XLIX

(Colonnello Rick Marion)

Non mi sarei mai sognata di provare o fare una cosa simile, nemmeno per scherzo. Questo prima di trasferirmi a San Francisco. Quella città mi aveva fatto scoprire cose nuove di me stessa, cose che nemmeno immaginavo, gusti, emozioni ed eventi. Le persone che avevo incontrato sulla via avevano messo un profondo tarlo nella mia mente, spingendomi a pormi sempre più dubbi. Il rapporto con Andy si era incrinato per questo, lo sapeva anche lui, eppure nonostante la tristezza che mi accompagnava costantemente, una nuova felicità aveva preso posto nel mio cuore: la libertà.

Libertà di essere chi ero davvero. Di fare le cose che mi piacevano. Di mangiare le cose che mi andavano. Di passare il mio tempo con gli amici, divertendomi. Di non essere più trattata come un comune oggetto. Di amare la persona che volevo.

Quell'esperienza con Ryokku servì a farmi capire con quanto ardore volessi continuare a restare lì, con lui, con i miei amici, senza le pressioni del Nido. Non volevo più essere un soldato, però era impossibile per me.

Quando tornammo al mondo reale non ebbi alcun dolore, nessuna fitta alle gambe, al collo, dove mi aveva baciata e morsa. Dentro di me soffrivo perché non poteva lasciarmi segni visibili, ma per me la sua sicurezza era al primo posto, per questo si trasformò in corvo e venne a stendersi vicino a me, durante il resto della notte.

Andy e Drogo non tornarono tardi, li sentii discutere ancora in soggiorno in tono sommesso, timorosi di svegliarmi. La commissione aveva decretato che finché non fosse stato un intralcio considerevole alla missione, Drogo poteva partecipare alle attività della scuola, come me. Ad Andy questo non andò mai giù.

La mattina seguente, Andy non c'era, così nemmeno Karen e me ne stupii molto, essendo un giorno di scuola normale. Solitamente ci svegliava lui in tempo e fu una fortuna essermi svegliata giusto in quel lasso di tempo per colpa di un clacson in strada.

Non parlai a Drogo, anche se lui ci provò e preparammo colazioni diverse.

Quasi alla fine della colazione, fatta dai miei religiosi silenzi, dalle sue occhiate insicure e le prese in giro di Hejji, si stufò e mi chiese perdono. «Okay, senti, mi dispiace, per qualunque cosa io abbia fatto o detto, mi spiace. Smettila di tenermi il muso.»

«Io non ti sto tenendo il muso» rettificai velenosa, finendo il mio succo.

«Sì, invece, non voglio che tu mi odi.» Anche al Nido non lo avevo mai odiato davvero, ero perlopiù infastidita dai suoi comportamenti egoistici, tuttavia non lo avevo mai detestato. «Mi dispiace non averti detto del computer, lo avrei fatto, ma...»

«Ma cosa?» lo bloccai agitata. «Pensavo che fossimo d'accordo, niente bugie tra noi, niente segreti. Eri l'unica persona su cui contassi e questo per te non ha significato nulla. Sai bene quanto per me è difficile emanciparmi da mio fratello e tu te ne esci con quel coso nascosto! Non sono arrabbiata perché lo hai comprato, ma perché non me lo hai detto!»

Drogo sbatté gli occhi e lasciò il suo uovo strapazzato a metà. Sollevai gli occhi e mi alzai da tavola, facendo per sparecchiare con velocità.

«Ti chiedo scusa, okay?» tuonò furente. «Pensavo mi dicessi le stesse cose che mi hanno detto gli altri, del tipo "ti distrai troppo facilmente", "non ti serve" e cose così. Al Nido lo facevi sempre» mi accusò e mi voltai con le guance rosse.

«Al Nido» sottolineai.

«E ti incazzi perché ho paura della tua reazione?» domandò incredulo.

