LIII
Non era possibile. Non ci credevo. Mi rifiutavo.
Andy non aveva ucciso nostro padre, lo amava, era il suo eroe, quello che mi aveva permesso di restare al Nido. Non aveva nessun motivo per volerlo morto. Certo, a volte papà si comportava in modo troppo severo, tuttavia era chiaro a tutti che tenesse a noi. Non sapevo niente della mamma, aveva avuto un'emorragia partorendo e il suo Demone aveva cercato di possederla. Mentre John Baskerville toglieva la vita al suo amore, Andy veniva al mondo. Il circolo perfetto della natura.
La bambola di John Baskerville arrancò in mezzo alla stanza e, con occhi vuoti, diede un'occhiata all'ambiente circostante, rimanendo fermo. Gli altri manichini stavano combattendo e tenendo occupati gli altri soldati, troppo occupati a restare compatti e non finire calpestati sotto quell'orda.
Il Mastino guardò l'opera della spada e la impiantò a terra. «Un potere maledetto, come me. Non ho chiesto io di venire al mondo, non ho preteso di essere diverso, odiato e sfruttato. Però non ho intenzione di morire.»
Il ragazzo mi sorrise con fare diabolico e, guardando un secondo oltre la spalla, scorse Ryokku, ancora imprigionato sotto le macerie, muoversi e riprendere lentamente i sensi.
Guardai mio padre.
Non lo ricordavo bene, era più grosso e pesante di quel che ricordassi, con della leggera barba sulle guance e gli occhi acquosi, persi in un limbo incessante. I capelli corti, neri e sbarazzini come il figlio, il viso sporco e la divisa da soldato imbrattata di sangue. Non era stato tradito dal proprio Demone, come avevano creduto tutti. Era stato assassinato.
«Papà» lo chiamai debole. Non mi riconobbe. «Sono io...»
«Posso farvi rincontrare, se lo desideri. Tutto ciò che devi fare è solo venire con me» propose paziente. «Non vuoi rivedere il tuo papà?»
Singhiozzai e il coltello mi scivolò via dalle mani, cadendo a terra. Il Mastino mosse la testa e la bambola fece un sorriso grottesco, scandendo il mio nome tra le labbra violacee, senza proferire parola.
Drogo saltò dentro la stanza, evitando i due corpi che erano in mezzo. Con la spada in mano sferzò l'aria e tagliò di netto la testa a John Baskerville, facendola rotolare via. Il Mastino si spostò a lato e il corpo, ridotto ad un comune cadavere, cadde a terra, muovendo appena le dita delle mani.
«Oh, lei non va da nessuna cazzo di parte» gli intimò con un ghigno. «Fatti sotto.»
Il Mastino alzò un sopracciglio. «La principessa si è trasformata nel cavaliere» giudicò amaro. «Mi sei sempre stato sul cazzo. Il tuo Demone ti ha protetto bene, eri sulla mia lista di persone da uccidere il prima possibile. Saresti stato un buon ospite, ma ho preferito continuare giocare.» Alzò una mano e il corpo di mio padre prese fuoco. Misi una mano davanti alla bocca per non urlare e Drogo si impietrì, osservando la scena. John Baskerville si alzò in piedi, la ferita sul collo non sanguinava, non era possibile, però rimaneva in piedi senza difficoltà. «Io so cosa ti fa paura, cosa popola i tuoi incubi così spesso. Un Dono forte, quello del tuo Demone, uguale al tuo profondo timore. Ecco perché non lo hai lasciato. Non avrei mai pensato di rivederti vivo, dopo quella volta.»
Drogo tremò, respirando profondamente. «Quindi sei stato tu?»
«Be', tutte le famiglie hanno i propri scheletri nell'armadio, solo che alcuni sono più profondi e oscuri di altri. Non è stata colpa tua, principessa, non fartene una colpa! La tua mamma e il tuo papà erano solo in mezzo alla mia strada, mi serviva un diversivo per fermare i soldati. Erano davvero persistenti!» vantò e Bill urlò. Non lo avevo mai visto in quegli stati, stava per piangere, ma a muoverlo c'era anche la rabbia. «Non ti ho reso certo migliore di me, piccolo bastardo, quando ho mandato la tua famiglia a prendere un tè in quel bel rogo. Era uno spettacolo!»
