XLIV
(Comunicazione di servizio: da oggi ci saranno due aggiornamenti a settimana, mercoledì e sabato!)
Giocherellai con le dita. «No, in effetti no. Veniamo davvero dal Regno Unito, ma non abbiamo mai viaggiato in giro per il mondo. Questa è la prima volta che usciamo» rivelai.
«Usciamo?»
«Dal Nido.»
«È una delle basi militari più forti e autonome del mondo» chiarì Drogo, incurvandosi in avanti. «Siamo soldati, cadetti, non liceali. Noi ci occupiamo di uccidere... delle entità malvagie che infestano questo mondo...»
«Entità?» Will corrugò la fronte. «Tipo i Demoni?»
«Sì. E per farlo... adoperiamo degli armamenti che usano le stesse loro frequenze, in modo da eguagliarle.»
«Quindi avete armi magiche.» Drogo annuì e Will ridacchiò, pensando che scherzasse. Mi guardò e io annuii. Tornò serio. «Davvero?»
«Dentro le nostre armi sono intrappolati degli altri Demoni, i due che hai visto qualche giorno fa. Loro non possono fare del male ad altri, sono vincolati a noi tramite un maleficio. Si manifestano solo attraverso noi, aiutandoci nei momenti di difficoltà o tramutandosi in animali per mimetizzarsi con l'ambiente esterno. È il massimo che fanno. Se osassero fare di testa loro verrebbero uccisi per tradimento.»
«E non c'è pericolo che ne facciano a voi?»
Drogo stette per rassicurarlo, eppure mi misi in mezzo. «A volte» decisi di dire, pensando a Korey. «Se il tuo cuore vacilla, il Demone può assumere il controllo del tuo animo. In questo modo avrebbe la piena mobilità nel mondo, poteri e un corpo solido. Non c'è modo di tornare indietro da quello stadio, in pratica sei...»
«Posseduto» terminò Will. «È già successo?»
«Poche volte, ma sì. Se un soldato si spinge oltre i suoi limiti la barriera che divide umano e Demone si spezza, in pratica sta volontariamente entrando nella sua sfera d'azione e le protezioni non possono interagire fino a questo punto. I limiti sono quelli che imponi tu, così come la scelta di rinunciare alla tua umanità. C'è chi lo fa per salvare qualcuno, altri semplicemente cedono per debolezza. È già successo, sì. Non è un bello spettacolo.»
«Sì, ma... Cosa c'entra questo con me?»
«Alcuni mesi fa» iniziò Drogo «è stato rilevato un segnale sconosciuto, totalmente non umano. Nessuno aveva idea di che cosa fosse, non era un semplice Demone, ma qualcosa di più pericoloso: un Mastino. O così abbiamo ipotizzato. I Mastini sono i cani del diavolo, li ha creati lui stesso e sono sette, uno per ogni peccato capitale. È sempre stato così. A loro volta creano i Demoni neri, sotto di questi ci sono quelli normali e in fondo quelli Bianchi.» Will sembrò perso. «Te lo spigheremo dopo... Per un po' hanno seguito le sue tracce, il problema è salito quando hanno cominciato a dividersi. Una di queste portava a te. Nessuno sapeva se queste avessero qualche significato o se fossero casuali, perciò ci hanno inviato a tenerti d'occhio e vedere se fossi pericoloso.»
Tirò le gambe al petto e il suo sguardo si indurì. «Quindi io ero un sospettato. Vi siete iscritti e siete diventati miei amici perché vi hanno obbligati?» balbettò insicuro.
«No, questo non devi assolutamente pensalo!» mi arrabbiai. «Non dovevamo diventare amici, solo scoprire se avessi qualche legame con il Mastino e ci è stato chiaro fin dall'inizio che non ne avessi. Tutto ciò che abbiamo fatto in questi mesi, le partite, le colazioni e le uscite insieme erano tutte vere, stavamo con te perché volevamo farlo. Io volevo stare con te.»
«Nessuno vuole stare con me» replicò freddo.
«Noi sì.»
«Andiamo, guardatevi intorno. Sono solo un ragazzino che ama i videogiochi online e i manga, sapevo benissimo che con gente come voi non avrei mai avuto possibilità normali. Quelli come voi stanno con la squadra di football, vanno alle feste, sono popolari... All'inizio credevo mi steste vicino perché eravate nuovi e non conoscevate niente di qui.»