«Tu avevi paura che mi alleassi con mio fratello» chiarii e lui sobbalzò, colto nel punto. «Non ti avrei mai detto una cosa simile, specie costatando costa stiamo facendo insieme. Ti avrei consigliato un posto migliore per nasconderlo, anziché sotto il materasso. E poi se anche fossi stata d'accordo con lui? Il Drogo che conoscevo mi avrebbe mandata a quel paese e si sarebbe fatto gli affari suoi.»

«Be', sono cambiato anche io» ringhiò infastidito.

Alzai le spalle. «Potevi dimostrarmelo.»

Drogo avrebbe potuto fidanzarsi con Jessica o con Austin, non me ne importava. Volevo solo che fosse felice, come lo ero io in quel periodo. Avevo bisogno di un amico che mi capisse e volevo lui.

Drogo si sentì in colpa e si grattò il braccio, facendo una smorfia. «In ogni caso è tutto fiato sprecato. Me lo hanno confiscato, non lo hanno ritenuto utile al mio incarico.» Si tornò a sedere e potei notare la grande delusione nel suo volto. Non era rabbia, solo amarezza. «Mi hanno fatto una predica enorme, però almeno non mi hanno fatto uscire dalla squadra. Il tenente merdoso diceva che quegli svaghi disturbavano l'andamento della missione, ma sono riuscito a convincere la commissione che passare troppo tempo insieme ad un unico ragazzo senza fare altro può risultare strano. Finché Will non farà nulla e i miei voti rimarranno stabili posso giocare. Niente pc però. Il fratellone non era molto contento.»

Lo immaginavo bene. Andy voleva tenere tutto sotto controllo, la scuola ci aveva dato troppe libertà di espressione e se ne stava pentendo. Aveva avuto ragione quando mi aveva detto che adoravo il Nido perché non conoscevo altro; quel posto era una prigione, io avevo bisogno del mondo esterno.

Mi tornai a sedere piano. «Ti ha... fatto del male?» chiesi sottovoce. Scosse la testa. «Perché hai comprato quel pc, a cosa ti serviva?» Esitò a rispondermi. «Dio, Drogo, se volevi guardare i porno potevi aspettare la mezzanotte. In TV c'è...»

«Non è per i porno, cogliona!» mi liquidò con le guance rosse. Incrociò le braccia e sbuffò. «Will mi ha fatto provare un gioco online dal suo pc e mi è subito piaciuto. Nelle pause mi insegnava a giocare, ma dato che si deve scaricare il programma non potevamo giocare in due nello stesso pc. L'ho comprato solo per...»

«Un videogioco? Tu?» ripetei. Scoppiai a ridere. «No, davvero. Su che siti porno andavi?»

«Ecco perché non ti ho detto niente!» Si agitò e si alzò dalla tavola. Mi scusai in fretta e lo pregai di spiegarsi meglio, per farmi capire. Era Will il patito di videogiochi, non Drogo. Lui a malapena sapeva come far funzionare il forno a microonde. «Si chiama League of Legends, è il suo fottuto MOBA preferito, scegli il campione che più ti piace, ce ne sono tantissimi e tutti con diverse abilità, maghi, tank, support e devi distruggere il Nexus avversario. Will è oltre il livello cento, ho appena iniziato e mi sta dando consigli, dato che a volte mi infilano la R su per il culo» si lamentò.

Hejji lo guardò e aprì la bocca. Nemmeno lui capì nulla di ciò che aveva appena detto, a parte il nome del gioco e restò imbambolato. Mi avvicinai piano al ragazzo, dopodiché lo afferrai per le spalle e lo scossi.

«Esci fuori da questo corpo innocente, Demone nerd dei videogiochi!» urlai, imitando un esorcismo, proprio come nell'ultimo film che avevo visto con lui, The Nun. Drogo mi diede una spinta per allontanarmi e poi scoppiammo a ridere. «Sei un piccolo nerd!»

Scrollò le spalle. Dapprima lo avrebbe preso come un insulto, ora gli piacque persino. «Pace fatta?»

