Capitolo 17 - Stay the night
And if this is what we got, then what we got is gold,
we're shining bright and I want you, I want you to know,
the moon is on it's way, our friends all say goodbye,
there's nowhere else to go, I hope that you'll stay the night.
Stay the Night – James Blunt
Draco sollevò leggermente una palpebra per sbirciare. La Mezzosangue era china su di lui, lo stava fissando con una scintilla nello sguardo che mostrava chiaramente quanto poco le interessasse dormire. Sarebbe rimasta, piuttosto, a vegliare su di lui, senza nessuna ragione apparente.
Si alzò a sedere e si slacciò il mantello. «Come faccio a dormire se tremi come una foglia?», borbottò più bruscamente di quanto avrebbe voluto. Poi le sistemò il proprio mantello sulle spalle, avvolgendola completamente.
«Tu non hai freddo?», domandò lei di rimando.
Draco scosse la testa e tornò a stendersi sulle sue gambe. «Non più.»
La strega riprese a guardarlo, suggerendogli che quella posizione rappresentava alla perfezione il divario tra loro: lui, con gli occhi puntati verso l'alto, ma di fatto troppo in basso per raggiungere alcunché, e lei, che gli toglieva la visuale.
Quanto in alto poteva trascinarlo prima che lui perdesse la presa e precipitasse?
«Parlami degli incubi», propose lei.
Draco sospirò. Avvertiva il bisogno di confidarsi, nonostante sapesse che razionalmente non sarebbe stata la scelta migliore. «Credo che siano causati da una pozione che qualcuno mi sta somministrando di nascosto, ma ancora non sono riuscito a scoprire di chi si tratta. Agisce provocando gli stessi effetti di un incontro con un Dissennatore: mi fa rievocare brutti ricordi e mi lascia stordito e infreddolito.»
«È un peccato che tu non sia ancora riuscito a evocare un Patronus», lo punzecchiò lei, ma dietro quelle parole, Draco lesse un suggerimento speranzoso.
«Io evoco un Patronus corporeo perfetto», ribatté lui. «Solo che ultimamente non mi riesce di farlo.»
«Oh», fece la Mezzosangue, a metà tra la delusione e la curiosità. «Che forma ha?»
«È uno sparviero.»
C'era qualcosa di affascinante nel suo interesse, unito alla completa incapacità di rendersi conto dell'effetto che aveva su di lui, che la rendeva incredibilmente bella da osservare. Nonostante fossero scuri, i suoi occhi avevano una profondità – probabilmente dovuta a quella stessa scintilla di curiosità – nella quale gli sembrava continuamente di perdersi. Erano di un marrone più scuro del classico color nocciola, quasi...
«Cioccolato», disse lei improvvisamente, strappandolo ai suoi pensieri.
Draco sbatté le palpebre. Aveva usato la Legilimanzia su di lui senza che se ne accorgesse?
«Puoi provare a mangiare un po' di cioccolato prima di andare a letto», disse invece la strega, spiazzandolo completamente. «Aiuta dopo l'attacco di un Dissennatore, magari potrebbe funzionare anche per te.»
«Potrebbe», convenne Draco, sospirando di sollievo. «Anche se non ho mai capito cosa ci sia di magico nel cioccolato.»
«Be', il cioccolato contiene feniletilamina, una sostanza che stimola la produzione di ormoni antidepressivi e responsabili dell'eccitazione», iniziò con il suo solito tono da saputella. «Ha gli stessi effetti...»
«Dell'innamoramento», concluse Draco per lei, guardandola arrossire soddisfatto. «Proverò con il cioccolato.»
Lei si mosse un po', chiaramente a disagio, ma allo stesso tempo si impegnò a non spostarlo dalle sue gambe. Sembrava improvvisamente più impacciata, quasi timida, sicuramente in imbarazzo.
Ma Draco non era mai stato particolarmente empatico o solidale e anziché provare a metterla a suo agio, scelse di prendere per sé ciò che voleva.