«Poi siamo diventati fastidiosi» lo anticipò con sarcasmo Drogo. «Tu sei un nerd sfigato, noi dei ragazzi che non sono mai usciti da un perimetro sicuro. Non sei antipatico come credi, Will, o ci saremmo limitati ad osservarti da lontano. Sei tu che hai aiutato noi.»
«Allora perché siete rimasti se avete scoperto che non ne so niente? Deve essere stata una perdita di tempo per voi» commentò aspro. «Io... sono solo Will.»
«Tu non sei solo Will» ripetei stupita. «Sei molto di più, e non mi riferisco solo alle tue figuracce epiche, ma al fatto che sei come noi. Sei un Dominatore, come me, come Drogo e mio fratello. Tu sei in grado di possedere un Demone. Le tue facoltà sono persino superiori alle mie, e io sono un prodigio.»
«Eccola che torna!» sibilò Drogo, notando i miei auto elogi.
«Ti ricordi il tatuaggio, quello che ho sul petto che hai visto a ginnastica?» continuai, ignorandolo. Will annuì. «È una runa e dovrebbe essere invisibile per tutti, a parte quelli come noi. Ci aiuta a controllarci in caso di bisogno.»
Fece una smorfia. «In quel caso a spaccargli il culo?»
Drogo gli lanciò un'occhiataccia mesta, sbuffando e io feci un risolino divertito. «Esattamente. I Demoni non hanno nature completamente malvagie, pensano al loro tornaconto, come gli esseri umani, e alcuni ci spingono e spronano per ottenere ciò che desideriamo. Più desideriamo e più loro diventano forti, si cibano delle nostre emozioni e appena hai un'idea fanno di tutto per realizzarla davanti a te. I loro metodi sono poco ortodossi, sì, per questo ci proteggiamo. Will, tu potresti controllare il mio Demone!»
Scosse la testa. «No, questo è impossibile... Io non so nemmeno se tutto questo è uno scherzo o no, fatico a crederci. Voi siete... troppo normali.» Che idee si era fatto su di noi? Pensava fossimo agenti segreti o alieni con pelle umana? «E questa storia con i Demoni è troppo per me.»
«Non ci stiamo inventando questa storia solo perché non abbiamo niente da fare» mugugnò serio Drogo.
Hejji Igel si evocò accanto a Will ed emise un versetto elettrizzato. «E non ci stiamo inventando questa storia solo perché abbiamo finito i compiti e se qualcuno ti scoprisse ti truciderebbe!» cantò felice. Will urlò per lo spavento e rotolò via. «Scusa, Will, ti faccio ancora paura? Oh, ma stai sereno, tu mi piaci!»
La faccia del ragazzo si scolorì in un attimo, da quel che concepii fu che pensò di essersi immaginato tutto per via di un calo di zuccheri e persino in quel momento non parve credere ai suoi occhi, bensì Hejji fosse accanto a lui. Il Demone gli sorrise con fare più affabile e Will abbassò le spalle e si staccò dal muro, studiando meglio l'essere. Io e Drogo rimanemmo in studio di quella nuova scena. Io e lui eravamo cresciuti con Demoni, alcuni di essi avevano forme orrende che popolavano solo i peggiori incubi dei ragazzi, però per noi non erano altro che esseri come altri, coinquilini, alleati. Amici.
«È reale, davvero?» domandò assorto il ragazzo, non staccando gli occhi da Hejji.
Will toccò piano le squame sulle mani del Demone.
«Verissimo» asserì Drogo.
«E ti ho anche salvato!» aggiunse Hejji, trattenendo un risolino furbo.
«Oh, sì, grazie...» sibilò Will. Prese da un cassetto un videogioco e mise la copertina vicino a Hejji. Un'inquietante figura demoniaca con la pelle bruciata, gli occhi mancanti e le zanne vistose faceva la sua comparsa in primo piano, con una scritta horror in alto. Il ragazzo comparò la fantasia di quel gioco con la realtà ed espirò, singhiozzando una risata. «È incredibile. Di sicuro è reale, non sono così bravo ad immaginare le cose.»