Annuii e lo abbracciai. Mi strinse forte, quasi stritolandomi. «Sì, però se mi nasconderai altre cose ti uccido, e questa volta per davvero!»

Speravo che fosse davvero così, quella volta. Ero una persona buona di natura, per quanto qualcuno mi facesse male ero abituata a dargli seconde o terze possibilità. Non ero masochista, credevo soltanto che forse ero io nel torto a non aver capito l'altro e che quella era un'opportunità anche per me. Un difetto da sorvegliante; un difetto che aveva instillato in me Andy con gli anni.

Ryo era l'unico a non chiedermi seconde occasioni. Lui non mi feriva, non mi tradiva, faceva del suo meglio per capire le mie abitudini umane e agire di conseguenza. Io facevo lo stesso, o almeno quando non eravamo impegnati in modi più piacevoli nel suo mondo, mi interessavo al suo mondo. Non si ricordava quasi nulla del mondo fuori dalla falce, ma mi feci raccontare come lui viveva le cose, come fosse bere il sangue umano e cosa significasse vivere dentro un'altra persona, sentirla respirare e pensare come un unico frammento vitale. Alcune volte si divertiva a trasformarsi in umano e io lo osservavo persa, pensando a quanto sarebbe stato semplice se lo fosse stato davvero, se ci fossimo incontrati a scuola come normali studenti e innamorati. Fantasticavo sulle uscite insieme, ai baci dati in corridoio, a l'amore fatto in macchina, ai compiti copiati dall'altro. Sarei tornato da lui al Nido se fosse stato un comune soldato. In ogni caso, umano o Demone, me ne ero innamorata e quello di per sé era meraviglioso. Non avrei mai potuto presentare Ryokku a nessuno, né a Andy né a Jessica, non avrebbero mai potuto notare la sua enorme gentilezza senza giudicarlo per il suo aspetto, i suoi occhi neri e la sua falsa natura. Tornare al Nido e sposare Damian non era niente a confronto della paura di poterlo perdere per sempre.

Quel weekend ci fu un incontro inaspettato. Oramai io e Drogo di domenica eravamo abituati a dormire fino a tardi, le nove o le dieci al massimo e restavamo in pigiama tutto il giorno, tuttavia e non seppi il perché mi svegliai prima, sentendo che ci fosse qualcosa che non andava.

Ryo mi lanciò un'occhiata, volò sul letto e si accoccolò in un bozzolo di coperte. «C'è un essere umano di sotto, uno comune. Credo che sia un agente dell'OverTwo, sta parlando con tuo fratello» mi informò.

«Un agente? Tipo o'Riley o...»

«Un soldato, direi. Alderyu ha addensato l'aria, pare proprio un incontro segreto. Sei pronta a cacciarti nei guai, bestiolina?»

Mi stropicciai gli occhi, gli diedi un bacio leggero sulla testa e scesi dal letto. Dormivo ancora con Andy, a parte le notti in cui sapevo che non sarebbe rientrato presto, perciò fingevo di essermi addormentata altrove, sul divano o in camera mia. Dormire da sola mi inquietava, sapevo che non avrei dormito a lungo se avessi iniziato da un momento all'altro a cambiare, d'altra parte anche mio fratello non l'avrebbe presa bene.

Mi infilai le ciabatte e uscii. Sbirciai in camera di Drogo e lo osservai dormire profondamente con una mano sotto la testa, i capelli disastrati. Chiusi piano la porta della sua stanza e scesi di sotto, il soggiorno era libero, tuttavia, prestando una specifica attenzione, percepii il potere di Alderyu condensato verso la cucina.

Notai un uomo che non avevo mai visto, seduto al tavolo insieme a mio fratello, circondato da decine di fascicoli e fogli pieni di scritte e foto. Andy alzò gli occhi stupito, tuttavia mi parve stizzito nel vedermi lì. Si morse il labbro, zitto e fui certo che stesse mentalmente insultando Ally.

