Capitolo 14 - Poison


You're bad for me, I clearly get it,
I don't see how something good
could come from loving you.

Poison – Beyoncé


«È un po' uno straccio, non trovate?»

«Uno straccio?», ripeté Hermione accigliata. «Che ti aspettavi? Aragog sta morendo, Ronald.»

«È un'Acromantula, Hermione», le fece notare lui con calma. «È un enorme, peloso ragno cannibale

Hermione sbuffò e si voltò a guardare la casa di Hagrid, dalla quale lei, Harry e Ron erano appena usciti. «Sono stati amici per cinquant'anni...»

«Almeno adesso sappiamo che cos'ha», intervenne Harry in tono cupo.

«E che non possiamo fare niente per aiutarlo», concluse Hermione per lui.

«Che peccato», fece Ron in tono ironico, guadagnandosi le occhiate di rimprovero dei suoi amici.

Continuarono a camminare in silenzio fino al Castello e anche quando iniziò a piovere si limitarono ad accelerare il passo senza dire una parola.

A Hermione era sempre piaciuta la pioggia. Lavava via le piccole tracce di neve rimaste a terra, dove il bianco candido era già stato calpestato da innumerevoli passi e contaminato dal fango. Le piaceva perché sapeva che, in quel periodo dell'anno, la pioggia preparava l'aria a una nuova nevicata e, a mano a mano che le temperature scendevano, prometteva nuovi fiocchi immacolati da un momento all'altro. E se c'era una cosa che le piaceva più della pioggia, quella era la neve.

«Ah, Potter, ti stavo cercando», disse la professoressa McGranitt mentre i tre ragazzi varcavano la soglia del Castello. Hermione alzò lo sguardo su di lei, riscuotendosi dallo stato di trance in cui era piombata mentre metteva meccanicamente un piede davanti all'altro.

«Il professor Silente vuole che tu vada al più presto nel suo ufficio e mi ha detto di dirti che gli piacciono i Pallini Acidi», disse con un sorriso eloquente.

«Grazie, professoressa», rispose Harry educatamente.

«Gli piacciono i Pallini Acidi?», ripeté Ron perplesso, quando la McGranitt si fu allontanata.

«È la parola d'ordine per oltrepassare il gargoyle fuori dal suo studio», rispose Hermione, anticipando Harry che era impegnato a scuotere i capelli come un cagnolino bagnato fradicio.

«Chissà cosa vorrà dirti!», fece Ron entusiasta. «Dopo ci racconterai tutto, non è vero, Harry?»

Hermione sospirò. «Solo se Silente sarà d'accordo», lo corresse, sforzandosi di tenere a freno la curiosità.

«Forse è meglio che vada», li interruppe Harry, prima che iniziassero a litigare. «Mi sembra che la professoressa abbia detto al più presto», si giustificò mentre si infilava nuovamente gli occhiali, dopo averli asciugati con un lembo del mantello.


***


La porta dell'ufficio del Preside era chiusa quando Harry bussò e una volta ottenuto il permesso di entrare scoprì che c'era già qualcun altro seduto davanti alla scrivania di Silente.

«Vieni pure, Harry, io e il signor Canon abbiamo quasi finito», annunciò il Preside, mentre Colin si voltava a guardarlo.

«Posso ripassare, professore», propose Harry.

«Oh, non è necessario, mio caro. Accomodati pure, devo soltanto firmare al signor Canon il permesso di fondare il club di giornalismo», concluse con un occhiolino.

Harry sorrise entusiasta. «Davvero? Ma è fantastico, Colin!»

Il giovane Grifondoro annuì, ma prima che potesse parlare, qualcun altro bussò alla porta.

«Oh, questo deve essere il professor Piton, gli avevo chiesto di venire», suppose Silente alzandosi in piedi per avvicinarsi alla porta. Harry si domandò quante persone avesse convocato contemporaneamente nel suo ufficio quella sera.

«Servitevi pure, ragazzi», disse Silente, indicando con un gesto della mano le bacchette di liquirizia e le caramelle sulla sua scrivania. «Torno subito.»

Harry vide il professor Piton comparire oltre la soglia, ma, senza accennare a entrare, questi si limitò a sussurrare qualcosa all'orecchio del Preside.

«Non è meraviglioso, Harry? Il professor Silente ci ha messo a disposizione una piccola stanza di Hogwarts dove possiamo produrre il giornalino della scuola», spiegò Colin, attirando di nuovo la sua attenzione. «Gazza ha insistito perché ottenessimo il permesso scritto di fondare il nostro club prima di lasciarci in pace, quindi è già la seconda volta che vengo qui per questo», concluse mettendo in bocca una bacchetta di liquirizia.