«Sta' lontano da lui!» tuonò Bill, alzando la sua spada.
Il Mastino nemmeno lo guardò, inquadrando solo noi ragazzi. «Mi sei stato intorno per mesi, umano, credo che ucciderò te per prima.»
Il corpo in fiamme di John Baskerville balzò verso il ragazzo biondo. Urlai e Drogo non si mosse, pietrificato sul posto mentre quella grottesca figura ricoperta di fiamme proseguì imperterrita. Ryokku slittò vicino a noi, afferrò con la coda la caviglia del ragazzo e lo tirò, facendolo cadere a terra. Lo trascinò lontano dal fuoco, non risparmiandogli nemmeno la botta al mento. Hejji Igel attaccò la marionetta, spingendola verso la porta e i soldati la spensero con le loro armi e ci gettarono sopra altri corpi, lasciandoli ardere.
Un odore di carne bruciata, molto simile alla salsiccia andata a male, si diffuse insieme al fumo scuro.
«Non gettate acqua, creerà vapore! Cercate un estintore o della terra, presto!» diede ordine qualcuno.
Bill si gettò sul Mastino e Hejji lo seguì, aveva i denti scoperti e gli artigli pronti all'uso. Non si faceva quasi mai vedere in quella sua forma, diceva che stonava nel suo aspetto armonioso e carino. Credevo che prima o poi avrebbe abbandonato Drogo e mi stupii nel vedere quanto il loro rapporto fosse radicato: Hejji Igel, un semplice Demone, stava affrontando un Mastino per difendere il suo Dominatore.
L'essere evitò con facilità i colpi di spada di Bill, aveva smesso di andare in missione da anni e la velocità e l'efficacia con cui attaccava erano molto calati da quando era compagno di mio padre. Era animato dal desiderio di proteggere suo figlio, e basta.
Il Mastino smise presto di divertirsi quando cominciò a capire la sua vera posizione. Intrappolò Bill in una morsa invisibile e lo fece schiantare dall'altro lato della stanza. Afferrò Hejji per il mento e lo sollevò senza peso. Il bimbo ringhiò infuriato e si agitò, non riuscendo a liberarsi.
«Vedo che preferisci la schiera degli umani, piuttosto a quella dei tuoi fratelli. È un vero peccato, il potere potrebbe starti bene» commentò sarcastico il Mastino. «Le tue ultime parole prima di morire?»
«Attento, noi ricci abbiamo le spine» rispose, tirò le gambe al petto e il suo intero corpo esplose, tramutandosi e facendo esplodere mille aculei.
Alcuni di questi trafissero la creatura e urlò dolorante, lasciandolo andare. Alderyu alzò la coda animalesca e questa, metà di fumo, si avvinghiò alla sua gamba e lo fece inciampare. I soldati spensero ormai il fuoco e alcuni riuscirono ad entrare nell'appartamento. Bill si sollevò, il suo Demone emerse ed entrambi corsero da noi ragazzi per aiutarci e difenderci.
Il Mastino saltò sul soffitto e guardò la scena al contrario. Iniziò a parlare nella loro lingua e tutti i Demoni presenti aprirono le orecchie e lo osservavano assorti. Persino Ryokku e Hejji per alcuni secondi parvero rapiti in un altro mondo, prima di risvegliarsi e correre da noi.
La metà dei Demoni rimasero fermi e al termine aprirono le loro fauci, voltandosi verso i propri Dominatori. Persino il Demone-cane di Bill cominciò a ringhiarci con fare famelico.
«State tutti indietro!» urlò il sergente Larrie Wilson.
«Cosa sta succedendo?» balbettò Bill insicuro. «Haule, basta.»
Il Demone non si azzardò a muovere un altro passo, continuò a persistere. Hejji e Ryokku si posizionarono davanti a noi in difesa, imitandolo.
