Capitolo 13 - Us Against the World


Oh morning come bursting the clouds, amen,
lift off this blindfold, let me see again
and bring back the water,
let your ships roll in.
In my heart, she left a hole.

Us Against the World - Coldplay


Draco rilesse ancora una volta gli ingredienti di cui aveva preso nota su un foglio di pergamena. Qualcosa non quadrava. Sfogliò velocemente uno dei libri di Pozioni che aveva davanti fino a rintracciare le proprietà dell'essenza di Elleboro. Eccedere con quest'ultima avrebbe significato rischiare di indurre un sonno irreversibile, ma sbagliando per difetto la pozione non avrebbe funzionato.

«Ma se avevi intenzione di studiare anziché fare colazione, perché diavolo sei venuto qui e non sei rimasto in Sala Comune?», si lamentò Blaise al suo fianco, il cui margine di movimento al tavolo dei Serpeverde era gravemente ridotto per via dei libri di Draco.

«Per il caffè», rispose lui semplicemente, senza distogliere l'attenzione dal proprio lavoro.

«Comunque stai invadendo il mio spazio vitale», lo rimproverò afferrando al volo una tazza che Malfoy aveva urtato aprendo un altro volume.

«Secondo te, se usassi il distillato di Elleboro anziché l'essenza, riducendo il rischio di trasformare la pozione in un veleno, potrei aumentarne le quantità per incrementarne l'effetto?»

Blaise sbuffò. «E io che ne so. Sei tu quello bravo in Pozioni.»

«Mi servirebbe un consiglio», replicò voltandosi a guardare l'amico, che scrollò semplicemente le spalle.

«Chiedi a Daphne.»

Draco lanciò un'occhiata oltre Tiger e individuò la ragazza in questione, intenta a chiacchierare con Pansy. Se c'era una persona più brava di lui in Pozioni, quella era Daphne Greengrass.

«Preferirei evitare di far sapere in giro che sto cercando di inventare una variante della Pozione Calmante che riesca a farmi dormire», spiegò abbassando la voce. «Ma anche tu avevi delle ricerche da fare, se non sbaglio», aggiunse.

Blaise si accigliò «Nei miei libri non ho trovato nulla, quindi sono andato in biblioteca e ho scoperto che la sezione sulle Creature Magiche è stata praticamente svaligiata

Draco gli rivolse un'espressione interrogativa.

«La tua bella ha pensato bene di prendere in prestito tutto il materiale sull'argomento e vista l'assiduità con cui frequenta la biblioteca, non mi sorprende che Madama Pince gliel'abbia lasciato fare», spiegò Zabini.

Draco imprecò sottovoce. «Vedrò di farmeli dare», dichiarò.

Blaise si lasciò sfuggire un sorriso. «Naturalmente.»


***


«Hermione, dovresti davvero lasciar perdere quei libri e mangiare qualcosa», disse Harry, tentando di catturare l'attenzione dell'amica.

«Harry, se Aragog sta morendo abbiamo le ore contate per...»

«Chi se ne frega di quel coso gigante», dichiarò poco delicatamente Ron. «Ha già vissuto cinquant'anni di troppo, per come la vedo io.»

Hermione alzò la testa di scatto e lui si ritrasse, preoccupato.

«Come ho fatto a non pensarci prima?», si domandò la strega.

Ron sbuffò. «Miseriaccia, non dirmi che hai capito cos'ha!»

«Harry», disse lei, ignorandolo completamente, «è stato Hagrid a dirti che Aragog aveva contratto una malattia?»

Il Ragazzo Sopravvissuto si accigliò. «Be', non ha usato proprio queste parole, ma ha detto che ha le zampe rigide e che non mangia...»

«Maledizione, Harry!», protestò Hermione, che per tutto quel tempo aveva lavorato sulla base di informazioni sbagliate. «Aragog non è malato, sta morendo di vecchiaia

Lui la guardò a bocca aperta, mentre Ron, i cui occhi brillavano di una nuova speranza, smise improvvisamente di mangiare.

«Domani andremo a trovare Hagrid e vedrete che sarà lui stesso a confermarcelo», proseguì, sicura di sé. «Purtroppo se le cose stanno così bisogna accettare la realtà. Il massimo che possiamo fare è stargli vicino.»

