Capitolo 3 - Nightmare


You've been lied to,
just to rape you of your sight,
And now they have the nerve,
To tell you how to feel.

Nightmare – Avenged Sevenfold


Hermione sfilò la bacchetta da sotto al cuscino, lanciò un incantesimo per imperturbare il baldacchino e si rigirò inquieta nel proprio letto. Sentiva di essere sul punto di mettersi a urlare e la consapevolezza di poterlo fare senza che le sue compagne di stanza la sentissero la rasserenò.

Tre giorni.

L'effetto della pozione sarebbe durato almeno il doppio e lei, dopo tre giorni, già non ne poteva più.

Fino a quel momento aveva potuto fare affidamento sulla sua tendenza ad anticiparsi sempre con lo studio, così da non arrivare impreparata alle lezioni, ma c'era un limite anche a ciò che lei aveva imparato da sola e spesso aveva dovuto improvvisare.

Harry, perché non leggi tu ad alta voce il procedimento dal libro di Pozioni mentre io preparo il calderone? Così faremo prima.

Ron, avanti, leggiamo insieme l'argomento di Storia della Magia, così ti aiuto a studiare e io ripasso.

Il vero problema, però, erano i compiti scritti. Aveva dovuto inventare una scusa con la McGranitt per non aver fatto il tema di Trasfigurazione che lei aveva assegnato e alla vecchia professoressa era venuto un colpo per la sorpresa. Per fortuna, la sua media perfetta l'aveva salvata, ma quanto ancora poteva andare avanti in quel modo?

Aveva deciso di non parlare con nessuno di quello che le aveva fatto Malfoy, perché sapeva come avrebbero reagito Harry e Ron.

Maledetto furetto. Te l'avevamo detto di non difenderlo, non meritava il tuo aiuto, avrebbero sicuramente commentato. La cosa peggiore era che una parte di lei dava loro ragione e visto che non potevano aiutarla in alcun modo, aveva deciso che era meglio tenere per sé l'accaduto.

Ciò che però lei non riusciva proprio a sopportare era l'impossibilità di rifugiarsi in un libro. Non aveva mai fatto caso a quanto di frequente cercasse la solitudine sfogliando pagine a caso, alle quali solitamente finiva per interessarsi davvero, e ancora adesso di tanto in tanto afferrava un tomo qualunque e lo teneva in grembo, in parte per mantenere le apparenze, ma anche perché nonostante non riuscisse a decifrare le parole, il profumo della carta e la quiete dovuta a tutti gli anni in cui aveva chiesto di non essere disturbata mentre leggeva servivano a tranquillizzarla.

Malfoy aveva colpito bene, questa volta.

Dopo anni di odio e schermaglie, erano arrivati a un punto in cui lei continuava ingenuamente a considerarlo un ragazzo come gli altri, arrogante e fastidioso, ma comunque un compagno di scuola, mentre lui, la serpe, aveva imparato a conoscerla e a usare le sue debolezze contro di lei.

E lo aveva fatto per vendicarsi di un affronto di cui lei non si era neanche resa conto, insegnandole quanto l'orgoglio potesse essere vincolante e quanto lei – come lui – detestava aver bisogno di qualcuno che la disprezzava.

Si rigirò nel letto e si mise a pancia in su, sperando che il baldacchino le ispirasse un'idea per uscire da quella scomoda situazione senza rovinarsi la media e senza dover chiedere l'antidoto a Malfoy. Si passò una mano tra i capelli già aggrovigliati sforzandosi di riflettere e la rabbia la pervase al pensiero improvviso che, al contrario di lei, la serpe stava dormendo beatamente nella sua tana.


***


Dragged ya down below,
Down to the devil's show,
To be his guest forever,
(Peace of mind is less than never!)

Nightmare – Avenged Sevenfold


«Draco, Lui vuole che ci sia anche tu oggi. L'ha preteso», aveva spiegato sua madre.

A differenza della altre volte, quel giorno non aveva potuto inventare una scusa per giustificare la propria assenza e aveva dovuto presentarsi alla riunione con gli altri.

Se non fossero bastati l'aspetto cadaverico e le movenze da serpente a farlo rabbrividire dalla paura, la sua voce sibilante l'avrebbe comunque spaventato a morte.

«Sei pronto, giovanotto?», chiese il Signore Oscuro.

Sua madre rispose per lui, dicendo che no, non era pronto affatto, ma Draco non sarebbe comunque riuscito ad aprire bocca, visto il terrore che gli attanagliava le viscere.

Iniziò a sudare e sospettò di essere ancora più pallido del solito. Strinse le mani attorno ai braccioli della sedia, per impedirsi di tremare.

Che gli stava facendo? Era nella sua testa?