«Fate attenzione, voi umani non siete più gli alpha. Ne hanno uno nuovo» spiegò teso Ryo.
Il Mastino rise, mi dedicò un'ultima occhiata e volò fuori dalla finestra, infrangendo il vetro. Immediatamente, tutti i Demoni ribelli si gettarono oltre per seguirlo, nel vuoto. Una piccola parte di soldati rimase immobile, incredula a tale tradimento, altri avanzarono verso il balcone per assistere a quella scena: il Mastino corse via nell'ombra, seguito dal suo nuovo esercito.
Ryo si voltò, mi prese il volto tra le mani e mi abbracciò. «Ti ha fatto del male?»
Scossi la testa e lo strinsi. «È tutto okay, grazie per avermi aiutato. Anche voi...» dissi, voltandomi verso Bill, Drogo e Hejji.
Il piccolo Demone ritirò i denti e si massaggiò la mandibola. «Be', almeno non siamo morti!» esclamò.
Il respirò si fermò quando vidi Alderyu sdraiata per terra, quasi senza vita. Mi gettai su di lei e le sollevai piano il muso. Il suo petto era aperto e sanguinava, il suo sangue era caldo e, a differenza di quello puro dei Demoni, era di un vago colore porpora. Rimasi confusa e tastai quella viscosa miscela tra le dita, sbattei gli occhi e le misi una mano sulla ferita.
«Qualcuno chiami il dottor Grimm! Chiamate qualcuno, presto!» urlai fuori di me. Premetti la ferita, sperando di fermarlo. Uno spruzzo mi sporcò la mano maggiormente ed emisi un gemito impaurito. «Tranquilla, te la caverai.»
«Aspetta, spostala più sopra» mi disse Drogo, appoggiando le mani sulle mie e spostandole un poco più in su.
Alderyu girò gli occhi verso di me. «È troppo tardi, bambina. Stai solo perdendo tempo.»
«Non puoi morire, il maleficio ti terrà in vita. Sta arrivando il dottor Grimm, lui saprà cosa fare» cercai di dire, agitata.
Lei roteò gli occhi e appoggiò la testa a terra. «Il maleficio non può aiutarmi. Non sarei potuta sopravvivere in ogni caso senza Andrew e ora che la sua anima è stata completamente soggiogata, non ho altre possibilità. È ciò che merito per quello che ho fatto...» mormorò.
Drogo era impegnato con la ferita, Bill e gli altri soldati presero a perlustrare la zona e si riversarono nel cortile. Presto partì l'allarme, quel suono scocciante e continuo che faceva impazzire tutti, umani e Demoni compresi.
«Tu...» mormorai, sorprendendomi di quel che dissi. «Tu hai davvero creato il Mastino?»
Drogo ascoltava di nascosto, per qualche ragione non guardava né me né Ally direttamente. Forse per rispetto o voleva darmi più privacy di quel che ne meritavo. Una parte di me sperò che dicesse di no, o che almeno mentisse.
Lei sospirò. «Io sono sua madre. E la tua» disse stanca. «Facevo parte del CCD, una delle parti scisse dall'Umbrella. Eravamo il laboratorio più avanzato, più invidiato. Io ne ero così fiera... quando ero ancora umana e incosciente. Volevamo provare a creare delle creature, l'utilizzo era puramente sperimentale. Molti vedevano delle armi, altri delle nuove scoperte mediche, ma in fondo miravamo tutti al successo e al guadagno.» Si dovette fermare. «Però noi eravamo umani, ci serviva una base su cui lavorare... Io e altre scienziate rimanemmo gravide, ci servivano delle cavie. A-01 è stato un fallimento totale, ci siamo spinti troppo in là in tempi breve. Era un bambino debole, gli esperimenti e i malefici erano troppo forti. Non sarebbe sopravvissuto a lungo, per questo arrivasti tu. Il secondo tentativo. Su di te andammo troppo piano, il tuo corpo non ebbe nessun cambiamento. Ti abbiamo resa perfetta, un sangue compatibile con tutti, geni forti, ma non sei stata adeguata. Dopo il primo anno sei stata scartata.»