«Sono davvero felice per te», disse Harry sinceramente.

Colin annuì. «Avrà cadenza settimanale e riporterà tutte le notizie interessanti che riguardano Hogwarts. Ti sorprenderebbe scoprire quante cose succedono tra queste mura senza che nessuno lo sappia. Inoltre, il solo gossip potrebbe riempire decine di pagine di giornale», asserì con un sorriso. «Idromele?», gli offrì, mentre se ne versava una generosa dose nel bicchiere.

Harry scosse la testa, rinunciando a provare a sentire qualcosa della conversazione tra il Preside e il professor Piton. Rifletté per la prima volta sulla pericolosità di affidare a Colin l'incarico di redigere un giornale scolastico: non ci sarebbe stata più privacy a Hogwarts.

Mentre faceva queste mute osservazioni, Colin si lasciò sfuggire il bicchiere, che cadde a terra e finì in mille pezzi. Spalancò gli occhi e iniziò a rantolare, mentre una strana schiuma bianca gli fuoriusciva dalla bocca.

Harry rimase immobile a fissarlo, impotente e turbato come si era sentito già qualche anno prima, in quello stesso ufficio, quando aveva visto la fenice di Silente prendere fuoco.

Il professor Piton attraversò la stanza in pochi passi, lo spinse da parte con un gesto brusco e infilò qualcosa nella bocca di Colin, che parve riprendersi all'istante.

«Ma... cosa...?», borbottò Harry, ancora sotto shock.

«Bezoar», rispose Piton secco. «È un rimedio contro la maggior parte dei veleni e tu lo sapresti se studiassi come si deve la mia materia.»

Harry arrossì per la rabbia, ma prima che potesse rispondere, Silente intervenne.

«Curioso, Severus», disse osservando l'idromele. «Qui c'è scritto che questa è da parte tua», gli fece notare, indicando un biglietto che pendeva dal collo della bottiglia.

I due si scambiarono un'occhiata, poi il professor Piton sollevò Colin con un incantesimo. «Lo accompagno in infermeria», dichiarò.

Silente si limitò ad annuire e a chiudere in un armadietto la bottiglia di idromele.

«Siediti, Harry», disse quando furono soli.

Lui obbedì, rimanendo in silenzio.

«Credo sia arrivato il momento di metterti al corrente di quello che so.»


***


The death of me must be your mission,
'Cause with every hug and kiss,
You're snatching every bit of strength.

Poison – Beyoncé


Blaise spinse Draco nella loro camera e si chiuse la porta alle spalle, poi si sedette sul letto e spalancò il grosso libro che aveva adagiato sulle coperte.

«L'avevo prestato a Daphne», disse tra i denti, mentre sfogliava febbrilmente le pagine. «Per questo non ho trovato niente, l'avevo prestato a lei.»

Draco non disse nulla, aspettando che si spiegasse meglio.

«La chiamano Vipera Fenice», iniziò lui. «Una denominazione impropria, visto che si limita ad andare a fuoco ma non rinasce dalle proprie ceneri.»

«Allora non era uno di quei serpenti che abbiamo visto spesso al limitare della Foresta Proibita?»

«Invece era proprio quello», spiegò Blaise. «Sono animali innocui, che però diventano velenosi se ingeriscono radici di Asfodelo.»

«Fammi indovinare», fece Draco ironico, «quella nel mio letto era velenosa.»

Blaise si abbassò e tirò fuori qualcosa da sotto il letto. Quando la sollevò, Draco riconobbe la gabbietta di vetro in cui l'amico aveva intrappolato la vipera. Le pareti, che un tempo erano state perfettamente trasparenti, erano annerite in più punti, in particolar modo negli angoli. Dell'animale non c'era traccia, ma sul fondo della gabbia c'era un piccolo cumulo di polvere.

«Sono ceneri?», domandò interdetto.

«Sabbia», specificò Blaise. «Te l'avevo detto che il nome non era proprio adatto.»

