Capitolo 19 - Rusty Halo
Everyone's running from something,
but we don't know when it's coming
So we keep running and running and running.
Rusty Halo – The Script
Con l'arrivo del Natale, la neve che cadeva su Hogwarts sembrava diversa. Anziché portare il gelo e il fastidio delle strade ghiacciate, pareva riscaldare l'atmosfera tra le mura del Castello e infondeva speranza nei cuori di maghi e streghe che difficilmente riuscivano a non pensare ai numerosi attacchi dei Mangiamorte ai danni della Comunità Magica e di quella Babbana.
La Sala Grande, quell'anno più del solito, era meravigliosamente addobbata: una dozzina di enormi alberi di Natale coperti di ghiaccio e illuminati da centinaia di candeline erano disposti attorno ai tavoli; festoni di agrifoglio, vischio e pungitopo pendevano dalle pareti e dal soffitto, dal quale, di tanto in tanto, fioccava della neve magica, calda e asciutta, che svaniva a contatto con oggetti o persone. Molti studenti avevano scelto di trascorrere le vacanze a scuola, perlopiù dietro insistenza dei genitori, dal momento che Hogwarts restava il posto più sicuro e lontano dalla guerra.
Qualcun altro, invece, avrebbe probabilmente preferito tornare a casa per scappare dalla piccola e silenziosa battaglia che stava avendo luogo tra le mura del Castello. Draco Malfoy era rimasto per cercare la persona a cui era stato assegnato l'incarico di uccidere Silente e, probabilmente, anche lui. Nonostante i tentativi piuttosto deboli di colpirlo, Draco aveva capito che se non fosse stato lui o lei a farlo fuori, ci avrebbe pensato il Signore Oscuro in persona a punirlo per non aver portato a termine la missione e aver reso necessario l'intervento di un'altra persona. D'altra parte, perfino suo padre si aspettava ancora che lui riuscisse, in chissà che modo, a togliere di mezzo il vecchio preside, mentre sua madre, nonostante i rischi, aveva cercato di tenerlo al sicuro, indipendentemente dalla sua scelta, riuscendo soltanto a trovare un'alleata nella madre di Blaise, che ora viveva a casa loro. Per questo motivo, neanche Zabini sarebbe tornato a casa per Natale, preferendo di gran lunga la compagnia di Draco a quella degli inviati del Ministero che sorvegliavano Villa Malfoy, nel caso in cui il ricercato Lucius Malfoy si fosse fatto vivo. Draco non sapeva con precisione dove si nascondesse suo padre – in questo modo nessuno avrebbe potuto estorcergli l'informazione contro la sua volontà – ma era a conoscenza del fatto che non era mai mancato alle riunioni dei Mangiamorte e che, sebbene non godesse più del favore del Signore Oscuro, gli era stata assicurata una certa protezione affinché non cadesse nelle mani degli Auror.
Dei suoi compagni, molti non sarebbero tornati a casa per le vacanze. Tiger e Goyle si erano limitati a dare i propri nomi alla McGranitt – che stava stilando la lista di coloro che sarebbero rimasti al Castello – non appena l'aveva fatto Draco. Theodore Nott, il cui padre era stato arrestato l'estate prima, aveva preferito Hogwarts alla casa dei suoi zii. I genitori di Pansy, invece, erano partiti per fare visita ad alcuni parenti lontani, quindi lei non aveva avuto scelta.
Al contrario, Daphne aveva annunciato che sarebbe tornata a casa, ma una mattina, durante la colazione, si era seduta di fronte a Blaise e aveva pronunciato una sola frase in tono lugubre, come se stesse comunicando una brutta notizia.
«Ho saputo che tua madre ha venduto la casa nello Yorkshire.»
Blaise aveva sollevato lo sguardo dalla tazza di tè bollente che aveva davanti e l'aveva fissata senza nascondere la sorpresa per il semplice fatto che lei gli stesse rivolgendo la parola.
«È così», aveva risposto alla fine.
«Mi dispiace», aveva detto lei.
«Perché?»
«È la casa in cui sei cresciuto, credevo ci fossi affezionato.»
«Non era alla casa che ero affezionato.»
