LIV

Aprii gli occhi e incontrai le braccia di Ryo. Ripresi fiato e subito riconobbi che non eravamo più nella sala delle assemblee. Mi ritrovai in un luogo mai visto, mi sembrò un ambiente di forma circolare data la disposizione di colonne corinzie, sorrette da una base da cui emergevano dei viticci scuri che, come se fossero vivi, si avvolgevano sul fusto e sbocciavano fino al capitello. Il pavimento era scuro, mi sembrò marmo o qualcosa di simile, freddo, grigio e con delle venature grigiastre.

«Sto bene...» gli assicurai. «Ce l'hai fatta.»

Lui mi sorrise, fiero di sé.

«Raro vedere un essere umano vivo da queste parti, di solito mia moglie si assicura di ucciderli prima» parlò una voce e persino Ryo sobbalzò impaurito, abbassando le spalle.

Dal nulla emerse un uomo. Pensai di vedere un mostro, un pregiudizio infernale stupido motivato dall'aspetto dei Demoni comuni, eppure vidi un uomo attraente. Poteva avere l'età di mio fratello, forse poco oltre. La sua carnagione era chiara, metteva in risalto le morbide onde nere dei suoi capelli, lunghi e mossi fino alle spalle. Gli occhi di un acceso colore rosso, una fossetta seducente e un corpo scolpito.

«Vostra maestà» borbottai imbarazzata, non sapendo cosa dire. L'uomo alzò un sopracciglio curioso. «Io mi chiamo Penny Baskerville, solo un soldato del Nido, uno degli ordini che...»

«Sei una ragazzina» giudicò e fu il mio turno di essere stupita. «Sei piuttosto piccola per essere un soldato. Quanti anni hai? Sedici? Diciassette? Ora il mondo spreca donne così belle?»

Guardai Ryokku, sperando che mi desse delle indicazioni, ma non seppe nemmeno lui cosa fare quando l'uomo si incamminò verso un vassoio e si versò del vino rosso, canticchiando. Decisi di riprovare.

«La prego, è un'emergenza e mi serve aiuto. Io...»

«Lo sai che il Cabernet Sauvignon è la varietà più prodotta al mondo e che il vigneto più grande si trova in Italia, a Cortina d'Ampezzo. Oh, gli italiani sanno fare molte cose, il vino è uno di queste. Aumenta la libidine, ecco perché è conosciuta come la patria del romanticismo!» gioì, bevendo un sorso.

Sbattei gli occhi. «No, non lo sapevo.»

«Come immagino non sai che questo posto è vietato agli umani come te» sillabò e il suo tono si indurì. «Non so perché l'hai portata qui, ma non è questo il suo posto. Dovete andarvene, ora.»

Ryokku non si mosse. «Deve ascoltarla.»

«Io non devo fare un bel niente!» ridacchiò ironico. «Ma capisco, sei uno di quelli intrappolati. Non sai chi sono, altrimenti non mi parleresti così.»

Ryo fece una smorfia. «Così come? Come se stessi parlando con un insettino?» lo apostrofò e il mio corpo si gelò dalla paura.

L'uomo sorrise con divertimento, alzò il bicchiere e ordinò: «Fuori. Entrambi.»

«Aspetti, aspetti! Non ci cacci, per favore. Capisco che odia ciò che gli umani hanno fatto a quelli della sua razza al Nido, ma non siamo cattivi. Non ho mai fatto del male a Ryo, non ne farei mai a uno di loro. Ci serve il suo aiuto, o questa notte molti moriranno!» Si versò dell'altro vino, brindò e avanzò con sguardo deciso. «Aspetti, sono un'amica del capo dell'OverTwo!»

L'uomo era a quasi mezzo metro da me quando un'altra voce ingiunse, questa volta femminile: «Azrael, aspetta!»