Hejji lo prese come un complimento e si tramutò in un riccio, in modo da potersi arrampicare sulle gambe di Will e accoccolarsi nel tessuto, comodo. Lui guardò l'animaletto piccolo e docile, toccò un aculeo e la punta del suo indice sanguinò. La cosa non lo turbò affatto e sorrise in modo più ampio.
«Quanti ce ne sono di loro?» domandò affascinato.
«Troppi» sbottò Drogo. «Quelli che abbiamo noi sono una minima percentuale e quelli che fuggono dall'inferno sono sempre maggiori. So che possono sembrare innocui a vederli così, ma se non ci fossero le protezioni che li tengono sotto controllo ci ucciderebbero senza pensarci un attimo. Siamo solo oggetti per loro, cose materiali da poter sfruttare fino ad avvizzirci.»
Rimasi confusa da quella sua affermazione da copione. Era esattamente ciò che ripetevano al Nido, essere cauti, sempre, mai dare troppa confidenza. Hejji non ci fece minimamente caso e nemmeno Ryo, eppure io sì. Volevo dirgli che non era affatto così, che Ryokku aveva avuto molte occasioni di lasciarmi indietro o di sopraffarmi, però non lo aveva mai fatto. Mi aveva risparmiata senza un motivo specifico. Mi voleva bene, ne ero certa e le sue accuse erano false.
Non dissi niente e Will guardò vago l'essere appisolato sopra di lui. «Quindi anche tu ne hai uno uguale?» chiese, alzando gli occhi verso di me.
«No, io ne ho uno più forte.» Ryo vibrò, gonfiandosi per il complimento. «Il mio Demone è della tipologia Demoni neri, sono i più forti e pericolosi che abbiamo e che possiamo dominare. Sono difficili da controllare perché hanno una volontà tutta loro, non puoi costringerli ad intervenire quando vuoi e ci mettono del loro per essere in disaccordo con te. Possono materializzarsi nel mondo in entrambe le forme e influenzarlo con i loro poteri, cosa che uno normale non può fare senza il Dominatore. Drogo ha la serie standard: carini, inquietanti e ubbidienti.»
«Il mio almeno ha un Dono, capelli di merda» si stizzì.
Roteai gli occhi e mi accasciai sul letto a pancia in giù. «Sei proprio fissato, eh.» Spiegai a Will: «Tutti i Demoni possono avere dei poteri particolari, caratteristiche uniche. I solito sono i neri quelli più dotati, ma a quanto pare il mio ne è privo e Hejji al contrario può controllare il fuoco.»
«Che figata!»
Drogo gongolò. «Già, e nel suo Rango è uno dei più forti» si vantò e gli elencammo i vari ranghi di catalogazione dei Demoni in base alla loro pericolosità, S, A e B, così come quelli dei Dominatori, i Rate, da uno a cinque.
Fu abbastanza facile spiegare a Will come funzionava il Nido e la differenza con L'OverTwo, così come il collegamento tra i Mastini e i Demoni neri, le loro unicità rispetto agli altri della loro specie, tuttavia quando arrivammo ai vari tipi di divisione in base alle capacità singole, si perse e dovemmo fargli uno schema preciso.
Il Re era a capo di tutto.
Creava i Mastini; loro avevano la capacità di prendere altri Demoni e potenziarli, renderli "neri", simili ad essi. Questa nascita non avveniva spesso perché i cani erano rinchiusi all'Inferno da molti anni ed erano creature molto fedeli.
I Demoni neri erano i figli dei Mastini.
I Demoni erano la specie più popolosa e base.
I Bianchi erano quelli più deboli, utili solo per fare allenamento.
Tutti i Demoni, a parte i Bianchi, erano divisi in vari tipi: evanescente (come Lizbett, spesso con attacchi non fisici e con un'area illimitata), attacco (Hejji, Ryokku, Andy e molti altri. Erano quasi la totalità, o il settanta per cento), supporto (potenzia le abilità del proprio Dominatore o quello di un compagno. Ne conoscevo solo uno, quello di Alma. Nel combattimento diretto non erano molto utili) e per ultimo X, il più raro (il Demone di Bill Costantine o quello del Generale, annulla i Doni altrui, li copiano o li riflettono a specchio.)
«È difficile...» ammise Will confuso.
«È solo perché sono tante cose messe insieme» lo consolai dolce e lui annuì. «Se fossi stato al Nido le avresti imparate in maniera più decente e scommetto che saresti stato il migliore dei corsi, persino di mio fratello.» Lui arrossì. «Che ore sono?»