Daphne non aveva replicato, si era limitata ad alzarsi e allontanarsi in direzione della McGranitt. Quel pomeriggio stesso, avevano saputo che neanche lei sarebbe tornata a casa per le vacanze.
Draco ne fu segretamente felice. Daphne era una delle poche persone che non avevano cambiato atteggiamento nei suoi confronti da quando si era diffusa la notizia della sua relazione con Hermione Granger. Mentre tutti gli altri sussurravano, lo additavano o scuotevano la testa delusi al suo passaggio, Daphne sembrava disinteressarsi del tutto della sua vita sentimentale. Aveva continuato ad affiancarlo e a dargli man forte ogni volta che prendeva in giro Blaise e di tanto in tanto gli chiedeva un'opinione su qualche pozione che stava preparando.
Al contrario, Pansy aveva reagito malissimo. Per giorni aveva alternato occhiate cariche di rabbia a sguardi feriti e Draco aveva atteso una pubblica scenata che non era mai arrivata. Lei si era limitata a esprimere il suo disappunto una notte in cui lo aveva aspettato sveglia nella Sala Comune e l'aveva intercettato quando lui stava per sgattaiolare via di nascosto per incontrare la sua Mezzosangue nella Stanza delle Necessità.
«Non andare», gli aveva sussurrato in una preghiera disperata.
Davanti a tanto dolore, Draco aveva avuto la chiara misura di quanto la ragazza fosse ancora innamorata di lui e si era sentito in colpa. «Va' a dormire, Pansy.»
Per quanto gli dispiacesse per lei e lo irritasse il comportamento dei suoi compagni di Casa, Draco non riusciva a trovare una sola buona ragione per non stare con Hermione Granger.
Era diventata ormai un'abitudine rinunciare al sonno in favore di poco tempo da trascorrere insieme, appena sufficiente a superare le interminabili ore in cui erano separati, sia che fossero vicinissimi – come a lezione, quando la mano di lei scattava più veloce e più sicura delle altre, in aperto contrasto con i gesti timidi che gli riservava quando erano soli –, sia che fossero lontani – come durante gli allenamenti, quando il cielo non sembrava più una via di fuga dalla realtà, ma un mondo troppo distante da lei per poterlo sopportare, mentre le gambe strette attorno al manico di scopa protestavano per i muscoli indolenziti dalla notte prima e il sudore sulla schiena e sul petto faceva bruciare i graffi che lei gli aveva lasciato, dandogli l'impressione di sentirla continuamente su di sé a marchiarlo con le unghie e i baci.
Draco non ricordava più come facesse a stare bene prima di avere lei. Il modo in cui la sua felicità aveva cominciato a dipendere dalla Mezzosangue lo spaventava a morte, ma allo stesso tempo trovava più che giusto che fosse così.
Lei, da parte sua, non pareva neanche rendersene conto e ogni volta che lo abbracciava sembrava credere che lui sarebbe scivolato via se non l'avesse stretto abbastanza forte. E Draco non la rassicurava mai per paura che lei smettesse di farlo, visto che respirava meglio quando lei rischiava quasi di soffocarlo pur di tenerlo vicino a sé.
In notti come quella, in cui la Stanza delle Necessità che offriva loro rifugio avrebbe potuto essere completamente vuota, dal momento che la sua unica necessità era lei – le sue braccia, la sua pelle, la sua bocca – l'alba era il più triste degli incubi e li raggiungeva durante i loro sogni a occhi aperti, che, nonostante avessero rubato loro il riposo, continuavano a non sembrare abbastanza.
«Draco...», mormorò lei, contro i suoi capelli, mentre lui le baciava il collo.
«Dillo ancora», ordinò mentre scendeva ad accarezzarle i seni con la lingua, con le labbra, con il respiro.
«Draco», disse di nuovo in un sussurro, lasciando trasparire l'eco di un sorriso nel suo tono di voce. «Dobbiamo andare.»
«No», rispose semplicemente lui.
Il desiderio di lei lo rendeva capriccioso quanto un bambino e lui non era abituato a non avere per sé quello che voleva così intensamente.