«Quanti ce ne sono stati?» domandai con i brividi.
«Quanti fratelli hai, intendi?» riprese con colpa. «Tanti.»
«Per te non avevamo nessun significato, vero?» ripresi. Scosse la testa. Eravamo delle cavie. «Cosa facevate in quel laboratorio?»
«Esperimenti su esseri umani. A volte Demoni. Volevamo vedere quanto in là le nostre conoscenze potessero arrivare, eravamo convinti che non avessimo fatto nessun passo, ma ci sbagliavamo. A-01 ne è la prova, si è attivato...» La ferita sul petto si allargò e il sangue ci bagnò la pelle, caldo. «Sto morendo, vero? Non è un problema. Sarei dovuta morire molti anni fa, la mia paura mi impedì di accettarlo... Il Nido ci scoprì, mandò centinaia di soldati e tutti i miei compagni morirono. Bruciarono molti bambini in quel rogo, non importò a nessuno. Alcuni riuscirono a scappare, compresi voi due.»
«Mi hai fatto perdere la memoria tu?» chiesi, temendo la risposta. Mugugnò in dissenso. «Andy ti ha trovata?»
«La sua prima missione. Tredici anni. Un piccolo bambino con ancora tutta la vita davanti, aveva gli occhi così freddi, ma le mani tremanti. Voleva uccidermi, ero in trappola. Utilizzai i malefici che stavamo studiando per non morire. Volevo vivere. Mi trasformai in questo mezzo Demone e Andy mi intrappolò nella sua arma. Sostituii il vero Alderyu, lo divorai e scesi a patti con lui.»
«Tu lo sapevi fin dall'inizio?» replicai arrabbiata. «Tu sapevi chi ero e non mi hai mai detto nulla?»
Drogo mosse le dita in un riflesso impulsivo e Alderyu ululò con dolore. Aprii la bocca e le sistemai la testa a terra, facendole una carezza.
«Non merito questo trattamento, bambina» si lamentò e una lacrima le solcò la palpebra. «Persi la memoria quando Andy mi intrappolò nell'arma, il maleficio si legò a quelli che avevo già utilizzato e si scatenò qualcosa. Sapevo che io e te avevamo un collegamento, ma avevo deciso di non fare niente, tenerti d'occhio da lontano. Andrew non voleva che ti dicessi niente.»
Alzai gli occhi sorpresa. «Andy lo sapeva?»
Annuì. «Ti inseguimmo e i miei ricordi con lui. All'inizio voleva ucciderti, porre fine a quella faccenda, però tu sembravi così innocente... Malata, sporca e debole, come un animaletto in mezzo alla spazzatura. Tu creasti in lui il primo cenno d'amore. Ti voleva bene davvero» disse. «La colpa è stata solo mia. Voleva mantenere il segreto, tuttavia il peso cominciò a pesargli troppo. Lo disse a suo padre. John non fu felice, gli disse che appena sarebbero rientrati dalla missione avrebbe riferito tutto al generale, su di te, sugli esperimenti e ciò che potervi rappresentare: il pericolo. Tuo padre era molto duro con suo figlio, a differenza tua, e gli inserì il senso di protezione nei tuoi confronti troppo radicalmente. Lo uccise per difendere i suoi stessi principi: la famiglia. Il resto lo sai» sbuffò.
Faticavo a credere a tutte quelle cose. Andy aveva davvero ucciso mio padre e lo aveva fatto per proteggermi, pur sapendo la mia provenienza, aveva dato precedenza a me. Dal nulla mi tornarono in mente tutti i ricordi con lui, dai più dolci a quelli più amari. Le lacrime cominciarono a scendere ancora.
Alderyu era la mia mamma. La mia vera mamma.
«Dio, Penny, quando ti comporti così mi infastidisci davvero. Smettila, mi stai bagnando il pelo» mi intimò il Demone. Singhiozzai una risata, poi abbassai la testa verso di lei e ricominciai. «Sei stata tanto amata, Penny. Mi spiace per tutto ciò che ti ho fatto. Devi distruggere A-01, altrimenti farà del male ad altri.» Guardò Drogo e lui evitò i suoi occhi rossi, duro. «Distruggerà altre famiglie.»