L'uomo mi diede le spalle, ma appena mio fratello mi guardò si girò. Portava una giacca scura e i pantaloni mimetici, pesanti anfibi di pelle e numerose targhette come ciondoli. Aveva un viso scolpito dall'aria severa, piccoli occhi verdi e varie cicatrici sul viso, vecchie di anni, rosate e un po' raggrinzite, come quella sul sopracciglio destro e quella sul mento, sotto una leggera barba mal tagliata.

Alzò un sopracciglio e guardò dall'alto in basso il mio pigiama con i coniglietti, mi ficcai le mani nella tasca grande della felpetta di pile, schiarendomi la gola.

«Tu che ci fai qui?» mi domandò mio fratello.

All'inizio pensai che non avesse idea che fosse domenica, per questo ritenesse strano che alle otto e mezza fossi a casa, in pigiama, però poi intuii che era il tempismo ad essere sbagliato.

«Avevo sentito dei rumori, pensavo fosse entrato qualcuno in casa» dissi a casaccio e lo vidi rilassare le spalle. «Posso fare colazione o devo andare via?»

«Siediti vicino a me, c'è della marmellata o dei cereali. Prendi quello che vuoi» mi disse gentile, facendomi spazio sul tavolinetto rotondo.

L'uomo guardò il movimento e poi me, come se non si aspettasse affatto anche lui la mia presenza. Presi una tazza, il latte e i miei cereali al cacao, mettendomi seduta. Gli sorrisi con gentilezza e gli porsi una mela.

«Ne vuole un po'?» domandai. Scosse la testa. Gli porsi la mano e lui sobbalzò. «Io sono Penny» mi presentai gentile.

«Lo so» mi disse l'uomo. La sua voce era roca e dura, come il suo aspetto. «Ho letto il tuo fascicolo.»

Mi ficcai un cucchiaio di cereali in bocca, ritirando la mano. Andy mi picchiettò un dito sul polso. «Lui è il colonnello Rick Marion, ci ha aiutato molte volte con gli affari dell'OverTwo, specie dopo l'attacco. Te ne ho già parlato.»

Feci un mugugno meravigliato. Ricordavo il suo nome, anche se molto vagamente. Erano in molti all'OverTwo a non vedere di buon occhio la nostra permanenza con i Demoni selvaggi in quella casa e quel colonnello era tra i primi della lista: uno della razza di Ryo e Hejji gli aveva ucciso la moglie e la figlia.

Al Nido non sarebbe stato trattato in modo migliore, morire era una cosa normale nella vita, sia in missione, ma nel mondo comune no. Una persona non superava traumi così in fretta.

Trangugiai una manciata di cereali, intanto Andy mi sbucciò un'arancia e mi posò le fette vicino alla tazza di ceramica. Il colonnello mi guardò a lungo e io glielo lasciai fare, chiedendomi che cosa pensasse in quel momento.

«Non sei un po' troppo piccola per questa missione? Quanti anni hai?» mi chiese, prendendo un fazzoletto dalla tasca e porgendomelo.

«E lei?» lo rimbeccai.

«Scusala» mi bloccò mio fratello, scuotendo la testa. «Di solito la mattina è più silenziosa.»

«So come possono essere le adolescenti» mormorò vago. «Mi dispiace averti svegliato, Penny, sono solo passato ad informare il caposquadra delle nuove informazioni in nostro possesso. I dati che ci avete dato ci sono stati utili, abbiamo fatto molti controlli sulla possibile provenienza del Mastino.»

«Avete avuto contatti con il Re?» domandò Andy con tono flebile.

«Continua a dirci che i suoi cani sono sotto controllo, né lui né gli altri Mastini hanno avvertito la presenza di un fratello, perciò abbiamo eliminato quella pista. Il dato che quel mostro ha dato ai ragazzi era vero, non proviene dall'Inferno, è stato generato qui.»