Si alzò a sedere puntellandosi su una mano e la baciò. Lei parve riscuotersi e gli cinse il collo con le braccia, lanciandosi trascinare dalle sue labbra. Sembravano affamati l'uno dell'altra, insaziabili, e Draco si scoprì estremamente sollevato quando riuscì a slacciarle il mantello senza che lei protestasse. Si raddrizzò per mettersi sopra di lei e la Mezzosangue si stese trascinandolo con sé. Le piastrelle di marmo del pavimento erano fredde anche attraverso gli asciugamani che avevano sistemato a terra, ma a nessuno dei due sembrava importare.
Avvertiva un piacevole torpore nei punti in cui le mani della strega – audacemente infilate sotto il suo maglione – gli sfioravano la pelle fredda dei fianchi e, a poco a poco, aumentava la smania di toccarla a sua volta, stringerla e sentirsi dentro di lei con la stessa chiarezza con cui la sentiva dentro di sé in un'infinità di modi.
La spogliò così lentamente che quasi gli parve di farsi violenza da solo, ma lei stava fissando le sue mani con un'intensità tale che gli sembrava non gli appartenessero più. Quando alla fine lei prese l'iniziativa, Draco era così assorto che non ebbe neanche modo di sorprendersi. Lasciò che fosse lei a rimuovere gli ultimi ostacoli di tessuto tra i loro corpi e si concentrò solo sulle sue labbra, che baciò ancora non appena le vide dischiudersi.
Non avrebbe potuto fermarsi neanche se avesse voluto e l'ironia della situazione, che stava nell'assurdità di desiderare a quel modo proprio lei che avrebbe dovuto disprezzare, non riuscì neanche a sfiorarlo. La Mezzosangue, al contrario, sembrava sapere esattamente cosa voleva. Lo dimostrò accarezzandolo ovunque, baciandogli il collo, stringendosi a lui. Era già scesa a patti con se stessa ed era serena mentre assecondava i propri impulsi.
Per lui non sarebbe mai stato così. Avrebbe sempre visto in lei la sua debolezza, nella paura di perderla la sua angoscia, nel desiderio di averla tutta per sé il suo egoismo. Sentimenti così radicati in lui che quasi gli sembravano giusti e che sicuramente erano accettabili se erano il prezzo per averla. Lei, invece, non avrebbe mai dovuto pagare per la purezza di quello che provava. La invidiava e la desiderava ancora di più per questo.
Come poteva lei essere così incorruttibile anche di fronte a tutto ciò? Come faceva a trascinare lui dalla sua parte pur di non finire lei dalla sua?
La conclusione era sempre la stessa: prima o poi, Draco sarebbe precipitato rovinosamente dall'altezza a cui lei lo stava trascinando. Per il momento, però, la cosa non gli interessava.
Si unirono con l'impazienza di chi non riesce ad aspettare un secondo di più. Draco si spinse contro di lei più volte prima di avere la premura di guardarla con attenzione per assicurarsi che stesse bene. Ma lei stava più che bene. Aveva la testa inclinata da una parte e dalla bocca schiusa emetteva piccoli gemiti che avevano il potere di mandarlo fuori di testa. Quando si accorse della sua esitazione, lei lo guardò con uno sguardo che rasentava la supplica e il corpo di Draco decise autonomamente che non era il caso di farsi pregare.
Dopo pochi minuti, appagati ma ben lontani dall'essere sazi, con i respiri affannosi e le guance arrossate, rimasero abbracciati a godersi la sensazione di essere stretti l'uno all'altro. La Mezzosangue poggiò la testa sul suo petto, proprio nel punto in cui avrebbe potuto sentire il suo cuore che batteva all'impazzata, e sembrò rilassarsi. Draco si chiese se avesse la minima idea di essere responsabile del tumulto nella sua gabbia toracica.
«Pensi che riuscirai a dormire, adesso?», chiese lei in tono leggero.
Draco le accarezzò i capelli. Non aveva intenzione di sprecare quel tempo con lei dormendo. «Forse.»
«Provaci», ordinò la strega con dolcezza. «Sei stanco.»
«Hai ancora la Pozione Anticoncezionale che ti ho dato l'altra volta, non è vero?», domandò, ignorandola.
«No», rispose lei secca. «L'ho buttata nell'esatto istante in cui ti sei voltato dopo avermela data.»
Draco si irrigidì. «E perché mai hai voluto correre questo rischio?»
