Capitolo 15 - Science and Faith
I tried pushing evolution
As the obvious conclusion of the start.
But it was for my own amusement
Saying love was an illusion of a hopeless heart.
Science and Faith – The Script
Harry si sedette accanto a Ron e posò sul tavolo dei Grifondoro nella Sala Grande due copie di Pozioni Avanzate. Poi estrasse dalla tasca una piccola fiala contenente un liquido dorato e la mostrò a Hermione, che prontamente annuì.
«È quella», confermò la strega.
«E questi dove li hai trovati?», disse Ron prendendo in mano uno dei libri.
«Sono passato a prenderli nell'aula di Pozioni, ricordavo che ce n'erano alcuni nell'armadietto delle scorte», spiegò Harry. «Li restituiremo quando avremo i nostri.»
«Perché, voi non avete i libri di Pozioni?», chiese Hermione perplessa.
«Ricordi l'ultima volta che Neville ha aggiunto troppi aculei di porcospino nel calderone e abbiamo dovuto evacuare la classe?», domandò lui in risposta. «Prima di evaporare, la sua pozione è schizzata sui nostri libri, che adesso sono pieni di buchi grandi almeno due pollici.»
Hermione inorridì, immaginando la violenza subita da quelle povere anime di carta.
«Ti affido il mio», disse Harry porgendole una delle copie, «insieme al Mantello dell'Invisibilità e alla Mappa del Malandrino. «Devo incontrare Silente, non ho il tempo di tornare ai dormitori.»
Hermione annuì e prese in custodia i preziosi oggetti di Harry, riservando uno sguardo compassionevole alla copertina consunta di Pozioni Avanzate.
«Auguratemi buona fortuna», disse il ragazzo un attimo prima di svuotare in un sorso il contenuto della fiala.
«Non ce n'è bisogno», ribatté Hermione con un sorriso. «Te la stai procurando da solo.»
Harry rimase a guardarla per qualche istante sbattendo le palpebre, poi si alzò, diede loro le spalle e andò via senza dire una parola.
«Poteva almeno salutare», si lamentò Ron.
«Magari la pozione gli ha messo fretta», suggerì Hermione, mentre sfogliava distrattamente il libro di Harry.
C'erano note scritte su quasi tutte le pagine, riempivano ogni centimetro di spazio bianco, e lei non riusciva a capacitarsi di come si potesse studiare su un testo scarabocchiato a quel modo. Aveva sempre preferito prendere appunti su rotoli di pergamena e non aveva mai versato una sola goccia di inchiostro su un libro. Inoltre, la maggior parte delle annotazioni consisteva in correzioni al procedimento per preparare una pozione o in nuovi incantesimi da sperimentare. Nonostante la scrittura fastidiosamente piccola e l'inaccettabile maltrattamento subito dal volume, Hermione rimase affascinata da quell'enorme miniera di informazioni su esperimenti che erano stati condotti da un altro mago, che aveva modificato decine di pozioni. Lei era sempre stata brava nella materia di Piton, ma era così razionale e fedele alle istruzioni che non aveva mai provato a fare qualcosa di diverso di sua iniziativa. Sapeva che le migliori scoperte, nella storia magica e in quella babbana, erano state il risultato dei rischi che qualcuno si era preso o degli errori che qualcuno aveva commesso in passato, ma lei non aveva mai avuto il coraggio di provare a sbagliare. Era un atto di fede che non aveva mai fatto, che non faceva parte della sua natura.
«Hermione, hai sentito quello che ho detto?»
La strega si riscosse dalle sue riflessioni e si voltò a guardare Ron. «No, scusami, ero distratta.»
«Ti ho chiesto se vuoi venire a Hogsmeade con me, Seamus e Dean», ripeté lui con la fronte aggrottata.
Hermione scosse la testa. «Grazie, ma devo andare...»
«Fammi indovinare», la interruppe Ron, «in biblioteca.»
Lei arrossì rendendosi conto che non ci sarebbe andata per le solite ragioni, ma annuì ripetendo tra sé che, di fatto, quella era la verità.
«Ci vediamo più tardi», gli disse alzandosi dal suo posto e raccogliendo le cose di Harry, incluso il libro di Pozioni Avanzate.
Si incamminò in silenzio lungo i corridoi e su per le scale in direzione della Torre di Grifondoro, ripetendo mentalmente tutti i motivi per cui non sarebbe dovuta andare all'appuntamento con Malfoy in biblioteca, ma a ogni passo la sua convinzione vacillava e una parte della sua mente le suggeriva che avrebbe comunque dovuto riprendersi i libri che gli aveva lasciato.
