Capitolo 16 - Bedtime Story
Today is the last day that I'm using words:
They've gone out, lost their meaning,
Don't function anymore.
Bedtime Story – Madonna
«Si sono baciati.»
«Sì.»
«Harry ha baciato Ginny.»
«Già.»
«Ma lei è mia sorella!»
«Hai finito di dire ovvietà, Ronald?», sbottò Hermione, trascinandolo via dal punto in cui si erano nascosti dopo aver seguito Harry in corridoio.
Ron continuò a borbottare improperi, ma si lasciò condurre fino al divano su cui avrebbero dovuto essere e sul quale Harry li trovò seduti quando tornò nella Sala Comune.
«Allora?», fece Hermione impaziente. «Racconta.»
«Oh, no, ti prego», protestò invece Ron. «Risparmiaci i dettagli.»
Harry arrossì fino alla punta delle orecchie e Hermione gli rivolse un'occhiataccia. «Parlavo della giornata con Silente», precisò lei. «Voglio sapere com'è andata.»
Il Ragazzo Sopravvissuto, che sembrava invecchiato di vent'anni negli ultimi dieci minuti, si sedette su una poltrona di fronte ai suoi amici e trasse un profondo respiro, impaziente di spostare la conversazione su argomenti meno imbarazzanti.
«Stamattina io e Silente siamo andati al Ministero della Magia. Lì regna il caos. Con tutte le sparizioni che ci sono state negli ultimi tempi c'è un sacco di lavoro da fare. E poi credo che Caramell sospetti che più di un impiegato passi informazioni a Voldemort, forse anche sotto minaccia.»
«Papà mi aveva accennato qualcosa», intervenne Ron. «Non sanno da dove cominciare perché non devono cercare infiltrati, ma brave persone che vengono ricattate e costrette a lavorare per il nemico.»
Harry annuì, poi riprese a raccontare. «Silente mi ha portato in un dipartimento che non conoscevo, l'Ufficio Misteri. È un posto stranissimo, se ci tornassi da solo non sono sicuro che mi ci saprei orientare. Comunque, siamo entrati in una stanza piena di scaffali colmi di sfere di vetro. Ce n'erano a migliaia, ma io sapevo esattamente dove andare. Forse è stata la Felix a suggerirmelo. Su un ripiano, sotto una sfera impolverata che sembrava essere rimasta lì per anni, c'era il mio nome. Quando l'ho presa in mano, ho avvertito chiaramente che era destinata a me. Silente mi ha spiegato che si trattava di una profezia che era stata pronunciata prima della mia nascita, annunciando l'arrivo di qualcuno che avrebbe sconfitto Voldemort. Poiché riguardava me e lui, soltanto uno di noi due poteva ritirarla e Silente ha voluto che lo facessi finché ero con lui, prima che Voldemort trovasse il modo di averla per sé.»
«E che cosa diceva la profezia?», chiese Hermione curiosa. «L'hai ascoltata subito, vero?»
«No», rispose Harry, un po' a disagio. «L'ho buttata a terra ed è andata in mille pezzi.»
Hermione si irrigidì.
«Vuoi dire che ti è caduta?», suggerì Ron, confuso.
«No, no», insisté lui. «L'ho fatto di proposito. L'unico modo per essere certi che Voldemort non la avesse era distruggerla, quindi è quello che ho fatto. Sotto l'effetto della Felix mi sembrava la cosa migliore», aggiunse perplesso, come se a quel punto non ne fosse più tanto sicuro.
«E Silente?», domandò Hermione, ancora dubbiosa.
«Non ha battuto ciglio», rispose Harry, sorprendendola. «Ha detto che andava bene così e che me l'avrebbe fatta ascoltare una volta tornati a Hogwarts. Quindi abbiamo lasciato il Ministero e siamo andati nel villaggio di Budleigh Babberton, dove abita il professor Horace Lumacorno. Silente aveva un appuntamento a pranzo con lui e ha voluto che ci fossi anch'io.»
«Forse voleva presentarti in anticipo il prossimo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure», suggerì Ron. «Ne cambiamo uno all'anno e sono sicuro che neanche Moody ce la farà a sottrarsi alla tradizione.»
«Mi sembra un po' prematuro», osservò Hermione, bocciando l'idea di Ron.