«Sì, dobbiamo», lo richiamò dolcemente lei e, dall'abbandono con cui lui lasciò che gli sollevasse il capo per costringerlo a guardarla negli occhi, fu chiarissimo chi dei due avesse realmente il potere di dare ordini all'altro.
«Potremmo saltare le lezioni», suggerì lui, mentre la strega recuperava i propri vestiti. «O anche solo le prime due ore.»
«Non se ne parla», ribatté lei categorica, ma Draco lesse nel suo sorriso la tentazione di sottrarsi a quello che la aspettava.
«Potter ancora non ti rivolge la parola?», domandò. Lei ebbe un fremito e lui capì di aver fatto centro. «È un idiota.»
«È il mio migliore amico», protestò lei.
«Il mio migliore amico mi parla.»
«Tu non gli hai mentito, né stai assieme alla persona che gli ha reso impossibili sei anni di scuola.»
«Così mi lusinghi.»
Lei gli fece una linguaccia e Draco si lasciò sfuggire un sorrisetto obliquo. «Quella ce l'ho anch'io. Non provocarmi o ti farò vedere in quanti modi la so usare.»
La Mezzosangue rise e gli tirò un cuscino in faccia, poi riprese a vestirsi.
«Farai meglio a sbrigarti», gli disse, notando che era ancora coperto solo da un lenzuolo. «Ci vediamo dopo.»
Lo salutò con un bacio veloce, a fior di labbra, e Draco la guardò andare via, pregustando il momento in cui l'avrebbe rivista.
***
Now I'm looking up the bible tryna find a loophole,
Yeah, I'm living for revival, dying for a new soul,
Now there's no light to guide me on my way home,
Now there's no time to shine my rusty halo.
Rusty Halo – The Script
Quando arrivò al tavolo dei Serpeverde per la colazione, Draco trovò King appollaiato sulla spalla di Blaise, mentre quest'ultimo gli passava qualcosa da mangiare.
«Perché continui a usare il mio gufo?», disse a mo' di saluto.
«Perché è efficiente», rispose lui semplicemente, dando un buffetto al barbagianni. «Ho ordinato una cosa in un negozio di Hogsmeade e, siccome il pacchetto è piccolo, sarà King a ritirarlo per me.»
«Grazie per avermi informato.»
«Prego.»
Draco lanciò un'occhiata al tavolo dei Grifondoro. La Mezzosangue stava ridendo con Weasley – e non di Weasley, come avrebbe fatto lui – ma il sorriso le si spense sulle labbra quando si voltò verso Potter, che le restituì solo uno sguardo impassibile.
«Blaise, cosa fai stanotte?»
Zabini si accigliò. «In mancanza di qualcuno che mi tenga sveglio come la Granger fa con te, credo che mi accontenterò di dormire.»
«Lascia che ti movimenti la serata, allora», rispose lui.
«Ti stai offrendo volontario? No, grazie, ho altri gusti», replicò, liquidandolo con un gesto della mano.
Draco lo ignorò, estrasse una piuma e un po' di pergamena dalla borsa e scribacchiò un breve messaggio. Poi lo arrotolò e lo consegnò a King.
«Ehi, Carter!», chiamò a gran voce.
Una decina di persone più in là, una testa bionda si sporse all'indietro. Il ragazzino intercettò lo sguardo di Draco e scavalcò la panca su cui era seduto per avvicinarglisi.
«Mi serve un favore.»
Gli occhi di Carter si illuminarono, Blaise si accigliò.
«Di che si tratta?», chiese il biondino, dando voce alla curiosità di entrambi.
«Ho bisogno che tu faccia una soffiata a Colin Canon, quell'impiccione è il modo più veloce di diffondere una notizia.»
Lui annuì e aspettò che Draco proseguisse.
«Digli che stasera ci sarà un duello interessante. A mezzanotte, in cima alla Torre di Astronomia.»
***
Now I'm running for the light in the tunnel but it's just the train,
I'm looking for the right type of pleasure but all I find is pain.
Now there's no light to guide me on my way home,
Now there's no time to shine my rusty halo.