«Tu sai come fare?» balbettai.
«No. Non sapevo nemmeno che si fosse attivato. Pensavo fosse morto nell'incendio, che tu fossi l'unica sopravvissuta. Né io né Andy lo avevamo riconosciuto all'inizio, ce ne siamo accorti in seguito e quando finalmente decise di intervenire, cercò di possederlo e distruggermi. Puntava a me, prima di tutto, per avere poi strada libera. A-01 non è un vero Mastino, lo abbiamo creato noi umani, ma forse uno della sua stessa razza potrà aiutarti.»
Drogo strinse i denti. «Perché la vuole?»
«A-01 non vuole lei, vuole ciò che lei ha dentro. Penny non è un Demone, ma nemmeno una completa umana. Il potere che custodisce lui è troppo grande, lo corrode e presto distruggerà anche Andrew. Penny ha la chiave per la sua rinascita.»
«I geni» rispose Ryo. Ally annuì. «Questo spiega il tuo sangue. Non era comune, però era in grado di mantenermi al massimo delle forze per molto tempo. È stato creato artificialmente.»
Lo guardai a bocca aperta e Alderyu inspirò a fatica, tossì e la ferita pulsò più forte, facendo uscire più sangue. «Per quel che può valere adesso che ho ripreso la mia memoria totale, bambina mia, ti voglio bene e mi dispiace. Mi dispiace così tanto per ciò che ti abbiamo fatto, spero non sia troppo tardi per dirtelo...»
Il suo corpo si indurì e Drogo si allontanò da lei, il sangue divenuto grigio granuloso. Il pelo si seccò e la pelle cominciò a diventare polvere. Alderyu sollevò la testa e tornò per un momento umana. Era una bellissima donna, con dei profondi occhi verdi e le guance punteggiate da graziose lentiggini. I capelli color fuoco, molto simili ai miei.
Mi sorrise e, con silenzio, morì. La spada e l'appartamento non furono mai tanto vuoti.
Quando andammo via da casa, il Nido era in completo subbuglio. Metà Demoni aveva rinunciato al dominio da parte degli umani e si era schierato con il nuovo Mastino, doveva aver proposto loro qualcosa e alcuni non avevano accettato. Furono molte le armi abbandonate, rese comuni e inutili.
C'era un gran chiasso, le sirene suonavano interrottamente, i soldati impegnati in tutte le direzioni. Il Mastino ne aveva feriti alcuni durante la fuga e i Demoni avevano coperto le sue tracce, mascherandosi nel buio della notte.
Il sergente Neely Walker mi scortò in macchina fino al Distretto, il generale voleva parlare direttamente con me, senza nessun altro. Drogo fu richiamato altrove e l'unico compagno al mio fianco rimase Ryokku, non si trasformò in corvo e non scomparve. Si tenne sempre vicino a me, soffocando il suo disgusto per le folle e la confusione.
Non avevo mai visto il generale così agitato prima d'ora, si era persino abbottonato male la camicia, segno che era stato svegliato di soprassalto. C'erano tutti i figli maschi a raccolta e come il padre il loro colorito era cereo. Lanford aveva perso il suo fidato compagno.
Appena entrai nella stanza, nonostante avessi gli occhi lucidi e dei segni violacei sulla pelle, il generale corse da me e mi afferrò le spalle. «Raccontami cosa è successo, subito!»
Allora gli raccontai di Andy, del suo strano comportamento, sul fatto che fosse stato posseduto e che avesse attaccato me e gli altri soldati. Persino accennai ad Alderyu, a ciò che aveva fatto quella notte in cui il mondo lo riconobbe come "il mostro di Londra".
«Cosa pensava di fare?» sibilò senza parole il generale dopo avergli detto di Alderyu. «E ora il suo Demone dove è, possiamo ottenere altre informazioni?»
Scossi la testa. «È morta. Il maleficio si aggrappa al Demone originario, Andy ha sostituito i due tempo fa. Quello non era Alderyu.»