«Al contrario, ho preparato da sola la pozione. Non potevo rischiare che mi rifilassi qualche altro scherzo dei tuoi.»
Lui rise e scosse la testa. «Sei incredibile.»
«Se volevi essere sicuro, perché non hai usato un Incantesimo Contraccettivo?», lo incalzò lei.
«Sai bene che non è un incantesimo facile», borbottò.
«Veramente non lo so.»
Draco dovette reprimere un'altra risata nel vederla di nuovo imbarazzata.
«Non l'avevo mai fatto prima e non avrei avuto modo di sapere se avesse funzionato o meno», spiegò pazientemente.
«Mai? E tutte le ragazze con cui sei andato a letto prima di me?», domandò incredula.
«Quante pensi che siano, esattamente?», replicò infastidito.
«Non lo so, dimmelo tu.»
«Soltanto Pansy.»
La Granger sussultò e a Draco parve di scorgere un lampo di gelosia nei suoi occhi.
«Lei prendeva la pozione che ho dato a te, ma a differenza tua, si fidava.»
«L'hai preparata tu?», chiese curiosa.
«Daphne è la migliore in Pozioni, per andare sul sicuro ci affidavamo a lei. E così ho fatto con te», rispose lui.
«Io non mi fido di lei.»
«Ma ti stai fidando di me», le fece notare. Lei non replicò.
Draco allungò un braccio dietro di sé per recuperare il proprio mantello e lo stese su di loro per coprirli, nonostante ormai non avesse più freddo.
«Perché qualcuno dovrebbe darti una pozione che ti impedisce di dormire? Non mi sembra uno scherzo divertente», osservò la ragazza.
Draco si sistemò più vicino a lei stringendola con un braccio in modo da farle poggiare la schiena contro il suo petto e ritrovandosi la sua enorme massa di capelli a solleticargli il collo.
«Credo si tratti di qualcuno che è stato incaricato di svolgere il compito che era stato assegnato a me quando il Signore Oscuro si fidava ancora della mia famiglia.»
Lei rimase zitta per qualche istante. «Hai detto che non sei un Mangiamorte. Lo sei stato?»
«Sì e no. Avevo un incarico, ma non potevo portarlo a termine, così ho vuotato il sacco con Silente e lui, in cambio, mi proteggerà quando il Signore Oscuro sarà certo del mio tradimento. Nel frattempo, è stato inviato qualcun altro a fare quello che avrei dovuto fare io e probabilmente questa stessa persona ha ricevuto anche l'ordine di provare a fare fuori me, non per il tradimento, che non credo sia ancora stato scoperto, ma per quella che si crede essere la mia incapacità di fare ciò che mi era stato chiesto.»
«Cioè?», insisté lei, trattenendo il fiato.
«Uccidere Silente.»
Dalla posizione in cui erano, Draco non poteva vederla in faccia, ma riuscì a immaginare con assoluta chiarezza l'espressione angosciata che si stava dipingendo sul suo volto. «Non preoccuparti», la rassicurò. «Il vecchio sa badare a se stesso.»
«E tu?»
Quella domanda lo spiazzò, ma gli piacque che lei si preoccupasse per la sua incolumità.
«Anche.»
Lei parve credergli, Draco la sentì rilassarsi contro di sé.
«Davvero non hai idea di chi si tratti?»
«Ho molte idee, qualcuna più probabile delle altre, ma nessuna certezza. Non credo però che si tratti di qualcuno che si sta impegnando davvero a uccidermi. Finora i tentativi sono stati un bolide impazzito e un serpentello a malapena velenoso nel mio letto. Ma questa pozione che mi toglie il sonno mi rende inquieto, nervoso. La situazione non mi piace, non so neanche fino a che punto sono me stesso.»
Lei rimase in silenzio e Draco si sforzò di cogliere le sue reazioni, ma non era facile riuscirci senza guardarla negli occhi. «A cosa stai pensando?»
«A niente», tagliò corto lei, ma qualcosa nel suo tono di voce tradì quella bugia.
«Mezzosangue, non mentire, non ne sei capace.»
Lei non obiettò, né reagì alla provocazione, continuò semplicemente a rimanere chiusa nel suo silenzio.