Nascose di nuovo la scatola sotto il letto e iniziò a leggere: «La Vipera Fenice vive in colonie situate prevalentemente in aree boschive abitate da altre creature magiche, quali Centauri, Thestral e Unicorni. È un animale generalmente tranquillo, che si nutre soprattutto di insetti e piccoli rettili. La sua caratteristica livrea è tutto ciò che permette di distinguere un esemplare comune da uno velenoso: essa infatti cambia quando l'animale si nutre di radici di Asfodelo e inizia a sviluppare le ghiandole velenifere su ciascun lato della testa nella regione tra l'occhio, le narici e il palato. Una Vipera Fenice nello stadio velenoso muta anche la propria indole: se solitamente convive in maniera pacifica con le altre creature, in questo caso tende a sviluppare un'intolleranza profonda nei confronti delle specie equine, per le quali può essere addirittura letale. Per determinare lo stadio (comune o velenoso) di un esemplare, si può ricorrere a una semplice filastrocca basata sulla sequenza dei colori della livrea: "Da rosso a nero amico sincero, da rosso a giallo uccide un cavallo".»

Draco aggrottò la fronte. «È la filastrocca che hai ripetuto quando l'hai vista nel mio letto.»

«Già», confermò Blaise. «Ma non è finita qui, ascolta: Il veleno è comunque poco pericoloso per gli esseri umani, in quanto induce solo una temporanea paralisi e l'Antidoto ai Veleni Comuni lo neutralizza facilmente. Inoltre, la Vipera Fenice non si nutre mai spontaneamente di radici di Asfodelo, che sono altamente tossiche per il suo stesso organismo. Un esemplare allo stadio velenoso, infatti, vive soltanto dalle quarantotto alle settantadue ore dopo l'inizio della mutazione, per poi prendere fuoco come una Fenice, lasciandosi dietro un piccolo cumulo di sabbia anziché di cenere. Tale morte per autocombustione provoca spesso incendi nelle aree in cui vive, mettendo in pericolo altre specie.»

«Quindi qualcuno l'ha portata qui di proposito dopo averla resa velenosa», concluse Draco.

«Non c'è altra spiegazione», confermò Blaise.

Lui si passò una mano sugli occhi. «Chi può essere entrato qui dentro?»

«Direi più o meno tutti i Serpeverde e non escluderei neanche alcuni studenti di altre Case.»

«Per il momento conviene tenere tutto il più segreto poss...»

«Alohomora!», esclamò una voce al di là della porta. Blaise nascose il libro sotto al cuscino e Draco ammutolì.

Theodore Nott comparve sulla soglia con la bacchetta saldamente impugnata e affiancato da Tiger e Goyle.

«Si può sapere che diavolo state facendo?», domandò infuriato. «Non potete chiuderci fuori dalla nostra stanza!»

I due si scambiarono guardarono ma non accennarono a rispondere.

«Insomma, cosa avete da confabulare tanto? Daphne e Pansy spettegolano meno di voi», dichiarò Theo, mentre Tiger e Goyle annuivano convinti.

«Blaise è giù di morale per via di Daphne», rispose Draco con aria innocente, mentre Blaise lo guardava di traverso. «Cercavo solo di comportarmi da amico. Su, lasciateci soli.»

Tiger e Goyle si scambiarono un'occhiata perplessa, poi annuirono ancora e si voltarono per andare via. Mentre si allontanavano, Theodore rimase a fissarli come se fossero due idioti – e forse lo erano davvero –, poi tornò a rivolgersi a Draco. «Non penserai che io mi beva questa sciocchezza delle confidenze amorose e dei comportamenti amichevoli, vero?»

«La verità è che è Draco ad aver perso la testa per una ragazza», intervenne Blaise, mettendo in atto la sua piccola vendetta. «Mi piace torturarlo facendogli notare quanto si sia rammollito, ultimamente.»

«Dice sul serio?», domandò Theo a Draco, leggermente perplesso.

«Ovviamente no.»

«Effettivamente mi sei sembrato piuttosto distratto, di questi tempi», osservò, ignorando la sua risposta. «Chi è?», domandò con un sorriso malefico.

Draco intuì che non gli avrebbe dato più pace, quindi si voltò verso Blaise per comunicargli con lo sguardo che se avesse continuato con quella storia gliel'avrebbe fatta pagare.

«Non chiederlo a me, sai che non posso dirtelo», rispose Zabini, ignorando gli occhi infuriati fissi su di sé. «Ci tengo alla mia vita.»

«Avanti, Draco, siamo amici da tanto, sai che puoi dirmelo», insisté.

«Adesso chi è che spettegola più di Daphne e Pansy?», replicò acido, impossibilitato a negare.

«Vi lascio alle vostre confidenze, allora», concluse con un ghigno, uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.

Draco sospirò. «Sei impazzito del tutto?», domandò a Blaise, con molta calma.

Lui rise. «Sei stato tu a cominciare mettendo in mezzo Daphne. E poi dovevamo pur dirgli qualcosa.»

