcuno su due piedi, al contrario del generale. Faranno delle indagini. Non diciamo nulla a Will, non per adesso. Se troveranno le prove... lui capirà. È un ragazzo buono» buttò lì e si inclinò per osservarmi la testa. «Sai che gli piaci?»

«Mh.»

Lui sibilò. Non gli dissi che avevo ascoltato la conversazione che aveva fatto su di me. Non volevo che gli desse consigli o roba simile, in modo da far nascere in lui qualche speranza. Will era mio amico, nulla più. Era quel genere di cose che, semplicemente, o provi qualcosa all'inizio o è solo amicizia. Io per lui ero stata la ragazza che lo aveva difeso, lo aveva supportato sempre, per questo si sentiva in dovere di provare sentimenti del genere. Se avesse passato con me gli anni di Drogo mi avrebbe odiato di sicuro.

«Ehi, Drogo» gli dissi piano. Lui sollevò la testa. «Ti puzzano ancora le ascelle.»

Lui sghignazzò preso alla sprovvista, allargò le braccia e provò a stritolarmi, immobilizzandomi sul divano con una mossa di arti marziali.

In compenso, Lancer e gli altri non seppero che fossimo usciti. I giorni di vacanza passarono lenti e noiosi, non guardavo mai il televisore perché davano sempre aggiornamenti sul meteo, che in quei giorni era peggiorato, cancellando molti voli.

L'ultimo giorno dell'anno al Nido pioveva quasi con probabilità del novanta per cento, o nevicava. Non si faceva nessuna festa e i botti che sentivamo erano unicamente quelli provenienti dalle abitazioni di campagna più lontane, persino i fuochi delle città nella notte erano invisibili. Era vietato utilizzare fuochi artificiali, irritava i Demoni, perciò tutti trascorrevano la notte in famiglia e nessuno sentiva la mancanza di qualcosa di diverso.

Seppure fossi arrabbiata con Andy, il fatto di non averlo vicino mi rese insicura. Feci del mio meglio per non dare a vedere a Ryo o a Drogo il mio stato, così insieme preparammo la cena.

Quel giorno nevicava molto, Karen era passata solo la mattina e sia io sia Drogo avevamo finto di dormire per non doverle parlare, così ci aveva lasciato stare ed era tornata a casa sua. Persino Lancer e Keith ci lasciarono in pace quel giorno, anche se credetti che continuassero a tenerci d'occhio tramite il GPS, occupati con Will altrove.

Per cena preparammo della deliziosa pasta al ragù con melanzane e formaggio, pollo con purea e del del delizioso budino al cioccolato. Mangiammo in santa pace con il televisore acceso, tuttavia restammo in cucina e ci godemmo la cena che avevamo preparato, mentre Hejji e Ryo leccavano le pentole, disgustando i sapori che a noi piacevano. Guardammo poi La vita è meravigliosa, accompagnati da due tè bollenti.

Verso le undici e cinquanta iniziarono i botti, alcuni venivano lanciati da case vicino alla nostra, altri da delle imbarcazione sul mare. Il cielo scuro di nubi e neve si illuminò per molti minuti, esplodendo in fischi e botti di vari colori. Fu uno spettacolo bellissimo e guardammo dalla finestra i rumori e i colori sparati ad intermittenza.

Dopo un po' inclinai la testa, delusa dal silenzio. «Oh, è già finito...» mormorai, leggermente assonnata e malinconica.

Eravamo ufficialmente nel primo gennaio e pregai che le cose andassero migliorando.

«Be', ora i ragazzi andranno a darsi da fare» sibilò Drogo. «E io sono chiuso qui con te.»

Evitai di fargli notare che se avesse voluto avrebbe potuto togliersi l'orecchino e andare fuori, che lo avrei coperto io. Will era da sua nonna e sperai che stesse bene accanto alla sua famiglia.

Osservavo ancora il cielo pensierosa quando Drogo mi diede una leggera gomitata. «Ti sei impallata? Che ti prende?»

Alzai le spalle. «Mi sarebbe piaciuto vedere i fuochi artificiali ancora per un po'» ammisi. «Al Nido non abbiamo cose così belle, forse potevamo comprare qualcosa, tanto per divertirci noi due. Il prossimo anno ci organizziamo meglio!»

Drogo mi guardò e mise le mani a coppa. «Guarda.» La sua pelle si riscaldò e divenne rossa, fino a quando una fiammella divampò nel palmo della sua mano, scoppiando più volte. «Non sarà di mille colori, ma può andare bene.»

Sorrisi. «È perfetta.»

«E non venirmi così vicino, o ti brucerai» si lagnò velenoso.

Roteai gli occhi. «Non ti fa male quando lo fai? Me lo sono sempre chiesta.»

Non avevo idea se quel genere di Doni potessero o no fare del male al Dominatore, solitamente il Demone cercava di caricarsi la maggiore dose di dolore possibile, superata una soglia però anche un umano poteva farsi gravemente male.

Ci mise un po' a rispondere. «A volte» confessò neutro. «Ma siamo fatti l'uno per l'altro, bruciarmi è impossibile. Sono molto resistente.»

«Ah-ha» lo apostrofai, mettendo a lavare le ultime tazze sporche.

Quella notte feci un incubo. Erano mesi che non li avevo.

Sognai che Andy stava tornando dall'Inghilterra in aereo e che si ritrovò in mare, quasi annegando. Alderyu volava sopra di lui, senza aiutarlo, in attesa del momento migliore per divorargli l'anima.

Io ero distante. L'acqua del mare era gelida, non sentivo più le dita delle mani e dei piedi, però in qualche modo mi sforzavo di continuare a nuotare. Nel mio istinto sapevo che da come annaspava non sarebbe rimasto a galla per molto. Perdevo tempo a tremare invece che nuotare contro il tempo.

«Arrivo!» provavo ad urlare.

Lui non mi sentiva.

All'improvviso sentii un'altra voce, quella di papà, dalla parte opposta. Anche lui stava per annegare, anzi, il viso sporgeva poco oltre il livello dell'acqua e le onde lo sormontavano. Si contorceva in modo ignobile, faceva degli orribili lamenti e il suo Demone lo attaccò, lacerandogli il viso e la gola.

Delle mani mi afferrarono le braccia e mi portarono sopra un gommone giallo, non molto largo. Damian mi immobilizzò e mi salì sopra con forza, mentre il mare si tinse di nero e le sue fauci inghiottirono Andy negli abissi. Continuai a urlare forte, disperata, mentre l'ombra dietro Damian continuava a crescere e gli crebbero artigli e fauci, pronti a divorarmi. Non potevo fare altro che urlare e chiudere gli occhi, come sempre, sperando che tutto finisse presto.

«È tutto okay» mi consolò una voce rassicurante.

Non riuscivo ad aprire gli occhi, era come se fossi in uno stato catatonico. Non ebbi alcuna paura. Scomparve non appena un lieve calore mi avvolse il corpo. Delle braccia sottili mi abbracciarono strette, dove prima c'era il materasso e mi sollevarono contro di esse. Anche se mezza addormentata e intontita dall'eco delle onde, mi accorsi subito delle mani che mi sfiorarono la vita, morbide e soffici come piume, troppo affusolate e delicate per essere quelle di Drogo o il Damian dei miei incubi.

«È solo un sogno, ci sono qui io» mormorò al mio orecchio con un sussurro roco. «Ssh.»

Delle ali mi coprirono completamente, scacciando il timore di quel mondo immaginario. Mi rilassai e spinsi la testa contro le piume corvine, trovando conforto immediato, tornando a dormire con il rumore del fischio del vento.

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