«Lumacorno insegnava Pozioni», spiegò Harry, ponendo fine alle loro congetture. «È stato insegnante di Tom Riddle e Silente sosteneva che avesse informazioni che potevano aiutarci a sconfiggerlo. Non era stato molto collaborativo prima di oggi», aggiunse, «sospetto che si vergognasse. Ma conosceva mia madre, era una delle sue migliori studentesse, e io gli ho detto che lei aveva combattuto fino alla morte per ciò che era giusto, senza mai tirarsi indietro. Così, dopo qualche bicchierino di troppo, ci ha dato il ricordo di una conversazione avuta con Riddle quando erano entrambi ancora a scuola. Appena tornati, io e Silente l'abbiamo visto nel pensatoio. Tom gli aveva chiesto informazioni su un tipo di magia oscura di cui aveva letto nel Reparto Proibito: gli Horcrux.»
Ron si voltò a guardare Hermione, probabilmente aspettandosi che si lanciasse in una spiegazione dettagliata sull'argomento, ma lei si limitò a scuotere la testa.
«Un Horcrux è un oggetto in cui un mago oscuro ha nascosto una parte della propria anima», disse Harry. «È una magia orribile, che richiede il più orribile degli atti per essere messa in pratica: l'assassinio. Un mago che divide la propria anima per preservarne una parte non può morire se non si distrugge anche l'Horcrux che ha creato.»
Hermione, che aveva trattenuto il fiato fino a quel momento, si decise a porre la domanda fondamentale che aleggiava in sospeso tra loro. «E Voldemort ha creato un Horcrux?»
«Ne ha creati sei.»
Un silenzio inquietante calò nella Sala Comune, mentre Ron fissava Harry a bocca aperta e Hermione si sforzava di non sembrare eccessivamente disgustata.
«Dovremo trovarli e distruggerli», dichiarò Harry. «Silente ha detto...», esitò un momento, poi riprese a parlare: «Ha detto che tra non molto dovremo cavarcela da soli, perché non ci sarà più nessuno ad aiutarci. Quando gli ho chiesto che cosa volesse dire, mi ha risposto soltanto di non preoccuparmi.»
«Incoraggiante», borbottò Ron, con la fronte aggrottata.
«Due Horcrux sono già stati eliminati», aggiunse Harry, cercando di risollevare il morale degli amici. «Il diario di Tom Riddle e un anello appartenuto a suo nonno, che Silente ha recuperato e distrutto. Ne restano altri quattro.»
«Potrebbero essere oggetti qualsiasi», osservò Hermione, con una punta di disperazione nella voce.
«Secondo il Preside si tratta di oggetti preziosi o con un forte valore simbolico per Riddle», replicò Harry. «Facciamo affidamento sul lato megalomane della sua personalità.»
Ron inclinò la testa, come se stesse per osservare che poteva anche trattarsi di una buona idea, ma Hermione parlò per prima. «Che altro ti ha detto Silente?»
«Mi ha mostrato un suo ricordo del giorno in cui la professoressa Cooman ha pronunciato la profezia che riguardava me e Voldemort davanti a lui», rispose Harry.
«La Cooman?»
«La vecchia stramba?», le fece eco Ron. «Ha davvero la vista?»
«A quanto pare sì», disse Harry scrollando le spalle. «La profezia annunciava la mia nascita e diceva che alla fine uno tra me e Voldemort avrebbe dovuto uccidere l'altro.»
L'espressione di Hermione si incupì. «Oh, Harry...»
«Va bene così, in fondo l'ho sempre saputo», dichiarò lui convinto. «E stando alla profezia, io possiedo un potere che Voldemort non conosce.»
«E cioè?», domandò Ron, anticipando Hermione.
«Secondo Silente», disse Harry spostando lo sguardo tra i due amici con un mezzo sorriso sulle labbra, «è l'amore.»
***
And inside we're all still wet,
Longing and yearning.
How can I explain how I feel?
Bedtime Stoy – Madonna
La sua voce sibilante gli penetrava nella mente senza che lui aprisse bocca. Gli occhi rossi dalle pupille allungate spiccavano sul volto pallido e serpentino del Signore Oscuro.
«Vieni qui, ragazzo», ordinò.
Draco avrebbe voluto voltarsi e scappare, però non riusciva a muoversi. Si limitò a essere grato per quell'improvvisa incapacità di disobbedire e anche di obbedire. Lui gli si avvicinò lentamente e gli prese il mento tra le dita ossute, costringendolo ad alzare lo sguardo.
«Questo timore che provi nei miei confronti», disse piano, mentre lui perdeva lentamente la capacità di pensare autonomamente, «non dimenticarlo mai.»