La faccia dell'uomo si tirò e l'espressione che assunse fu un misto di fastidio e meraviglia. Ritirò la mano in uno scatto veloce e si allontanò da me, facendomi scorgere altre due figure. La bellezza della ragazza era sconvolgente, era alta, con dei fluenti capelli dorati, gambe lunghe e sode, il corpo avvolto da una veste sottile e nera. Tra le clavicole aveva un piccolo tatuaggio sottile.

«Volevi cacciarla prima di presentarmela? Ed è ancora viva, sai che adoro queste cose!» esclamò la donna.

Il ragazzo al suo fianco doveva avere la mia età, era più alto di qualche centimetro e robusto come Drogo o Austin. I suoi occhi erano di un lilla fuori dal comune, il viso d'angelo dal capelli corvini. Guardò l'uomo e roteò gli occhi.

«Conosce Alees, dovremmo come minimo sentire cosa ha da dire» disse il ragazzo.

«Alees non ha richiesto mai il nostro aiuto» gli ricordò.

«Ma noi non glielo abbiamo mai negato» sottolineò. «Parla pure.»

Ryokku dovette darmi un colpetto leggero, spronandomi a parlare, prima che capissi che fosse giunto il mio turno. Deglutii forte e tentai di far cessare quella sensazione sgradevole, non avevo programmato nessun discorso sensato e non avrei neppure saputo leggere qualcosa.

Ero fuori posto, me ne resi conto e mi sentii in tremendo imbarazzo.

Feci per parlare e l'uomo con i capelli scuri indicò il ragazzo e fece un mezzo inchino con aria divertita. «In tal caso, splendore, dovresti rivolgere le tue parole al Re dell'Inferno, quello vero.» Aprii la bocca e il ragazzo sospirò, scuotendo la testa. «Si sbagliano in molti, direi.»

«Papà» ringhiò il ragazzo, mi sorrise e si avvicinò. «Il mio nome è As, Re dell'Inferno. Loro sono i miei genitori. Kiral, la Signora della Morte e Azrael, il Principe degli inferi. È la prima volta che vedo un'umana viva arrivare fino al castello reale, il tuo Demone ha fatto un ottimo lavoro. Alees non ci ha avvertito della visita, presumo allora il Mastino si sia rivelato.»

Alees doveva essere il capo dei settori dell'OverTwo, non conoscevo il suo nome, solo di fama. Il generale Smith, invece, mi aveva già parlato dell'uomo e della donna nel salone. Erano famosi, rispettati e temuti.

«Sai del Mastino?» domandai.

«Giusto il necessario.» Mi strizzò l'occhio. «Tu non sei del tutto umana, vero? Lo avverto, sei diversa. Ecco perché sei riuscita ad arrivare così oltre. L'hai mancata, mamma.» La donna sbuffò, non del tutto offesa. «Chi sei tu, prima di tutto?»

«Mi chiamo Penny Baskerville, sono una dei soldati dell'Esercito dell'Ordine demoniaco. Lui è Ryo, il Demone che vive con me. È vero, non sono del tutto umana. Sono nata come esperimento, nello stesso laboratorio dove ha avuto origine anche l'ottavo Mastino. Non ricordo niente di quel periodo, ho perso la memoria. È tornato, ucciderà tutti se non lo fermiamo in tempo.»

«Un essere cresciuto in laboratorio?» scherzò Azrael. «Be', splendore, delle creature cresciute in cattività, e in solitario, non sono buone. Non ha appreso le doti e le abilità sociali, per questo è un essere con un ego spropositato.»

Ryo trattenne una risatina divertita, evidente pensando che avessero qualcosa in comune, e il Principe gli scoccò un'occhiataccia.

As sospirò perplesso, meditabondo. «Vedi le cose dal suo punto di vista, vede il mondo per la prima volta, non sa cosa è giusto e cosa è sbagliato. Lui non sa cosa è. Sta provando tutto per la prima volta e ha cercato un posto nel mondo. Siete arrivati tardi, lo ha capito da solo.»