Aveva sperimentato la maledizione Cruciatus una volta, quando sua zia aveva voluto che imparasse a resistere al dolore, ma quello non era niente in confronto al modo in cui il Signore Oscuro usava la Legilimanzia.

Era sul punto di vomitare, sentiva la propria mente frantumarsi in decine di pensieri sconnessi.

«Farai quello che desidero, ragazzo?»

«Draco!»

Malfoy si svegliò di soprassalto e con un solo movimento si mise a sedere sul letto, afferrò la bacchetta adagiata sul comodino e la puntò davanti a sé.

«Calmati», disse Blaise alzando le mani e mettendole bene in vista, come se si stesse rivolgendo a un animale ferito. «Stavi urlando.»

Draco abbassò la bacchetta e si passò una mano tra i capelli, scoprendosi la fronte imperlata di sudore.

«Immagino che fosse la reazione appropriata», disse con voce roca. «Ero terrorizzato», confessò sotto voce.

Blaise sgranò gli occhi, sconvolto da quell'insolita ammissione di debolezza, poi il suo sguardo si fece preoccupato. «Era solo un sogno», mormorò.

Draco guardò dritto di fronte a sé, sforzandosi di concentrarsi sulla trama delle tende del baldacchino, provando a cancellare dalla mente il ricordo delle immagini che aveva appena visto.

«No», disse in un sussurro. «Non lo era.»


***


«'Mione, hai sentito la novità?»

Hermione sospirò frustrata mentre chiudeva il libro di Aritmanzia, perfettamente inutile, visto che era ancora sotto l'effetto della Dyslexia. «No, Ron, qual è la novità?»

Sperò che fosse una buona notizia.

Malfoy è caduto dalla scopa e non potrà mai più giocare a Quidditch.

Sorrise godendosi il gusto immaginario della vendetta.

«Indovina! Riguarda il Quidditch.»

Mise da parte il senso di colpa causato da quei pensieri cattivi, visto che non desiderava così tanto prenderlo a pugni dal terzo anno, quando per colpa sua Fierobecco era stato condannato a morte.

«E i Serpeverde», continuò allegramente Ron.

Pregò silenziosamente che la sua fantasia si realizzasse, risparmiandole l'onere di doverlo picchiare per sfogare la rabbia repressa e prendersi le sue soddisfazioni.

«Qualcuno è caduto dalla scopa?», domandò sperando con tutta se stessa in una risposta affermativa.

«Ma allora lo sai!», fece Ron, leggermente infastidito.

Hermione sbatté le palpebre sorpresa. Possibile che il suo desiderio si fosse avverato?

«Il cercatore di Tassorosso è caduto dalla scopa durante un allenamento, perciò sarà Serpeverde a sfidare Corvonero tra due settimane», spiegò Harry vedendola confusa. «Quindi non avranno il vantaggio di veder giocare i nuovi elementi di Corvonero prima di affrontarli, il che significa che potrebbero arrivare impreparati e perdere.»

«Oh», fu tutto quello che riuscì a dire Hermione, in parte delusa, ma anche sollevata di non doversi sentire in colpa per aver augurato a Malfoy di cadere dalla scopa.

«Non è meraviglioso?», disse allegramente Ron, ritrovando il buonumore.

«Certo, meraviglioso», convenne lei.

Si alzò dalla poltrona su cui era seduta e si avvicinò al camino della Sala Comune. Rimase qualche istante a osservare le fiamme, ascoltando distrattamente Harry e Ron che parlavano di Quidditch, ai quali si aggiunsero poi Dean e Seamus.

Aveva già preso la sua decisione quella mattina, durante la lezione di Incantesimi, quando il professor Vitious aveva fatto una domanda alla classe e lei si era resa conto di non conoscere la risposta perché il giorno prima non era riuscita a studiare. Aveva compreso che le possibilità di vincere contro Malfoy al suo stesso gioco erano scarse quanto quelle che aveva di battere Ron agli Scacchi dei Maghi, quindi sforzarsi di resistere e mettere a rischio la sua carriera scolastica per una semplice questione d'orgoglio poteva essere solo controproducente. D'altra parte, doveva riconoscere a una serpe la sua superiorità nel campo degli inganni e dei raggiri, mentre lei era ben felice di avere qualità che l'avevano destinata a una Casa diversa.

«Ragazzi, ci vediamo dopo, ho una cosa da fare», disse ad alta voce mentre si avviava verso l'uscita della Sala Comune.

Loro erano così presi che quasi non se ne accorsero, solo Harry sollevò la testa e le lanciò un'occhiata interrogativa, ma lei sgattaiolò via per evitare di dover dare spiegazioni.

Percorse i corridoi del Castello senza avere una meta precisa, non poteva di certo presentarsi nei sotterranei e chiedere di lui, ma non poteva neanche sperare di incontrarlo per caso. Così, alla fine, si diresse verso la voliera dei gufi, intenzionata a mandargli un biglietto, proprio come aveva fatto lui il giorno in cui le aveva fatto bere la pozione.