Qualcosa scattò nella mente di Draco, che realizzò di trovarsi in un sogno e che da un momento all'altro sarebbe stato svegliato dalle proprie urla di terrore.
«Tu farai ciò che ti dico, perché niente potrebbe salvarti dalle conseguenze di una tua ribellione», tuonò il Signore Oscuro, mentre lui provava a chiudere gli occhi e sperava di risvegliarsi.
Non accadde nulla. Quando sollevò le palpebre, gli occhi del Signore Oscuro lo stavano ancora scrutando.
«Non puoi scappare», aggiunse. Poi iniziò a ridere, producendo un suono agghiacciante che fece rabbrividire Draco fino alle dita dei piedi.
Basta, pregò in silenzio, sperando nella fine di quella tortura.
La mano di Voldemort si strinse sulla sua mascella e Draco comprese quanto, in realtà, l'impossibilità di muoversi fosse una maledizione.
Poi urlò.
Aprì gli occhi e si ritrovò steso a pancia in su nel proprio letto, immerso nel silenzio della notte, interrotto solo dal sommesso russare di Goyle. Per un istante lo assalì il dubbio che non sarebbe riuscito a muoversi, invece quando provò a voltare la testa, vide che anche Blaise dormiva profondamente. Non aveva urlato, non si era mosso. La Pozione Calmante aveva funzionato e l'aveva tranquillizzato al punto che nei suoi incubi – che non erano spariti – non era riuscito a muovere un muscolo, finendo quasi per sentirsi intrappolato.
Scalciò via le coperte e fece per mettersi in piedi, ma ebbe un capogiro. Aveva freddo, ma era tutto sudato, così si spogliò e si infilò sotto la doccia. Ogni volta che chiudeva le palpebre, però, due occhi rosso sangue tornavano a fissarlo e a tormentarlo, perciò, dopo essersi rivestito, prese il mantello e la sua scopa e uscì dal dormitorio.
Risalì di corsa le scale che lo avrebbero portato fuori dai Sotterranei e, nel primo cortile in cui si imbatté, spiccò il volo sulla sua amata Firebolt. Suo padre gliel'aveva regalata all'inizio del quarto anno, dopo aver scoperto che Harry Potter ne possedeva una. Negli anni successivi, erano accadute così tante cose che comprare scope da corsa era stato l'ultimo pensiero Lucius Malfoy. Draco, d'altra parte, aveva cominciato ad affezionarsi a tutto ciò che apparteneva a quel periodo della sua vita in cui le scope da corsa erano invece il suo unico pensiero, inclusa quella Firebolt, che restava una fedele testimone degli anni della sua libertà e sulla quale, adesso, sperava di sentire di essere ancora libero, in qualche modo.
Il vento gli attaccava i capelli ancora un po' bagnati sulla fronte, mentre Draco sfrecciava nel cielo buio sopra Hogwarts. Raggiunta una certa altezza, si arrestò e rimase sospeso a centinaia di metri dal suolo. Ripensò a quando, da piccolo, aveva dovuto faticare tanto per imparare a restare fermo. Era riuscito subito a controllare la scopa in volo, anche ad alte velocità, ma proprio non era in grado di rimanere immobile: ogni volta che un dettaglio catturava la sua attenzione, istintivamente spingeva la scopa nella sua direzione. Solo dopo molto tempo e con tanto allenamento, aveva imparato a non lasciarsi distrarre mentre volava.
Così, all'aria umida della notte, Draco si rilassò abbastanza da rendersi conto che faceva meno freddo di quanto credesse. Per un solo istante, alzò lo sguardo verso le stelle, tra le quali riconobbe le figure che avevano dato il nome a generazioni intere di maghi da cui discendeva per parte di madre.
E poi la vide. Con la coda dell'occhio, come il baluginio dorato di un boccino d'oro a cui era concesso catturare la sua attenzione durante il volo, scorse una figura verso la quale la sua scopa si inclinò istintivamente, così che si ritrovò ad andarle incontro prima ancora che avesse deciso razionalmente di farlo.
***
Words are useless, especially sentences,
They don't stand for anything.
How could they explain how I feel?
Bedtime Story – Madonna
Hermione non riusciva a dormire. Le parole di Harry continuavano a riecheggiarle nella mente, spingendola a immaginare gli oscuri scenari futuri che li aspettavano. Non le piaceva essere impreparata, ma quel poco che sapeva sugli Horcrux le bastava per desiderare di non doverne sentire parlare mai più. E invece avrebbe dovuto fare ricerche, organizzare un piano, aiutare Harry a trovare i frammenti dell'anima di Voldemort custoditi in oggetti che non avevano idea di come scovare. E nonostante fosse molto brava a impedire al panico di sopraffarla, la difficoltà dell'impresa la riempiva d'angoscia.