A quel punto, Ginny, che non le aveva rivolto la parola dall'allenamento di Quidditch del pomeriggio precedente, sollevò lo sguardo su di lei. Non per la prima volta, Hermione si chiese se la sua migliore amica fosse arrabbiata o delusa oppure se la stesse evitando solo perché non sapeva cosa dirle. D'altra parte, neanche lei aveva provato a parlarle per spiegarsi – sempre che ci fosse qualcosa da spiegare. No, Ginny era perfettamente in grado di mettere insieme da sola tutte le informazioni che aveva raccolto e se era giunta alla conclusione giusta, allora non c'era proprio niente da aggiungere. Si trattava soltanto di accettare la realtà.

Hermione sostenne il suo sguardo, ma lei tornò in fretta alla propria colazione. Aveva l'aria perplessa di chi sta per essere schiacciato dai dubbi, ma non sembrava arrabbiata, né delusa. Forse solo confusa.


***


The tightrope that I'm walking just sways and ties,
the devil, as he's talking, with those angel's eyes,
and I just wanna be there when the lightning strikes.

Us Against the World - Coldplay


Hermione trascorse l'intera giornata con la sensazione di essere osservata. Di tanto in tanto le pareva di intravedere qualche Serpeverde più giovane che percorreva i suoi stessi corridoi, così, quando nel pomeriggio si ritrovò libera dalle lezioni, lasciò i suoi amici in Sala Comune con la scusa di andare a restituire i libri che aveva preso per fare ricerche sulle Acromantule.

Lo trovò fermo ad aspettarla sulla soglia della biblioteca, pigramente appoggiato al muro, con l'aria annoiata di chi attende qualcuno già da un po'.

«Ci hai messo parecchio, Mezzosangue», le disse infatti, a mo' di saluto.

Hermione si accigliò. «Non mi pareva avessimo un appuntamento, Malfoy.»

Lui scrollò le spalle, ma prima che potesse aggiungere altro, lei proseguì: «Inoltre, la prossima volta che uno dei tuoi mi segue o mi osserva per riportarti ogni mio spostamento potrei finire per abusare dei miei poteri di prefetto e metterlo in punizione.»

Malfoy ghignò. «Mezzosangue, se non avessero voluto farsi notare, tu non ti saresti mai accorta della loro presenza», le spiegò. «Ma siccome l'ultima volta ho ottenuto quello che volevo, cioè incontrarti da sola, ho pensato che se li avessi visti avresti fatto in modo di liberarti dello Sfregiato e del pezzente.»

Hermione ripensò istintivamente alla sera in cui si erano incontrati nel cortile del primo piano, dopo che lei si era stufata di essere seguita dai ragazzini della sua Casa.

«Lascia in pace i miei amici, Malfoy», disse fissandolo minacciosa. «Perché volevi vedermi?»

«Per quelli», rispose indicando con un dito i libri che lei teneva tra le braccia.

Hermione si accigliò. «È possibile che ti servano sempre i libri che uso io?»

Se lui aveva colto il riferimento alla domenica di qualche settimana prima, in cui aveva voluto il libro su cui lei stava leggendo le caratteristiche della Dyslexia, non lo diede a vedere. Si limitò a scrollare ancora le spalle e poi a guardarla dritto negli occhi, quando lei ebbe rialzato la testa per fronteggiarlo.

Quel semplice contatto visivo bastò a Hermione per riportare alla memoria il ricordo della notte trascorsa insieme. Se per i primi giorni non era riuscita a ripensare a qualcosa che non fosse la sconvolgente sensazione di serenità che aveva provato, adesso non poteva cancellare dalla mente le premurose e delicate carezze che le aveva riservato, sfiorandola con una dolcezza a cui non aveva voluto credere all'inizio, ma che era di per sé innegabile.

Malfoy la guardò come se avesse colto alla perfezione la rotta intrapresa dai suoi pensieri e Hermione arrossì.

«Ti dispiace prestarmeli?», disse lui, riprendendo il discorso lasciato in sospeso per via di quello scambio di sguardi.

«Avevo intenzione di riconsegnarli», spiegò lei piano, accertandosi che il proprio tono di voce fosse perfettamente controllato. «Dammi dieci minuti e potrai ritirarli a nome tuo.»