«Uccide per il gusto di farlo, non per mangiare o per difesa. Ha ucciso tutti i suoi fratelli e le sorelle per trovare qualcuno di compatibile. Io sono l'ultima» lo corressi.

«Nel medioevo» iniziò il Re «la Chiesa aveva inserito nei Peccati anche la tristezza, in quanto questo sentimento indicava il non apprezzare le opere che Dio aveva compiuto per gli uomini. Lo trovo adeguato. Un peccato triste per un essere triste. Vuole farsi conoscere, ecco perché agisce. Che cosa vuole?»

Respirai a fatica, gesticolando. Ryo mi fece una carezza sulla schiena e mi rilassò. «Vuole me. Credo che il mio sangue c'entri qualcosa. Io non sono come lui, il mio fu un esperimento fallito. Ha detto che il suo corpo fisico è troppo debole per contenere il suo potere e che gliene serve uno nuovo.»

Era per quello che per molte settimane, e mesi, non si era fatto mai vivo. Cambiava corpo e utilizzare i suoi poteri distruggeva l'ospite in poco tempo.

La donna scosse la testa, facendo muovere le ciocche di capelli sulla schiena. «Lui non vuole il tuo sangue. A lui serve creare un contenitore nuovo. Vuole un figlio. Sarebbe un corpo perfetto con i tuoi geni e i suoi, potrebbe perfettamente contenere il suo potere» interpretò, indicandomi. «Non può distruggere la vita ad un altro innocente.»

«Però quella creatura non è infernale, non sappiamo cosa fare. I Mastini sono una delle creature più antiche a questo mondo, tanto lo è l'Inferno. Li ha creati Lilith» le ricordò il marito.

Kiral alzò gli occhi innervosita da quel nome. «E la nonna stronza non ci dirà niente.»

«Perché non lo portate qui?» optai. «Avete detto che è solo, perciò stare con quelli della sua razza potrebbe aiutarlo.»

As scosse la testa. «Quello non è un vero Mastino. Educarlo è inutile a questo punto.» Il ragazzo mi guardò e affilò lo sguardo, capendo. «Però tu non vuoi ucciderlo. C'è un motivo sotto.»

Decisi di non mentire. «Ha posseduto mio fratello» rivelai. «È in lui da mesi, da quando è tornato dal Regno Unito, da gennaio.»

Azrael finì il vino. «Allora è inutile.»

«Az!» sibilò la moglie, tesa.

Kiral si avvicinò a me e potei vedergli da vicino quegli occhi innaturali, brillanti come gemme preziose. Aveva un buon odore, simile alla vaniglia. La sua pelle e ogni suo tratto erano perfetti, a contrario di me.

«Non puoi combattere ad armi pari con lui» mormorò afflitta. «Tu non sei completa, ma hai comunque delle possibilità.» Dedicò un'occhiata a Ryo. «Da quando la vostra storia va avanti?» Deglutii forte e a Ryokku sfuggì un lieve soffio. Scossi il capo. «Tesoro, sono una donna, so riconoscere certi dettagli. Se non fosse stato così avresti detto "è il Demone che vive dentro di me", non "con me".»

Senza dire niente, Ryo mi sfiorò la testa con il naso e si avvicinò, chiudendo gli occhi.

«So cosa vorresti dirmi» la anticipai.

«No, non lo sai» rispose in fretta. Respirò a fondo. «Io ero una semplice umana molti anni fa, sono diventata un Demone dopo che Az mi ha dato il suo sangue. Questo mi ha permesso di rimanere in vita nonostante As in grembo.»

Alzai gli occhi, speranzosa. «Quindi posso rimanere con Ryo? C'è qualche possibilità?»

Azrael emise un grugno stizzito e sua moglie si umettò le labbra. «Il mio caso era molto particolare, Dio mi aveva benedetto e un angelo mi ha impedito di morire. Azrael mi ha dato una nuova vita, tutto qui. Tu non potresti mai sopravvivere. Il vostro, benché romantico, è un rapporto corrosivo: Ryokku chiede. Non può dare.»