Così, impossibilitata ad addormentarsi, fece per prendere dalla sua borsa il manuale di Pozioni Avanzate del Principe Mezzosangue, poi ricordò di averlo restituito a Harry. L'aveva sfogliato abbastanza da conoscere praticamente tutte le note a margine, ma quel libro era stato suo compagno per tutta la giornata e quasi le dispiaceva di essersene dovuta separare.
Si avvicinò alla finestra, attenta a non svegliare Calì e Lavanda, che dormivano nei letti ai lati del suo, e si appoggiò al davanzale sperando che l'aria fresca della notte le schiarisse la mente.
Quello che vide fu una macchia scura, che in un'altra occasione forse non avrebbe neanche notato, che si muoveva rapidamente nella sua direzione. La macchia acquisì la forma di un mago a cavallo di una scopa, un mago che lei avrebbe riconosciuto tra mille, ma che pensò essere frutto della sua fantasia.
«E tu che ci fai qui?», domandò quando si fu resa conto che Malfoy era davvero sospeso a mezz'aria davanti a lei. Il tono di voce che aveva usato, però, era stato abbastanza alto da far agitare Calì nel sonno, così Hermione si costrinse a sussurrare.
«Che ci fai qui?», ripeté più piano.
«Volo.»
Sì, questo lo vedeva anche lei. Ma il viso pallido e le occhiaie marcate gli conferivano l'aria di chi ha appena affrontato una guerra, spingendola a credere che ci fosse qualche ragione più profonda dietro a quella passeggiata nel cielo notturno di Hogwarts.
«Non puoi stare qui», gli fece notare Hermione. «Potresti cadere», le venne in mente notando quanto apparisse stanco. Sembrava sul punto di precipitare giù dalla scopa da un momento all'altro.
«Io non cado», obiettò lui, ma Hermione lo ignorò.
«O peggio. Potrebbero vederti ed espellerti.»
Malfoy si accigliò, come se trovasse strane le sue parole. «Quale eventualità ti preoccupa di più, esattamente?»
«Perché non sei a letto?», chiese lei, evitando la domanda.
«E tu?»
«Non mi hai risposto.»
«Nemmeno tu», le fece notare.
Hermione avvertì l'improvviso impulso di strangolarlo e solo la paura per il mezzo metro di spazio tra loro che l'avrebbe fatta precipitare dalla Torre le impedì di cedervi.
«Per quanto sia carina questa scena in stile Romeo e Giulietta, non puoi stare qui, dico sul serio», ripeté con decisione.
«Romeo e chi?»
Hermione si accigliò. «Romeo e Giulietta. Shakespeare», aggiunse alla sua espressione perplessa. «Il Bardo.»
«Conosco solo Beda il Bardo», replicò Malfoy, oscillando sulla scopa.
Fu il turno della strega di essere confusa.
«Allora non sai proprio tutto, eh, Mezzosangue?»
Malfoy ghignò e a Hermione quasi non diede fastidio essere presa in giro se riusciva a tirarlo su di morale. Quasi.
«Perché non entri?»
Le parole le erano sfuggite prima che potesse rifletterci, ma Malfoy attese che lei dicesse qualcos'altro, prima di fare alcunché.
«Fa' il giro», aggiunse Hermione. «Entra da un cortile, ci vediamo nel corridoio che porta alla Torre.»
Lui annuì, ma solo quando lei fece un passo indietro per allontanarsi dalla finestra si decise a muoversi.
Hermione si vestì in fretta e corse fuori dalla camera, senza neanche preoccuparsi del rumore che stava facendo, rischiando di svegliare le sue compagne di stanza. Uscì dalla Sala Comune e scese le scale che portavano alla Torre di Grifondoro saltando i gradini che sapeva che sarebbero scomparsi.
Svoltò in un corridoio e sbatté letteralmente contro Malfoy.
Aveva i capelli scompigliati dal volo, ma non aveva più la scopa con sé. Il viso era pallido e stanco, ma la presa con cui la afferrò quando lei gli finì addosso era salda come al solito.
«Ciao», lo salutò Hermione senza sapere cos'altro dire.
«Gazza è su questo piano», rispose lui velocemente. «Scendiamo.»