Una volta arrivata in Sala Comune, si lasciò cadere su un divano di fronte al camino e prese a sfogliare ancora il manuale di Pozioni. Rilesse distrattamente il capitolo sulle Tre Leggi di Golpalott e sulla preparazione degli antidoti ai veleni complessi – che conosceva pressoché a memoria – soffermandosi sulle annotazioni scarabocchiate a margine.
Ficcagli un bezoar in gola, lesse con un mezzo sorriso; poi le venne in mente di cercare indizi sull'identità del precedente possessore del libro, ma tutto ciò che trovò fu una piccola scritta lungo la base della quarta di copertina nella minuscola grafia delle istruzioni: Questo libro è proprietà del Principe Mezzosangue.
«Posso sedermi?»
Hermione sollevò lo sguardo su Ginny e quasi rimase a bocca aperta nel constatare che le aveva rivolto la parola. Si affrettò a farle spazio sul divano accanto a sé e mise da parte il Mantello dell'Invisibilità dopo che Ginny gli ebbe riservato un'occhiata perplessa.
«Che cosa leggi?», le domandò con noncuranza.
«Un libro di Pozioni su cui qualcuno ha preso molti appunti», rispose Hermione. «Ci sono suggerimenti che sembrano davvero utili.»
Lei si irrigidì. «Stai a sentire un libro? Non è mai una buona cosa, lo sai, vero?»
«Oh, non ti preoccupare», si corresse Hermione ricordando i trascorsi dell'amica con il diario di Tom Riddle. «Stavo soltanto dando un'occhiata per curiosità.»
«Certo», tagliò corto Ginny, per cambiare argomento. «Sai dov'è Harry? L'ho visto andare via da solo a colazione e poi è sparito.»
«Lui... è andato... Tornerà stasera», si limitò a rispondere Hermione.
«Tu sai dov'è ma non vuoi dirmelo. No, scusa», la interruppe Ginny prima che lei si giustificasse, «probabilmente non puoi. Ci sono cose che tu, Harry e Ron non potrete mai dirmi, cose di cui non volete rendermi partecipe per proteggermi o perché pensate che io non sia in grado di affrontarle», disse tutto d'un fiato, «e io posso accettare tutto questo, posso farlo finché ho la certezza di essere comunque una di voi, anche se non combatto in prima linea.»
Hermione rimase senza parole e l'amica ne approfittò per proseguire.
«Perciò non potete escludermi. Tu non puoi escludermi. Quando c'è qualcosa che puoi dirmi, tu devi dirmela.»
«Non stiamo più parlando di Harry», comprese finalmente Hermione.
«No, parliamo del fatto che hai una cotta per...»
«D'accordo», la interruppe immediatamente. «Il motivo per cui non te l'ho detto è l'espressione che hai sulla faccia in questo momento», sbottò irritata.
Ginny spalancò gli occhi. «È Malfoy! Te ne rendi conto, vero?»
«Lo so benissimo! Hai mai provato a pensare che non sia stato facile neanche per me?», ribatté frustrata.
«E come è potuto accadere?», domandò lei, sinceramente sconvolta.
«Non lo so!», esclamò Hermione.
Era proprio così: non lo sapeva. Aveva ripercorso più volte tutti gli avvenimenti che l'avevano portata a quel punto e ancora non aveva trovato una spiegazione che giustificasse il modo in cui si sentiva con lui, il ragazzo che aveva sempre disprezzato lei e tutto ciò che rappresentava.
«Io non lo so», ripeté con calma. «Ho provato a spiegarmelo e non ci sono riuscita. Ho provato a reprimerlo e non sono riuscita a fare neanche quello. E lui continua a incoraggiarmi, a lasciarmi intendere che se gliene darò la possibilità, lui mi dimostrerà che non mi sono sbagliata.»
Hermione inspirò e prese coraggio per dire quello che non aveva ancora voluto ammettere neanche a se stessa. «Anche se provo a ricordarmi che non dovrei fidarmi di lui, continuo a sperare di poterlo fare. Di fatto, io non ho scelta.»
La razionalità è scienza e si basa sul principio di dubitare di tutto ciò che non si può vedere e spiegarlo diversamente, pensò alla fine la strega. Ma c'è un momento in cui smette di essere abbastanza, un momento in cui, anziché dare risposte, la ragione dubita di se stessa. E appena prima che la speranza diventi disperazione, la razionalità viene abbandonata in favore della fede. E Hermione voleva provare ad avere fede in Draco Malfoy.
