Ruthless

<<Forse non sei così spietato come vorresti far sembrare>>
Queste parole furono pronunciate dalle labbra sottili e rosee dell'esile ma forte ragazzo dai capelli rossi e si propagarono nella stanza e nella mente del generale della Port Mafia come un eco ripetitivo e assordante. Parole quasi sussurrate,ma che parevano essere state gridate talmente forte da far tremare le pareti e il cuore di uno dei due.
Nessuno metteva in discussione la sete di morte e distruzione di Dazai Osamu,il più giovane dirigente della Port Mafia,noto bene ai suoi sottoposti per l'assenza totale di empatia nei confronti dei suoi nemici,per il suo sorriso sadico mentre torturava i prigionieri che si rifiutavano di parlare e per i trattamenti che riservava ai disertori o semplicemente a coloro che non svolgevano bene i loro compiti. Come poteva quel ragazzo basso e antipatico che si ritrovava come partner mettere in discussione ciò che tutti vedevano? Ciò di lui che tutti temevano?
Eppure lo aveva fatto,in una serata qualunque di un giorno qualunque,in un momento di totale assenza di eventi,mentre erano nella stanza a loro assegnata,Chuuya Nakahara aveva detto proprio quelle parole,rompendo un silenzio carico di respiri pesanti e sospiri mai lasciati uscire.
<<Forse non sei così spietato come vorresti sembrare>>
Dazai aveva stretto i pugni e aveva desiderato che ci fosse il collo di colui che aveva appena parlato tra di essi,venendo strangolato,con il viso che diventava paonazzo per la mancanza d'ossigeno; una scena che aveva visto,rivisto e nelle quali spesso era davvero partecipe. Non aveva risposto,aveva lasciato che quelle parole fossero inglobate dal silenzio. Non gli importava se il suo non rispondere poteva essere confuso con una risposta affermativa o con un semplice disinteresse per ciò che era stato detto,non avrebbe dato la soddisfazione all'altro di veder crollare le sue difese. Perchè la verità è che il ragazzino con i capelli rossi aveva parzialmente ragione. Dazai Osamu era spietato,apatico e insensibile come dimostrava,ma aveva profondamente paura di questa sua parte inconscia,segregata nel suo animo ma pronta a veni fuori quando vi si fosse presentata l'occasione di assaggiare il frutto della vita togliendola a qualcun altro. Lui temeva il suo demone interiore,molto più di chi sapeva possedesse davvero un demone dentro di sè,cioè il partner. Per quanto odiasse la mera verità che gli veniva sventolata sotto il naso come un jolly in una partita di Machiavelli,quel giorno Chuuya Nakahara si guadagnò gran parte del rispetto di Dazai Osamu,il quale era incuriosito da come il ragazzo fosse riuscito a scavare così profondamente nell'animo dell'altro da toccare la sua natura più profonda e a dirlo con tale nonchalance,come fosse una cosa da poco. Come se non stesse mostrando all'uomo più spietato della mafia quanto codardo fosse davanti a sè stesso,quanto sensibile fosse realmente il suo animo.

[...]

E fu da quel giorno che per loro divenne impossibile essere soltanto partner. Erano troppo per essere soltanto partner. Solo loro erano capaci di trovare nei loro occhi pieni di Mafia qualcosa che non fosse il male. Si erano avvicinati,allontanati,cercati di nuovo,si erano sfiorati e poi erano saltati all'indietro come un cucciolo che si scotta col fuoco per la prima volta,ma avevano poi scoperto che questo loro leggero sfiorarsi li faceva star bene,meglio di tutto ciò che avevano mai provato per star bene. E allora iniziarono a toccarsi,a esplorarsi,a nascondersi dalla luce stando nell'ombra perchè non ne avevano bisogno,si illuminavano a vicenda. Nessuno dei due aveva il coraggio di capire cosa fosse quel sentimento,nessuno ne aveva mai davvero parlato ma nemmeno aveva la minima intenzione di interromperlo.
Quella notte,lontano dagli occhi giudicatori del mondo,tra le quattro mura di una stanza troppo piccola per contenere il loro amore,perchè si,era amore e ormai il fatto che fosse così era chiaro ad entrambi,loro c'erano.
Sfiorarsi era bello,ma presto avevano avuto il bisogno di toccarsi concretamente,di stringersi,di sentire che erano reali,che esistevano davvero.
Così le loro labbra si scontravano senza sosta,nell'urgente bisogno di una risposta,i loro capelli,stretti tra le mani dell'altro che cercava sempre più contatto,tra poco si sarebbero ingoiati l'anima a vicenda pur di stare più vicini, i loro occhi semichiusi si cercavano per incastrarsi alla perfezione e poi si evitavano,perchè quel contatto che amavano non sopportava quel gioco di sguardi. Ogni volta era una scommessa su quanto in là si sarebbero spinti,quanto tempo sarebbero riusciti a toccarsi l'anima a vicenda prima di rialzare il loro muro invalicabile e nessuno dei due riusciva mai a vincere.
Ma quella volta era diversa,Dazai lo sapeva. Sapeva che quella era la sua ultima notte al fianco del ragazzo che tanto amava; cosciente di non poter rimanere oltre in quel luogo dove le pareti gli sussurravano i suoi crimini ogni giorno.
E si sentiva sporco,perchè questo Chuuya non poteva capirlo,o forse era lui che non voleva davvero che capisse.
<<Che succede?>> come non detto,il più basso si era accorto dei demoni interiori che tormentavano il suo amato.
<<Sono davvero spietato,Chuuya..>> sussurrò,nel buio,con la sola luce della luna che proveniva dalla finestra ad illuminargli il viso.
<<Non lo sei>> il rosso gli accarezzò una guancia con la mano,teneramente,come se stesse cercando di insegnargli ad amarsi come si insegna ad un bambino a contare fino a dieci <<forse ti sei solo perso. Un giorno ti prometto che troverai la strada. Non sarà sempre così buio>>
<<Vagherò nell'oscurità per sempre..>> non erano parole sue,del moro,stava solo ripetendo ciò che una persona gli aveva detto,proprio il giorno stesso.
<<Nell'oscurità accadono le cose migliori>> gli sorrise Chuuya,facendo scontrare nuovamente le loro labbra,delicatamente,senza fretta,con la dolcezza di chi ama come respira.
E Dazai strinse a sè l'unica certezza che aveva,anche se andandosene gli avrebbe spezzato il cuore,anche se non si sarebbe mai sentito meno spietato.

[...]

Bagnato dalla luce della stessa luna,il giorno seguente,Chuuya Nakahara aveva stappato la bottiglia del suo vino migliore,a detta sua per "festeggiare" l'uscita del suo partner dalla Port Mafia. Aveva bevuto fino a dimenticare il suo nome,ma non quello del partner.
<<Io lo so,Dazai,tu non sei spietato>> singhiozzò,steso sulla poltrona,con i piedi penzoloni e lo sguardo rivolto alla luna <<ti sei solo perso..>> urtò il bicchiere di vino sul tavolo accanto a lui e lo fece cadere <<allora perchè non torni a casa...?>>
Non lo sapeva,ma preso dagli stessi pensieri,qualcun altro,da qualche parte,stava guardando la luna. E si sentiva ancora un uomo spietato.

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