In un altro momento, Hermione avrebbe osservato che l'idea più intelligente sarebbe stata quella di salire per tornarsene a letto prima di essere scoperta fuori dai dormitori di notte, ma in quella circostanza non fece alcuna obiezione e seguì Malfoy al piano inferiore.
A un certo punto lui si fermò in un corridoio del quinto piano e Hermione dovette alzarsi in punta di piedi per sbirciare oltre la sua spalla.
Mrs Purr, ferma davanti a loro, miagolò improvvisamente e una voce gracchiante rispose al suo richiamo.
«Studenti fuori dai dormitori!», decretò Gazza, prima ancora di riuscire a vederli.
Malfoy mormorò qualcosa davanti a una porta e spinse Hermione all'interno, chiudendosela alle spalle prima che la gatta si infilasse lì dentro con loro.
«Sta arrivando», disse Hermione. «Mrs Purr è ferma qui fuori, capirà dove siamo.»
«Colloportus», sussurrò lui in risposta, sigillando la porta con la magia. «Sul momento non ho avuto altre idee.»
Hermione scrollò le spalle, riconoscendo che non avrebbero potuto fare altrimenti per sfuggire a Gazza, anche se adesso avrebbero dovuto aspettare in quella stanza fino a che non si fosse arreso di fronte all'impossibilità di aprire la porta.
«Dove siamo?», chiese Hermione realizzando di essere al buio.
«Lumos.»
La bacchetta di Malfoy gli illuminò il viso pallido e i capelli chiari e con un altro incantesimo accese le numerose candele presenti nella stanza.
Alla vista del marmo bianco e dell'enorme vasca, Hermione riconobbe il bagno dei Prefetti, nel quale l'anno prima Harry aveva ascoltato l'indizio dell'uovo d'oro durante il Torneo Tremaghi.
C'erano almeno un centinaio di rubinetti d'oro ai bordi di quella che era una vera e propria piscina, ciascuno con una pietra di colore diverso incastonata nel pomolo. In un angolo, invece, si ergeva una grossa pila di soffici asciugamani candidi e sulla parete un dipinto con la cornice dorata ritraeva una sirena bionda profondamente addormentata su una roccia, con i lunghi capelli che le svolazzavano davanti al viso al ritmo del suo respiro.
Malfoy si avvicinò agli asciugamani, ne prese alcuni e li sistemò per terra a lato della vasca, poi ci si sedette sopra, poggiando la schiena contro il muro.
«Suppongo che staremo qui per un po'», si giustificò scrollando le spalle. «Tanto vale metterci comodi.»
Hermione annuì e lo raggiunse, sedendosi accanto a lui con le ginocchia strette al petto.
«La Pozione Calmante ha funzionato», disse Malfoy di punto in bianco. «Il tuo suggerimento è stato utile.»
«Era per te?», chiese lei, dubbiosa. «Se l'hai presa e sei sveglio non credo che abbia funzionato.»
Lui fece un mezzo sorriso. «È più complicato di così. Diciamo che la pozione era perfetta, ma non era quella giusta.»
«Perché non hai provato una Pozione Soporifera?»
«L'ho fatto, ma non è servita neanche quella.»
Hermione lo guardò attentamente, cercando di indovinare se avrebbe aggiunto qualcosa sul motivo per cui aveva difficoltà a dormire. Ricordò la volta in cui lo aveva visto avere gli incubi mentre dormiva in infermeria e, ancora prima, la notte in cui aveva dormito serenamente accanto a lei. Arrossì, quindi per spostare i propri pensieri su un altro discorso, prese a parlare lei per prima.
«Quando ero piccola, leggevo sempre un libro prima di andare a dormire e mia madre mi rimproverava dicendo che non sarei riuscita ad addormentarmi se l'avessi letto da sola. Così insisteva per raccontarmi lei una favola. Ma era sempre molto stanca, quindi a un certo punto finiva per essere in dormiveglia e mischiava tutte le storie che conosceva. Una volta, mentre mi raccontava Biancaneve, iniziò a parlare di un suo viaggio nel bosco per andare a trovare la nonna, durante il quale perdeva una scarpetta di cristallo.»
Ridacchiò e riuscì a far sorridere anche lui.
«Non ho idea di chi sia questa Biancaneve, ma credo di aver afferrato il concetto», le disse con leggerezza. «Le Fiabe di Beda il Bardo, quello di cui ti parlavo prima, erano le storie che leggevo io prima di andare a dormire.»
«Oh», fece Hermione. «Favole dei maghi.»