Poi Draco ripercorse le esatte parole che aveva pronunciato e finalmente capì. «Di te sono sicuro», disse di getto, ed era la verità. «Credimi, se fossi un po' meno che certo, adesso non sarei qui.»
Lei si voltò in modo da averlo di fronte e Draco lesse nei suoi occhi ciò che fino a quel momento non aveva colto: il dubbio.
«Mi sto fidando di te», mormorò la strega. Lui non rispose, ma avvertì la sconosciuta quanto fastidiosa sensazione di non essere all'altezza di quella fiducia.
Per evitare di dire qualcosa di sbagliato, la baciò. Era infinitamente più facile comunicare con quei gesti il modo in cui si sentiva, eppure parlare con lei gli piaceva. Fino a un istante prima che si rabbuiasse, aveva amato vederla ascoltare le sue parole con l'interesse che poteva mostrare solo qualcuno che lo aveva a cuore.
«Sarebbe meglio che tu non lo dicessi a nessuno, Mezzosangue. Nemmeno allo Sfregiato e alla Donnola», suggerì quando si furono separati.
Lei si accigliò. «Ti vergogni di me, Malfoy?»
«Perché dovrei?», ribatté lui, con più energia del necessario. «A parte il pedigree non immacolato non sei affatto una conquista di cui vergognarsi.»
Lei fece per allontanarsi da lui. «Come fai a essere così irritante anche quando vuoi farmi un complimento?»
«Anni di pratica. Dove pensi di andare?», domandò trattenendola per un braccio. «Non volevo.»
Lei si fermò. «Ti stai scusando?»
«No. Ho solo detto che non era mia intenzione farti arrabbiare, sebbene io debba riconoscere che è piuttosto divertente. Non puoi dire di noi a nessuno perché... potresti metterti in pericolo.»
Lei cercò di continuare a sembrare arrabbiata, ma si lasciò sfuggire un sorriso e Draco si accigliò.
«Hai detto noi», spiegò lei.
«Ho detto pericolo», precisò.
La Mezzosangue scrollò le spalle. «A quello sono abituata.»
«Ti abituerai anche a me», replicò Draco, cercando di mostrarsi impassibile.
«Sembra una promessa», osservò lei soddisfatta.
«O una minaccia», le fece notare. «Fa' un po' tu.»
«Correrò il rischio.»
«Come se per te fosse davvero un rischio», mormorò con amarezza.
Lei dovette accorgersi del cambiamento nel suo tono, perché lo guardò accigliata. «Che vuoi dire?»
«Parli come se, al di là della possibilità che qualcuno ti faccia del male per ferire me, ci fosse davvero un pericolo per te.»
Lei tacque, sorpresa dalla durezza nella sua voce, ma Draco non riuscì a trattenersi.
«Chi, tra me e te, sta mettendo a rischio tutto per questa cosa?», insisté. «E chi, invece, dalla sua privilegiata posizione di strega con l'aureola non pagherà mai nessun prezzo?»
«Non capisco dove vuoi arrivare», ribatté freddamente lei, allontanandosi da lui e iniziando a rivestirsi.
Draco la lasciò fare, sospirò e puntò lo sguardo verso il soffitto. «Nemmeno io», disse improvvisamente stanco. «Non so cosa diavolo mi sia passato per la testa.»
«Se ti sei pentito di quello che c'è stato tra noi bastava dirlo», fece lei in tono cupo.
«Non è quello che ho detto.»
«Non credo che tu sappia fino in fondo quello che hai detto», replicò. Raccolse la sua bacchetta da terra e tese l'orecchio per verificare che non ci fosse nessuno al di là della porta.
«Il prezzo che sto pagando io», aggiunse prima di andare via, «è quello che viene con la fiducia. Ho riposto la mia in te e automaticamente ti ho dato il potere di ferirmi. Ti sembra poco? A me no. Domandati invece se tu sei disposto consapevolmente a fare lo stesso con me o se credi che lasciarti andare sia una debolezza. Quando avrai le idee più chiare ne riparleremo.»
Così dicendo, uscì e si richiuse la porta alle spalle, prima ancora che lui, che era scattato a sedere, potesse replicare.