«È possibile?» chiese il generale e Louis schiuse le labbra.
«Di solito si sostituisce l'arma, in modo da conservare entrambi i Demoni. Andrew ha corso un enorme pericolo, non era protetto totalmente, forse questa è una delle cause che lo hanno portato alla debolezza. Il loro era un Patto momentaneo, solo una vita. Quel Demone non sarebbe comunque sopravvissuto. Voleva morire portando i suoi segreti con sé.»
Aprii la bocca. «Dobbiamo salvarlo!» strepitai. «Ci deve essere un modo!»
Lanford era chino sul tavolo e Garrett lo stava consolando, Sora scosse la testa. «Penny, è stato posseduto. Lo sai da sola che i Demoni attecchiscono, anche se lo catturassimo e lo Oblivassimo, non sopravviverebbe. Il Mastino è un parassita, non un Demone qualunque. Morirebbe in tutti i casi.»
«Era un vostro amico!» ripresi. «Ed è mio fratello! Andy non farebbe mai cose simili, quel mostro lo controlla. Dobbiamo staccarli.»
«Hai qualche idea?» commentò gelido Garrett.
«Andrò all'Inferno a parlare con il Re» proclamai e tutti mi gettarono occhiate sbalordite. «Alderyu non sapeva come combatterlo, seppure l'avesse creato lei. Mi ha detto che uno della stessa razza potrebbe avere le risposte che cerchiamo, l'unico modo è andare a chiedere.»
Louis corse vicino a me e mi afferrò i polsi. Ryokku gli gettò un'occhiata storta, alzando appena il labbro superiore con diffidenza. «No, Penny, questo è pericoloso! Non abbiamo più contatti con loro, non sappiamo nemmeno se le loro intenzioni sarebbero buone con te. Andy non lo vorrebbe che lo facessi.»
Mi liberai. Prima che mio fratello mi lasciasse per andare a combattere l'ex sergente Korey, mi aveva detto di correre a salvarlo se il suo Demone avesse cercato di possederlo. Sapevo il perché. Ero io a renderlo più umano.
«Andy vorrebbe che lo salvassi» proclamai. «Ed è l'unica possibilità che abbiamo.»
«Lasciaci almeno organizzare delle comunicazioni prima» si intromise Sora.
«Siete impazziti?» sbottò Erik incredulo. «Volete davvero dare retta a questa ragazzina? Il Nido è sotto attacco, abbiamo perso metà Demoni e quel mostro è qui vicino, da qualche parte. Lui vuole solo una cosa, potremmo dargliela» optò con freddezza e Ryokku si mise davanti a me.
«Perché non ci provi, umano» ringhiò furente.
La vipera di Erik sibilò forte, agitando la coda. «Moriremo tutti, non c'è tempo.»
«Già, non c'è» sottolineai. «Per questo devo andare subito, generale. La prego, non c'è nessun altro che potrebbe prendere il mio posto date le circostanze. Sono parte della causa. All'OverTwo sentivo spesso delle storie in cui il loro capo aveva dei rapporti amichevoli con la famiglia reale, sebbene i dissapori passati. Posso convincerli ad aiutarci, non vogliono una guerra.»
«Verrò con te» proferì il generale, annuendo.
Raion emise un suono roco e si sedette vicino al Dominatore. «No, le porte sono chiuse agli umani. Entrare è facile, è uscire che non lo è. Penny non fa parte di nessuno dei due mondi, non totalmente. A lei è concesso il pass. Chiedi ciò che devi, umana, e presta attenzione a non perderti.»
Il generale mi studiò, quasi incerto, ma annuì. Mi girai verso Ryo e gli sorrisi. Lui si chinò verso di me e aspettò che parlassi. «Puoi portarmi laggiù?»
«Certo, ma il maleficio me lo impedisce. Devi romperlo.»
Erik emise una risata strozzata. «Rompere il maleficio? Ma lo avete sentito? Ci ammazzerà, ecco cosa vuole.»