Si riferiva al sangue. Ryokku non avrebbe sofferto i dolori al corpo, le vertigini, la nausea, benché meno la debolezza per il troppo sangue donato.

«E non puoi benedirmi tu?» domandai a scatto.

Kiral rise. «Io? Io non sono Dio! E nemmeno Satana. Questi sono solo titoli, piccola umana, non valgono niente. Essere Re, essere Principi o Imperatori, non significa essere potenti. Sii chi vuoi essere e accetta chi sei già.»

Ryokku posò una mano sulla mia spalla e mi avvicinò a sé. «Come possiamo fare a ucciderlo?» domandò al posto mio.

Kiral guardò il figlio, poi il Demone. «Dovrai essere tu a completarla.» Ryo mi strinse meglio. «Lei è troppo debole, dovrai aggiungere tu pezzi che le mancano.»

«Voi la chiamate sincronizzazione, credo,» parlò As «ma il processo è irreversibile. Dovrai entrare nel suo animo ed essere i pezzi di cui ha bisogno. Solo in questo modo avrà una chance di vincere. Se deciderai di farlo, sappilo, non potrai tornare indietro. Sarai una parte indivisibile di lei, ti spegnerai fino a quando la sua anima si staccherà naturalmente dalla tua.»

Un brivido mi percorse la schiena. Ciò che chiedeva As era il sacrificio. Ryokku si sarebbe dovuto sacrificare per aggiustare me e sarebbe rimasto intrappolato fino a quando non fossi morta. Non lo volevo. Non avevo lottato contro il Nido, contro Andy e il Mastino per lasciare che venisse portato via dal primo che mi offriva una opportunità.

«No!» replicai gelida. «Non lo farò. Non farai un bel niente!» Ryo non mi guardò. «Ci deve essere qualcos'altro che possiamo fare!»

Azrael fece un sorrisetto astuto. «Puoi sempre pregare.»

«Non conosco altri metodi. La tua amnesia è un problema, avresti potuto sapere molto e darci delle nuove informazioni. Non posso fare niente per la tua memoria, non sei un Demone. Mi dispiace, Penny» sussurrò con colpa.

«Per la memoria del suo amico sì, invece.»

Mi parve la voce di Kiral, ma non era lei da come si voltò. L'uomo e la donna guardarono con occhio critico tutti gli angoli della sala per cercare la provenienza della voce. Ryo tese l'orecchio e si accorse prima di me della figura che sgattaiolò veloce al mio fianco.

Era una ragazzina, leggermente più bassa di me. Aveva gli stessi occhi di As, lilla, il corpo minuto, il sorrisetto frivolo e dei capelli mossi, corti fino alle spalle. La donna strinse le labbra e la ragazzina alzò le mani.

«Ho sentito il suo odore, lo sai che mi piacciono gli umani» si scusò con tono finto.

Azrael si avventò su di lei, le afferrò il braccio e la tirò per allontanarla da noi. «Tu non dovresti essere qui» la ammonì.

«Io sono Lilith» si presentò maliziosa, ignorandolo. Corrugai la fronte. «Oh, no, io sono la Lilith buona! Non la stronza che ha creato i Mastini al principio. Lei è la nonna.»

Azrael la scosse per farla tacere e As prese un profondo respiro. «Lei è mia sorella minore, Lilith. Come vedete, è telepate. A volte è leggermente invadente.»

«Sì!» esclamò lei e si liberò dalla stretta. «Io sono l'invadente, mio fratello è il Re e questi due sono gli stronzi. Dobbiamo darle una mano.»

Kiral la prese per le spalle e la avvicinò, tenendola stretta. Il padre negò. «Lo sai che non ne abbiamo l'autorità.»