Ginny rimase a guardarla come se non la riconoscesse più. «Sei proprio cotta.»
Hermione sbuffò, per niente convinta che l'amica la stesse prendendo sul serio. «Hai capito cosa ho detto?»
«Ho capito e sarebbe tutto molto dolce se non si trattasse di una persona che ti disprezza», replicò Ginny.
«Non mi disprezza.»
«Te l'ha detto lui?»
«Me l'ha...» ...dimostrato. «...fatto capire.»
«E tu ci credi?», insisté Ginny.
Hermione sospirò. «Direi di sì. O forse ho bisogno di crederlo.»
Lei rifletté un istante e poi la guardò con la tipica risolutezza delle donne Weasley. «Tu non hai bisogno di un mio consiglio, ma del mio sostegno», comprese alla fine.
«E non posso pretenderlo, per questo non te l'ho detto», confessò. «Non posso chiederti di stare dalla mia parte, non questa volta, ma non sopporterei di averti contro.»
«Non sono contro di te, sono contro di lui», rispose Ginny con calma. «E hai il mio appoggio se vuoi provare a fidarti di lui. Ma io non mi fido e se ti fa stare male gliela farò pagare, anche se probabilmente saresti perfettamente in grado di farlo da sola.»
«Ti lascerò l'onore di prenderlo a pugni», concesse Hermione con un sorriso. «Io l'ho fatto una volta ed è piuttosto soddisfacente.»
«Andata», accettò lei entusiasta. «Ma per adesso devi raccontarmi ogni cosa.»
Hermione prese un bel respiro e iniziò a parlare. Le spiegò come tutto aveva avuto inizio da una vendetta che lui le aveva promesso quella domenica a Hogsmeade in cui lei lo aveva aiutato. Le raccontò della Dyslexia, dell'antidoto e di come si fosse sentita inspiegabilmente attratta da lui. Arrossì violentemente quando arrivò alla notte che avevano condiviso nella Stanza delle Necessità ed aggirò le domande di Ginny evitando di soffermarsi sulla questione e passando rapidamente ai dubbi che aveva avuto subito dopo, quando aveva pensato di essere vittima di un filtro d'amore. L'amica reagì con uno sguardo carico di interesse al racconto dei suoi comportamenti successivi, quando l'aveva respinto e poi gli si era avvicinata di nuovo, quando lui l'aveva fatta seguire e lei l'aveva affrontato nel cortile del primo piano. Alla fine, Hermione le disse che quella mattina avrebbe dovuto incontrarlo in biblioteca per farsi restituire i libri che gli aveva prestato e che aveva paura di andare lì e non trovarlo.
Ginny spostò i cuscini del divano e tirò fuori il Mantello dell'Invisibilità e lo aprì in modo da trovare la Mappa del Malandrino nascosta al suo interno.
«Controlla», disse porgendogliela. «Se è già lì ci vai, altrimenti aspetti che arrivi prima lui.»
Hermione sorrise piena di gratitudine e prese la Mappa. «Non so come farei senza di te.»
***
Having heavy conversations
About the furthest constellations of our souls, ooh
And we're just trying to find some meaning
In the things that we believe in
But we got some ways to go.
Science and Faith – The Script
Quando aveva visto il nome di Draco Malfoy sulla Mappa del Malandrino in corrispondenza di uno dei tavoli della biblioteca, Hermione aveva immaginato di trovarlo comodamente seduto su una sedia, con lo sguardo fisso nella direzione da cui sarebbe arrivata lei e con un sorriso beffardo stampato sulle labbra che l'avrebbero accusata di essere nuovamente in ritardo. Una volta arrivata, invece, lo vide chino su quelli che sembravano libri di Pozioni, con una tazza fumante stretta tra le mani – caffè? – e l'aria così concentrata che non doveva neanche essersi accorto della sua presenza.
«Buongiorno», lo salutò perplessa, cercando di richiamare la sua attenzione.
Lui le fece un cenno con la testa, senza però distogliere lo sguardo dalle sue letture, poi indicò con un dito una borsa dall'altra parte del tavolo.
«I tuoi libri sono lì», disse semplicemente.
Hermione si accigliò, ma si limitò a prendere i volumi da restituire a Madama Pince e si mise alla ricerca della bibliotecaria con uno strano senso di oppressione al petto.
Fino a dieci minuti prima era stata serena e convinta della sua decisione di dare a Malfoy una possibilità, ma la facilità con cui lui era riuscita a ferirla con una piccolissima dose di disinteresse la spaventava e intristiva insieme. Eppure non poteva permettersi di cedere così in fretta, non dopo aver faticato tanto per prendere una decisione tutt'altro che semplice, ma che avrebbe potuto renderla felice.