«Veramente è proprio quello che volevo evitare», ribatté lui, avvicinandosi di un passo. «Non mi piace che si sappia quali libri prendo in biblioteca.»

«E perché mai?», domandò Hermione con poca convinzione. Il modo in cui aveva mosso le labbra, lentamente, per pronunciare quella spiegazione, sembrava studiato apposta per distrarla e spingerla a pensare a quello che la sua bocca era in grado di farle.

«Sono una persona riservata», tagliò corto Malfoy, chiaramente consapevole dell'effetto che aveva su di lei.

«E allora perché non chiedi a qualcuno dei tuoi amici di prenderli per te?»

«Lo sto chiedendo a te.»

«Io non sono tua amica.»

«No, infatti», convenne lui, avvicinandosi ancora. Hermione registrò automaticamente che, a ogni respiro, il petto gli si sollevava sfiorando il libri impilati tra le sue mani, tanto era poca la distanza che li separava.

Quando Malfoy si chinò per baciarla, Hermione non si mosse. Chiuse gli occhi per concedere a se stessa una scusante per non essersi sottratta, come se avesse potuto fingere di non averlo visto arrivare. Non sapeva se fosse giusto che lui la baciasse in quel momento, né se lei l'avrebbe ricambiato – poteva davvero resistere alle sue labbra?

Così, con le palpebre abbassate, concesse a una parte di sé di avere paura, mentre l'altra trepidava in attesa del contatto.

«Mezzosangue, dammi un po' di fiducia», sussurrò.

Hermione riaprì gli occhi e non si chiese se stesse parlando ancora dei libri o se aveva in qualche modo colto il suo conflitto interiore. Notò, invece, che quella richiesta non le era del tutto nuova.

Ti fidi di me?

E tra le tante cose di cui si era pentita da quando Draco Malfoy aveva deciso di scombussolarle la vita, non c'era sicuramente la decisione di essersi affidata a lui quando gliel'aveva chiesto in quello stesso modo, anche se con parole diverse, quella notte in cui avevano condiviso l'impensabile.

Fidati di me.

Quando le loro labbra si toccarono, quelle di Malfoy erano ancora tirate in un sorriso soddisfatto.

Hermione gli morse il labbro per non dargliela vinta troppo facilmente e lo sentì ridacchiare contro di sé, mentre le infilava una mano dietro la nuca per stringerla con più decisione. La sua lingua la accarezzò e lei non riuscì a trattenersi dall'avvicinarsi ancora a lui, finendo per schiacciarsi contro i libri stretti tra i loro corpi. Quando le premettero contro lo stomaco, si lasciò sfuggire un gemito. Malfoy mugolò di protesta e si allontanò da lei per toglierglieli dalle mani e metterseli tutti sotto a un braccio. Poi tornò a premere contro le sue labbra e stavolta Hermione non esitò neanche un istante prima di ricambiare il bacio.

«Restituiscimeli al più presto, Malfoy», dichiarò con sorprendente lucidità quando si furono separati.

Lui sbatté le palpebre un paio di volte prima di comprendere appieno il significato delle sue parole, poi parve afferrare.

«Domenica», rispose semplicemente.

Hermione si costrinse a non sorridere come una ragazzina innamorata all'idea di rivederlo e si limitò ad annuire.


***


And sing slow it down
through chaos as it swirls
it's us against the world.

Us Against the World - Coldplay


Blaise entrò in camera sua e trovò Draco seduto sul proprio letto, circondato dai libri, che rivolgeva un mezzo sorriso a quello che aveva in mano, guardandolo con aria assorta. Dubitò perfino che si fosse accorto del suo arrivo.

«Hai fissato troppo a lungo l'immagine di un basilisco?», ipotizzò richiamando la sua attenzione. «Sembri pietrificato con la tua migliore espressione idiota sulla faccia.»

«Sono ore che cerco senza trovare niente di interessante», dichiarò Draco ignorando la sua osservazione. «Dovresti continuare tu.»

Blaise si accigliò. «E perché mai?»

«Innanzitutto perché sai già cosa cercare», disse con la convinzione di chi aveva già previsto di dover dare quella risposta, «e poi perché tra poco torneranno i nostri compagni di stanza e sarebbe sospetto se mi vedessero con tutti questi libri, dal momento che non frequento Cura delle Creature Magiche.»