Tossii un risatina nervosa. «Non si può creare un Mastino dal nulla, è ridicolo.»

«Non è da esseri umani cercare di superare ogni limite, in fondo?»

«Penny, finisci di mangiare e vai» bofonchiò Andy, sospirando.

Feci una smorfia, mordendo un pezzo di arancia. Il colonnello Marion prese alcuni fogli da una cartella e li passò a mio fratello, il quale li lesse con attenzione. «Ho fatto delle copie, queste sono per te, nel caso volessi studiare i file raccolti. Le documentazioni audio e video te le hanno già inoltrate per e-mail. Se riuscissimo a capire come questo essere ha trovato la vita possiamo trovare un modo per distruggerlo.»

Alzai il mento e lessi la prima riga di uno dei rapporti. «Umbrella Corportaion?» domandai stranita. «È una ditta?»

«L'Umbrella era un'associazione che si occupava della gestione delle Sacre Reliquie, una specie di dipartimento a sé, ma che trattava per la maggior parte di ricerca astratta. Volevano capire cosa ci fosse di concreto dopo la morte, cosa succedeva all'animo di un essere umano nei mondi non terreni e l'influenza che esseri non terreni davano alla natura. Alcuni scienziati si spinsero troppo oltre, volevano avere risposte tangibili e si staccarono da quella corporazione. Lavorarono in segreto e per molti anni rimasero attive nell'ombra.»

«Pensate che un gruppo di scienziati possa aver dato vita a quella creatura?»

«Abbiamo preso in considerazione questa pista» affermò. Abbandonai la mia colazione e presi uno dei fogli pinzati per leggerlo. Il colonnello mi bloccò, quasi rubandomi il foglio dalle mani. Strinsi la presa e non mi mossi. Lui lo lasciò. «Si divisero in molte compagnie minori, Messico, Canada, Vienna, Londra. Ora sono state tutte sgombrate e fatte a pezzi. Se ne occupò l'Umbrella, dichiarò tutto una svista tecnica e le acque si calmarono. Abbiamo ritrovato solo alcuni vecchi file, abbiamo ben poco su cui basare la nostra indagine.»

«Be', andate da quelli e chiedeteglielo direttamente» proposi.

«Un paio d'anni dopo l'OverTwo ha chiuso il loro dipartimento e ciò che rimaneva della sezione operativa è stato assorbito, ora è un tutt'uno con noi. Non c'è niente. Non è rimasto nessuno della vecchia sezione, molti sono morti di vecchiaia. Chi era rimasto è scomparso. Un intero team è stato ritrovato morto, apparentemente senza motivo. Erano tutti sparsi in molte parti del mondo, alcuni avevano persino cambiato nome, eppure verso lo stesso periodo sono stati ritrovati senza vita. Questa non è una coincidenza.»

Andy respirò forte, posando i gomiti sul tavolo. «Il Mastino si è voluto vendicare, o stava cercando qualcosa di suo interesse, magari. Lo stesso motivo per cui si è fatto vivo con così tanti anni di stacco.»

«Perché non attaccare prima, dopo il putiferio che si è generato dalle tre fazioni a New York? L'OverTwo era in grande movimento in quel periodo, sarebbe stata l'occasione migliore per attaccare. Da quel che ho potuto costatare, quel mostro non ha una tattica militare valida, va ad intuito e piacere. Cosa può destare il suo interesse in semplici umani?»

«Magari ha fame» proposi, alzando il mio spicchio di arancia.

«O magari è solo stupido» mi bloccò. «Non può esporsi oltre il dovuto, sta cercando qualcosa, ma non lo ha ancora trovato. Non lascia scie di sangue al suo passaggio, fa fare il lavoro ai suoi sottoposti, questo ci fa già capire che ha un corpo materiale. Di solito i Demoni non lo hanno sulla terra, specie quelli selvaggi, ma lui ne ha uno. Si muove liberamente senza essere visto, senza destare alcun sospetto tra gli altri simili. Si sta mescolando agli umani, in attesa» sentenziò Andy.