Si girò, afferrò il cellulare e guardò l'ora. «Poco più delle quattro. È tardi?»
«Abbiamo avuto tempo sicuro oggi, ma è stato un caso. Non parlare di questo se non lo facciamo noi per primi, specie se abbiamo quegli orecchini addosso. Sono GPS.»
Will aprì la bocca. «Sì, okay, tra poco mia madre dovrebbe tornare a casa.»
«Hai altre domande?» feci, scendendo dal letto.
Will non ci pensò troppo. «Tu hai detto "mio fratello", ma non ti stavi riferendo a lui. Di chi parlavi?»
Guardai Drogo e lui evitò i miei occhi. «Lui non è mio fratello, è solo un mio amico di infanzia, siamo cresciuti insieme al Nido e ci hanno solo selezionati entrambi per venire qui. Il mio tutore, Andrew, è il mio vero fratello. Adottivo, almeno. Il mio vero nome è Penny Baskerville e lui è Drogo Costantine, mi spiace di avertelo tenuto nascosto, ma è parte della copertura. Perdonaci, per favore.»
Scosse la testa. «Non è colpa vostra, in fondo.»
«Possiamo ancora essere amici?» chiesi dubbiosa.
«Ovviamente» rispose con un sorriso tenero.
Hejji fischiò forte. «Non preoccuparti, Penny, dall'odore dei suoi ormoni posso affermare con certezza che continua a desiderare di accoppiarsi con te» mi informò piatto, non capendo minimamente il messaggio.
Will esplose nel rossore, con una manata improvvisa lo scacciò da dosso e si alzò nervoso, scusandosi. Drogo guardò entrambi e si irrigidì e mi parve di risentire Louis e il generale nella mia testa, me lo avrebbe ripetuto anche lui una volta lontani dal ragazzo: non potevo stare con Will, sia per Damian sia perché lui era il sospettato principale del caso più importante del mondo.
«Dovrei andare in bagno» dissi a caso.
Will sbatté gli occhi. «Oh, certo! È in fondo a sinistra, davanti alla camera di mia sorella. La riconosci di sicuro dalla porta piena di adesivi di cavalli e unicorni.»
Uscii dalla camera e sperai che Drogo non accennò a quel fatto con Will. Per me non era un problema se aveva dei sentimenti verso di me, più spesso di ciò che si immaginava un sorvegliato cominciava a provare dell'affetto verso il proprio sorvegliante, era uno dei motivi per cui si tendeva a cambiare solitamente in meglio e temetti che bloccare i sentimenti di Will lo avrebbe fatto tornare nel suo guscio. Lo avevamo aiutato a muoversi meglio, a essere a suo agio con se stesso e gli altri, l'importante era che capisse che non saremmo restati per sempre.
Andai in bagno e mi sciacquai il viso e le mani. Un leggero alito freddo mi solleticò il collo e saltai di lato, allontanandomi da Ryokku.
«Dillo che lo fai di proposito» lo presi in giro. Compariva quando era sicuro di non essere visto da altri. «Vuoi farmi morire?»
Inclinò la testa. «In questo mondo tu sei l'ultima persona a cui vorrei fare del male.» Voltò la testa verso la porta del bagno e alzò il naso. «Ho sentito ciò che ha detto Hejji Igel sul tuo amico umano.»
«E?»
Fece spallucce. «Tu non provi lo stesso per lui ed è palese, non capisco perché continui in quel modo assurdo. È stupido.»
«Questo è perché tu non hai mai amato nessuno» lo difesi aspra e Ryo si mise sulla difensiva. Respirai serena e mi asciugai le mani, sedendomi sul bordo della vasca. «Ma te lo auguro, davvero. Io non ho mai amato nessuno, ma credo che sia una cosa comunque bella amare ciecamente qualcuno, senza limiti, senza aspettare che ti ricambi, persino se ti fa stare male. Amare non è una vergogna.» Ryokku mi guardò a lungo, schiuse le labbra, poi si rese conto di qualcosa, una specie di disagio gli percorse lo sguardo, e abbassò gli occhi. «Perché non hai detto nulla?»
«Quando?»
«Prima.»