***


You should have known the price of evil
And it hurts to know that you belong here.
No one to call, everybody to fear
Your tragic fate is looking so clear, yeah.

Nightmare – Avenged Sevenfold


Draco entrò in Sala Comune con i capelli ancora bagnati e fece per accomodarsi su un divano, ma Blaise lo anticipò.

«Era ora! Ci sono due gufi per te», disse indicando le due creature appollaiate su una poltrona. «Ho provato a ritirare la posta per te, ma uno dei due è piuttosto aggressivo», dichiarò infastidito.

Draco riconobbe il barbagianni grigio di sua madre e non fu neanche minimamente sorpreso di sentirsi raccontare da Blaise che aveva cercato di morderlo.

«Forse gli stai antipatico», disse avvicinandosi all'animale.

«Figuriamoci!», esclamò lui indignato. «Gli animali e le creature magiche mi adorano, quello lì deve avere qualche problema.»

Draco sogghignò e accarezzò il gufo in questione, il quale gli permise di prendere la lettera attaccata alla sua zampa e volò immediatamente via, approfittando dell'ingresso di Daphne nella Sala Comune per uscire dalla porta. Una volta andato via, Draco poté avvicinarsi all'altro gufo e sfilare il biglietto arrotolato che portava con sé. Prima ancora di aprire la lettera di sua madre, sorrise compiaciuto nell'immaginare il contenuto dell'altro messaggio e quando lesse le due parole scritte con una grafia tremolante e incerta, si voltò per condividere la sua soddisfazione con Blaise.

Il suo compagno, però, era troppo impegnato a sforzarsi di ignorare Daphne, la quale, da parte sua, stava fumando una sigaretta in tutta tranquillità, come se non avesse alcun pensiero al mondo, ma lanciando di tanto in tanto occhiate di traverso all'indirizzo di Zabini.

Draco sospirò, trattenendosi dall'urlare loro di piantarla di comportarsi come due bambini e richiamò l'attenzione di Blaise sventolandogli il biglietto della Mezzosangue sotto gli occhi.

«Cos'è?», fece lui confuso.

«Un atto di resa», spiegò Draco con un sorriso, mentre apriva la lettera di sua madre.

Ne lesse il contenuto ancora in preda all'euforia della vittoria, scorrendo velocemente le parole iniziali e poi soffermandosi pian piano sulle frasi successive, sentendo svanire il sorriso che aveva sulle labbra fino a pochi attimi prima.

«Ottimo», convenne compiaciuto Blaise, voltandosi poi a guardarlo. «Merlino, Draco! Sei bianco come un lenzuolo. E io che credevo che non potessi essere più pallido di così.»

Daphne ridacchiò e lui si concesse di sorriderle, ma Draco era troppo sconvolto per dire alcunché.

«Che succede?», insisté Blaise.

Draco si voltò a guardare Daphne, che comprese l'antifona e dichiarò che aveva altro da fare e li lasciò soli nella Sala Comune, poi si sedette accanto all'amico.

«Era mia madre, dice che hanno mandato qualcun altro a fare il lavoro che ho rifiutato io», spiegò sotto voce.

Zabini sussultò e tacque, rinunciando alla consueta tendenza a ironizzare su qualunque cosa. «Chi è?»

Draco scosse la testa. «Non hanno voluto dirlo a lei. Il che può significare una cosa sola.»

Blaise lo guardò dritto in faccia, comprendendo dove volesse arrivare. «Non si fidano più di voi.»


***


Suddenly I can almost see you,
Feel the heat of your breath on my skin,
Scared to death but I'm only dreaming.

Nightmare – Miley Cyrus


Hermione si sedette sullo scalino dal quale si accedeva a uno dei cortili interni di Hogwarts. Aveva continuato a vagare per i corridoi, sperando che una volta ricevuto il biglietto, Draco Malfoy l'avrebbe subito cercata.

Aveva puntato sul fatto che dandogli la soddisfazione di una vittoria, lui non avrebbe esitato a raggiungerla per gongolare ancora un po'. Per questo motivo, oltre alla sua ancora evidente difficoltà a scrivere, si era limitata a due semplici parole che stuzzicassero il suo orgoglio inducendolo ad affrettarsi.

Hai vinto.

Eppure, lui non si era ancora fatto vivo e lei aveva cominciato a pensare che in realtà non aveva preparato nessun antidoto e che l'avrebbe lasciata in quelle condizioni fino a che l'effetto della pozione non si fosse esaurito.

«In giro a quest'ora, Mezzosangue?», disse una voce alle sue spalle.

Hermione si irrigidì e realizzò per la prima volta quanto rischiava stando fuori dai dormitori di notte.