«In un paio di giorni tutta la scuola saprà che mi interessa una ragazza», concluse con una smorfia.

«Scherzi? Entro domattina al massimo saranno già tutti informati», lo corresse Blaise, esibendo un bel sorriso.

Draco lo guardò con aria cupa.

«Oh, andiamo, che te ne importa? Girano continuamente voci di questo genere su di te. La settimana scorsa si diceva che fossi andato a letto con Lisa Turpin!»

«Chi?»

«Una Corvonero, ha smentito lei stessa. Possibile che tu non sappia niente?», si lamentò Blaise, contrariato.

Lui sbatté le palpebre e scosse la testa.

Zabini sospirò. «Suppongo che dovrò iniziarti alla nobile arte del gossip, mio caro.»

Draco si alzò di scatto e si incamminò verso la porta con un'espressione di puro terrore stampata sul viso. «Ti prego, risparmiamelo», implorò. «Lascio a te l'onore di difendere la mia reputazione.»

Blaise scrollò le spalle e sorrise divertito. «Come preferisci. Effettivamente, anche se ho appena contribuito a diffondere un pettegolezzo sul tuo conto, almeno corrisponde alla realtà.»


***


You're just like poison
And I just don't get it:
How could something so deadly feel so right?

Poison – Beyoncé


Harry fissava il Pensatoio da cui lui e Silente erano appena usciti come se guardandolo intensamente avrebbe potuto trovare risposta alle domande che gli vorticavano nella mente. Aveva scoperto, attraverso un ricordo che il Preside aveva acquisito qualche tempo prima da un dipendente del Ministero, le origini di Merope Gaunt, madre di Voldemort, che aveva sposato un Babbano di cui era stata segretamente innamorata e che aveva probabilmente legato a sé con un filtro d'amore. Silente gli aveva spiegato come, un anno dopo, Tom Riddle Senior era tornato al suo villaggio d'origine dichiarando di essere stato ingannato, dopo aver lasciato Merope incinta di un bambino.

«Signore, è importante sapere tutte queste cose del passato di Voldemort?»

«Sì, lo reputo molto importante», rispose Silente. «E domani vorrei che mi accompagnassi prima al Ministero e poi a pranzo da un mio vecchio amico.»

Harry sbatté le palpebre confuso dalla facilità con cui aveva spostato il discorso da Voldemort a un invito a pranzo. «Ne... ne è sicuro, signore?»

«Naturalmente, Harry», confermò lui, annuendo. «C'è una cosa nell'Ufficio Misteri che desidero mostrarti. Dopodiché, avrò bisogno del tuo aiuto per convincere un mio vecchio amico ed ex-professore di Hogwarts a darmi un suo ricordo di cui ho estremamente bisogno, legato all'adolescenza di Tom Riddle.»

«Come potrei aiutarla, signore?»

«Oh, il professor Lumacorno ha un debole per i ragazzi come te», spiegò, senza aggiungere altro.

Harry si limitò ad annuire.

«Per stasera può bastare», dichiarò Silente dopo qualche attimo.

Lui si alzò, ma prima di salutare si fermò a fare un'ultima domanda. «Signore, ho il permesso di raccontare tutto quello che mi ha detto a Ron e Hermione?»

«Oh, sì, quasi dimenticavo», esclamò. «Parla pure con il signor Weasley e la signorina Granger. Sono sicuro che a loro potrà venire in mente qualche buona idea.»

Harry si accigliò, ma ringraziò educatamente e gli augurò la buonanotte.

«Buonanotte a te, ragazzo», rispose il Preside con un sorriso. «Riposa, domani avremo bisogno di tutte le energie di cui disponiamo. E magari di una buona dose di fortuna


***


«Fortuna?», ripeté Ron, incredulo. «Quando mai sei stato fortunato, Harry?»

Lui scrollò le spalle. «Be', sono ancora vivo dopo tutti questi anni...»

Hermione, che per tutta la durata del racconto aveva passeggiato per la Sala Comune ormai deserta – fatta eccezione per loro tre – si fermò bruscamente. «Fortuna!»

Harry la guardò perplesso. «Sì, ha detto così.»

«E ha detto che a noi sarebbe venuta qualche buona idea», proseguì imperterrita. «Questo perché non poteva essere lui stesso a suggerirti la Felix!»

«La cosa?», domandò Harry, ancora più confuso.

«La Felix Felicis è una pozione, detta anche Fortuna Liquida, che rende chi la beve incredibilmente fortunato. È vietato l'uso di questa pozione nelle competizioni, negli esami scolastici, nei test, nelle udienze e in questo genere di cose, ma per domani potrebbe fare al caso tuo!», esclamò soddisfatta.