«Avresti voluto che lo avessi fatto?» domandò. Mi morsi un labbro. «Solo perché non dico nulla non significa che non sento niente. Non ci riesco a non sentire gli altri, le tue emozioni, le tue parole e i tuoi pensieri. Io sento tutto, bestiolina.»
«Allora perché fai finta che non ti importi?»
Scattai in piedi e lui fece un passo indietro, mettendo distanza tra noi. Fece per parlare e guardò il suo riflesso allo specchio. Ryokku non era un mostro, aveva un bel viso e di certo il suo aspetto metà da Demone non intaccava i miei pensieri su di lui. Capii che il problema non ero io, ma come si vedeva lui.
«Perché sono semplicemente io, un mostro, un Demone che potrebbe attaccarti da un momento all'altro, come ha detto il tuo amichetto Dominatore. Sa che sono pericoloso e non si fiderà mai di me.» I suoi occhi brillanti sbiadirono un poco. «Lui vede un mostro.»
«Ma non lo sei» risposi fredda e avanzai, mettendomi davanti a lui. Non aveva altre scelte, era pigiato contro la porta e poteva solo scomparire. Non lo avrebbe fatto. «Un mostro ignora i suoi sentimenti. Un mostro mi avrebbe lasciata cadere giorni fa da quel tetto. Un mostro non mi avrebbe guarita al Nido, salvando me e mio fratello. Non è l'aspetto che rende umani o Demoni, credevo che lo sapessi. Se provi qualcosa, ti prego, ti scongiuro, non sopprimerlo. Non è facile reprimerli, non per me» affermai sincera.
Ryokku strinse forte le labbra, alzò piano una mano, quasi mi sfiorò i capelli, ma non mi toccò e la lasciò cadere sul fianco, fingendo un'altra volta. «Tu mi hai dato una vita oltre quella prigione, ho promesso che ti avrei difesa e protetto fino alla morte. Questo non mi esclude dal vincolo. Sei tutto ciò che ho.» Il naso sfiorò il mio, il suo alito era più caldo di quanto ricordassi. Lasciò che passassero dei secondi, assaporando quel momento. Avrebbe potuto baciarmi e non seppi se lo avessi voluto o no. «Quando tutti avranno una famiglia, degli amici e un futuro, tu cosa potresti mai avere?»
«Te» risposi perché era vero.
Ryokku deglutì, dai suoi occhi intuii che non si aspettava quella risposta, non da me, non da un'umana irritante e sarcastica, ma ero sincera e lo sapeva. Quella risposta gli servì, come servì a me. Mi tolse un ciuffo di capelli sullo zigomo e tracciò il suo contorno, per poi strofinarvi il pollice come se ci fosse dello sporco non lavato. Feci una smorfia e ridacchiai felicemente e lui fece un debole sorriso.
«Dovresti presentarti a Will, l'ha presa meglio di come mi aspettassi. Hejji è già suo amico, potresti aggiungerti anche tu. Tu, con il tuo gran sorriso e umorismo» commentai e lui sbuffò. «Sei geloso, per caso?»
Le sue spalle vibrarono. «No. E anche se fosse? Cosa potrebbe farmi lui? Cosa potresti farmi tu?» mi sfidò a tono.
Gli presi il viso tra le mani e lo bloccai. Il sorrisetto malizioso si spense e mi guardò con trepidazione. «Dovresti smetterla di evitare i sentimenti che accompagno quelli negativi.»
Aprii la porta e uscii, non sapendo se sentirmi sollevata o meno. Mi piaceva avere Ryo vicino, non mi lasciava mai sola e stranamente mi sentivo più tranquilla solo con la sua presenza vicino. Non era mai servito che parlasse. Mi dava però fastidio che provasse gelosia senza esprimere anche il suo affetto. Voleva sentire solo le emozioni negative e nutrirsene, doveva capire che i sentimenti positivi erano quelli più forti e duraturi.
Tornando sui miei passi, sentii la voce di Will e pensai che stesse facendo altre domande sul Nido.
«L'ho sempre vista con Wyatt a casa, credo sia il suo migliore amico o giù di lì. Passava il tempo dietro il tenente merdoso o a correre dietro i suoi sorvegliati. Solo i peggiori passavano per le sue grinfie e io ho fatto diversi round. È sempre stata davanti a tutti. Ma... non l'ho mai vista insieme a nessuno.»
«Quindi lei è libera?» domandò Will.