«Ha senso», dovette convenire con disappunto. «Ma approfittane per dormire, hai una faccia orribile.»

Draco si alzò e spostò tutti i libri su una sedia. «Per fortuna ci sei tu che non manchi mai di farmelo notare.»

«Gli amici servono a questo.»

Sgomberato il letto, si infilò sotto le coperte e si mise un braccio sugli occhi per proteggersi dalla luce. «Se la pozione che ho preparato funziona, lasciami dormire fino a dopodomani.»

«Con la fortuna che ti ritrovi, tra mezz'ora starai già strepitando nel sonno.»

Draco grugnì qualcosa in risposta, ma Blaise aveva già cominciato a sfogliare le pagine di un tomo su aracnidi e serpenti. Lo conosceva già, l'aveva praticamente imparato a memoria al terzo anno, quando l'aveva visto per caso in biblioteca e, memore di ciò che era accaduto l'anno prima con il basilisco, era rimasto incuriosito. Aveva imparato che, in generale, quasi tutte le specie di serpente incutono un certo timore agli aracnidi, ma che alcune più di altre riescono a terrorizzarli. Seguiva una lunga classificazione di queste ultime, ma Blaise sapeva già che non avrebbe trovato ciò che cercava. Finito di controllare per scrupolo, passò a un altro volume e continuò a leggere anche dopo che Tiger, Goyle e Nott furono rientrati. Quando gli altri vollero spegnere le luci, lui accese la punta della bacchetta e si infilò sotto le coperte per proseguire nella ricerca. Alla fine, dovette fermarsi perché gli occhi gli si chiudevano per la stanchezza. Controllò l'orologio al suo polso e si assicurò che i suoi compagni di stanza fossero tutti addormentati, poi scese dal letto e uscì dalla camera. In pochi passi coprì la distanza che lo separava dalla porta della Sala Comune e la aprì. King entrò svolazzando, andò ad appollaiarsi su una poltrona e Blaise gli si affiancò rapidamente.

«Sei proprio sveglio», mormorò accarezzando l'animale. «E davvero puntuale.»

King accolse con piacere i suoi buffetti affettuosi più dei suoi elogi e inclinò la testa verso la sua mano. Lasciò che Blaise ritirasse una delle due lettere che portava attaccate alle zampe, ma gli impedì di avvicinarsi all'altra colpendogli il braccio con il becco.

«Ahia», si lamentò imbronciandosi. «Insomma, dopo tutto questo tempo potresti anche concedermi un po' di fiducia.»

«King non sa cosa sia la fiducia», dichiarò una voce alle sue spalle. «Conosce la lealtà, la devozione e oserei dire anche l'affetto, ma non la fiducia.»

Blaise si voltò a guardare Draco sulla soglia del corridoio che portava ai dormitori. «Suppongo sia giusto così», replicò con freddezza.

«Dammi la lettera», disse lui semplicemente, avvicinandosi e tendendo la mano.

«Sai che non me la lascia prendere.»

«Non la mia», ribatté con calma. «La tua

Blaise si lasciò sfuggire un sorriso. «Da quanto lo sai?»

«Da un po'», ammise Draco. «Vedi, King sa essere davvero affettuoso, ma non si lascerebbe avvicinare mai da un estraneo, nemmeno se si trattasse di te, che sei inspiegabilmente amato da animali e Creature Magiche di ogni sorta», spiegò. «Doveva esserci una ragione se ti permetteva addirittura di accarezzarlo. Poi ho cominciato a notare che arrivava sempre quando io non c'ero e che mia madre mi spediva lettere più di frequente, anche quando non aveva niente da dirmi, e che aveva smesso di insistere affinché le raccontassi ogni dettaglio di quello che mi succedeva a scuola. A quel punto ho capito che aveva semplicemente deciso di chiedere a te

«Non sei distratto quanto sembri», commentò Blaise compiaciuto.

«No, infatti», convenne lui. «Dammi la tua lettera.»

Zabini si accigliò. «Non ti hanno mai detto che è maleducazione leggere la corrispondenza altrui?»

«E a te non hanno mai detto che è altrettanto sgarbato spifferare i fatti altrui a terzi?»

Blaise rise. «Andiamo, Draco, è tua madre. È preoccupata per te e sta cercando di aiutarti. E anche io ci sto provando.»