Rusty Halo – The Script
La Mezzosangue si rigirò tra le sue braccia e Draco la strinse più forte, ma abbastanza delicatamente da evitare che si svegliasse. Quando la sentì respirare di nuovo profondamente, si scostò da lei piano, mosse il cuscino su cui era sdraiato in modo che sostituisse il suo petto sotto la testa di lei e si alzò. Da una tasca del mantello estrasse un biglietto che aveva preparato in precedenza e lo adagiò tra le lenzuola, sperando di tornare prima che lei si svegliasse e avesse modo di leggerlo. Si vestì in fretta, impugnò la bacchetta e uscì. Dopo pochi passi, incontrò Blaise e Carter nel corridoio.
«Verranno», disse il ragazzino senza esitare. «Sia loro due che Canon. Uno dei nostri li ha sentiti decidere. Non hanno detto niente a lei.»
«Non avevo dubbi», rispose Draco, tranquillo. «Grazie, Carter. Resta nei paraggi e avvertici se a Gazza dovesse venire la brillante idea di salire sulla Torre di Astronomia.»
Lui annuì e si dileguò.
Blaise ridacchiò. «Devi essere proprio sicuro di te se allerti anche la stampa.»
«Naturalmente», rispose Malfoy, mentre salivano una rampa di scale. «Non inizio mai una battaglia se non sono ragionevolmente certo di vincere.»
«E cosa ti rende così tranquillo?», domandò incuriosito.
Lui si lasciò sfuggire un mezzo sorriso. «Il suo senso di colpa.»
I due entrarono nell'osservatorio con le bacchette alla mano, pronti a Confondere o Schiantare chiunque avesse potuto sorprenderli. Invece, realizzarono immediatamente di essere soli e Draco si avvicinò al parapetto per guardare all'esterno.
Il panorama notturno di Hogwarts era così bello da togliere il fiato. Lui aveva già potuto ammirarlo da quell'altezza durante i suoi voli clandestini in piena notte, ma rimanere immobile a osservare il Lago Nero ghiacciato e le colline che sembravano dorsi di draghi giganti era tutta un'altra storia.
«Arrivano», annunciò Blaise, strappandolo alle sue fantasie.
La voce di Weasley li precedette.
«Avremmo dovuto dirlo a Hermione», borbottò. «Si arrabbierà moltissimo quando verrà a saperlo.»
«Tutto questo non ha niente a che fare con lei», rispose Potter, mentre i loro passi sulle scale si facevano sempre più vicini.
Che idiota, pensò Draco, tanto per rimanere fedele a se stesso. Ha tutto a che fare con lei.
Non appena i due Grifondoro varcarono la soglia, entrambi sollevarono le bacchette.
«Credevo che non saresti venuto», disse Potter.
«Potrei dire lo stesso di te», replicò Malfoy.
«L'ultima volta sei stato tu a non presentarti», gli fece notare, alludendo al duello a cui l'aveva sfidato al primo anno.
«L'ultima volta volevo incastrarti, adesso voglio combattere», rispose semplicemente.
«Molto nobile da parte tua.»
«Basta chiacchiere», tagliò corto Draco. «E, a proposito di nobiltà, niente Magia Oscura.»
Lui strinse i pugni. «Dovrei essere io a dirlo a te.»
«Devo ricordati l'incantesimo che hai usato nel bagno di Mirtilla Malcontenta qualche tempo fa?», disse tranquillo.
Lui si irrigidì e Draco capì di aver fatto centro. Perfino Weasley, che fino a quel momento era rimasto in disparte, si agitò a disagio. Zabini sorrise, comprendendo finalmente la ragione della sicurezza del suo amico.
«Facciamo in modo che sia una cosa rapida», propose Blaise, guadagnandosi un'occhiataccia di Weasley.
«Giusto, c'è qualcuno che mi aspetta nel mio letto», convenne Draco.
Potter strinse più saldamente la bacchetta e gliela puntò dritto in faccia, suscitando una sua risatina divertita.
«Come siamo irritabili», lo provocò Draco.
«Prendete posizione», insisté Blaise, per velocizzare la questione.
«Uno, due...»
«Expelliarmus!»
Draco si era aspettato che il suo avversario, preso com'era dalla rabbia, attaccasse in anticipo, così lo parò facilmente.
«Rictumsempra!», rispose.