«Però possiamo aiutare lui.» Indicò Ryo. «Io conosco la tua storia, me l'ha detta lussuria! Quella che c'era prima dell'arma, ovvio! Pensi che eri un Demone da sempre?»

Le braccia di Ryokku scivolarono oltre le mie spalle, il suo sguardo divenne confuso e perso, non capiva ed era ciò che desiderava Lilith. Fece un passo avanti e la sua voce tradì la sua emozione. «Io avevo una vita? Una vita mia?» Lei annuì. «Prima della solitudine?»

Lilith fece un enorme sorriso, fischiò e pochi secondi dopo udii un ululato emergere dall'oscurità dell'ala. Da dietro una colonna si formò una sagoma scura e per la prima volta vidi un Mastino. Feci un gemito di paura appena quell'enorme creatura si fece avanti, alla luce. Aveva le sembianze di un lupo, ma era molto più grande. Avrei potuto cavalcarlo senza problemi. Il pelo folto color pece nascondeva al collo un prezioso collare d'oro.

Il Mastino si avvicinò a Ryokku, temetti che avrebbe potuto ferirlo, invece i due si sfiorarono e si annusarono con diffidenza. La coda dell'animale si mosse appena e appoggiò il muso contro il suo, in un gesto quasi tenero.

«Mi hai creato tu?» domandò Ryokku.

«Dice di sì» tradusse Lilith.

«Dimmi chi ero.»

Il Mastino ebbe un fremito e la ragazza continuò. «Eri un umano. Eri un giovane ragazzo di campagna, con i tuoi genitori avevi un piccolo pezzo di terra ed eri felice. Avevi una sorella più piccola, le volevi molto bene. Un giorno d'inverno arrivarono, uomini vestiti di bianco che non avevi mai visto. Uccisero tutti e portarono via te, in una di quelle strutture dimenticate da Dio e ti resero un mostro. Eri uno dei primi esperimenti, non andò bene e ti gettarono via a morire. Pregasti e lussuria ti trovò. Si assicurò solo che non morissi. I soldati arrivarono prima, smantellarono quel laboratorio e catturarono te.»

Ryokku era stato una cavia, proprio come me. Lui era un essere umano, come me, caldo, puro e tremendamente semplice. Se non avessi appena saputo che avevo ricevuto lo stesso trattamento e il Mastino era stato generato allo stesso modo, non ci avrei creduto.

Tesi la mano e sfiorai Ryo. Lui si girò verso di me, sembrava scosso. Feci per parlare e lui mi afferrò per la vita e mi sollevò in aria, facendomi volteggiare. Lilith aprì la bocca stupefatta e Kiral fece un sorriso intenerito.

«Avevo una famiglia!» gioì. «Una famiglia, una mamma, un papà e anche una sorellina! Ero vivo, vivo!»

Vide il lato positivo di quella rivelazione e fu un bene, normalmente Ryokku era un tipo razionale o pessimista, si aspettava sempre il peggio per essere preparato. Aveva sofferto troppo per gli anni passati in solitudine, pensava di non essere voluto, di essere un comune oggetto da usare e questo lo portò ad isolarsi maggiormente. Il suo cuore era stato più umano del mio in molte situazioni.

Lo abbracciai e fui felice anche io. Sapevo cosa significava perdere tutto, sforzarsi di non provare niente e non far vedere il tuo dolore agli altri. Lui non ricordava nulla della sua vita passata, gli bastava la semplice parola del Mastino ad essere ciò che aveva continuamente sognato.

Lilith alzò le mani e accarezzò il muso del Mastino. «I tabù sono fatti per essere infanti. Il vostro sarà un dono, non smettete di utilizzarlo» ci chiese.

«È ora che andate» riprese As con tono calmo. «Il tempo qui scorre in maniera diversa, rischieresti di perderti. Non appartieni a questo mondo. Porta i nostri saluti ad Alees.» Avevo ancora tanto da chiedere su di me, sulle mie origini e su Ryokku. Non sapevo se in seguito avrei potuto porle ancora, eppure il Re si avvicinò e mi toccò la spalla con le dita, spingendomi appena.