Draco rimase in silenzio a riflettere e per la prima volta lo sfiorò il pensiero che la Mezzosangue doveva aver compiuto un enorme atto di fede per stare con lui. Forse anche lei, proprio come lui, aveva come paura peggiore quella di provare qualcosa che poi non avrebbe sopportato di perdere. Frustrato, batté un pugno contro il pavimento, con il solo risultato di farsi male alla mano.
Tornò a stendersi per terra e si mise un braccio sugli occhi, senza riuscire a trattenere una risata nervosa. Conoscendo il suo dannato orgoglio, prima che smettesse di fingersi arrabbiata con lui, gli sarebbe toccato andarle a dire che era già troppo tardi, che aveva già riposto in lei tutta la fiducia di cui era capace. E aveva paura, ma questo non gliel'avrebbe mai confessato, anche se probabilmente lei, che la sapeva sempre tanto lunga, l'aveva già capito da un po'.
***
And if there's no quiet corner
To get to know each other,
then there's no hurry,
I'm a patient man, as you'll discover!
Stay the Night – James Blunt
Quella mattina, Blaise si era svegliato sereno e convinto di avere davanti una giornata meravigliosamente normale. Lavato, profumato e con la divisa perfettamente in ordine, uscì dal dormitorio, pronto a respirare la splendida quotidianità della sua Casa. Nell'esatto istante in cui mise piede nella Sala Comune, si scontrò letteralmente con Daphne, che gli finì addosso con tanta energia che quasi gli fece perdere l'equilibrio.
«Scusa», fece velocemente lei, mentre lui le impediva di cadere sorreggendola per un braccio. Solo in quel momento parve rendersi conto di chi avesse di fronte.
«Buongiorno», disse semplicemente Blaise, mentre lei si risistemava i capelli già perfetti.
Daphne sorrise. «Buongiorno», rispose piano, poi lo superò e se ne andò a passo svelto.
C'erano momenti in cui Blaise pensava che se non fosse stato innamorato di lei avrebbe potuto odiarla. Daphne aveva un talento naturale nel farsi detestare dalle persone che le volevano bene, per il semplice gusto di rendersi indipendente e affermare la sua personalità attraverso un'acidità che non solo non le donava, ma che evidentemente le costava anche un certo sforzo.
Ma c'erano anche momenti, come in quel caso, quando lei si lasciava sfuggire uno di quei sorrisi, in cui pensava che se non fosse stato innamorato di lei, avrebbe potuto innamorarsene di nuovo.
D'altra parte le serpi più belle erano, solitamente, anche le più velenose.
Poi ricordò la facilità con cui lei si stancava delle sue conquiste, mettendole da parte appena esaurito l'entusiasmo della novità, e si rese conto di essere già stato avvelenato senza neanche potersela godere fino in fondo.
In Sala Comune trovò Draco seduto su una poltrona che accarezzava King, appollaiato sulla sua spalla. Di fronte a lui, Theodore Nott lo stava guardando con aria accigliata.
«Che hai fatto alla mano?»
Solo a quel punto, Blaise notò la leggera sfumatura violacea delle nocche della mano con cui il suo amico stava vezzeggiando il barbagianni.
«Niente», rispose lui impassibile.
A giudicare dalla sua espressione accigliata, Theo non gli credette, ma evitò di insistere. «Sei sicuro che vada tutto bene?»
A salvare Draco dalla tortura delle attenzioni di Nott, ci pensò Pansy, che si intromise nella conversazione lanciandogli un'occhiata eloquente. Theodore scrollò le spalle e andò via.
«Cosa c'è che non va?», domandò Pansy, mentre Draco pareva ancora sovrappensiero.
«Niente», rispose ancora lui, senza scomporsi.
«Non dire sciocchezze. Sono giorni che sei strano. A volte mi sembra che tu neanche ti accorga che sono accanto a te.»
Draco non rispose, ma Blaise pensò che a quella osservazione avrebbe potuto replicare osservando che con il tempo aveva perfezionato la sottile arte dell'ignorarla.
«Che hai fatto alla mano?», chiese lei, accorgendosene solo in quel momento.
«Niente.»