«Dobbiamo capire cosa sta cercando» disse il colonnello, strofinandosi il ponte del naso.

L'OverTwo aveva origini antiche, non quanto il Nido, ma aveva accumulato molti libri di storie da tramandare. Troppi uomini si erano messi in testa di andare oltre alle loro umane possibilità e l'idea di sapere se fosse vero ciò che il colonnello ci aveva appena detto mi terrorizzava. Il Mastino era nato in un laboratorio scientifico, non aveva ricevuto l'amore dei suoi fratelli e probabilmente non li aveva mai visti, loro nemmeno. Non riuscivo ad immaginare cosa stesse cercando, se avesse voluto andare all'Inferno gli sarebbe bastato usare i suoi poteri e alcune maledizioni per aprire un varco, tuttavia utilizzare nuovi Demoni e umani era più una dichiarazione di guerra.

Voleva attirare l'attenzione, come i miei sorvegliati. La maggior parte di loro non voleva fare del male a qualcuno, il loro desiderio era unicamente quello di essere ascoltati e capiti. Era il mio compito principale. Quelli che rimanevano, senza logica, volevano solo provocare disastri e rimanere a guardare. Temevo di scoprire troppo tardi la vera fazione del Mastino.

«Che esperimenti conducevano i team divisi?» domandai.

«Alcuni tentavano di trasformare degli umani in Demoni, imprigionarli, perfezionarli al limite dei geni per usarli. Alcuni utilizzarono degli uomini per sapere cosa ci fosse oltre questo mondo, li torturavano mentalmente e fisicamente fino al limite della sopportazione, come bestie, li chiamavano Martiri. Hanno portato l'Inferno sulla Terra, spero che Dio ci aiuti.»

Andy sorrise debole. «Se c'è un Dio lassù, suppongo sia abbastanza intelligente da non avvicinarsi troppo a noi.»

Torturare persone innocenti solo per avere delle risposte non lo credevo possibile. L'umanità intera si era sempre posta alcune domande, vivere mille o duemila anni senza una risposta non ci avrebbe resi più deboli o menefreghisti di quanto già fossimo. Era una questione di fede, credere o meno, nessuno ti giudicava per cosa sceglievi.

L'ottavo Mastino doveva aver sofferto molto.

«Mi spiace per lui» commentai e sia mio fratello sia il colonnello mi gettarono delle occhiate sinistre. «Molto probabilmente non aveva idea di cosa potesse fare, non ha scelto lui di venire al mondo, no? Devono avergli fatto cose terribili.»

«Non mi interessa» rispose Andy senza fatica. «Quei mostri vanno eliminati.»

Un brivido d'orrore mi scosse la schiena. Non potevo credere che mio fratello avesse detto una cosa simile. Nostro padre ci aveva insegnato dei principi, qualunque essere vivente andava rispettato e nessuno era inferiore o superiore all'altro. Era stato lui a darmi ragione quando il generale Mordecai aveva sentenziato il verdetto di morte a favore dell'ex sergente, era lui che aveva espresso il mio medesimo pensiero. L'Andy che conoscevo non avrebbe mai detto una cosa simile.

Il colonnello mi prese un polso e lo strinse. «Penny, quelli sono dei mostri, non hanno valori o coscienza in quello che fanno. Il Mastino non si farebbe scrupoli ad ucciderti se ti vedesse indifesa, non devi mai più dire una cosa del genere. Molte persone innocenti lo hanno vissuto con i loro occhi, hanno sofferto pene indescrivibili, quello che puoi fare è portare loro degno rispetto. I vostri Demoni sono pericolosi, vi uccidono, pensa a quelli fuori dal vostro controllo. Mostri del genere vanno eliminati, l'ho giurato sulla mia famiglia e manterrò la mia promessa. Capisci da che parte vuoi stare» si raccomandò furente. «La ferita alla mano chi te l'ha fatta?»