Drogo per un po' non rispose. «No, non lo è.»
Non poteva riferirsi a Damian, di quell'accordo non ne era a conoscenza. Solo io, Andy e i Mordecai lo sapevano e il generale non voleva che trapelasse, la cosa migliore era far credere ai soldati che ad unirci era stato l'amore. Era più romantico. Più umano. Più comune.
Feci il giro del corridoio e ripresi a camminare, questa volta canticchiando una canzone per farmi sentire. Al mio rientro, Drogo gli stava raccontando le imprese per cui lui era entrato nella lista dei peggiori sorvegliati di sempre e mio fratello come il migliore tenente scaricabarile.
«Lo vuoi far passare al lato oscuro?» lo apostrofai.
«Può essere. Un aiuto non guasta mai» rise, si alzò dalla sedia e mi seguì alla porta. «Per noi è abbastanza tardi, l'idiota non è ancora tornato, ma non vogliamo correre rischi con il telefono o altre visite non previste. Noi ti abbiamo spiegato tutto, se hai altre domande puoi chiedere, ma non farlo a scuola o qui intorno.»
«Grazie a voi di avermi dato fiducia» disse sereno. «Ciao, Hejji Igel» continuò e il Demone-riccio agitò una zampetta, tornando infine e sonnecchiare nella tasca della felpa del suo Dominatore. Ci accompagnò per le scale. «Voi quindi credete che non sia saggio riferire tutto questo ai vostri superiori? Ci potrebbero aiutare...» optò.
«No» lo bloccai subito, spaventata. «No, credimi, l'unica cosa che ci hanno detto prima di venire qui è di non rivelare mai a qualcuno di questa storia, specie con te. Se dovessero scoprire che sei a conoscenza di questi segreti ci ucciderebbero e metterebbero in pericolo anche la tua famiglia.»
Will si fermò. «Così mi spaventate.»
«È solo la verità» ringhiò Drogo. «Sei ancora un sospettato per loro, quindi tieniti i dubbi per te, perché se oserai farne parola con qualcuno ti strappo lo scroto, ci faccio un astuccio e ci infilo dentro la tua lingua, con contorno di corde vocali.»
Will rabbrividì e finii di scendere le scale senza intervenire.
La porta della casa si aprì e Emma sfrecciò dentro, insieme al suo zainetto rosa e bianco. Trottò quasi fino in cucina, poi ci vide e si fermò timida, sollevando la manina per salutarci. La imitai e le sorrisi. La bambina osservò Drogo con occhi brillanti e il ragazzo alzò un sopracciglio.
La madre di Will entrò in casa con tre buste pesanti della spesa, urlando al marito di prendere le altre. Mi feci avanti per aiutarla e lei saltò spaventata, non avendomi visto prima. Mi riconobbe e rise, prendendosi in giro da sola.
«Oh, Dio, che spavento! Non sapevo che voi ragazzi foste qui. Facevate i compiti? Will, tesoro, potevi avvisare e vi avrei preso delle patatine o delle bibite. Era finito tutto» si lamentò con tono dolce, posando le borse a terra.
Will alzò una mano e la scosse. «Non serve, Penny ha fatto una torta alle fragole.»
«Un'altra torta? Le tue sono buonissime, cara» mi elogiò e io mi imbarazzai. «Preferisco le tue a quelle delle pasticcerie, così piene di burro e panna. Prima o poi dovrai passarmi le ricette, la mia famiglia le adora.»
Il padre entrò in casa con le restanti buste. Era un agente di polizia e gli occhi indagatori erano gli stessi dei sergenti al Nido, seri, studiosi e sempre all'erta. Portò le buste in cucina e lo sentii tossire forte. Emma tornò dalla cucina e ci sorpassò con impazienza, correndo al piano superiore con un pezzo di cioccolata tra le mani.
«La nonna come sta?» chiese Will curioso.
«Ti saluta e ci aspetta per la fine dell'anno, Ben non potrà venire. Dio, non so quanto quella donna potrà vivere ancora, deve smetterla di mettere il suo lavoro sopra la famiglia. Prima o poi lo capirà e se ne pentirà, te lo dico io...»
«Mamma, dai» la liquidò Will stufo.
Ben era il fratello maggiore di Will. Fino a quel momento non lo aveva mai nominato.