Venni sbalzata oltre quel mondo, verso il mio.

Quando riaprii gli occhi mi ritrovai nelle celle della prigione. L'aria era viziata e sentii subito la testa dolermi, come se l'avessi sbattuta violentemente. Ero sdraiata a terra, la mia schiena ne risentì molto e appena mossi il collo mi fece un gran male.

Ryokku mi aiutò a sorreggermi e a mettermi seduta, i suoi occhi non erano più frivoli, ma tetri. Alzò il labbro e mostrò i denti guardingo verso le sbarre. Mi voltai e con un leggero senso di colpa e confusione vidi Damian, a braccia incrociate e appoggiato contro il muro.

«Damian... che cosa ci fai qui?» Sbattei gli occhi e lui non mi rispose. «Devo parlare con tuo padre e con le truppe, il Re mi ha dato delle informazioni che possono esserci utili per...»

«So già tutto» mi liquidò. «Per questo sei qui.»

Mi guardai intorno. Non c'erano videocamere o uomini di guardia, nemmeno uno dei dottori. Dopo una procedura del genere immaginavo che servisse un intervento o controllo da qualcuno.

«Perché mi hai rinchiuso qui?» domandai a tono basso.

Lui si sciolse dall'abbraccio e alzò una spalla con nonchalance. «Sei stata incosciente per più di ventiquattro ore, appena sono tornato Erik mi ha messo a conoscenza della situazione, su di te e su Andrew. Dovevo immaginarlo. Il tenente colonnello era forte, il Mastino ha trovato una fonte molto buona da cui attingere.»

Scossi la testa, lasciandolo perdere. «Questo non è il momento, devo...»

«No, non lo è» mi liquidò. «Abbiamo già un piano e tu avrai un posto speciale. Il Mastino vuole te, è naturale il motivo, per questo ti ho rinchiuso qui. Avevo chiesto a mio fratello di tenerti d'occhio fino al mio ritorno, ma non ne è stato in grado. Ti hanno liberato dal Patto con Ryokku. Se deciderà di attaccarti non è un mio problema, almeno finché ti crederà viva lui. D'altro canto non credo che il tuo amico oserà sfiorarti.»

«Sono la tua esca?» domandai piatta. Lui alzò un sopracciglio in assenso. «Tuo padre non sarà d'accordo.»

«Mio padre è morto ieri. Ha osato rompere un Patto, portare te all'Inferno e non ha mantenuto l'ordine adeguato. La sua ora era comunque arrivata. Sono io il capofamiglia adesso.» Negai. La storia stava precedendo senza particolari originali. Il successore Mordecai uccideva il predecessore. «Ma aveva ragione. Tu mi servi. Se farai come dirò io andremo d'accordo, farò in modo che la tua vita sia agiata.» Mi alzai e la mia espressione non tradì i miei sentimenti. Lo odiavo. Il Mastino voleva me, tuttavia Damian non sarebbe riuscito a sconfiggerlo facilmente, non senza la perdita di molti soldati. Mi avvicinai alle sbarre e lo guardai con mestezza. «Se vuoi addestrare un uccello devi fargli capire chi comanda. Imparerai a convivere con la catena, so che ne sarai in grado. Erik mi ha pregato di lasciarti in vita, seppure i tuoi gesti siano segno di profondo tradimento. Ama le donne più di quanto odi te. Sarebbe uno spreco lasciarti morire. Mi sei sempre piaciuta di più con i capelli sciolti.»

Con un gesto veloce mi strappò l'elastico dei capelli e lo gettò via. Ryokku corse verso di me e picchiò le mani sulle sbarre, violento. Damian non si scompose.

«Non sai cosa stai facendo» dissi.

«Buffo, lo ha detto anche mio padre prima di morire. Vediamo chi avrà ragione tra noi due, Baskerville.»

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