Strinsi le labbra. «Da sola, grazie.» Un Demone aveva ucciso la sua famiglia, era logico che li odiasse in generale, era più semplice conservare un pregiudizio che comprendere che aveva passato la vita ad odiare una razza ingiustamente. Ryokku ne era la prova. Era più umano lui di molti altri. «Può essere che quella creatura sia il figlio di un umano e di un Demone? Può essere che...» buttai lì e venni interrotta da un'acida risata.

Il colonnello scosse la testa. «No, questo non è possibile, stai tranquilla. Nemmeno con tutti i malefici possibili un umano e un Demone sono compatibili e anche se si accoppiassero, l'umano morirebbe subito. I Demoni sono velenosi, portare un feto per una donna è impossibile, le succhierebbe via il sangue in meno di due giorni. I geni degli uomini non sono abbastanza forti per poter attecchire su un Demone femmina, i loro organi interni sono più duri e compatti. Non c'è niente che la natura vuole far riprodurre in loro. Niente» sottolineò aspro, quasi comico.

Quando se ne andò lasciò un profondo vuoto dentro di me. Se Ryo e io fossimo rimasti nel mondo reale io sarei morta, lui non avrebbe mai voluto farmi del male, però era qualcosa che andava oltre il nostro volere. Non ne avevo il controllo.

Avevano scoperto la probabile origine del Mastino, qualche team aveva assemblato il suo DNA, gli avevano dato una forma solida e lo avevano incatenato con amuleti, sigilli e maledizioni. Probabilmente aveva ragione Andy, voleva vendicarsi sulla pelle degli altri per ciò che aveva subito in passato. Ciò mi riportava sempre a me stessa, cosa c'entrava con me? Uno degli scienziati era un mio parente e io una sua futura vittima? Non mi aveva cercata, però, o a quel punto sarei morta come tutti gli altri.

Ero stata trovata a Londra, sapevo questo.

Mentre Andy congedò il colonnello, aprii le sue cartelle e cercai il foglio della sezione d'Inghilterra. Non avevo sentito affatto male, c'era stata davvero una sezione che aveva avuto la base a Londra e quando lessi il nome di mio fratello nella squadra delle forze dell'operazione, il sei novembre, capii che mi aveva trovata lo stesso giorno in cui l'ultimo pezzo dell'organizzazione fu rasa al suolo.

Non mi pareva una coincidenza. Era possibile che provenissi dallo stesso laboratorio da cui era uscito il Mastino?

«Andy» lo chiamai curiosa, alzandomi. Lui tornò da me e guardò le carte che avevo in mano. «Qui c'è il tuo nome» gli feci notare.

Lui alzò il sopracciglio, lesse qualche riga e annuì. «Ah, sì. Me lo ricordo bene, era la mia prima missione dopo aver stretto il Patto con il Demone. Eravamo stati incaricati di distruggere la base di alcuni pazzi fanatici che operavano strane cose sul corpo umano, o almeno così ricordo. Anche il colonnello Marion lo ha notato ed è venuto subito qui.»

«Era una dell'Umbrella?» chiesi.

«A quel tempo nemmeno sapevamo cosa fosse, ma suppongo di sì. Nessuna delle basi era collegata all'altra, non avevano contatti. Operavano in modi diversi, presumo che ogni team avesse opinioni differenti dagli altri e abbiano deciso di essere autonomi. Non c'è niente sulla base di Londra» affermò.

«Come lo sai?»

«Distruggemmo tutto. Io e gli altri eseguimmo solo gli ordini, se avessimo saputo ciò che stavano facendo avremmo prestato più cautela. Ti trovai quel giorno, ti ricordi? Percorrevo le vie di Londra quando ti vidi, mezza svenuta, sporca e affamata in un vicolo pieno di immondizia. Sembravi proprio un topolino!» scherzò freddamente.