«Se lo avesse voluto sarebbe andato con il Mastino. Ha interrotto il flusso dei malefici, li ha riflessi. Lui non può spezzarli senza l'aiuto di qualcuno di capace, intende uccidere tutti i Dominatori comunque. Per liberare i suoi fratelli» berciò Louis stufo. «Ci servirà ben oltre che delle spiegazioni dal Re.»
«Ho informato Damian e tutte le squadre rimaste, compresa l'OverTwo. Tra poche ore saranno qui, dobbiamo solo resistere.»
Lanford emise una risatina acida, vedendo l'ironia della cosa. «Il Mastino conosce tutte le loro posizioni. Gliele hai dette tu stesso.»
«Andate a chiamare il dottor Grimm» ordinò il generale, interrompendolo. «Voi altri, uscite. Non voglio vedere nessun altro in questa ala. Garrett, prendi tu il comando. Organizza i soldati, Sora, tu occupati della sezione delle armi e dei medicinali. Louis, pensa ai non Dominatori.»
«Questo è ridicolo, Damian non ne sarà contento» affermò Erik e uscì, sbattendo la porta.
Mi suonò come una minaccia e anche il padre fu scontento di quei toni saccenti, però Damian non era lì per prendere posizioni a mio riguardo. Ero più importante di Erik, lo ero sempre stata e questo lo infastidiva.
Meno di cinque minuti dopo, il dottor Grimm si presentò a rapporto e portò con sé degli amuleti. Come se sapesse cosa fare, il generale spostò il tavolo e le sedie, in modo da avere uno spazio maggiore. Disegnarono un cerchio con una polvere nera a terra, non odorava di niente e Ryo provò a toccarla. Si bruciò appena un dito e corse da me, mentre Raion, attento, ridacchiava sotto i baffi, divertito.
«Il rituale è lungo e complesso, come minimo servono due umani e un Demone per compierlo. Farlo da soli risulterebbe mortale» mi spiegò nervoso il dottore. «Per ora metteremo un perno al maleficio, questo lo indebolirà e spezzerà le catene. Penny, senza quella protezione rischi di morire, il maleficio non protegge solamente dal punto di vista mentale, ma anche fisico.»
«Non le farò del male» garantì Ryo, ma l'uomo non ne era troppo convinto.
Al cerchio aggiunsero dodici tacche perfettamente allineate, mi parve di riconoscere quel simbolo e infatti mi ricordai che parte della runa che avevo sulla pelle era identica a quel simbolo, senza il teschio interno. Era un cerchio sacro, ero io, mentre dentro c'era l'essere da contenere, il Demone.
«Vieni qui, Penny» mi disse il dottore e tirò fuori due siringhe. Aprii gli occhi esterrefatta e scossi la testa, non ero mai stata un'amante delle iniezioni. «Non abbiamo tempo, avanti!» Senza dirmi parole gentili o di conforto, mi afferrò il braccio, levò il cappuccio e mi infilò l'ago nel braccio. Strinsi le dita e il dottore premette un dito nel punto preso. «Questo servirà a far abbassare le pulsazioni, Ryokku controllerà le tue onde cerebrali e le manterrà sulla giusta frequenza, impedendoti di svenire. Questo è glucosio» affermò veloce e mi ferì un'altra volta.
Ryo mi massaggiò il braccio. «Sei stata molto brava.»
Mi stesi per terra, dentro al cerchio e il generale e il dottore si posizionarono ai lati, seduti. Raion si mise all'estremità, verso la mia testa e di conseguenza non potei vederlo. Il dottor Grimm annuì e il generale provò a farmi un sorriso.
«Vuoi davvero farlo?» Annuì seria. «Sei una ragazza davvero coraggiosa, Penny... Va bene, è tutto pronto. Ti aspetteremo qui.»
Ryokku mi guardò da lontano, alzò il viso verso l'alto e spiegò le ali. La sua figura spiccò e un manto nero avvolse l'intera sala, impedendomi di vedere qualcosa. Tutte le luci si spensero e per un attimo mi parve di sentire il vento scalfirmi la pelle. Ebbi una forte vertigini e fu come ritornare brutalmente nel mio corpo, cadendo dal cielo, in un sogno terrificante.
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