«Sono un prefetto, Malfoy», ribatté alzandosi in piedi e voltandosi per fronteggiarlo. «Magari ho le mie ragioni», disse incrociando le braccia davanti al petto.

Malfoy ghignò e si indicò con l'indice la spilla da prefetto verde e argento che aveva sulla divisa. «Naturalmente è lo stesso per me. Ho ricevuto un messaggio che sottintendeva una disperata richiesta di aiuto e sono dovuto accorrere.»

Hermione roteò gli occhi e sbuffò. «Falla finita, Malfoy. Ce l'hai o no?»

Lui si infilò una mano in tasca e ne estrasse un'ampolla scura.

Lei fece per prendergliela, ma lui si ritrasse e socchiuse gli occhi, guardandola con attenzione. «Dillo.»

Hermione ricambiò il suo sguardo tenendo il mento in su e l'espressione fiera, anche mentre stringeva i pugni e si costringeva a dirgli quello che lui voleva sentire. «Ho bisogno di quell'antidoto. Soddisfatto? Anche se non mi servirebbe se non fosse per te

Malfoy attese qualche istante, come per decidere se era o meno soddisfatto di quelle parole, ma poi sorrise e Hermione notò che non stava neanche lontanamente gongolando come avrebbe dovuto. Sembrava, piuttosto, stanco e preoccupato, tanto che lei fu sul punto di chiedergli se stesse bene.

«Non mi basta, Granger», dichiarò lui. «Ti ci è voluto un po' per arrenderti. Ora ci sono gli interessi da pagare.»

Hermione sentì sparire ogni traccia di compassione, sostituita immediatamente dalla consueta rabbia. «Che altro vuoi, Malfoy?»

Lui le rivolse un sorriso cattivo. «Qualcosa che ti dia da pensare, Mezzosangue. Visto che ti piace tanto.»

Lei si accigliò. «E sarebbe?»

«Un bacio.»

Hermione sbuffò. «Piantala con queste stupidaggini, Malfoy. Dammi l'antidoto.»

Fu il suo turno di accigliarsi. «Non sto scherzando, Mezzosangue.»

Lei rimase in silenzio per un po', aspettando che scoppiasse a ridere o che la prendesse in giro per aver quasi creduto alle sue parole, ma quando non fece né l'una né l'altra cosa lei rimase sconvolta per la sorpresa. «E perché mai dovresti volerlo?»

«Te l'ho detto», le disse avvicinandosi. «Mi piace l'idea di darti qualcosa a cui pensare.»

Quando pronunciò quelle ultime parole, le era così vicino che lei poteva sentire il suo respiro sulla pelle.

Hermione rimase immobile. Si rese vagamente conto che se avesse fatto un passo indietro sarebbe inciampata nel gradino, ma non ebbe la prontezza di muovere neanche un muscolo.

Quando Malfoy posò le labbra sulle sue, avvertì l'istinto di ritrarsi, ma si costrinse a non farlo. Lo sentì sospirare un istante prima che le schiudesse la bocca, poi le accarezzò il labbro inferiore con la lingua, accarezzandola, succhiandola, assaggiandola. Sotto il dolce impeto di quel bacio, lei barcollò e Malfoy le passò una mano dietro la schiena per impedirle di cadere e la attirò ancora di più a sé. Istintivamente, lei gli posò una mano sulla spalla – per respingerlo o per aggrapparsi più saldamente a lui? – e recuperò l'equilibrio. Lui prese possesso della sua bocca fino in fondo, spingendo la lingua contro la sua e mettendole la mano libera sul collo, sfiorandole la guancia con il pollice. Lei si scoprì piacevolmente arrendevole tra le sue braccia e le sue labbra e chiuse gli occhi cedendo volentieri a lui il controllo della situazione.

Quando si staccò da lei, Hermione si sentì derubata. Aprì gli occhi e lo vide confuso, quasi sorpreso di quello che aveva appena fatto. Poi lui le allungò l'ampolla con l'antidoto e attese che lei la prendesse. Lei la stappò e ne annusò il contenuto, che odorava di pergamena. Poi bevve.

Una volta assicuratosi che lei avesse bevuto tutto, Malfoy le diede le spalle e si allontanò a grandi passi in direzione dei sotterranei, senza aggiungere altro.



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Nightmare è il titolo di due canzoni omonime degli Avenged Sevenfold e di Miley Cyrus, rispettivamente del 2010 e del 2015. La traduzione è incubo e si riferisce sia al sonno agitato di Draco, sia alla condizione "da incubo" di Hermione.


Note

Per quanto riguarda i due gufi che riceve Draco, ho supposto che in assenza di finestre (come accade per i sotterranei in cui ci sono i dormitori dei Serpeverde) essi attraversino le porte per raggiungere la propria destinazione.

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