«Andy, tu lo sai da dove vengo? Mi hai davvero trovata per puro caso o stavi cercando qualcosa?» domandai cauta. I suoi occhi saettarono sui miei, attenti. «Dimmi almeno questo: hai mai pensato che non fosse una coincidenza che tu mi abbia trovata proprio il giorno dell'operazione speciale? Il colonnello ha detto che in molte strutture avevano cavie umane, tu hai dovuto distruggere tutte le prove, quindi quante persone hai ucciso lì? Il tuo soprannome deriva da quella carneficina, giusto?» Lui non mi rispose. «Tu volevi usarmi?»

Pensavo che si mettesse a ridere o alzasse gli occhi al cielo, eppure con semplicità mi rispose: «Sì. Te l'ho detto molte volte. Io non ho alcuna utilità a raccogliere la spazzatura da terra. Non eri uguale alle altre bambine della tua età, per questo ti presi e non ti tagliai il collo seduta stante. Avevi bisogno di qualcuno e io di un riconoscimento. Ora che lo sai cosa vuoi fare, mocciosetta? Sei arrabbiata con il fratellone?» mi apostrofò con un sorriso freddo e sornione.

Strinsi i pugni. Andy aveva sterminato tutte le persone che erano in quell'edificio, cominciavo sempre più a vedere il vero "mostro di Londra" anziché il fratello con cui ero cresciuta. Le sue azioni non erano poi così diverse dal Mastino, perché allora quella creatura era etichettata come minaccia e Andy come eroe? Provenivo da uno dei laboratori, non ne avevo più dubbi e Andy mi aveva lasciato in vita perché non aveva notato niente di diverso in me, a differenza del sottoposto del Mastino. Io ero speciale.

«No,» negai «non sono arrabbiata, non con te. Tu mi hai portato a casa, mi hai cresciuta e anche se più volte sei stato duro con me non posso odiarti. Potevi lasciarmi morire e invece mi hai salvata. In questo te ne sono grata. In tutto questo tempo ti sono stata utile, almeno, come hai detto?»

«Mi hai tenuto in vita» mi disse con tono flebile. «Sei stata l'unica che in tutti questi anni mi abbia mantenuto il mio cuore umano. Sei la mia unica ragione di vita, Penny. Ucciderei per te, questo lo sai. Prometto di essere un fratello migliore di quello che sono stato, non c'è nessuno a questo mondo che ti ami più di me, mi credi?»

Ryokku rabbrividì. Non capii perché, tuttavia qualcosa lo turbò.

Andy mi fece una carezza sul viso e io non mi scansai. I suoi occhi non erano affatto dolci e affettuosi come una volta, erano diventati freddi, calcolatori e percepivo che nemmeno con mille scalpelli e abbracci avrei potuto riaverlo indietro.

«Tu mi ami, non è vero?» mi domandò e la sua voce si spezzò. «Non mi lasceresti mai morire, no?»

«No, ovviamente...» mormorai a disagio.

«È quello che volevo sentire» disse pacato, dandomi un bacio sulla fronte. «Tu lo sai che odio le bugie, fai attenzione a cosa dirai. A volte mi fai proprio saltare i nervi. Il tuo interessamento ossessivo per i Demoni mi preoccupa, chi ti ha messo queste idee in testa? Drogo? Il generale?»

«No!» berciai collerica. «Nessuno...»

«E allora cosa devo questo interessamento?» Si avvicinò e tremai leggermente. Ryo si mise all'erta. Andy mi sorrise, prendendomi in giro. «Oh, suvvia, stavo scherzando, scherzavo! Non sono di certo io il mostro da cui devi difenderti! Le posizioni le sai, se dovessi tradirmi non ti perdonerei mai, anche se ti amo tanto e dato che tu hai detto lo stesso presumo che starai dalla mia parte. Non hai nessun altro a parte me» gongolò, tornando in cucina.

Si sbagliava. Dalla mia parte avevo i miei amici, Drogo e Ryokku. Loro erano il mio vero esercito.

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