«Madison, Benjamin è grande abbastanza per sapere da solo se vuole passare la fine dell'anno con la sua famiglia o con i suoi amici. E poi i voli sono tutti bloccati, il tempo è uno schifo. Era un caos per strada con quel ghiaccio e due senzatetto sono morti questa mattina.» Madison aprì la bocca sconvolta. «Will, devi prestare attenzione quando cammini per strada, sai che odio quelle maledette cuffiette. Sempre alle orecchie. Non hai i riflessi pronti, te l'ho detto. Dovresti fare più sport.»
«Peccato, io invece aspettavo quell'auto» mormorò brusco Will e anche se il padre non lo sentì, la madre gli rivolse un'occhiataccia velenosa.
«Quando farà più caldo ti insegno qualcosa di Kung fu» propose Drogo e gli diede una pacca vigorosa alla spalla, quasi spiaccicandolo sul muro. «Così puoi fare il culo al vecchio.»
Il padre di Will aprì gli occhi sorpreso e strinsi le labbra con paura, temendo che avesse esagerato. John Baker rise forte con sarcasmo. «Ragazzo, battevo le strade da prima che nascessi, io sono della vecchia scuola e sono più esperto. Credi che potresti atterrarmi così facilmente?»
Drogo alzò un labbro con divertimento e adocchiò la pistola nascosta dal cappotto, attaccata alla fondina. La indicò e si animò. «È una Beretta M9 automatica? Che figata!» esclamò. «Ho sparato con quella un paio di volte, tiri magnifici. La velocità del moto del carrello è maggiore a quella del tamburo, la mira e la capacità di fuoco sono uniche, cazzo.»
Il padre si stupì e faticò a parlare. «Sì, i colpi vengono sparati in una singola azione, lo sforzo è minore e si può sostituire il caricatore più velocemente. Molto utile... Ci hai davvero sparato?»
«Diciassette colpi, centro tutte le volte.»
L'uomo aprì la bocca e fece un enorme sorriso, dando una gomitata leggera alla moglie. «È questo che intendevo, educazione militare! E tu che credevi che Will si facesse male!» la prese in giro e Madison restò ferma. «Hai mai visto una Pepperbox?» Drogo scosse la testa. «Vieni con me.»
Drogo saltò giù per le scale e seguì l'uomo verso lo studio. Mossi la mano per fargli capire l'urgenza di andarcene via, eppure lui mi ignorò e zampettò via euforico. Rimasi attonita. Quell'euforia non mi piaceva. Drogo non andava d'accordo con i ragazzi della sua età, figurarsi con le persone di un'altra generazione, più vecchie ed educate di lui. Non era mai andato d'accordo con Bill per il carattere da finto moralista.
Madison scosse la testa. «Io... Mi spiace, davvero. Ha una vera passione per quelle pistole e non vede l'ora di farle vedere a tutti. A Will quelle cose non piacciono, Dio, nemmeno a me, ero contraria a tenere le armi in casa, ma mio marito dice che è più pericoloso rimanere senza. Ha fatto l'accademia militare da ragazzo, spero che lo lasci presto con le sue stupidate.» Ne dubitavo. A Drogo quelle cose piacevano molto. «Will, tesoro, tu non ascoltarlo. Non tutti siamo come lui. Non voglio che tu abbia simili ricadute.»
Mi voltai verso Will, non capendo. «Eri malato?»
«Niente di grave» borbottò vago.
«Sì, ma sei stato comunque molto tempo all'ospedale. Ha avuto una grave anemia per mancanza di ferro, abbiamo dovuto fargli molte trasfusioni di sangue. L'unico compatibile al cento per cento era Ben, per sua fortuna gli è stato vicino a lui per tutto il tempo e le audizioni erano finite con successo. È accaduto l'anno scorso, ora è tutto passato, vero, tesoro?» disse dolce, facendogli una carezza. «Meno male che siete fratelli, vi sarete scambiati metà sangue!» scherzò.
Una luce si accese.
Il sangue era il collegamento, per questo Will aveva un odore diverso, seppure i suoi globuli rossi e l'aura fossero normali. Il suo corpo non produceva lo stesso sangue di suo fratello, era il suo quello contaminato, non quello del ragazzo. La trasfusione gli aveva passato la traccia. Totalmente incalcolato.
Era Benjamin quello che aveva avuto contatti con il Mastino.
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