Facendo queste riflessioni si fermò improvvisamente lungo un corridoio tra due scaffali e fece dietrofront, arrivò al tavolo dove aveva lasciato l'idiota biondo in cui aveva riposto tutta la sua fiducia e le sue speranze e gli si parò davanti.
«Qual è il problema?», domandò con risolutezza, decisa a fronteggiarlo.
«Nessun problema», tagliò corto lui, ancora senza guardarla, mentre sfogliava febbrilmente alcune pagine.
«Strano, avrei detto il contrario.»
«Granger...»
«Malfoy?», fece lei per invitarlo a continuare.
«Cosa vuoi che ti dica?», sbottò finalmente lui, alzando pericolosamente il tono di voce. Si guardò intorno per accertarsi che Madama Pince non fosse nei paraggi, ma incontrò gli sguardi di alcuni studenti curiosi di cui aveva attirato l'attenzione.
«Non ignorarmi», disse semplicemente lei.
«Come se fosse possibile», sussurrò Malfoy. «Se dipendesse da me, ti bacerei adesso. Ma non penso che saresti d'accordo.»
«È il meglio che sai fare?»
Malfoy proruppe in una risatina nervosa. «Hai suggerimenti da darmi?»
Hermione spostò una sedia e prese posto di fronte a lui, dall'altra parte del tavolo. «Dimmi cosa c'è che non va e perché sei così agitato. Hai detto di volere tutto di me e io non pretenderò niente di meno da te. Parlami. Condividi.»
Malfoy prese un profondo respiro e chiuse gli occhi. Proprio quando Hermione aveva iniziato a pensare che non avrebbe più aperto bocca, lui parlò. «Sto cercando di inventare una variante più efficace della Pozione Calmante in modo che possa quasi sostituire una Pozione Soporifera. Ma aumentando la quantità di Elleboro...»
«... la pozione diventa velenosa», concluse Hermione per lui, senza riuscire a spiegarsi la ragione di quegli esperimenti.
«Esattamente», confermò Malfoy.
«Aggiungi un bezoar», suggerì ripensando a ciò che aveva sul libro del Principe Mezzosangue. «Dovrebbe neutralizzare le proprietà velenose dell'Elleboro.»
«Potrebbe funzionare», commentò lui, riflettendo sulle sue parole. Poi, richiuse i volumi che stava consultando e prese a scrivere su un rotolo di pergamena con l'espressione decisamente più serena di qualche minuto prima.
Hermione non riuscì a trattenersi dal sorridere nel vederlo nuovamente rilassato e osservò i suoi lineamenti contratti per la concentrazione distendersi a mano a mano che andava avanti. Poi lui sollevò la testa e la beccò a fissarlo e ricambiò lo sguardo con i suoi occhi grigi improvvisamente più caldi, lasciandola senza parole. «Grazie.»
***
Of all of the things that she's ever said,
She goes and says something that just knocks me dead:
You won't find faith or hope down a telescope,
You won't find heart and soul in the stars,
You can break everything, down to chemicals,
But you can't explain a love like ours.
Science and Faith – The Script
Harry rientrò a Hogwarts in tarda serata, quando tutti gli studenti si erano già ritirati nelle loro Sale Comuni. Superato il ritratto della Signora Grassa, trovò soltanto tre persone ancora sveglie, radunate davanti al camino acceso. Ron e Ginny, separati da un tavolino basso a cui stavano dedicando tutta la loro attenzione, si fronteggiavano in una partita agli Scacchi dei Maghi, mentre Hermione, chiaramente disinteressata allo scontro, se ne stava su un divano accanto a loro, completamente immersa in un libro.
Fu Ginny ad accorgersi per prima del suo arrivo. Alzò la testa mentre l'alfiere nero di Ron faceva a pezzi la sua regina e si voltò a guardarlo come se il suo sesto senso le avesse dato la chiara percezione della sua presenza.
«Ciao, Harry!», lo salutò con un sorriso. In quel momento, gli sembrò di rivedere la ragazzina timida che aveva incontrato per la prima volta a King's Cross, quella che si era presa una cotta tale per lui da riuscire a stento a rivolgergli la parola.
«Ciao.»
Poi ricordò a se stesso che aveva smesso di essere quella ragazzina già da un pezzo. Era cresciuta, aveva imparato a badare a se stessa e non aveva mai permesso a niente e nessuno di impedirle di dare voce a ciò che pensava. Harry le voleva bene e la ammirava, ma non si concedeva di alimentare nessun altro sentimento nei suoi confronti.