«Se è così, potrebbe fare al caso tuo per il resto della tua vita», gli fece notare Ron, ma Hermione scosse la testa.

«La Felix Felicis presa in quantità eccessiva è altamente tossica: può provocare stordimento, irrequietezza e un'eccessiva fiducia in se stessi», recitò a memoria. «Dovresti prenderla soltanto domani. Una fiala ti basterà per dodici ore, avrai tutto il tempo di fare quello che devi.»

«Grandioso», commentò Harry incoraggiato. «Quanto ti ci vuole per prepararla?»

«Servirebbero sei mesi, è per questo che non l'ha suggerita Silente stesso», rispose Hermione.

Harry sospirò. «Allora non c'è niente da fare.»

«Invece qualcosa c'è. Potremmo procurarcela da qualcuno che ce l'ha già pronta.»

Ron si accigliò. «Chi è che prepara una pozione del genere e poi non la usa?»

«Be', chi ne ha una scorta, naturalmente.»

I due ragazzi si voltarono a guardarla e lei sbuffò. «Parlo del professor Piton!»

«Vuoi rubare di nuovo dalle scorte di Piton?», chiese Harry sorpreso, ricordando quando l'aveva già fatto al secondo anno.

«Certo che no», ribatté Hermione. «Sarai tu a farlo.»

«Ma...»

«Hai idee migliori?»

Siccome nessuno riuscì a obiettare, la questione fu considerata chiusa. Harry raccontò che aveva provato a passare in infermeria per avere notizie di Colin, ma Madama Chips non l'aveva lasciato entrare per via dell'ora tarda.

«Se l'idromele avvelenato era del professor Silente era lui che volevano togliere di mezzo, probabilmente», suggerì Ron, mentre Hermione scuoteva la testa.

«Chi sarebbe tanto ingenuo da provare a uccidere Silente con dell'idromele avvelenato?»

«C'era il nome di Piton sulla bottiglia», ricordò Harry.

«Quindi qualcuno ha cercato di incastrarlo», dedusse Hermione. «Se fosse stato lui non avrebbe lasciato indizi che lo collegassero all'accaduto.»

«O forse puntava proprio su questo. Silente si sarebbe fidato di lui, come sempre, e avrebbe bevuto l'idromele», ipotizzò Harry. «Poi lui si sarebbe difeso dicendo che se fosse stato realmente lui non avrebbe lasciato tracce così evidenti.»

«Silente si fida di Piton», gli ricordò Ron. «Forse noi dovremmo fare altrettanto e concedergli almeno il beneficio del dubbio. Poi ha salvato Colin, non dimentichiamolo.»

In quel momento, Ginny entrò nella Sala Comune con l'aria assonnata. «Che ci fate ancora in piedi?»

«Niente», tagliò corto Harry, anticipando gli altri. «Stavamo andando a dormire.»

Ron annuì e Hermione si limitò a fissare Ginny, che evitava accuratamente il suo sguardo.

«Messaggio ricevuto», rispose la ragazza. «Tolgo il disturbo», borbottò voltandosi per tornarsene a letto.

«Gin...», la chiamò Harry sottovoce, ma lei non diede segno di averlo sentito.



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Poison è una canzone di Beyoncé del 2009. Significa Veleno e si riferisce alla Vipera Fenice e al veleno che quasi uccide Colin.


Note

Da questo momento, la fanfiction inizia a intrecciarsi con le vicende del sesto libro. Molti avvenimenti richiamano quelli scritti dalla Rowling, come ad esempio la convocazione di Harry nell'ufficio del Preside e le lezioni sulle origini di Tom Riddle, o l'avvelenamento di Colin che rimanda a quello di Ron. Ovviamente, alcune cose sono molto diverse: non essendo mai tornato Lumacorno a Hogwarts, Silente chiede a Harry di aiutarlo andando a pranzo da lui e l'idromele avvelenato arriva al Preside per vie diverse ed è Colin a farne le spese. Siccome Harry non ha letto il libro del Principe Mezzosangue, non ha l'intuizione di aiutarlo con il bezoar, cosa che invece fa Piton.

Per quanto riguarda la Vipera Fenice, è una creatura di mia invenzione, le cui caratteristiche sono descritte nel capitolo e richiamano, in realtà, le caratteristiche del serpente corallo e di alcuni falsi coralli, come il serpente del latte. L'idea mi è venuta visitando un rettilario, non immaginavo che potesse essere così interessante!

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