«No, ti sbagli», disse lui con gli occhi ridotti a due fessure. «Per aiutarmi, avresti dovuto dirmi del tuo scambio epistolare con mia madre. Lei deve restare fuori da questa storia perché io ho i mezzi per uscirne indenne e lei no!»

«Credi che mi abbia fatto piacere agire alle tue spalle? Ho creduto fosse la scelta migliore», ribatté arrabbiato. «Sai che mia madre è tornata nello Yorkshire? È venuta a concludere la vendita di casa nostra a un'altra famiglia di maghi», proseguì senza attendere la sua risposta. «Aveva saputo qualche tempo fa che i Mangiamorte avevano ripreso a reclutare e aveva preferito trasferirsi altrove. Abbiamo diverse case sicure in giro per l'Inghilterra, approssimativamente una per ogni ex-marito di mia madre», disse sorridendo. «Come al solito aveva ragione, ma è stata appena un po' troppo lenta stavolta. Era sola con pochi elfi domestici rimasti con lei a sistemare le ultime cose prima della vendita, quando tuo padre ha bussato alla porta di casa mia.»

«Mio padre?», gli fece eco Draco, incredulo.

«Già, hanno mandato proprio lui. Ha chiesto a mia madre di unirsi alla causa, ma lei ha spiegato che era in partenza e che la villa era già venduta. Così lui si è offerto di ospitarla a casa vostra, aggiungendo che a sua moglie avrebbe fatto piacere un po' di compagnia, dal momento che lui non poteva più vivere con lei. Puoi immaginare da solo cosa abbia risposto mia madre.»

«Suppongo non abbia avuto scelta», commentò Draco.

Blaise scrollò le spalle. «Tua madre è stata felice di accoglierla, dopotutto si erano già incontrate in passato e i loro figli sono tuttora buoni amici», disse con un mezzo sorriso. «Un giorno, quindi, King è arrivato con due lettere per me, una di mia madre e una della tua. Entrambe mi hanno raccontato come si erano svolti i fatti e tua madre mi ha anche lasciato intendere di essere particolarmente lieta della sua nuova alleata. Mi avevi già detto che si era allontanata dall'ambiente dei Mangiamorte senza però poterne uscire, quindi ho capito subito che avevano iniziato a tramare qualcosa. In più, lei mi ha chiesto se stessi bene, visto che le sembravi distratto.»

Rise ripensando alla volta in cui aveva ricevuto quella lettera. «Credevo che il tuo segreto fosse la Granger», ammise, «così le ho detto quello che tu dicevi sempre a me: che eri semplicemente stanco perché non dormivi. Poi ho capito che era proprio questo che le tenevi nascosto e quando mi ha scritto di nuovo chiedendomi più informazioni, ho ricevuto anche una lettera di mia madre in cui mi diceva di dirle tutto ciò che sapevo. Sai bene come la pensa. La conoscenza è potere. Ho aspettato che tu ti decidessi a fare qualcosa, ma alla fine le ho detto tutto sui tuoi incubi, pensando che lei potesse avere qualche idea.»

«E non ti sei chiesto perché non l'avessi fatto io?», fece Draco, con voce ancora gelida dalla rabbia. «Le hai detto del serpente?»

«No», rispose secco. «Ma l'avrei fatto a breve.»

«Allora lascia che risponda alle domande che non ti sei posto», propose lui. «Ho sempre saputo di non avere alcuna possibilità di farcela da solo, per questo ho chiesto aiuto a te, ma non potevo chiedere altro a lei. Quando ho deciso di voltare le spalle alla sicurezza che mi offriva il semplice starmene buono dalla parte di mio padre e del Signore Oscuro, mia madre mi ha appoggiato. Sospettava già da tempo che il doppio gioco di Piton fosse in realtà a vantaggio dell'Ordine della Fenice, perciò ha parlato con lui e il professore ha pronunciato il Voto Infrangibile quando lei gli ha chiesto di tenermi al sicuro sotto la protezione del Preside. Perciò, all'inizio dell'anno scolastico, ho vuotato il sacco con il vecchio, ma questo lo sai già.»