Lui annuì. «Mia madre non ha mai voluto leggermele, insisteva affinché imparassi a farlo da solo. Mi dedicava ogni giorno un po' del suo tempo per insegnarmi. Così mi impegnai e imparai e alla fine lei mi disse che avrei sempre dovuto leggere i miei libri da solo, perché certe storie, se raccontate, cambiano completamente. Aveva ragione, naturalmente. Così, quello divenne il mio libro preferito e anche quando avevo ormai imparato tutte le favole a memoria, continuai a sfogliarlo tutte le sere. Qualche tempo dopo, in una libreria, ne vidi una copia su uno scaffale. Attirò subito la mia attenzione, come solo l'oggetto da cui si è ossessionati può fare. Notai immediatamente che era più spesso di quello che avevo io, così lo aprii e ci trovai una storia che nella mia versione non c'era. Chiesi a mia madre di comprarmelo e lei non fece obiezioni né domande, ma mi suggerì di evitare che mio padre lo trovasse. Capii il perché non appena lessi la favola mancante: parlava di un Babbano che riuscì a bagnarsi nella Fonte della Buona Sorte nonostante gareggiasse contro tre streghe, riuscendo perfino a sposarne una. Era assolutamente inverosimile. Condivisi la mia opinione con mia madre e lei si trovò d'accordo, poi non ne parlammo più. Ma io continuai a rileggere quella favola, che divenne in breve la mia preferita, un po' perché era l'unica che non conoscessi a memoria e che mi aveva sorpreso, un po' perché aveva il fascino del proibito. Detestai mio padre per averla cancellata dal libro che avevo da bambino, perché mi aveva impedito di leggerla. Così capii quello che aveva voluto insegnarmi mia madre quando aveva preteso che imparassi a giudicare un libro solo dopo averlo letto in prima persona.»
Hermione, che l'aveva ascoltato in silenzio fino a quel momento, realizzò che quello era stato il discorso più lungo e più personale che lui avesse mai fatto in sua presenza. Le venne voglia di abbracciarlo.
«Sono d'accordo con tua madre», disse alla fine. «Mi sembra una donna intelligente. Che tipo è?»
«Una che apprezza l'utilità degli Elfi Domestici e i privilegi dei Purosangue», rispose beffardo, guadagnandosi un'occhiataccia. «Però credo che le piaceresti.»
«Ah si?», fece lei, ostile.
«Sì, perché sei intelligente e sei pazza di me. Anche se probabilmente una delle due cose implica l'altra.»
«A me pare che siano in contraddizione, tanto che mi verrebbe da negare la meno ovvia delle due», ribatté piccata.
«Non farlo. Nessuno ti crederebbe se andassi in giro a dire che pensi di essere stupida.»
Hermione non ebbe la prontezza di replicare e lui sbadigliò. Poi si strofinò gli occhi con una mano e quel gesto lo fece sembrare un bambino molto stanco.
«Da quanto tempo non dormi come si deve?»
«Da quella notte.»
Lei non si aspettava neanche che rispondesse, quindi la serietà con cui pronunciò quelle parole le impedì di dubitare.
«Quella notte... con me?»
Malfoy annuì, evitando accuratamente il suo sguardo.
Hermione sollevò le braccia e gli mise le mani sulle spalle, poi lo attirò delicatamente a sé. Lui, colto di sorpresa, non oppose resistenza e si lasciò spingere fino a stendersi con la testa poggiata sulle gambe di lei.
Hermione lo guardò mentre sbatteva le palpebre, confuso. «Abbiamo tempo da perdere, no?», disse piano, accarezzandogli i capelli con una mano.
Non voleva lasciarlo andare.
Malfoy annuì piano.
Forse neanche lui voleva andarsene.
«Dormi», suggerì in un sussurro.
Lui chiuse gli occhi.
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Bedtime Story è una canzone di Madonna del 1995. Significa Favola della buonanotte e si riferisce alle confidenze che Hermione e Draco si scambiano sulla loro infanzia. Inoltre, l'intero capitolo si svolge a tarda sera, quando tutti dovrebbero essere a letto.
Note
La favola a cui si riferisce Draco è "La Fonte della Buona Sorte", una favola che Silente aveva proposto di rappresentare in una recita a Hogwarts quando era insegnante di Trasfigurazione, suscitando le proteste di Lucius Malfoy, che la disprezzava per via dei suoi contenuti Babbanofili.
Alcune parti del capitolo, come la descrizione del bagno dei prefetti, rimandano direttamente a scene scritte dalla Rowling nei suoi libri, ovviamente riadattate al contesto.
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