Potter provò a schivarlo e l'incantesimo lo sfiorò appena, strappandogli un risolino incontrollato.
«Ma guarda, allora non hai dimenticato come si ride», lo provocò Draco. «Eppure ultimamente hai sempre quella faccia scura. Che c'è, ti si è annodata la bacchetta?»
«Stupe...»
«Stupeficium!»
Draco lo Schiantò prima che lui potesse finire di pronunciare la formula.
Immediatamente, Weasley sollevò la bacchetta e fece per avvicinarsi, ma Blaise gli puntò contro la propria e gli si parò davanti. «Perché non lasciamo che se la sbrighino loro?»
«La rabbia e la frustrazione ti accecano, Potter», mormorò Draco chinandosi verso di lui. «Se non sai per cosa combatti non puoi vincere. Innerva.»
Lui sbatté le palpebre e quando iniziò a metterlo a fuoco fece per alzarsi, ma Draco gli piantò una mano sulla spalla e lo tenne giù. «Tu non mi piaci», sibilò arrabbiato. «Ma lei tiene a te e se devo evitare di Schiantarti nei corridoi per non ferirla, vorrà dire che mi tratterrò. E io non piaccio a te – Salazar sa quanto ne vado fiero –, ma, anziché prendertela con lei, trova un posto un po' più appartato di un corridoio e io sarò felice di metterti di nuovo al tappeto.»
Lui non rispose, così Draco lo lasciò lì, fece un cenno a Blaise e si avviò verso l'uscita. Lentamente, Zabini abbassò la bacchetta, puntata ancora contro Weasley, e lo seguì.
«Canon non è venuto», disse a Draco, una volta fuori.
Lui annuì. «Qualcosa è andato storto. Dovrò inventarmi qualcosa per diffondere la notizia, almeno non si dirà più in giro che Potter mi ha battuto in duello.»
«Ti sei preso una bella soddisfazione», osservò Blaise.
«Già.»
Improvvisamente, la Mezzosangue svoltò l'angolo del corridoio che stavano percorrendo, talmente in fretta che Draco pensò di averla immaginata. Tuttavia, era decisamente più arrabbiata e più vestita di come se la sarebbe figurata nella fantasia.
«Io me ne vado a letto», annunciò Blaise, prima che uno dei due parlasse. «Buonanotte.»
Nessuno rispose, ma lui non se ne curò e andò via ugualmente.
«Dov'è Harry?», domandò lei.
Il fatto che il suo primo pensiero fosse lui infastidì oltremodo Draco. «Ancora nella Torre, c'è Weasley con lui. Tu che ci fai qui?»
«Mi sono svegliata e non ti ho trovato», si difese lei, in risposta al suo tono aggressivo.
«Quindi hai pensato di ignorare completamente il biglietto in cui ti chiedevo di aspettarmi lì e sei venuta a cercarmi.»
«Ho incontrato Colin», precisò lei. «Ha vuotato subito il sacco e l'ho rispedito a letto. Che diavolo credevi di dimostrare?», domandò arrabbiata.
«Io», precisò Draco, «non devo dimostrare niente a nessuno. Lui mi ha battuto in maniera sleale nel bagno e io meritavo la mia rivincita. Ti avevo detto che non gli avrei fatto troppo male ed è stato così. Quindi puoi smetterla di infervorarti tanto.»
Lei strinse i pugni. «Non era proprio il caso.»
«Perché ti interessa tanto?», sbottò Draco.
«Perché Harry è mio amico!», strillò finalmente lei.
Un lampo d'ira passò negli occhi di Draco, che rimase un istante in silenzio per essere sicuro di non perdere il controllo. «Ma certo», fece con voce gelida. «Che egocentrico che sono stato a pensare che la cosa mi riguardasse.»
Lei sospirò e rilassò le spalle. «Draco...»
Ma lui non la stava già più ascoltando. La superò e prese a percorrere il corridoio. «Devo trovare Carter», annunciò. Poi andò via, lasciandola lì.
***
It's been a long time coming,
Yeah, it's been a long time coming,
It's been a long time coming,
Been so long but I gotta shine my rusty halo.