Blaise annuì. Subito dopo aver parlato con Silente, Draco aveva detto tutto anche a lui e gli aveva rivelato immediatamente della lettera in cui sua madre lo informava che il Signore Oscuro aveva affidato a un altro la missione che lui non aveva portato a termine accampando le scuse più varie.

«Silente sa benissimo che qualcuno cercherà di ucciderlo, dal momento che non l'ho fatto io», proseguì Malfoy. «E finché sono a Hogwarts, sono abbastanza al sicuro. Basta pensare a tutte le volte in cui qualcuno ha cercato di ammazzare Potter senza successo. Che peccato.»

Blaise ghignò, ma lo lasciò proseguire senza interromperlo.

«Il punto è che agli occhi dei Mangiamorte, io e mia madre siamo ancora dalla loro parte. Mio padre stesso lo crede. Pensano soltanto che io sia troppo debole per fare quello che dovrei e io ho intenzione di approfittare di questo vantaggio, perché se il Signore Oscuro capisse che li ho traditi, io sarei al sicuro dentro Hogwarts, mentre mia madre no.»

«Credo proprio che lei sappia badare a se stessa», le fece notare Blaise, ricordando l'intelligenza e il sangue freddo di Narcissa Malfoy.

«Non quando ci sono di mezzo io», ribatté Draco. «Se tu continui a dirle che sono in pericolo e che non so neanche da che parte cominciare a cercare la persona che mi sta facendo questo, lei farà in modo di spingere il vecchio a tenermi d'occhio più da vicino, mettendo a rischio la sua già delicata posizione per proteggere me. Oltretutto, se il Signore Oscuro fosse stato sicuro del nostro tradimento, mia madre sarebbe già morta. Credo che voglia solo spaventarmi per dimostrare a mio padre che non posso essere un buon Mangiamorte, visto che lui continua a sostenere il contrario.»

Quando Draco ebbe finito di parlare, Blaise dovette riconoscergli di aver analizzato la questione con attenzione e di averne tratto le migliori conclusioni. E aveva ragione, naturalmente.

«Capisco il tuo punto di vista», dichiarò. «Scriveremo insieme la risposta a tua madre», aggiunse sollevando la lettera che aveva tra le mani.

Draco annuì. «Se sei con me, sii con me fino in fondo», disse piano. «Ma sappi che saremo soli.»

«Ero già dalla tua parte prima, razza di idiota», ribatté Blaise. «Se mi avessi detto tutto fin dall'inizio, non avrei mai detto niente a tua madre.»

Lui sbuffò. «Certe volte vorrei davvero prenderti a pugni, ma anche quello sarebbe uno spreco di energie. Ne riparliamo domattina, per adesso voglio soltanto testare la mia Pozione Calmante.»

«Non l'avevi già presa?»

«No, dovevo farti credere che stessi dormendo per beccarti insieme al mio gufo», replicò Draco. A quelle parole, King si agitò, richiamando l'attenzione del suo padrone, che prese la lettera ancora attaccata alla sua zampa, poi lo accarezzò e gli aprì la porta per lasciarlo uscire.

«Viscido manipolatore», mormorò Blaise.

«Credo tu me l'abbia già detto», gli fece notare. Poi sbadigliò e si voltò per tornarsene a letto.

Zabini scosse la testa, rimproverandosi mentalmente l'ingenuità con cui aveva sottovalutato Draco Malfoy, lasciandosi fuorviare dall'impressione che le cose gli stessero sfuggendo di mano. Lo seguì in silenzio. Era tutto sotto controllo.



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Us Against the World è una canzone dei Coldplay del 2011. La traduzione letterale è Noi contro il mondo e si riferisce a ciò che Draco dice a Blaise, perché per me questa fanfiction non è solo la storia di Draco e Hermione, ma anche quella dell'amicizia tra i due Serpeverde.


Note

Adesso che Hermione ha finalmente capito la verità, dopo essere stata indotta in errore dalle parole di Harry, sappiamo che Aragog sta morendo di vecchiaia, proprio come nei libri. Non ci sono accenni a zampe rigide e mancanza di appetito nelle opere della Rowling, ma mi sono presa la libertà di immaginare che fossero sintomi plausibili.

Per quanto riguarda l'Elleboro, nei libri viene usato come ingrediente per diverse pozioni, inclusa quella Calmante, ma anche la pianta reale è stata storicamente usata sia come veleno che come medicina.

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