«Vi lascio soli», disse la ragazza alzandosi in piedi, dopo che anche Hermione e Ron l'ebbero salutato. «Ti concedo la patta.»
«Scherzi?», protestò suo fratello. «Hai appena perso la regina, sono chiaramente in vantaggio!»
«E tu hai perso entrambi i cavalli», ribatté lei.
«Solo perché i tuoi scacchi continuano a farti notare ogni errore che commetti», brontolò Ron.
«Non c'entra», tagliò corto Ginny, liquidando il discorso con un gesto della mano. «Buonanotte.»
Harry la guardò andare via senza dire una parola, gli occhi fissi sui capelli che le ricadevano sulle spalle. «Ho ancora venti minuti», mormorò guardando l'orologio al polso.
Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo perplesso.
«Ho ragione?», insisté Harry. «Ho venti minuti prima che l'effetto della Felix si esaurisca, vero, Hermione?»
La strega si accigliò. «Be', teoricamente sì, ma la durata dell'effetto di pozioni come questa non può essere prevista con precis...»
Ma Harry aveva già smesso di ascoltarla dopo l'iniziale conferma e aveva cominciato a camminare in direzione dei dormitori.
«Ginny!», la chiamò dalla base delle scale, e proprio mentre lei si voltava, mise il piede sul primo gradino. L'incantesimo che impediva ai ragazzi di accedere ai dormitori delle ragazze si attivò immediatamente e la scalinata si trasformò in uno scivolo che lo spinse all'indietro. Recuperò l'equilibrio per un pelo, giusto un istante prima che Ginny, vittima della trappola che lui aveva fatto scattare, gli finisse addosso facendolo cadere a terra disteso sulla schiena.
Per un attimo, vedendo Ginny sopra di lui, pensò che si sarebbe scusata per il modo in cui lo stava schiacciando, invece lei si accigliò e lo guardò come se fosse un idiota.
«Ma sei scemo? Sai che non puoi sali...»
Harry la zittì con un bacio. Dalla posizione in cui si trovava, il movimento gli risultava piuttosto scomodo, ma non gliene importava granché e neanche Ginny sembrò curarsene. La strinse a sé, finendo per urtarle il naso con gli occhiali, ma non si preoccupò neanche di quello, fintanto che sentiva il sapore delle sue labbra sulle proprie. Per un solo, brevissimo istante, si fece largo dentro di lui il pensiero che forse l'effetto della Felix Felicis era già svanito e che era stato soltanto lui a decidere di fare quello che stava facendo. Ma non gli importava. Lo voleva e, Felix o no, era stanco di privarsene.
«Buonanotte», disse alla fine, quando si furono separati.
Ginny batté le palpebre e si mosse, a disagio, nel tentativo di alzarsi. Harry sorrise e rivide in quella piccola traccia di impaccio la ragazzina di King's Cross e si perdonò per essere stato così incredibilmente goffo nel baciarla.
«Buonanotte», ripeté lei, una volta che si fu ricomposta. Poi salì le scale di corsa per raggiungere la sua stanza.
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Science and Faith è una canzone dei The Script del 2010. Significa Scienza e Fede e si riferisce al dualismo tra il pensiero razionale e la fiducia in qualcosa che non può essere dimostrato. Hermione è una donna di scienza, fidarsi di Malfoy è un passo piuttosto impegnativo per lei. Così come per Harry, che, stanco di affidarsi alla ragione, decide di lasciarsi andare.
Il testo della canzone è molto bello, consiglio a tutti di ascoltarla.
Note
Per quanto riguarda il commento di Ron sugli scacchi che suggeriscono a Ginny come giocare, mi sono basata sul fatto che nei libri è spiegato che gli Scacchi dei Maghi se sono in disaccordo con una mossa eseguita dal giocatore, lo dicono chiaramente.
Per il resto, le vicende di Harry Potter e il Principe Mezzosangue continuano a intrecciarsi alle variazioni della mia ff, ma posso promettere che entro il prossimo capitolo, in cui ci saranno comunque altri sviluppi relativi alla vicenda di Harry e alla guerra contro Voldemort, vedremo anche un'interessante svolta nel rapporto tra Hermione e Draco. Era giusto non dimenticare il contesto in cui si svolge la loro storia e ritengo che se nei libri della Rowling Hermione e Draco avessero avuto una possibilità di avvicinarsi, avrebbero portato con loro i rispettivi mondi, cioè quello di Harry e quello dei Mangiamorte, costringendoli a scontrarsi.
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