Sembrava che Draco conoscesse solo quella parola. Blaise si avvicinò per evitare che Pansy portasse il poveretto sull'orlo di una crisi nervosa, visto che sembrava già stare tutt'altro che bene.
«Come è successo?», insisté lei. Nel frattempo, anche Tiger si era avvicinato per far parte della conversazione.
«È stato un incidente», disse Draco a denti stretti. Stava chiaramente perdendo la pazienza.
«Un...»
«Un incidente, sì», intervenne Blaise interrompendo Pansy. «Un avvenimento funesto che si è verificato per una pura fatalità. Come la nascita di Tiger», concluse con un sorriso cattivo, invitando palesemente i due scocciatori a cambiare aria.
Tiger si offese e andò via, mentre Pansy si assicurò di riservargli un'occhiataccia, prima di fare lo stesso.
«Mi hai tolto il divertimento», mormorò Draco. «Stavo per Cruciarli.»
«Suvvia, ti diverti con così poco?», obiettò Blaise, mentre King volava via dalla porta che Pansy e Tiger avevano aperto.
«Hai fatto a pugni con la Granger?», tirò a indovinare. «Mi pareva di aver capito che solo lei poteva ridurti in questo stato di noiosissima depressione.»
Draco gli scoccò un'occhiataccia mentre si alzava dalla poltrona. «Ci sono andato a letto di nuovo. Anzi, per essere più precisi, l'abbiamo fatto sul pavimento del bagno dei prefetti.»
Zabini fischiò di sorpresa. «E poi cosa? Vi siete ricordati che avete alle spalle un lungo passato di odio reciproco?», suggerì con poca convinzione.
Draco non rispose, quindi Blaise provò a essere meno crudele. «È davvero così difficile resisterle?»
«Non lo so», fece lui, esausto. «Non credo di averci mai davvero provato.»
Zabini sospirò. «Che cosa disgustosamente romantica.»
Draco si accigliò. «Sei geloso, Blaise?»
«Invidioso. Se tu puoi stare con una Mezzosangue che ti detesta, non vedo dove sia il problema per me e Daphne. Saremmo perfetti insieme.»
Lui parve riscuotersi e roteò gli occhi. «Lasciala perdere.»
«E come potrei fare secondo te?»
«Si chiama orgoglio», ribatté convinto. «Abbine un po', è gratis.»
«Ne ho in abbondanza», replicò Blaise, «ma non fa di certo miracoli! Perfino l'orgoglio di un Serpeverde può essere abbattuto.»
Draco sbuffò. «Se lo dici tu.»
«Fidati, stai a sentire il buon vecchio Blaise», fece lui, poggiandogli un braccio sulla spalla e vanificando ogni suo tentativo di liberarsi. «E adesso andiamo a fare colazione.»
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Stay the Night è una canzone di James Blunt del 2010. Significa Resta per la notte e si riferisce, ovviamente, alla notte che Hermione e Draco trascorrono insieme.
Note
Nella saga non viene mai espressamente specificato se Draco sia in grado o meno di evocare un Patronus, né tantomeno quale sarebbe. Ho scelto per lui lo sparviero (che è un rapace simile al falco), per via del significato simbolico che assume in un libro che ho amato molto: "La leggenda di Earthsea", di Ursula K. Le Guin. Senza fare spoiler, dico semplicemente che il nome Sparviero rappresenta un personaggio tormentato e in continuo conflitto con se stesso, il quale riesce a trovare un po' di pace soltanto quando accetta l'oscurità dentro di sé, senza però rinunciare a forgiare da solo il proprio destino. Il paragone mi sembrava appropriato.
Per quanto riguarda le proprietà del cioccolato a cui fa riferimento Hermione, si tratta di caratteristiche reali, ma che siano o meno il vero motivo per cui lo si dà a chi ha affrontato un Dissennatore non è mai lasciato intendere nei libri, perciò lo definirei una mera invenzione.
Infine, così come la Pozione Anticoncezionale, anche l'Incantesimo Contraccettivo non appartiene all'opera canonica ed è frutto della mia fantasia. Ho preferito attribuirgli le caratteristiche di un incantesimo non troppo facile da eseguire, il che giustifica la scelta della pozione da parte di Draco.
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