Rusty Halo – The Script
Dopo aver spedito il marmocchio nei Sotterranei, tra le sue scuse per non averlo avvisato dell'arrivo della Granger, Draco si incamminò in direzione della Stanza delle Necessità. Gazza era al secondo piano e non c'era traccia di Mrs Purr, quindi procedette tranquillo, senza il pericolo di essere scoperto in giro per i corridoi a quell'ora della notte.
Per un istante pensò che non avrebbe trovato la Mezzosangue ad aspettarlo, quindi valutò l'idea di tornarsene a dormire senza lasciarle la possibilità di dargli buca. Due secondi dopo, l'aveva già messa da parte, aggrappandosi alla speranza che lei fosse esattamente dove avrebbe dovuto essere.
Passò davanti al muro tre volte e realizzò di aver pensato a lei anziché alla stanza che avrebbe dovuto far comparire, ma la porta apparve comunque.
La trovò seduta a gambe incrociate sul letto e qualcosa dentro di lui si placò.
Rimase sulla soglia. Era ancora arrabbiata, glielo lesse negli occhi.
«Che cosa vuoi?», domandò lei infatti.
Draco sospirò. «Tante cose.»
«Per esempio?», insisté accigliata.
«Te. Un letto. La fine della guerra. Magari in quest'ordine.»
Lei si addolcì e finalmente parve vederlo davvero. «Credevo che fossi arrabbiato e che non saresti venuto.»
«Ero arrabbiato. E anche tu lo eri. Forse lo siamo ancora», ribatté lui, avvicinandosi al letto. «Ma tu dovrai sempre aspettarti che io venga da te, anche se abbiamo discusso e tu sei talmente testarda da continuare a non darmi ragione.»
La Mezzosangue inarcò un sopracciglio, ma Draco la interruppe prima che potesse protestare. «E anche tu dovrai venire sempre da me. Sempre.»
«Per darti ragione?», suggerì ironicamente lei.
«Per fare pace.»
La strega rinunciò a discutere e lo guardò con tenerezza. Come al solito, non era chiaro chi dei due avesse deposto per primo le armi, ma entrambi concordavano sul non voler più sprecare tempo a litigare.
«Non volevo dire che mi importa solo di Harry e non di te», iniziò lei. «Tengo a entrambi in modo diverso. Ma lui è una testa calda e tu ti diverti a provocarlo e prima o poi finirete per farvi male a vicenda. Anzi, l'avete già fatto.»
«Avevo tutto sotto controllo», ribatté lui, togliendosi il mantello e sedendosi accanto a lei.
Hermione si strinse le gambe al petto e posò il mento sulle ginocchia. «Lo so», disse, «ma avresti dovuto dirmelo.»
«No, invece», insisté lui con dolcezza, prendendole una mano e intrecciando le proprie dita alle sue. «Potter avrebbe dovuto dirtelo», si costrinse a rispondere. «Io non sono come lui, avrò sempre dei segreti e dei piani in cui non vorrò coinvolgerti. E anche tu fai lo stesso con me.»
Il suo sguardo si fece serio. Entrambi erano restii ad aprirsi sulle proprie ragioni e decisamente non erano disposti a mettere in pericolo l'altro a causa delle proprie battaglie.
«Domani notte devo fare una cosa», continuò Draco. «Mi aiuterà a capire chi è che vuole uccidere Silente. E voglio che tu ne resti fuori.»
Lei strinse le labbra, come per costringersi a non fare domande. «Zabini sarà con te?»
«Non gliel'ho ancora chiesto, ma credo di sì.»
«Va bene», rispose lei riluttante.
C'erano cose che anche lei non gli diceva, ne era certo, segreti che condivideva con Potter e di cui non poteva metterlo a parte, pericoli che lei avrebbe tenuto lontano da lui per proteggerlo. Draco lo capiva, perché per lui era lo stesso.
«Se Zabini è con te sono più tranquilla», aggiunse la strega.
Lui ridacchiò. «Io sarei più tranquillo se tu ti affidassi a qualcuno meno idiota di Potter e Weasley, ma immagino che sia difficile tra i Grifondoro.»
Lei gli diede un pizzicotto sul braccio, poi si lasciò cadere all'indietro sul letto, la mano ancora intrecciata alla sua.
Draco la guardò. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non riuscì a farlo, così si limitò a stendersi accanto a lei.
«Quando sono salita sulla Torre di Astronomia, dopo che te ne sei andato, Harry mi ha parlato», disse lei. «Ha detto che vuole che io sia felice e che se la prenderà con te se dovessi spezzarmi il cuore.»
«Non è nei miei programmi, ma sono sicuro di riuscire a trovare qualche altra ragione per attaccare briga.»
Lei si voltò su un fianco, gli poggiò la testa sulla spalla e lui la strinse a sé.
«Vorrei che andaste d'accordo», proseguì. «Vorrei che vedessero quello che vedo io in te, che sapessero per cosa stai combattendo.»
Draco sospirò. «A volte penso di aver sbagliato a mettermi così nei guai da solo. Io non sono un eroe. Riconoscerlo avrebbe reso tutto più facile, sarei stato accettato dalle persone di cui si è sempre circondata la mia famiglia. Con voi non succederà mai, perché per voi io sono nato cattivo.»
«Nessuno nasce cattivo, Malfoy, nemmeno tu», ribatté lei. «Sei solo arrugginito. Hai lasciato che le tue pessime decisioni ti definissero.»
Draco ridacchiò. «Non usi mezzi termini, vero, Mezzosangue?»
«Tu hai scelto di essere una persona arrogante e prepotente, senza alcun rispetto per gli altri. Ma hai anche scelto di non schierarti con Tu-Sai-Chi e di stare con me. Anche questo conta.»
Lui si accigliò. «E fa di me una persona migliore?»
«Combattere Voldemort? Sì.»
«E stare con te?»
Lei tacque, così Draco la strinse a sé e le baciò la testa.
«Dimmi, Mezzosangue, la nostra relazione rende me migliore o te peggiore?», sussurrò tra i suoi capelli.
«Ci rende quello che siamo», rispose lei senza esitare.
Draco sorrise, sereno. «Mi piace quello che siamo.»
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Rusty Halo è una canzone dei The Script del 2012. Significa Aureola Arrugginita e, così come il titolo della fanfiction, si riferisce al discorso tra Draco e Hermione: nessuno nasce cattivo, in principio tutti sono "maghi con l'aureola", buoni. Ma, come dice Silente a Harry nel secondo libro, sono le nostre scelte a definirci e scegliere male, come ha fatto Draco per tanti anni, fa "arrugginire la nostra aureola". Ma quella non scompare, se siamo fortunati incontriamo qualcuno in grado di lucidarla (Gotta shine my rusty halo, devo lucidare la mia aureola arrugginita).
Note
Con questo capitolo – in cui si è finalmente capito il senso contorto del titolo – siamo arrivati al culmine della storia, ormai non manca moltissimo alla fine.
Per quanto riguarda le riflessioni di Draco su suo padre e sul padre di Theodore, è meglio fare il punto della situazione, visto che in parte le cose differiscono rispetto ai libri: dopo la notte nel cimitero, con il ritorno di Voldemort, Lucius si è dato alla fuga perché Harry l'ha identificato come Mangiamorte. Il Signore Oscuro era rimasto deluso dal fatto che lui non avesse mai provato a cercarlo, per questo perde fiducia in lui, ma non è adirato come nei libri originali perché la battaglia all'Ufficio Misteri non c'è mai stata e lui non è mai stato arrestato. Tuttavia, il temporeggiare di Draco viene visto da Voldemort come incapacità di portare a termine il compito, quindi assegna l'incarico a qualcun altro. Nonostante ciò, non sospetta che Draco abbia rivelato tutto a Silente, né che Narcissa lo appoggi. Il padre di Theodore, nei libri, è vedovo e viene arrestato durante la battaglia dell'Ufficio Misteri. Qui ho immaginato che si fosse dato alla fuga come Lucius e che fosse stato arrestato dagli Auror che gli davano la caccia.
Segnalo anche un paio di riferimenti: il "ti si è annodata la bacchetta" di Draco richiama le parole di Hermione del quarto film, mentre il discorso di Draco sul tornare sempre dopo un litigio rimanda a quello che Derek di Grey's Anatomy fa a Meredith.
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